Un lanificio a Gioia
Sin dai tempi dei primitivi insediamenti a Monte Sannace, sito facente parte del territorio di Gioia, ricco di boschi e di pascoli, era presente una fiorente pastorizia e in particolare allevamenti di pecore e capre, come è testimoniato dal rinvenimento di numerosi reperti, a seguito di regolari campagne di scavo. Numerosissimi sono stati i ritrovamenti […]
Sin dai tempi dei primitivi insediamenti a Monte Sannace, sito facente parte del territorio di Gioia, ricco di boschi e di pascoli, era presente una fiorente pastorizia e in particolare allevamenti di pecore e capre, come è testimoniato dal rinvenimento di numerosi reperti, a seguito di regolari campagne di scavo.
Numerosissimi sono stati i ritrovamenti di pesi utilizzati per mettere in funzione i telai a mano, che servivano per la trasformazione del manto delle pecore in indumenti in lana per ripararsi dal freddo nelle stagioni fredde.
Alla fine dell’Ottocento a Gioia, sulla via che conduce a Noci, opera un grande lanificio a livello industriale, che dà occupazione ad oltre duecento dipendenti.
Ancor prima dell’impianto del Lanificio Lattarulo un altro lanificio, ben più piccolo, era funzionante a Gioia, ad opera dei locali frati Francescani Riformati che operavano nella chiesa di Sant’Antonio e che per l’occasione utilizzavano parte del loro adiacente Convento.
Molto vivace è stata la storia della Chiesa di sant’Antonio e dell’annesso Convento dei Francescani Riformati o, come viene citato nell’Apprezzo della Terra di Gioia del 1640, Convento di Padri Zoccolanti Reformati di S. Francesco.Il Convento fu ampliato nel lato sud con la costruzione di nuovi vani da adibire a biblioteca, per volere dell’abate Francesco Paolo Losapio che finanziò i restauri e l’ampliamento dell’immobile.
Nel 1837, a seguito del colera che si diffuse anche a Gioia, il Convento, poiché era distante dal paese, fu adibito a lazzaretto e il sagrato della confinante chiesa fu utilizzato come cimitero.
Il Convento essendo proprietà di un Ordine non possidente non rientrò tra quelli che furono soppressi nel 1809 per ordine di Gioacchino Murat, ma continuò ad ospitare i frati francescani fino al 1865, quando per mancanza di religiosi fu incorporato dal Demanio. I locali successivamente furono utilizzati per l’Asilo di Infanzia, come Ospedale Civile e come Ospizio di Mendicità.
Il Convento, ubicato extra moenia, fu l’ultimo ad essere edificato tra quelli presenti a Gioia e risale al ‘600.
I frati conventuali hanno dedicato i loro sforzi e le loro cure non solo all’attività pastorale più congeniale alla loro missione, cioè quella religiosa, con la diffusione della Buona Novella, ma hanno dato impulso anche allo sviluppo dell’economia gioiese, gestendo in prima persona alcune attività, tra cui un mulino, vari tipi di colture, l’allevamento di bestiame.
L’Arcidiacono della Chiesa di Bari, Michele Garruba, nel libro Serie critica de’ Sacri Pastori Baresi, (1844) parlando del Convento di Minori Riformati di San Francesco dice: La famiglia religiosa … attende con zelo al culto della propria Chiesa … e con carità si presta al vantaggio spirituale della popolazione; di che diede luminose ripruove nell’epoca miseranda della invasione del Cholera Morbus (1837).
Lo storico aggiunge un particolare interessante: Mercé le cure zelanti del passato e dell’odierno Provinciale (Padre Domenico, e P. Michelangelo dalle Noci) si andrà a stabilire in quel Convento un lanificio, che sicuramente sarà proficuo all’intera monastica provincia, a Gioja soprattutto, ed alle popolazioni circostanti.
Lo stesso Garruba, nella nota sottostante, ci informa che A rendere proficuo lo stabilimento del lanificio, si sono acquistate diverse macchine, cioè: 1) Una Carda con ricambio. 2) Una Filandra di cinquanta fusi per filo grosso, 3) Un’altra Filandra di sessanta fusi per filo sottile. 4) Due grandi Telai. 5) Una macchina a cilindro per purgare il panno dall’olio. 6) Una macchina per tingere. 7) Una Garzeria per tirare il pelo. 8) Uno Stiratojo per asciugare il panno. 9) Una Tondosa per rasare il pelo. 10) E finalmente una Soppressa all’uso francese. Si è tentata anche la costruzione di una Valchiera.
La scelta di impiantare un lanificio a Gioia era motivata soprattutto dalla disponibilità della materia prima, fornita dalle pecore, che in numero consistente erano presenti nel nostro agro; le diverse varietà di pecore che i nostri contadini allevavano erano produttrici di latte e anche di pregiate lane, tra cui va ricordata quella ottenute dagli ovini di razza “Gentile”.
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11 Gennaio 2024