Il Carnevale e le maschere grottesche di Gioia del Colle
17 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Prodotti Locali, Storia
Per consuetudine nei nostri Comuni il Carnevale si fa iniziare il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio abate, e termina il martedì grasso. Un proverbio locale recita: Sand’Andùne, màsckere e sùne, Sant’Antonio, maschere e suoni.
Nei tempi passati le feste di Carnevale erano molto sentite dalla popolazione gioiese. Era un periodo molto atteso dagli studenti, che potevano usufruire di qualche giorno di riposo, ma era anche un periodo di svago e di riposo dal faticoso lavoro quotidiano della nostra popolazione contadina, per riprenderlo poi con maggior lena.
Proprio per questo nella nostra tradizione paesana le feste di Carnevale vedono la presenza di maschere legate alla nostra tradizione contadina e ai nostri prodotti agricoli, tra le quali primeggia Solmozzavino, che racchiude due eccellenze di Gioia: la mozzarella e il vino primitivo.
A queste espressioni del Carnevale gioiese sin dal passato erano collegate le sfilate di carri allegorici e i ‘festini’, feste da ballo in maschera, spesso motivo oltre che di svago, anche di incontri e di possibili fidanzamenti. Erano in voga anche gruppi mascherati guidati da un ‘conduttore’, che giravano per il paese fermandosi in quelle case dove si organizzavano i festini e invitavano i presenti a ballare con loro e a scambiarsi rime scherzose, in cambio di qualche dolce, taralluccio o un bicchiere di vino. [Continua la Lettura]
Via Mastandrea
16 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia
Anche per questa denominazione, come per quella di Via Bernal, non abbiamo il nome di battesimo del titolare a cui è stata intestata la strada.
Non solo non siamo certi del cognome esatto di questo personaggio, ma ignoriamo anche a quale dei Mastrandrea venne intitolata quella strada.
Di questa famiglia abbiamo notizia di un notaio, Leonardo Mastandrea, a volte nominato Mastrandea, il quale nel 1779 rogò l’atto costitutivo della Confraternita di San Filippo Neri, la quale ancora oggi officia nella Chiesa di Sant’Angelo. [Continua la Lettura]
Palazzo Sala Buttiglione
15 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia
Nel 1793 Emanuele De Deo, al ritorno da Napoli si ferma a Gioia del Colle per diffondere, con i suoi amici liberali che avevano abbracciato con lui gli ideali della rivoluzione francese ed erano ostili all’oppressione della dinastia borbonica, le nuove idee di libertà, di fratellanza e di uguaglianza.
Partecipa, insieme ai fratelli Carlo e Giuseppe e alla sorella Angela, ad un banchetto offerto da donna Anna Innocenza Sala, moglie di Gianfrancesco Buttiglione, ad un gruppo di amici, tra cui l’abate Francesco Paolo Losapio, anch’essi attratti dalle nuove idee di giustizia, di libertà che venivano da Oltralpe, dalla Francia rivoluzionaria.
L’aver portato alcuni opuscoli e giornali che propagandavano le idee repubblicane e democratiche, consentì a De Deo, durante il banchetto, di avviare una discussione sui principi del sistema politico-sociale attuato in Francia e sull’anacronistica sopravvivenza delle monarchie assolutistiche.
Proclamò che i popoli hanno il diritto di detronizzare il sovrano e condannarlo quando essi, invece di garantire libertà e giustizia e di farsi promotori di cultura e di benessere dei sudditi, governano da despoti e oppressori degli stessi.
Si narra che, riferendosi al dispotico re Ferdinando IV e alla moglie Maria Carolina, abbia affermato: Siamo ormai pronti. La sorte di Ferdinando e di Maria Carolina è segnata. Anch’essi finiranno come i sovrani di Francia.
Preso dalla foga del discorso, dopo aver brandito un coltello da cucina, pare si sia accostato in maniera minacciosa al quadro su cui era raffigurato il sovrano, in atteggiamento di volerlo trafiggere o insultare.
Lo stesso Patarino, che dal 1792 si trovava a Napoli per completare i suoi studi, consegnò al Consigliere cui era stato affidato il compito di istruire il processo, Francesco Caccia, una lettera anonima, che dichiarava di aver ricevuto da Gioia del Colle, nella quale si diceva: Nello scorso maggio 1793 si tenne convito sopra la casa di donn’Anna Bottiglione, dove intervenne don Bernardo Palmieri, il reggente conventuale Mastropaolo, il governatore, li fratelli don Emmanuele e don Giuseppe De Deo ed il canonico don Biagio Del Re e in atto di pranzo si lessero molte satire contro del re e della regina e il don Emmanuele De Deo perorò la causa della libertà, e, trasportandolo tanto la follia, con un coltello alla mano corse ad un ritratto del re e disse che, se era realmente re, l’avrebbe ammazzato, al che interloquì il detto canonico don Biagio Del Re e disse: “Tra breve speriamo fare ammazzare il re e la regina”.
Probabilmente la lettera fu scritta dallo stesso Patarino, il quale nell’ottobre del 1793 aveva scritto un’altra lettera, indirizzata al concittadino gioiese Colombano Losito perché gli fornisse documenti, come lui stesso disse, perché ho l’impegno d’inabissare questi Signori Del Re.
Non essendo riuscito nell’intento, il Patarino escogitò un sotterfugio per metter in atto il suo piano.
Qualche tempo dopo il ‘malprete’ Nicola Patarino, partecipò ad una riunione in casa di Emanuele De Deo e, fingendo di essere anche lui un antiborbonico, mentre tutti i convitati si trattenevano in cucina intenti a cuocere dei maccheroni, con il pretesto di togliere da una tasca del pantalone un pezzo di cioccolata, entrò in una stanza attigua e cominciò a rovistare dappertutto in cerca di qualche documento compromettente.
Riuscì finalmente a trovare nel tiretto di un tavolo una copia della Costituzione francese, che trafugò e lo consegnò al Generale Acton per informarlo delle trame contro il re Ferdinado IV.
A causa di questa delazione De Deo fu arrestato come elemento sovversivo.
Nel corso del processo il padre Giuseppe Mastropaolo, reggente dei Francescani Minori Conventuali dichiarò che De Deo non solo aveva tenuto discorsi sediziosi e aveva propagandato idee contrarie alla monarchia borbonica, ma che, spinto dalla foga patriottica, era tornato più volte sull’argomento, arrivando al punto di dire che la libertà e l’eguaglianza, solennemente abbracciate dai Francesi, erano le cose più belle del Mondo e producono la felicità dei Popoli-
Mentre così parlava, dopo aver impugnato un coltello da tavola, si era avventato contro il ritratto del Re e, anche senza proferir parola, il suo atteggiamento faceva trasparire i propositi criminosi che covavano nella sua mente. Anche l’avvocato don Vincenzo Soria affermò che Emmanuele De Deo nel pranzo dato da donna Anna Sala andò con un coltello alla mano ad insultare il ritratto di S. Maestà.
Il Professor Fortunato Matarrese sostiene che il palazzotto dove si svolse il celebre banchetto sorge nel cuore della vecchia Gioia ed è quello sito in via Emanuele De Deo col numero 11.
Sulla sua facciata la locale Amministrazione, a ricordo dello storico evento, nel giugno del 1972, in occasione del bicentenario della nascita del martire pugliese, fece murare una lapide con una epigrafe in cui si assegna come data del convito il 26 maggio del 1793.
In realtà il palazzo Sala Buttiglione, dove si tenne il convito durante il quale Emmanuele De Deo espresse la sua invettiva contro Ferdinando IV è quello in via Bartolomeo Paoli, che viene ricordato con tale nome.
L’abitazione in cui avvenne il trafugamento della copia della Costituzione francese sarebbe casa De Deo a Napoli e non l’abitazione di Gioia, sulla cui porta di accesso nel 1972 fu apposta una targa commemorativa. Questa seconda riunione è più probabile che sia tenuta a Napoli, sempre nella casa dei De Deo, dato che il prete Patarino già dal 1792 risiedeva a Napoli per motivo di studio e, come lui stesso affermò nella sua deposizione, a quel pranzo partecipò anche D. Carlo Laubergh e lo Scolopio Laubergh, fratello del medesimo.
I fratelli Del Re proposero al Patarino, mentre risiedeva a Napoli, come Maestro dello Studio il padre Scolopio Laubergh, che si offrì gratuitamente per tale compito.
Tali sacerdoti risiedevano a Napoli, come il generale Acton, a cui il Patarino consegnò la lettera delatoria.
Annesso al palazzo Sala Buttiglione in via Bartolomeo Paoli è ubicata la cappella di famiglia, consacrata alla Madonna Addolorata, che presenta sulla volta la Croce dei Cavalieri di Malta.
Attualmente la chiesetta appare monca del fastigio, perché fu abbattuto per renderla come locale ad uso commerciale. È stata restaurata, dall’attuale proprietario, l’architetto Milano, ma dell’originaria costruzione, che era stata trasfigurata dai precedenti locatari, nella parte interna resta visibile la Croce dei Cavalieri di Malta e la nicchia in cui era presente la Statua dell’Addolorata.
Nella cappella è stata custodita fino al 1919 la statua di Santa Lucia, a causa del terremoto del 1885 che distrusse la vecchia cappella di Santa Lucia de’ Greci. La cappella è stata sconsacrata nel 1921.
Questo palazzo è stato anche dimora del Podestà e Sindaco di Gioia, Vincenzo Castellaneta, fino a metà degli anni ’50.
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Il notaio cav. Vincenzo Taranto
13 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia
La famiglia Taranto, oltre al notaio Donatantonio Taranto, ha avuto un altro notaio, il cav. Vincenzo Taranto (1855-1894).
Ritroviamo il cav. Vincenzo Taranto in un periodo molto travagliato della vita politica di Gioia del Colle, per le dispute tra i due partiti contrastanti che sedevano in Consiglio: il Partito Operaio, giolittiano, capeggiato dal socio sindaco Marcellino Cassano, di cui faceva parte l’on. Vito De Bellis, e il Partito Agrario, capeggiato dal sindaco Daniele Eramo e spalleggiato dallo stesso Vincenzo Taranto.
Le combattute elezioni del 1892 portarono alla sconfitta del Partito Agrario, alla vittoria del Partito Operaio e al trionfo di Marcellino Cassano.
In occasione dell’insediamento del nuovo Consiglio comunale di Gioia il 12 novembre 1889, durante il quale fu rieletto sindaco il cav. Marcellino Cassano, il consigliere Vincenzo Taranto si astenne. Il neo sindaco, però si dimetteva dopo circa un mese.
Durante la seduta del Consiglio comunale del giorno 1 maggio 1890 venne eletto sindaco il sig. Enrico Soria con 16 voti, mentre il cav. Vincenzo Taranto ne ottenne otto. [Continua la Lettura]
Pubblicazione sul Circolo Unione di Gioia
12 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Associazioni, Storia
A dicembre del 2020 è stata ultimata una pubblicazione, a cura del dott. Leonardo Marazia, Presidente del Circolo Unione. Il volumetto, intitolato ‘ Il Circolo Unione di Gioia del Colle. Immagini e testimonianze’ è stato tenacemente voluto e stampato a spese del Presidente, che intendeva donarlo ai soci in occasione dei 150 anni di vita del Circolo. Alcuni contrattempi, però, hanno fatto scivolare la stampa al 152° anniversario di fondazione del Circolo.
Come lui stesso più volte mi ha confidato e ha voluto ribadire nella prefazione al libro, l’obiettivo da raggiungere era quello di salvare dal dimenticatoio un pezzo importante della storia di Gioia del Colle per consegnarne il ricordo alle generazioni presente e future.
Purtroppo il desiderio del Presidente, dott. Marazia, non si è potuto realizzare a causa della sua improvvisa morte, avvenuta il 3 dicembre 2020.
Per onorare la volontà e la gratitudine per questo suo ultimo impegno il Circolo Unione, nella figura dell’attuale Vice Presidente, ha preso l’impegno di indire un incontro con i soci del Circolo, aperto alla cittadinanza, nel momento in cui le disposizioni anti Covid lo consentiranno, durante il quale sarà ricordata la figura del dott. Marazia e sarà consegnata una copia del volumetto ai soci del sodalizio e agli altri intervenuti alla cerimonia della sua presentazione. [Continua la Lettura]
Il notaio Donatantonio Taranto
11 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia
La famiglia Taranto ha dato tanti personaggi importanti per la storia di Gioia.
Uno di questi è sicuramente il notaio Donatantonio Taranto.
Notizie storiche su questo cittadino gioiese le attingiamo sia dai Discorsi di alcuni suoi amici, tra cui l’avv. Leonardo Prisciantelli, l’avvocato Saverio Papalia e cittadini gioiesi come l’avvocato Berardino Bruno, il cav. Daniele Eramo, l’allora sindaco comm. Marcellino Cassano, il dott. Angelo Diomede, raccolte nel volume commemorativo Onoranze Funebri ad Antonio Taranto, ma anche dagli atti presenti nell’Archivio storico del Comune di Gioia del Colle.
Il Taranto nacque a Gioia del Colle il 17 maggio 1818 da modesti genitori: Adriano Taranto e Maria Nicola Palmisano. Essi, avendo notato una spiccata intelligenza e propensione per lo studio da parte del figlio Antonio, o meglio Donato Antonio, gli offrirono i mezzi necessari per garantirgli una buona istruzione ed educazione. [Continua la Lettura]
La Piazza ottocentesca di Gioia del Colle
10 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia
Risale all’Ottocento l’ampliamento del paese al di là delle mura cittadine, che circondavano il Centro storico di Gioia.
Nella zona posta a sud del paese era presente un Largo o Spiazzo comunemente chiamato di San Francesco per la presenza del Convento e della Chiesa intitolata al Santo di Assisi, che i nostri avi ricordano essere stato utilizzato per la coltivazione della vite, mentre altri terreni di pertinenza della Chiesa o di privati erano giardini coltivati.
Lo spiazzo era stato successivamente denominato monterrone, per il deposito di rifiuti che ne avevano rialzato il livello formando un monticello.
La Piazza ha una forma trapezoidale con la base più piccola rivolta a sud, a confine con il complesso conventuale di San Francesco. [Continua la Lettura]
L’antica Piazza di Gioia
8 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente
Storicamente la piazza è uno spazio pubblico considerato come centro di convergenza, anzi il baricentro di una località, non solo dal punto di vista urbanistico, ma anche economico, sociale, funzionale e rituale.
La Piazza di una città in passato, come al presente, costituiva il punto centrale di una città, il cuore della presenza di istituzioni pubbliche civili e religiose, un luogo di riunioni, di spettacoli, di comizi, di cerimonie religiose, sede del mercato, luogo di scambio di attività commerciali e di offerte di prestazioni lavorative, di annunci rivolti ai cittadini. Per questo motivo nella Piazza erano presenti edifici civili, come la sede comunale e la torre con l’orologio ed edifici religiosi, come la Chiesa.
Al tempo dei Romani la Piazza era chiamata ‘Foro’, uno spazio aperto in cui si svolgeva la maggior parte delle attività politiche, amministrative ed economiche. [Continua la Lettura]
I Gioiesi ad Altamura
6 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioiesi nel Mondo, Storia
Legami di sangue collegano da secoli gli abitanti dei Comuni di Gioia e di Altamura.
Entrambi i Comuni hanno avuto un significativo sviluppo durante il regno di Federico II di Svevia.
A lui infatti è dovuta la ristrutturazione e il completamento del vecchio fortilizio bizantino-normanno di Gioia del Colle, che diventerà il castello normanno-svevo. A Federico II si fa anche risalire il ripopolamento della città di Altamura.
Infatti lo stemma della città di Altamura è composto da uno scudo diviso in quattro parti colorate in cui si alternano il rosso e il bianco. Sullo scudo è presente una corona, mentre nella parte inferiore si legge la seguente iscrizione: FEDERICUS ME REPARAVIT, Federico mi ricostruì.
Ad Altamura esisteva un castello, probabilmente fondato da Federico II, del quale alcuni scavi recenti hanno portato alla luce resti delle fondazioni. A ricordo della presenza del castello, nel passato, ci resta un’area rettangolare di m. 67 x m. 55, come si ricava da una pianta degli inizi del XVIII secolo, realizzata dall’architetto Donato Giannuzzi, con uno dei suoi lati maggiori coincidente alla misura del lato più esteso del corpo edificato che si affaccia lungo l’attuale via Santa Teresa. [Continua la Lettura]
La piazzetta San Pio
5 Febbraio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente, Turismo
Il culto e la venerazione per Padre Pio è molto sentito non solo in Puglia e in Italia, ma in tutto il mondo. Secondo alcuni studiosi di statistiche i pellegrini che ogni anno si recano a San Giovanni Rotondo a pregare sulla tomba del Santo supererebbero il numero di quelli che si recano a Lourdes.
Tra i tanti miracoli che per sua intercessione sono stati accertati va ricordato uno, sollecitato dall’allora Vescovo di Cracovia Carlo Wojtyla, futuro Papa Giovanni Paolo II, in una lettera inviatagli nel 1962, nella quale chiedeva al frate una preghiera d’intercessione per la malattia di una cara amica gravemente malata. Fu proprio quel Papa che poi avvierà il suo processo di beatificazione.
Il 21 gennaio 1990, infatti, Padre Pio venne proclamato Venerabile, fu dichiarato Beato il 2 maggio 1999 e proclamato Santo il 16 giugno 2002 in piazza San Pietro da Giovanni Paolo II come San Pio da Pietrelcina.
La Puglia è particolarmente legata alla figura del Santo non solo per la sua presenza per numerosi decenni a San Giovanni Rotondo, ma anche per aver voluto la costruzione di una nuova Chiesa e soprattutto perché il suo corpo è tumulato nella Chiesa fatta edificare da lui, che è meta di continui pellegrinaggi.
Notevole è anche il culto di San Pio a Gioia del Colle, non solo per la presenza di ‘Gruppi di Preghiera’ a lui intitolati, ma anche per statue presenti in diverse Chiese. La ditta Turra, tra le altre produzioni annovera statue di San Pio. Una gigantesca statua del Santo è visibile anche in una masseria dell’agro gioiese tra l’incrocio della via per Turi e il sito archeologico di Monte Sannace.
Un nostro concittadino, Nino Romano, fervente fedele e devoto di Padre Pio, maturò l’idea di onorare il Santo frate con una statua che ricordasse ai gioiesi la strada da seguire per un vero cristiano. Propose di intitolare una piazza o una strada a Padre Pio, nella zona 167, dove lui risiedeva. [Continua la Lettura]