Un’altra leggenda di Gioia del Colle
Aprile 20, 2021 by Francesco Giannini
Filed under Storia
Al post pubblicato su questo sito il 21 marzo 2021, dal titolo Alcune leggende di Gioia del Colle, ne aggiungiamo un’altra più nota, anche se simile a quella già citata, che ci offre la motivazione della scelta dello stemma del Comune di Gioia del Colle, che raffigura una coppa ricolma di gioielli, su un campo di grano.
Si tratta, naturalmente di una leggenda, che gli abitanti dei secoli scorsi riferivano come racconto veritiero, sia perché così era stata loro tramandato sia perché assegnava al nostro paese nobili origini, di cui si poteva andare gloriosi.
I documenti storici, come riportato in altri articoli pubblicati su questo sito, ci confermano realmente il percorso che dai toponimi Ioha, , Ioe, Ioja, Ioya, Iovia, Zoia, Gioya, Gioija, Gioja, si è giunti a Gioja dal Colle ed infine all’attuale Gioia del Colle.
Di seguito riporto una ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, dal titolo: Il simbolo dello stemma araldico comunale di Gioia del Colle.
Secondo la tradizione locale, il simbolo dello stemma araldico della città di Gioia del Colle è una coppa d’argento con due manici, colma di gioielli preziosi contornata lateralmente da due spighe di grano in campo in alto per tre quarti di colore azzurro ed in basso per un quarto di colore verde. Leggi tutto
Federico II di Svevia e Gioia del Colle (parte II)
Aprile 16, 2020 by Francesco Giannini
Filed under Primo Piano, Storia, Turismo
Padre Bonaventura da Lama parlando di Gioja riporta che crescendo di giorno in giorno a vista dell’Imperator Federico, quando scese in queste parti, e vi ebbe osservate le selve assai dense, la destinò per luogo di caccia per gli animali selvaggi, vi fabbricò delle torri. Il suo racconto prosegue con quella che è considerata una leggenda: Sotto una di quelle torri v’è una prigione chiamata l’Imperatrice, dove è fama che quì Federico avesse tenuta carcerata per capriccio di gelosia la moglie gravida, diceva, d’un paggio, ed avendo partorita dentro il carcere un figlio qual portava sopra di se un segno del padre, si troncò da se medesima le mammelle, ed insieme col parto le inviò al suo marito (l’aspetto del figlio, somigliantissimo al padre, smentirà ogni dubbio di gelosia; ma, si sa, il sospetto di infedeltà ha sempre reso gli uomini ciechi, prepotenti, irrazionali), perlocchè passò all’altra vita, ed attualmente si vede nella Chiesa il deposito, sopra di cui vi è una Dama scolpita con un figliuol nelle fascie, e nel frontespizio uno scudo coll’aquila. Oggi questa prigione vien proibita, perdendo chi vi entra ogni speranza di Vita. Da quel giorno, ogni notte, nella torre del castello detta ora Torre dell’Imperatrice si ode un flebile, straziante lamento: il lamento di una donna offesa che protesta all’infinito la propria innocenza. Tale leggenda viene ripresa dallo storico Pantaleo.