Villa Carano
A circa un chilometro da Gioia, lungo la strada Vicinale Vecchia Matera, in contrada Coticcia, su una ridente collinetta che spazia all’orizzonte e domina il Basso della Gaudella, è ubicata una graziosa villa. Il pittore gioiese Raffaele Van Westerhout, tra la sua produzione artistica annovera anche la riproduzione di questa villa. Essa è stata realizzata […]
A circa un chilometro da Gioia, lungo la strada Vicinale Vecchia Matera, in contrada Coticcia, su una ridente collinetta che spazia all’orizzonte e domina il Basso della Gaudella, è ubicata una graziosa villa.
Il pittore gioiese Raffaele Van Westerhout, tra la sua produzione artistica annovera anche la riproduzione di questa villa.
Essa è stata realizzata negli anni ’30 per volere del prof. Giovanni Carano Donvito per essere utilizzata, soprattutto durante i mesi estivi, dalla sua famiglia, come luogo di villeggiatura, di riposo e di studio, lontano dai disturbi cittadini.
La famiglia Carano, oltre a possedere una casa padronale in paese, era proprietaria di masserie e di possedimenti terrieri.Giovanni Carano Donvito nasce a Gioia del Colle il 30 giugno 1873. Suo padre, il notaio Francesco Carano, era nativo di Palagiano, mentre la madre, Carmela Donvito, apparteneva ad una antica famiglia gioiese; entrambi erano proprietari terrieri.
Il committente, che tra l’altro è l’autore della “Storia di Gioia dal Colle”, edizione pubblicata postuma da un gruppo di amici e concittadini gioiesi, probabilmente trovò spesso conforto tra le mura di questa villa a partire dal 1933, anno in cui fu esonerato dall’insegnamento nell’Università degli Studi di Bari per le sue idee e la sua dottrina di politica economica liberale che ignorava completamente il fascismo ed il corporativismo. Con molta probabilità in questa oasi di pace si dedicò ai suoi molteplici studi e alle sue ricerche storiche all’indomani di quell’inattesa defenestrazione dal mondo universitario.
Infatti una lapide posta sulla scalinata di accesso alla villa riporta la seguente iscrizione: Qui l’amore e i sogni non han catene. G. Carano sett. 1939.
Ancora oggi ciò che colpisce maggiormente il visitatore è la pace e l’aria che si respira, essendo la villa immerso nel verde della natura circostante e quindi lontana dall’inquinamento acustico ed ambientale presenti nel paese, anche se a volte questo equilibrio viene interrotto dal passaggio degli aerei del 36° Stormo dell’Aeronautica militare, poiché l’abitazione è ubicata nel cono di decollo e di atterraggio dei velivoli.
Notizie più dettagliate su Giovanni Carano Donvito si possono attingere su questo sito al link: https://www.gioiadelcolle.info/giovanni-carano-donvito. Notizie sul fratello, il prof. Enrico Carano sono visionabili al link: https://www.gioiadelcolle.info/enrico-carano.
Alla villa si accede attraverso un viale che non permette di visualizzarla a prima vista perché è immersa in un parco con alberi di alto fusto e siepi, tipici esemplari del territorio gioiese.
Poiché il prof. Carano è stato un profondo cultore e conoscitore della storia di Gioia è verosimile che abbia suggerito al progettista di inserire alcuni elementi architettonici presenti nel castello normanno-svevo di Gioia, come monofore e bifore di stile gotico.
Dopo aver varcato il cancello d’ingresso e aver percorso un viale appare agli occhi del visitatore una struttura impostata su due livelli, che si estende in lunghezza lungo l’asse Nord-Sud, ma con ingressi sui lati est ed ovest.
La costruzione appare disomogenea dal punto di vista architettonico, tanto da prefigurare la presenza di un precedente edificio rurale e di un completamento della originaria struttura ricettiva.
Infatti sul lato nord orientale la villa presenta un solo livello mentre sugli altri tre angoli si eleva su due livelli, con la differenza che la facciata posta a nord-ovest è più scarna, a differenza delle altre tre, che presentano forme architettoniche di un certo rilievo.
Quest’ultima parte, per la sua ricercatezza stilistica potrebbe essere stata progettata da un architetto ed essere stata edificata per volontà del prof. Carano, ampliando un precedente manufatto.
All’abitazione si accede attraverso una breve scalinata che immette in un terrazzino delimitato da una balconata balaustrata in muratura. Al termine della scalinata, sul lato destro è possibile leggere la citata iscrizione voluta dal prof. Giovanni Carano Donvito.
La nuova costruzione, che presenta una zona con un solo livello ed un blocco a forma di parallelepipedo che si innalza su due livelli, si distingue per alcuni elementi in comune: le finestre in stile gotico, gli archetti pensili e le merlature guelfe che contornano l’ultimo piano e che costituiscono due elementi decorativi della costruzione.
La costruzione ad un unico livello era utilizzata come zona giorno, con cucina, sala da pranzo, sala riunione e da gioco, servizi igienici, mentre il primo piano era destinato alla zona notte. A piano terra, arredato con gusto dal proprietario, sono conservate fotografie di famiglia, tra cui quelli di Giovanni ed Enrico Carano, ed una piccola biblioteca che contiene testi oggetto di studio del prof. Giovanni.
L’ingresso principale del nuovo blocco era sicurante posizionato ad est, la cui facciata presenta una porta con stipiti aggettanti di stile gotico e alcune finestre monofore e bifore trilobate, anch’esse di stile gotico.
La facciata sud presenta una bifora trilobata ed una monofora trilobata.
La facciata ovest mostra due diversi stili costruttivi; la parte angolare sud-ovest è quella più ricca architettonicamente, con presenza di finestre di stile gotico, archetti pensili e merlature guelfe, mentre la restante parte è lineare con finestre chiuse ad architrave.
Il complesso a due piani presenta negli angoli dei contrafforti aggettanti in pietra calcarea locale, che conferiscono alla costruzione un tocco di eleganza e di colore, oltre che un piacevole effetto decorativo. Anche questo elemento rimanda alla costruzione del castello normanno-svevo.
A partire dal lato sinistro della scalinata e su tutto il lato ovest è presente un ampio cortile aperto, delimitato da alcune colonne collegate tra di loro con archi ribassati.
Sul lato a nord-ovest alcuni locali erano destinati a ricovero di un cavallo e di uno stalliere. Nei pressi di quest’ultimo modesto complesso edilizio, ma separati dal resto della costruzione sono presenti alcuni locali. Probabilmente erano utilizzati per il ricovero di altri animali.
In un angolo del parco è presente un’edicola votiva con un Crocifisso in legno.
Con molta probabilità durante il periodo estivo in cui l’Università di Roma chiudeva i battenti per ferie, il prof. Enrico Carano, fratello del prof. Giovanni Carano, preside della facoltà di Botanica, quando in quell’occasione rientrava a Gioia, trascorreva alcuni giorni presso questa villa, dalla quale usciva più facilmente per effettuare escursioni per osservare ’sul campo’ le piante oggetto dei suoi studi, attività che non tralasciava neppure nella meritata pausa di riposo al termine dell’anno accademico.
© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed il nome dell’autore.
10 Luglio 2021