L’Arca di messer Luca D’Andrano
1 Ottobre 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Turismo
Da un diploma del 1363 apprendiamo che nella Chiesa di S. Francesco vi era il sarcofago della famiglia D’Andrano, che era chiuso da una lastra di marmo raffigurante la moglie di Nicolò D’Andrano, Giacchina, in posizione supina e con le mani giunte.
La famiglia D’Andrano diede alla nostra città cavalieri, capitani, magistrati e con il suo mecenatismo l’arricchì di chiese, conventi e ospedali. Niccolò D’Andrano, padre di Luca, fece erigere la Chiesa ed il Convento di S. Francesco. All’interno della Chiesa vi era una cappella, detta Arca D’Andrano, in cui venivano sepolti i membri di quella famiglia.
Il figlio Luca, nato a Gioia alla fine del secolo XIII, personaggio illustre della corte del principe di Taranto, Filippo d’Angiò, del quale era Vicario, Giustiziere ed Erario, abbellì notevolmente queste opere recintandole ed aggiungendovi un ospedale. Inoltre, abbiamo notizia di Roberto D’Andrano, testimone in un documento rogato a Gioia nel 1267, e del figlio Angelo, in una transazione privata del 1301, entrambi gioiesi. ( N. Bitetti, V.U. Celiberti, Onomastica stradale di Gioia del Colle e del suo agro, De Robertis, Putignano, 1969 ).
Anche Padre Bonaventura da Lama ricorda che nella Chiesa di San Francesco vi era l’altro sepolcro di marmo di nobil lavori per ordine di Luca D’Andrano, con un altare a modo di cappella vicino al sepolcro, piantato alla parte sinistra, prima di entrare alla porta del Choro, dove fu sepolta Jachina de Rebarbaro, moglie di Nicolò e consanguinea di re Roberto.
L’abate Francesco Paolo Losapio nel canto III del suo Quadro Istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari, detta anche Livia, afferma che a dovizia fondarono gli Andrani Ospedali, Cappelle e Monasteri… di tanti il Monaster di S. Francesco restò: tutto l’altro sparve… nel 1729 nel rifarsi la Chiesa del Convento… il suolo del palagio e l’ospedale, non men che le due Chiese incorporaro i Frati nel giardino, e ‘l materiale formò il muro d’intorno ed il riparo: Di tutto non rimase orma o segnale: Tutto scomparve allor.
Pur ritenendo poco attendibile quest’ultimo documento molti studiosi fanno risalire la costruzione della Chiesa di S. Francesco al secolo XIII, voluta dal Santo, a spese della famiglia D’Andrano. A ciò contribuisce anche la leggenda del passaggio da Gioia di S. Francesco d’Assisi nel 1222 e del miracolo o dei miracoli qui operati dal Santo.
Il dott. Paolo Losito in un manoscritto andato perduto, scriveva: Nella Chiesa di esso Monistero vi era ai tempi nostri ( sec. XVIII ) l’Altare e Cappella sotto il titolo di S. Nicola degli Andrani, man sinistra, quando si entra per la porta maggiore della Chiesa, e, propriamente, contigua alla porta piccola, con l’Arma di essi Andrani e col Sepolcro detto L’Arca di Messer Luca D’Andrano, e con l’effigie, in faccia al muro di detta Cappella, di Giacchina, moglie del Fondatore Nicolò D’Andrano. V’erano in detta Chiesa altri antichi Monumenti e Mausolei, ma, essendosi rinnovata e modernata essa Chiesa nel 1739, i buoni e devoti Frati, come i Vandali e Goti, distrussero ed abbatterono qualunque antica memoria così del Fondatore Andrano, come di altri, ed a nostra insinuazione si mosse a fare una lapide con la memoria incisa in essa del Fondatore del di loro Monistero, Nicolò D’Andrano, olim M. R. C. Maestro Razionale e Luogotenete e Protonotario del Regno di Sicilia.
Sempre in riguardo alla stessa località, il Losito ci informa con precisione che dal Palazzo del predetto Andrano non se ne vede al giorno d’oggi memoria veruna, essendo addivenuto giardino posseduto dai Frati Conventuali; solamente rimasti vi sono in piedi le pure quattro mura laterali, scoverte, dalla Chiesa detta della Madonna degli Angeli ch’erano accanto ad esso palazzo; in faccia alle quali mura vi si vedono intagliate le Imprese di Roberto coi figli, e di Andrano. L’Ospedale di Santa Caterina anco addivenuto giardino; ed erano in piedi anni addietro le sole quattro mura laterali, scoverte, col campanile, fatte abbattere dal Clerico Filippo Iacobellis, ed il materiale lo vendé ai suddetti Frati Conventuali, che l’applicarono al parete del di loro giardino, detto l’Ingegne.
L’Arca di Messer Luca De Andrano de Joya (XIV sec.), non era altro che la lastra laterale del sarcofago, che costituiva l’altare della cappella dove era stata sepolta Giacchina (Jachina), moglie di Nicolò D’Andrano.
Il sepolcro fu smontato probabilmente per il rifacimento della prima Chiesa e la lastra fu inserita nel palazzo Magnini in via Virgilio n.1 a Taranto.
Recuperata dallo speciale Nucleo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico nel 2002 e restaurata a cura del Rotary Club Acquaviva delle Fonti-Gioia del Colle, nel quarantennale della fondazione del Club, il 27 settembre del 2002 ha fatto ritorno nella sua sede originaria ed è stata posizionata sulla porta laterale d’ingresso della Chiesa di San Francesco. [Continua la Lettura]
Presentazione del volume di Alberto Tria “Passeggiando per Gioia …”
23 Settembre 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Attualità, Comunicati, Storia, Territorio & Ambiente
Il giorno 23 settembre 2021 nel chiostro comunale di Gioia del Colle, alle ore 18,00 sarà presentato il volumetto di Alberto Tria ” Passeggiando per Gioia …“, realizzato in collaborazione con l’artista Umberto Colapinto.
Il volume si avvale altresì della collaborazione di Francesco Giannini e di Enzo Diana.
Come si può evincere dal titolo il volume vuole farci percorrere alcuni punti importanti di Gioia, alla riscoperta di monumenti e palazzi che rivestono una certa importanza nella storia del nostro Comune.
Il signor Tria, ha realizzato diciotto plastici in scala, che rappresentano: il palazzo Covella, la Scuola elementare San Filippo Neri, il Teatro comunale “Rossini”, il vecchio Mercato Coperto, il palazzo Pagano, il Convento di San Francesco, la Chiesa di San Francesco, l’Edificio scolastico Mazzini, il palazzo Favale, il B&B Giordani (palazzo Milano), l’ex albergo Italia, il Liceo classico, la villa Tateo, la villa Cassano, la villa Girardi, la villa D’Ayala, la Scuola elementare di via Eva, l’edificio del Circolo Unione.
Nel volume sono riportate le foto dei plastici , che sono accompagnate da una breve storia dei relativi edifici. [Continua la Lettura]
La villa De Bellis Girardi
21 Settembre 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente
La villa quando venne edificata sorgeva alla periferia di Gioia, in aperta campagna. Con l’espansione demografica e la costruzione di nuove abitazioni la villa restò inserita nel contesto cittadino su un’arteria stradale di notevole importanza, qual è via Regina Elena.
Fu fatta costruire da un componente della famiglia De Bellis, Vito, deputato gioiese nel parlamento italiano e titolare della medesima Banca sita sul lato ovest di Piazza Plebiscito, sotto l’omonimo palazzo, abbattuto negli anni ’60 per far posto ad un grosso complesso condominiale.
Il figlio dell’onorevole, l’avvocato Angelo De Bellis, probabilmente a causa del dissesto e del fallimento della Banca paterna, avvenuto nel 1929, si narra che si suicidò, lanciandosi nel pozzo della villa in costruzione, in via Regna Elena. Secondo quanti riporta una deliberazione del giorno 11 gennaio 1943 anche un altro componente della famiglia De Bellis, l’ingegnere comunale Filippo, che aveva ceduto il posto all’ingegnere Cirsella Umberto Sergio perché richiamato alle armi, si era suicidato il 20 maggio 1942.
L’immobile, che entrò tra i beni posti all’asta, fu venduto ed acquistato dal sig. Natale Girardi. Questi sposò una signora nativa di Casamassima dalla quale ebbe quattro figli, tre maschi e una donna. Uno dei figli maschi morì prematuramente. [Continua la Lettura]
Mario Vacca
7 Settembre 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Prodotti Locali, Territorio & Ambiente
Tra un mese compirà 80 anni, ma è ancora un uomo dall’animo giovanile e forte, nonostante l’età. Mario Vacca, infatti, è nato a Gioia il 7-10-1941 e, seguendo l’attività di famiglia, ha dedicato il suo tempo lavorativo al settore edilizio, insieme ai fratelli. Diventa maestro costruttore e lavora nella costruzione di complessi edilizi soprattutto nel nostro Comune.
Quando decide di ritirarsi dall’attività lavorativa scopre di avere una particolare inclinazione, alla quale dà sfogo: quella di scolpire. Inizia con la scultura maneggiando il materiale ligneo locale e poi alterna lavori in pietra, utilizzando prevalentemente quella leccese a anche materiali più malleabili.
Il suo laboratorio è situato in via Carlo III di Borbone n. 17 a Gioia del Colle, nel quale è possibile incontrarlo durante le fasi di lavorazione delle sue sculture.
Oltre alle sculture di personaggi legati alla storia di Gioia, in particolare immagini di Federico II, di Bianca Lancia, di personaggi della sua corte e di riproduzione di rapaci, lavori che ha donato al Comune di Gioia e che abbelliscono molti punti del Centro storico e sono esposti nel cortile del castello normanno-svevo, si è dedicato alla produzione di immagini sacre, alcune delle quali sono state esposte nel museo diocesano di Bari e in altre mostre provinciali. [Continua la Lettura]
La Corte dei Sannaci
18 Agosto 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Prodotti Locali, Storia
Una rustica masseria risalente alla fine del ‘700 immersa nel verde, a circa 5 Km da Gioia sulla ss. n.100, nel 1972 fu acquistata dal cav. Giuseppe Colonna, un noto imprenditore edile barese, innamorato della bellezza della struttura e della sua ubicazione, a metà strada tra Bari e Taranto, precisamente al Km. 34,400.
Il signor Colonna aveva un’azienda denominata COLOMAR (Colonna Marcantonio), una S.a.s., che offriva prodotti e servizi per l’industria turistica ed alberghiera, costruzione, acquisto, locazione ed esercizio di complessi alberghieri turistici con eventuali dipendenze complementari ed accessorie, forniture alloggio di pensioni, alberghi e hotel.
La scelta dell’acquisto della struttura gioiese fu dettata oltre che dalla bellezza della struttura e del paesaggio circostante anche dal fatto che si tratta di un punto nevralgico e baricentrico tra Bari, Taranto e Matera e tra le bellezze pugliesi e non: Castellana Grotte, Alberobello, Castellaneta, Ostuni, Fasano, Cisternino, Altamura, Gravina, Matera, ecc. [Continua la Lettura]
I “Monacacìidde”
16 Agosto 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia
I “Monecacìidde”, che dal dialetto gioiese possiamo tradurre nella forma italiana Fraticelli, nella tradizione popolare sono i folletti che, di notte, entravano nelle stalle e facevano trecce alle criniere o alla coda dei cavalli.
Nel folklore meridionale, non soltanto pugliese, ma anche quello lucano, calabrese, napoletano e siciliano, è presente questo folletto, che è rappresentato con caratteristiche demoniache e si raccontava che alcuni questi demoni erano custodi di tesori e di beni terreni.
Questo folletto, dell’altezza di circa mezzo metro, vestito con pantaloni lunghi fino alla caviglia, piedi simili a quelli del diavolo unghiuto, con un cappuccio rosso sul capo, penetrava nelle stalle attraverso il buco della serratura o di un piccolo pertugio e si divertiva ad annodare in trecce le criniere e le code dei cavalli. Era in grado di provocare il mal di pancia alle bestie domestiche e realizzava trecce anche alle donne dai capelli lunghi. Spesso saltava sulla pancia delle persone che dormivano e si divertiva a pressarla costringendo i malcapitati a svegliarsi col fiatone e a causa dei battiti accelerati del cuore. A volte i dispetti del folletto arrivavano al punto da legare mani e braccia del malcapitato, fino a paralizzarlo; altre volte rompeva piatti e soprammobili, soffiava nelle orecchie dei dormienti, oppure palpeggiava le donne. Si adirava se qualcuno riusciva a togliergli il cappello, ma era in grado di consigliare di giocare dei numeri al lotto per realizzare una cospicua vincita. [Continua la Lettura]
Villa Colombo
12 Agosto 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente
Una delle ville più belle di Gioia, nel periodo della sua edificazione, che era ubicata alla periferia del paese e che attualmente è in una zona di forte espansione edilizia, è senza dubbio quella che viene conosciuta come ‘Villa Colombo’.
Questa denominazione è presente sulle due colonne che sostengono il cancello di accesso alla Villa.
In realtà il progetto della Villa, costruita alla fine dell’Ottocento su indicazione dell’architetto gioiese Cristoforo Pinto, fu commissionata dai proprietari dei terreni, la famiglia Cassano, per essere da essa utilizzata. [Continua la Lettura]
Il prof. Francesco Cortese
11 Agosto 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia
Quest’anno il prof. Francesco Cortese, educatore di profonda cultura e pubblico amministratore, avrebbe compiuto 106 anni.
Egli, infatti, nasce a Casoria il 23 dicembre 1915 e termina il suo percorso terreno a Gioia del Colle nel mese di marzo del 1998; napoletano di nascita ma gioiese di elezione e di adozione.
Dopo la frequentazione in un collegio, (rimane orfano di padre all’età di 10 anni), fino al conseguimento della maturità, un cugino di suo padre, che lo segue e ne apprezza le qualità, lo invoglierà a proseguire negli studi. Il parente è Nino Cortese docente universitario, uno dei maggiori esperti del Risorgimento italiano, del cui istituto fu vicepresidente, curatore dell’edizione dell’opera omnia di De Sanctis, amico di Croce alla cui area storica si iscrive. Per il giovane Francesco questa prossimità fu fondamentale per la sua formazione, avendo potuto personalmente frequentare la cultura napoletana ai più alti livelli. [Continua la Lettura]
Largo Scarpetta
9 Agosto 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente
Anche nelle migliori famiglie a volte è presente una “pecora nera” ovvero un componente che non ha onorato il buon nome del suo casato.
Questa affermazione calza anche per la famiglia Scarpetta, che annovera tra i suoi rappresentanti alcuni individui che hanno dato lustro a Gioia ed altri di cui sarebbe meglio perderne memoria.
Numerosi sono gli Scarpetta che Gioia del Colle può annoverare tra i suoi figli.
Dal Catasto Onciario di Gioia del Colle del 1750 veniamo a conoscenza di un reverendo Canonico don Francesco Paolo Scarpetta, di un legato del fu don Onofrio Scarpetta e di Lonardantonio Scarpetta, sacerdote.
Un tale Domenico Scarpetta, detto Scarpettullo, e Donato Scarpetta li troviamo coinvolti, insieme ad altri rivoltosi, negli avvenimenti del 14 febbraio 1799 che portarono alla strage di alcuni Martiri gioiesi, e precisamente nella uccisione del magnifico Filippo Petrera.
Tra i rappresentanti “positivi” della famiglia Scarpetta va annoverato Vincenzo, fisico, che subì il saccheggio della sua casa il 13 febbraio del 1799. Il suo nome compare anche in uno “strumento” rogato il 20-5-1804, all’indomani dei sanguinosi eventi del 1799.
Scarpetta Vincenzo fu tra coloro che firmarono l’attestazione indirizzata il 24-7-1806 al Governo francese dai gioiesi, per ribadire la fede filofrancese dell’avvocato Pasquale Soria.
Tra i testi contro Francesco Soria, da questi citati nella sua supplica, tra i sanfedisti figura Scarpetta Domenico.
Nell’elenco degli appartenenti alla sezione di Gioia della Carboneria, “La Costanza dei Bruti”, nel periodo 1820-21 compare Filippo Scarpetta, barbiere, che fu Sergente della Legione.
Un altro componente della famiglia Scarpetta, di nome Gervasio, esercitò la professione di notaio e rogò molti atti a favore della Chiesa Madre di Gioia.
Nel Centro storico di Gioia nei pressi della Chiesa Madre e di Sant’Angelo vi è un Largo, intitolato alla famiglia Scarpetta, in particolare a due suoi nobili rappresentanti, Donatantonio e Vincenzo Scarpetta, rispettivamente padre e figlio, fisici, cioè medici, i quali oltre ad essere esperti nelle discipline connesse agli studi relativi alla loro professione, godevano di notevole considerazione pe essere acculturati anche in altre scienze.
La piazzetta, non solo dagli abitanti del borgo, ma da tutti i gioiesi, nel linguaggio popolare era chiamato il largo de “Le quattro fontane” per la presenza, al centro della stessa, di una fontana dotata di quattro rubinetti da cui quattro persone potevano attingere contemporaneamente l’acqua dell’acquedotto pugliese fino a quando non ottennero l’allacciamento della propria abitazione alla rete idrica cittadina.
All’inizio del nuovo millennio, la pavimentazione del quartiere è stata restaurata e anche la vecchia e tradizionale fontana è stata sostituita con un’altra più moderna e meno artistica di quella precedente, conservando, però, i quattro rubinetti previsti dal primitivo progetto.
Nel largo sono state inserite delle panchine in pietra e sono stati piantati alcuni alberi per consentire ai passanti o agli abitanti del quartiere di trascorrere alcuni momenti di relax, o, come avveniva in passato, di svolgere alcune attività collegate alla vocazione agricola cittadina, come la stagionatura e la pulitura delle mandorle, delle noci o dei legumi.
Sembra in questo modo perpetuarsi l’antica consuetudine degli abitanti del quartiere di posizionare le sedie nei pressi dell’uscio delle proprie abitazioni per dedicarsi a quelle attività, per intrattenere i bambini con giochi e racconti e per socializzare con i membri del vicinato.
Nel corso del secolo scorso, come si nota da alcune foto dell’epoca, questo sito ha subito delle trasformazioni, con un nuovo look delle facciate e con la sopraelevazione di alcune abitazioni. Nonostante questi cambiamenti si conserva ancora oggi la popolare denominazione di questa piazzetta come “Largo delle quattro fontane”.
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Il “Madonnaro”
12 Luglio 2021 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Eventi & Tempo Libero, Turismo
C’è un mestiere che è in via di estinzione: il “Madonnaro”.
Ma chi sono i “Madonnari”e da dove deriva tale denominazione?
Come si può facilmente comprendere, il termine ‘Madonnaro’ deriva da Madonna, in quanto sin dagli esordi coloro che praticavano quest’arte disegnavano sul selciato immagini della Madonna e successivamente affiancarono a questa anche quelle dei Santi patroni delle città in cui si trovavano ad operare.
Si tratta di un’arte, una street art, anche se ingiustamente considerata un’arte minore, che alcuni hanno definito ‘arte dell’effimero’, ‘pitture del vento’, ‘preghiera dipinta’. [Continua la Lettura]