Stranezze di San Filippo Parte I

Ancora in vita San Filippo, Patrono di Gioia del Colle, era noto per le sue stranezze. Qui riporto alcune stranezze del Santo mentre era in vita. – Spesso, prima di celebrare la messa, leggeva barzellette. -Il cardinale Alfonso Gesualdo gli regalò una pelliccia di martora dicendogli di indossarla, poiché, avanti negli anni, ne aveva bisogno, […]

Print Friendly, PDF & Email

San Filippo

Ancora in vita San Filippo, Patrono di Gioia del Colle, era noto per le sue stranezze.

Qui riporto alcune stranezze del Santo mentre era in vita.

– Spesso, prima di celebrare la messa, leggeva barzellette.

-Il cardinale Alfonso Gesualdo gli regalò una pelliccia di martora dicendogli di indossarla, poiché, avanti negli anni, ne aveva bisogno, soprattutto perché passava molto tempo nel confessionale. Portandola per un mese di continuo e, perché tutti vedessero che portava una pelliccia di martora, camminava in pubblico con passo grave e si vagheggiava guardandosi attorno, come se fosse un pavone, e ciò faceva per essere burlato.

-Una volta, andando per Roma, incontrò un acquaiolo e lo fece fermare in mezzo alla strada e lo pregò di lasciarlo bere ad uno dei suoi barilozzi. Filippo vi attaccò la bocca e bevve, meravigliandosi molto l’acquaiolo che un uomo di quella sorte si fosse messo a bere in presenza di tanta gente.

-Molte volte saltava in presenza di persone, anche di Cardinali e Prelati, in luoghi dove c’erano molte persone: nei palazzi, nelle piazze, nelle strade. A volte saltava tre o quattro gradini tra molta gente e poi diceva a qualcuno: Che te ne pare? Un primo agosto si mise a ballare in Piazza S. Pietro in Vincoli, dove per la festa di sant’Alfonso c’era tantissima gente e uno disse: Guarda quel vecchio matto.

-Un giorno per strada incontrò il Beato Fra Felice, cappuccino di Cantalice, che gli chiese se avesse sete. Filippo disse di sì e riprese: Voglio vedere se anche tu sei mortificato. Si tolse il cappello, glielo pose in testa e disse: Vai avanti così, ma attento che se il cappello ti fosse tolto ne avresti avuto danno. Fra Felice camminò un poco e poi Filippo si riprese il cappello.

-Un giorno fu invitato a pranzo dal cardinale Alessandrino e portò con lui un suo penitente con una pignata di lenticchie cotte e le fece portare a tavola. Il Cardinale ne mangiò e disse che non aveva mangiato miglior minestra nei tempi passati. Con queste sue burle procurava di essere considerato un matto.

-Quando si tenne la traslazione dei corpi dei Santi Martiri Papia e Mauro la chiesa era piena e Filippo, mentre aspettava le reliquie vicino alla porta, vedendo una guardia svizzera del Papa con una bella barba, gliela prese, la tirò due o tre volte e poi gli faceva carezze.

-Una volta si fece tagliare la barba da una parte sola e con mezza barba uscì in pubblico, saltando come se avesse avuto una grossa vincita.

-Una volta chiamò un fratello di Congregazione che sapeva fare il barbiere e lo portò dove c’era molta adunanza di popolo e lì si fece acconciare la testa e la barba. E molti stavano lì a guardarlo e lui diceva: Adesso mi acconci bene.

– A volte usciva di casa con i suoi portando in mano un mazzo di fiori di ginestra assai grande e di tanto in tanto l’odorava e a volte si toglieva gli occhiali e li metteva agli occhi di diverse persone.

-Spesso girava per Roma in sottana e con un paio di scarponi bianchi da frate. A volte si metteva a leggere in pubblico e faceva molti errori nel leggere, specie se lo ascoltavano persone dotte. Alla fine chiedeva ai suoi: Che ha detto quel tale?

-Spesso in camera se ne stava con un paio di scarpe bianche ed una camiciola rossa sopra il giubbone, che gli arrivava al ginocchio. Con quell’abito riceveva chi fosse andato da lui, anche uomini nobili e personaggi importanti.

-In alcuni giorni festivi scendeva in Chiesa con una casacca posta a rovescio sopra la sottana, con la berretta alla brava e portava con sé un confratello con una scopetta, che lo seguiva e lo scopettava pubblicamente.

-A volte prendeva un cuscino foderato di tela turchina e se lo metteva in testa, portandolo in pubblico.

-A volte portava di sotto un giubbone di raso bianco, che era stato del Beato Pio V.

-Un otto settembre, festa della Chiesa Vallicella, intervennero molti cardinali; nel più bello del Vespro comparve nel Coro con un abito stravagante.

– In camera aveva libri di favole e facezie e, se andavano in camera persone qualificate, si beava a farsi leggere quei libri.

-Una volta papa Clemente VIII gli inviò alcuni Polacchi, signori principali di Polonia, perché si accorgessero delle sue virtù e santità. Prima che salissero le scale Filippo, avvisato dell’arrivo, disse a uno dei suoi di prendere quei libri di facezie e favole e di leggerglieli, fino a quando lui non avesse detto: Basta. Quando quelli arrivarono Filippo disse loro: Aspettate di grazia che si finisca di leggere questa favola. Vedete se io tengo libri buoni, da tenere in considerazione. Non si parlò più affatto di cose dello spirito. Quelli se ne andarono meravigliati.

-A volte con persone importanti recitava versi di libri di battaglie e ne componeva all’improvviso.

-Un giorno stava in casa della marchesa Rangone, dove c’era anche l’Ambasciatrice di Spagna; questa gli chiese da quando aveva lasciato il mondo. Filippo rispose: Non so di averlo lasciato mai e cominciò a recitare molti di quei libri di facezie che aveva in camera.

-Un nobile romano fu mandato a Filippo da Angelo di Bagnorea. Il nobile si meravigliò di vederlo allegro e che parlava così libero. Riferì ad Angelo che era rimasto poco edificato da quel modo di procedere.

-A volte invitava i suoi a correre con lui; a volte li sfidava a saltare.

-A volte si ritirava in camera e si metteva una berretta rossa in testa, donatagli da papa Gregorio XIV e aspettava che i suoi entrassero da lui. Questi, vedendolo così, non osavano entrare. Invitati ad entrare, dicevano: Non entriamo perché non sappiamo se chiamarvi Padre, Illustrissimo, Reverendo, vedendovi con la berretta da cardinale. Lui sorrideva e diceva: Oh, sono un bel balordo, non è vero?

-Una volta portava in braccio un cane per la città di Roma.

Da questi esempi si potrebbe avere l’idea che Filippo fosse un personaggio di mondo, bizzarro, strano, scherzoso e burlone più che essere un santo, perché il suo comportamento non si addiceva ai canoni di santità cui siamo abituati a pensare.

Le stranezze che hanno caratterizzato la vita di san Filippo le ritroviamo in alcune vicende che hanno interessato Gioia del Colle in occasione del IV Centenario della morte del Santo nel 1995  ed in particolar modo nel V Centenario della sua nascita nel 2015.

Mi preme sottolineare e soffermarmi più approfonditamente solo una data dell’ultimo scorcio del secolo passato e una di questo secolo.

Elezione a sindaco di Sergio Povia

Nel 1995 nel IV Centenario della morte di S. Filippo il Comune di Gioia usciva da una gestione commissariale durata due anni, susseguente al decreto del 1993 di scioglimento del Consiglio Comunale, si disse per infiltrazione della criminalità organizzata, scioglimento firmato dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Si chiudeva una tra le pagine più buie della storia di Gioia. I fatti, però, smentiranno tale accusa. In quell’anno Gioia conosce una bella “stagione”  con l’insediamento di una nuova Amministrazione comunale.

Le urne portarono all’elezione del sindaco Sergio Povia.

Il periodico mensile di politica, informazione e cultura La Porta Rossa nel n. 4 di maggio 1995 riportava in prima pagina due foto: a sx la foto del nostro Patrono, con la scritta S. Filippo: anno 485° e, affiancata, sulla dx, una foto del nuovo sindaco, con la scritta: S. Povia: anno 0.

La didascalia riportava: Per Gioia, speriamo che bastino…

Un po’ dissacrante come titolo e impaginazione, l’accostamento di S. Filippo (San Filippo) a S. Povia, (Sergio Povia) peraltro ideato da un aderente al PDS (Partito Democratico di Sinistra).

Il 1995 ricorda il 485° anno della nascita di San Filippo, ma ricorda anche il IV Centenario della morte del Santo.

La morte terrena, per i cristiani, corrisponde alla nascita alla vita nuova, quindi la morte di S. Filippo corrisponde all’anno 0 della sua nascita in Cielo; allo stesso modo il 1995 costituisce l’anno 0 della rinascita di Gioia dal doloroso scioglimento del Consiglio Comunale e quindi l’anno 0 del sindacato Povia, da cui parte la rinascita di Gioia.

Monumento S. Filippo Neri - Gioia del Colle (BA) - anno 1995 - 100×150 cm

Monumento S. Filippo Neri – Gioia del Colle (BA) – anno 1995 – 100×150 cm.

In occasione del IV centenario della morte del Santo Patrono S. Filippo Neri ( 1995 ) lo scultore gioiese padre Serafino Melchiorre ha  realizzato un bassorilievo bronzeo raffigurante il Santo, che è stato posizionato nel 1997 nel settore est del giardino di Via Paolo VI.

A 20 anni di distanza da quella data, nel 2015, ancora una volta il nostro Santo Patrono e Sergio Povia, per la terza volta sindaco di Gioia, mi sembrano nuovamente uniti dal un file rouge.

Se poi prendiamo in esame il 2015, ricorrenza del V Centenario della  nascita di San Filippo,  a Gioia notiamo che questo anno è stato caratterizzato anche da diversi avvenimenti e da numerose strane coincidenze.

Oltre al V Centenario della nascita di San Filippo, si verifica la caduta del sindaco Povia e la fine della sua Amministrazione.

Il Comitato Feste Patronali in occasione di questo Centenario aveva invitato l’Amministrazione comunale ad approvare una deliberazione, nella quale si esprimesse la volontà della città di Gioia di riconfermare il Patronato di San Filippo e la devozione dei gioiesi  per il Santo.

Lo schema di delibera, che più giù si riporta, già  articolato  ad ottobre, dopo aver subito vari aggiustamenti è stato consegnato dal Presidente del Comitato Festa Patronale al Presidente del Consiglio comunale di Gioia a fine gennaio, pronto per andare all’approvazione del Consiglio comunale nella prima seduta utile  successiva alla sua consegna.

Il caso ha voluto che da quel momento non si è celebrato nessun altro Consiglio, a causa delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcune figure istituzionali del Comune.

Anche qui verrebbe da dire: caso o volontà di san Filippo, che non ha voluto che l’allora Amministrazione in carica, in procinto di  cadere, procedesse all’approvazione di un così solenne atto di fede e di amore verso il suo Patrono? È il segno della necessità di una nuova rinascita di Gioia, protetta da S. Filippo o un caso fortuito?

Ma di questo e di altri avvenimenti verificatisi nel corso del 2015 parleremo in un prossimo articolo.

© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed il nome dell’autore.

Print Friendly, PDF & Email

26 Marzo 2021

  • Scuola di Politica

Inserisci qui il tuo Commento

Fai conoscere alla comunità la tua opinione per il post appena letto...

Per inserire un nuovo commento devi effettuare il Connettiti

- Attenzione : Per inserire commenti devi necessariamente essere registrato, se non lo sei la procedura di LOGIN ti consente di poter effettuare la registrazione istantanea.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.