Un mestiere scomparso: l’acquaiolo

L’acqua è un elemento importante per la vita dell’uomo e della natura. Se tra due persone una possiede solo acqua e l’altra possiede solo cibo riuscirà a sopravvivere chi ha con sé una riserva di acqua rispetto a chi ha solo cibo. Le nostre tradizioni sono essenzialmente contadine, legate all’utilizzo della terra, la quale per […]

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Quantità di acqua presente nel corpo umano. Immagine tratta da “Il Fatto Alimentare”

L’acqua è un elemento importante per la vita dell’uomo e della natura. Se tra due persone una possiede solo acqua e l’altra possiede solo cibo riuscirà a sopravvivere chi ha con sé una riserva di acqua rispetto a chi ha solo cibo.

Le nostre tradizioni sono essenzialmente contadine, legate all’utilizzo della terra, la quale per produrre ha bisogno del lavoro di contadini, di artigiani e di acqua.

L’acqua è un elemento indispensabile per la nostra sopravvivenza. Circa l’80% del corpo umano è composto di acqua.

L’acqua è utilizzata in grande quantità non solo per produrre utensili e macchinari, ma anche per produrre cibo. Per costruire un’automobile servono circa 150.000 litri d’acqua, 235.000 litri per produrre una tonnellata di acciaio. Per fabbricare una maglietta, occorrono 1.500 litri circa di acqua, per produrre un Kg. di grano ne occorrono da 1000 a 2000, per un Kg. di carne ne occorrono 5000 litri. L’acqua serve anche per produrre energia.Nell’acqua vivono in grande quantità dei microrganismi capaci di decomporre i rifiuti degli animali e dell’uomo. Alcuni batteri scindono la materia organica e svolgono un importante ruolo ecologico, altri favoriscono il metabolismo umano.

Il filosofo greco Talete di Mileto (625. 547 a. C.) poneva l’acqua all’origine di tutte le cose, anche di quelle inanimate.

Oggi gli scienziati nell’esplorazione dei pianeti mirano a scoprire se un tempo essi siano stati abitati, per questo vanno alla ricerca di presenza di acqua sopra o sotto la loro superficie.

Parlando dell’insediamento della popolazione nel territorio di Gioia abbiamo verificato che una delle motivazioni di tale scelta era dovuta alla presenza di acqua: canali, laghi, fiumi, pozzi.

Intorno al 1000 d.C. si forma il primo nucleo di Gioia, su un territorio ricco di acque: lame (lama San Giorgio, dei Preti, delle Vigne, Frascella, Nuove…), pozzi (Pozzoronco, San Pietro …), canali (Canale, Canale Frassineto), laghi (Lago Magno, Lago Scalcione, Lago Natale …), fiumiciattoli (u Jumm, sulla via di Castellaneta).

Il poeta latino Quinto Orazio Flacco (Venosa 65 a.C. Roma 8 a. C.) nel libro delle Satire (I, 5) ci parla del suo viaggio in Puglia. Dice: venit vilissima rerum hic aqua  qui l’ acqua, la cosa più comune, si vende.

Un tempo c’erano numerosi pozzi di acqua sorgiva da cui attingere l’elemento indispensabile per la vita dell’uomo. I pozzi possono essere freatici a scavo o romani, scavati nei depositi quaternari e rivestiti in pietra calcarea o in conci di tufi. In tempi più recenti abbiamo pozzi più profondi, quelli artesiani, perforati con mezzi meccanici o trivelle.

Un’altra risorsa per la nostra popolazione era costituita dall’ acqua piovana raccolta nelle cisterne dai tetti o dalle terrazze delle case, come si può notare anche nei paesi di qualche millennio fa, ad esempio nelle abitazioni rinvenute durante gli scavi dell’insediamento di Monte Sannace.

Le prime costruzioni in pietra nel nostro territorio, i trulli e le lamie, prevedevano il recupero delle acque piovane per usi domestici.

Anche nella tecnica di costruzione dei muri a secco, i ‘parieti‘, cioè i filari di pietre, erano disposti con l’inclinazione verso l’interno per raccogliere la brina notturna e rifornire di umidità il terreno.

Uno dei sistemi per estrarre acqua dai pozzi sorgivi, ad uso irriguo e zootecnico, era la noria o la n’gegn, congegno meccanico azionato dalla forza animale.

Uno dei primi mestieri è legato all’acqua. All’acqua sono collegati i seguenti mestieri: Acquaiolo, cavapozzi o costruttore di cisterne, costruttore di norie, di neviere, fabbricante di ghiaccio, carrizzaro o raccoglitore di acque luride, latrinaio.

Un tempo si utilizzava acqua dai pozzi sorgivi o da cisterne di raccolta di acqua piovana. Per usi potabili spesso l’acqua si comprava.

Qualcuno svolgeva il compito di venditore di acqua.

Anche oggi si compra l’acqua, non da venditori ambulanti come in passato, ma nei supermercati o nei distributori automatici.

L’ACQUAIOLO                                                              

È una figura comunemente presente nei villaggi e nei borghi di diversi anni fa. Non sempre l’acqua era di facile accessibilità e spesso era necessario trasportarla dalla sorgente nelle case, all’orto o ai campi.

L’acquaiolo in una cartolina sarda

A volte un signore con i preziosi secchi per mezzo del ” bilancino”, una pertica leggermente ricurva che, posta sulle spalle, portava alle estremità due recipienti ricolmi, bilanciandosi rendeva più facile ed equilibrato il trasporto di acqua, passava per le strade dei paesi vendendo il prezioso liquido.

Più spesso gli acquaioli si rifornivano d’acqua dai pozzi  presenti nei dintorni del paese. Riempivano barili o grossi contenitori che trasportavano su carri oppure su carretti trainati a mano o da muli. Arrivati in città, dopo aver suonato una trombetta simile a quella adoperata dal banditore, gridavano che era arrivato l’acquaiolo. Le donne uscivano dai bassi o si affacciavano da balconi e finestre. Dopo aver pattuito il prezzo, facevano riempire damigiane o altri contenitori dell’acqua necessaria per le loro necessità.

Oggi l’acqua, risorsa preziosa più dell’oro, si sciupa a fiumi o si inquina in misura tale da renderla inservibile. Eppure dobbiamo convincerci che è un elemento indispensabile per la nostra esistenza. Per accaparrarsene anche un solo litro, in alcuni paesi del mondo scoppiano guerre e si rischia la vita.

Prima e dopo l’inaugurazione dell’Acquedotto pugliese (1916), l’acquaiolo faceva il carico d’acqua alla fontana, riempiendo alcune botti di legno di castagno, e la distribuiva agli abitanti, che erano privi di pozzo personale nelle proprie abitazioni o che volevano utilizzare acqua pura di sorgente o di fontana.

Alcuni preferivano farsela portare direttamente a casa spendendo qualche soldo per comprarne una botte anziché affaticarsi servendosi personalmente della fontana.

L’acqua veniva usata per bere e cucinare, mentre per le faccende domestiche era usata quella dei pozzi, pesante, ricca di calcare e a volte non molto pura.

Il mestiere dell’’acquaiolo’ nel mostro paese è durato fino agli anni Sessanta. Ancora oggi la famiglia di un venditore di acqua di un tempo e i suoi discendenti gioiesi vengono identificati con l’appellativo l’acquaiolo.

A volte l’acquaiolo vendeva l’acqua, ma anche delle artigianali granite agli angoli delle strade, per far dissetare i passanti.

Prima della costruzione degli stabilimenti industriali, le fabbriche di ghiaccio, per rinfrescarsi nel periodo della calura estiva si utilizzava la neve, che durante l’inverno era stipata nelle neviere dai nevierai.

Tra la il tratto di strada compreso tra via Lagomagno, oggi via Carducci, e il cavalcaferrovia, zona chiamata contrada Acquaro, perché ricca di acque, agli inizi del ‘900 fu impiantata una fabbrica di ghiaccio industriale.

Ci sono a Gioia alcuni toponimi che hanno attinenza con l’acqua: Via Lagomagno, Pozzoronco, Fontanelle, Cisterna, Palude.

A proposito di Pozzoronco va ricordato che un tale Ronco, proprietario di alcuni pozzi di acqua sorgiva, che vendeva acqua girando per il paese, al termine della sua attività lavorativa utilizzò parte dei proventi della sua vendita per fare aprire una strada che dal borgo di San Vito conduceva al luogo dove erano ubicati i suoi pozzi. Tale strada, per volere dell’Amministrazione comunale,  prese la denominazione di via Pozzoronco.

L’Apprezzo della Terra di Gioia, redatto dal tavolario Federico Pinto nel 1611 (circa 2630 abitanti), dice che dentro e fuori di detta Terra vi è abbondanza di sorgente acque e quelle che si ritrovano fra poco spazio di cavamento, dico da due o tre passi, e sì bene quelle, che se retrovano dentro la Terra sono salate, fuore di quelle e non molto distante vi sono due sorgente di fresche acque, l’una detta di S. Francesco e l’altra nominata di S. Antonio.

La Noria

La noria

Un congegno per estrarre l’acqua dai pozzi è la noria o, come si indica in dialetto, la n’gegn. Nel giardino di pertinenza della chiesa di San Francesco era presente un pozzo, detto appunto di San Francesco, per il quale più volte l’Amministrazione comunale di Gioia è intervenuta per impiantare e successivamente per effettuare interventi di manutenzione della noria che era stata installata.

I pozzi pubblici, o cisterne, comunali presenti a Gioia in passato, da cui o cittadini potevano tranquillamente attingere acqua erano quattro ed erano così ubicati: uno in fondo a via Noci, oggi via Mazzini (nei pressi dell’ex lanificio Lattarulo), uno all’ingresso del vecchio campo sportivo in via Della Fiera, uno in via Lagomagno, una lungo la via della Madonna della Croce.

Su questo sito è possibile visionare l’articolo ‘Laghi, acque e sorgenti e paludi’, digitando https://www.gioiadelcolle.info/laghi-acque-sorgenti-e-paludi/#more-5670 e l’articolo ‘La noria’, digitando https://www.gioiadelcolle.info/la-ngegne-la-noria/.

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3 Agosto 2024

  • Scuola di Politica

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