Un dipinto ad olio su tela nella Chiesa di S. Domenico
Ottobre 21, 2012 by Rossana D'Addabbo
Filed under Storia, Turismo
In questo mese dedicato alla Madonna del Rosario a chiunque sia entrato nella Chiesa di S. Domenico, annessa al nostro palazzo municipale, per un omaggio alla Vergine, raffigurata nel bell’acrolito di ceramica dagli occhi di cristallo, con il Bambino in braccio, entrambi in abiti ricamati in oro, non sarà sfuggita la freschezza di una tela recentemente restaurata, appesa alla parete sul secondo altare di destra.
Vi si riconoscono tre Santi domenicani: in alto, il predicatore s. Vincenzo Ferrer, la cui iconografia di Angelo dell’Apocalisse lo ritrae con le ali, la fiamma sulla testa e la tromba, qui riprodotta in mano ad un puttino; in basso, in primo piano, s. Pietro da Verona con la mannaia sulla testa e la palma del martirio, offertagli da un altro angioletto, mentre con l’indice intinto nel suo stesso sangue scrive: Credo in Deum; al centro, s. Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus, con il sole nel petto, che infiamma le sue virtù di sapiente ed è l’unico a guardare l’ostensorio in alto a destra, mentre pare che scriva, incarnando amore e fede nel mistero eucaristico.
Il Santo più noto fra i tre, Tommaso d’Aquino, era nato nel 1225 a Roccasecca, tra Roma e Napoli, nell’attuale provincia di Frosinone, ed era imparentato con Federico II di Svevia: in pieno conflitto tra Impero e Papato, che aveva scelto il potere temporale per ragioni di rappresentanza, ed in contrasto con la volontà dei suoi genitori, Tommaso si affidò ad un ordine mendicante, quello dei Domenicani, che lo inviò a Parigi, pur essendo egli legato all’Università di Napoli. Lasciò incompiuta la Summa Teologica.
La Chiesa di San Domenico
Agosto 8, 2008 by Francesco Giannini
Filed under Storia, Turismo
La Chiesa di San Domenico si trova in Corso Vittorio Emanuele e fa parte di un piccolo complesso annesso al Municipio. La tradizione vuole che sia sorta a devozione della famiglia Silva, estinta nel secolo XVI.
Per un certo periodo fu dedicata a Santa Maria delle Grazie, ora si venera la Madonna del Rosario.
Nell’ Apprezzo della Terra di Gioja del 1611, stilato dal tavolario Federico Pinto, si legge: ” Vi sono ancora in detta Terra (di Gioia ) due altre chiese, una nominata Santa Maria delle Grazie, servita da Monaci Domenicani, et ivi dimorano tre frati, più o meno secondo la volontà de Superiori, celebrandosi dalli detti continuamente e giornalmente la sacra messa, con molta frequenza dello Popolo, e devozione di particolari benefattori. Vivono detti Frati parte con elemosine, e parte con poche intrate che tengono. Vi è l’altare maggiore con la Cona della Madonna et altre Cappelle, delle quali ne sono Padronate “.
L’architetto e tavolario Honofrio Tangho, nell’Apprezzo di Gioia del 1640 dice: ” Vi è la chiesa ad una nave coverta con lamia. In testa vi è l’altare maggiore, dove risiede il santissimo, tiene l’apparati necessari, vi è la sacristia, et altre comodità “.
Edificata con il Convento dai Frati Domenicani tra il XVI e il XVII secolo, fu donata da Murat al Comune nel 1813, a seguito della soppressione del Convento, avvenuta nel 1809. Nella Chiesa ha sede la Confraternita della Madonna SS. del Rosario, approvata con Regio Decreto del 1838 del re Ferdinando II.