La “ngegne” ( la noria )
Gennaio 24, 2011 by Francesco Giannini
Filed under Storia
Uno degli strumenti utilizzati in passato dai nostri agricoltori e che fa ormai parte dell’archeologia agricola è senza dubbio la “ noria “.
Fino a qualche anno fa, quando la falda acquifera del territorio gioiese era affiorante anche a meno di tre metri di profondità, si era soliti recuperare l’acqua sorgiva necessaria sia per l’alimentazione umana, sia per il bestiame, sia per le culture foraggiere ed ortofrutticole, attraverso pozzi scavati artigianalmente.
Infatti ancora oggi non solo nelle abitazioni del centro storico, in numerose abitazioni monofamiliari è presente un pozzo, generalmente scavato in un deposito quaternario e rivestito in pietra calcarea o con conci di tufo, attraverso il quale veniva prelevata dalla falda superficiale l’acqua necessaria per i fabbisogni giornalieri della famiglia.
L’Acquedotto Pugliese e Gioia
Novembre 3, 2010 by Francesco Giannini
Filed under Storia, Territorio & Ambiente
Sono trascorsi pochi anni dalla celebrazione del centenario della nascita dell’Acquedotto Pugliese.
Gran parte dell’acqua piovana delle precipitazioni invernali, a causa della conformazione del suolo pugliese, scorre verso il mare mentre quel poco che resta penetra rapidamente nelle fratture del sottosuolo.
Il sottosuolo pugliese è ricco di acqua; questa, a causa della profondità della falda, fino a qualche tempo fa non era facilmente estraibile, per cui da sempre è stata utilizzata l'acqua piovana, che veniva raccolta in cisterne. Queste ultime queste, però, non garantivano quantità sufficienti specialmente nel periodo estivo né la necessaria prevenzione da malattie o epidemie. La stagione delle piogge, limitata al periodo ottobre-aprile, con precipitazioni assai modeste tra 1400 e 600 mm., la mancanza di veri corsi d'acqua, la conformazione carsica del suolo, le elevate temperature estive causano eccessiva evaporazione, rendono il territorio arso e carente di acqua per gli usi domestici.
Il poeta latino Orazio già in passato descriveva la Puglia siticulosa, terra assetata: siderum insedit vapor siticulosae Apuliae ( arriva alle stelle l'afa della Puglia sitibonda ).