Richiesta di titolo di Città per Gioia del Colle
In data odierna ho fatto acquisire al protocollo del Comune di Gioia la seguente bozza di relazione diretta all’Amministrazione comunale di Gioia del Colle perché voglia inoltrare richiesta di concessione del titolo di Città al nostro paese. Tale titolo non ha solo valore onorifico per Gioia, ma potrebbe servire ai governanti, anche a livello extracomunale, […]
In data odierna ho fatto acquisire al protocollo del Comune di Gioia la seguente bozza di relazione diretta all’Amministrazione comunale di Gioia del Colle perché voglia inoltrare richiesta di concessione del titolo di Città al nostro paese. Tale titolo non ha solo valore onorifico per Gioia, ma potrebbe servire ai governanti, anche a livello extracomunale, per far comprendere la baricentricità di Gioia del Colle, la sua importanza strategica all’interno dell’area metropolitana e regionale, anche al fine di dotarla di alcune strutture, specialmente quelle sanitarie, di cui il nostro territorio è carente.
Infatti pur avendo avuto in passato un primo Ospedale sin dal 1346, uno successivo gestito dai Cavalieri di Malta e ulteriori ampliamenti, grazie alle donazioni di numerosi benefattori, oggi Gioia del Colle, pur essendo il paese più grande e popolato di quelli limitrofi, è privo di un Ospedale.Questa relazione potrebbe servire anche a far comprendere l’importanza che Gioia del Colle ha avuto in passato nella sua millenaria storia e continua ad avere ancora ai nostri giorni.
A titolo semplicemente informativo Gioia del Colle, pur ospitando a circa 500 metri dall’abitato il 36° Stormo Caccia, il gruppo di volo più decorato dell’Aeronautica Militare Italiana, base NATO tra le più importanti del Sud-Europa, che garantisce la sicurezza aerea nazionale ed internazionale, è l’unico tra i centri con presenza di aeroporti militari a non essere dotato di un Ospedale e di un Pronto Soccorso e quindi non in grado di garantire la sicurezza di cittadini gioiesi in caso di accidentale incidente aereo, automobilistico o in presenza di calamità naturali.
Dal punto di vista logistico Gioia del Colle è circondata da un piccolo raccordo anulare, dal quale si dipartono dieci arterie, tra autostradali, statali, provinciali che la collegano a paesi e città in ogni direzione (Altamura, Matera, Bari, Taranto, Alberobello, Castellana Grotte, per indicare solo alcune località più note e importanti), ed è servita da due linee ferroviarie delle FF.SS. ed è servita da uno svincolo autostradale.
Sui cartelli segnaletici posti agli ingressi del paese campeggia la seguente iscrizione: Gioia del Colle Città federiciana, Città del vino primitivo e della mozzarella.
Attualmente Gioia occupa il quarto posto per estensione nell’area metropolitana di Bari, dopo Altamura, Gravina e Ruvo di Puglia, con un’estensione di 206.48 kmq. Tutto ciò nonostante le usurpazioni effettuate in passato a suo danno; infatti nel 1802 il sindaco di Gioia Michele Cassano lamentò che i Putignanesi, i Nocesi, i Turesi e i Casalini avevano usurpato territori in possesso del Comune di Gioia e non pagavano il catasto né facevano entrare gioiesi in quelle terre. Tra queste terre erano comprese anche quelle dell’abbazia della Madonna della Scala, oggi appartenenti al Comune di Noci.
Il territorio di Gioia è stato abitato sin dai tempi preistorici, come testimoniano i ritrovamenti di dolmen, specchie e primitivi insediamenti rinvenuti in diverse zone dell’agro gioiese.
Tra questi siti (Toppa di Montursi, Murgia San Francesco, la Castelluccia, Murgia Giovinazzi, Murgia Fra Gennaro, Masseria del Porto, Serra Capece, Murgia San Benedetto, Masseria Surico, Madonna dell’Annunziata) spicca quello di Santo Mola, dove sono presenti cave di tufo carparo, materiale edilizio che dall’VIII secolo a. C. è stato estratto in copiosa quantità da squadre di abili artigiani e utilizzato non solo in loco, ma anche nelle zone limitrofe al nostro territorio, per ogni tipo di costruzioni. Durante interventi di scavo in questa zona, in passato ma anche in tempi recenti, sono venuti alla luce resti di tombe e corredi funerari di rilevante interesse, riferibili al VII- VI secolo a. C., segno della presenza umana in quel territorio sin da quei tempi.
A beneficiare di tale materiale edilizio è stato soprattutto un insediamento ubicato a circa Km. 4,5 a nord dell’abitato di Gioia, sull’altura di Monte Sannace, dove è presente un antico sito archeologico,
considerato il più esteso ed importante della Peucezia, abitato sin dall’ottavo-nono secolo a.C., che presenta 5 cinte murarie, segno della sua continua espansione, essendo il punto di passaggio obbligato in passato, per chi, invasore o mercante, da Bari, cioè dal mare Adriatico, si dirigeva a Taranto, verso il mare Ionio o viceversa.
Il copioso materiale rinvenuto durante le campagne di scavo è in parte esposto nel Museo Archeologico Nazionale allestito nel castello di Gioia, ma è presente anche nei Musei Nazionali di Bari, di Taranto, nel British Museum di Londra e in alcune collezioni private in Italia e all’estero. Ogni anno la Scuola di Specializzazione di Archeologia dell’Università di Bari effettua brevi campagne di scavo, che portano continuamente alla luce reperti che attestano l’importanza, la complessità del sito e fanno luce sulle diverse attività svolte dai suoi abitanti.
Sul finire del primo millennio, durante il periodo dell’invasione dei Bizantini, il sito è stato definitivamente abbandonato e la popolazione si è trasferita nel territorio su cui oggi si estende l’abitato di Gioia del Colle, come attestato dal rinvenimento di una moneta dell’imperatore bizantino Romano II (920-944 d.C.) su Monte Sannace e da un ulteriore rinvenimento di un’altra moneta risalente all’imperatore Giovanni Zimisce (969-976 d.C.) sotto l’intonaco di una antica casa abbattuta in via Spada, primo nucleo bizantino gioiese risalente al secolo X.
La presenza dei bizantini a Gioia, oltre al suddetto antico borgo è attestato dal culto di Santa Maria
Maddalena, che era venerata nell’omonima chiesetta, dal culto della prima Patrona di Gioia, Santa Sofia, di Santa Maria di Costantinopoli e di sant’Andrea, tutti santi di provenienza orientale.
Nel 1087 il duca normanno Ruggero, figlio di Roberto il Guiscardo, dona alla Mensa Arcivescovile
di Bari la zona del Canale di Gioia, che si trovava nella zona di Canale Frassineto, detto anche di S. Nicolò delle Pagliare e la Chiesa di Sant’Angelo, sita sul Monte Joannacii con tutti gli orti e gli orticelli che sono vicini questa zona e che va per la strada che porta ad Joam,
Un primo nucleo dell’antica città di Gioia è attestato dalla presenza di un convento fortilizio di benedettini agli inizi del secolo XI. Intorno a questa costruzione i Normanni, costruirono un castellum che, da posto di rifugio, fu ampliato alla fine del secolo XI da Riccardo Siniscalco, primo feudatario di Gioia, con un cortile e con alcune torri, in un vero e proprio fortilizio e successivamente fu ampliato e completato dall’imperatore Federico II di Svevia.
Federico II dovendo ripopolare la città di Altamura, essendoci necessità di dotarla di quadri dirigenti e personale amministrativo, con disposto del 1242 stabiliva che chiunque fosse andato colà ad abitare non avrebbe pagato le tasse per dieci anni. La popolazione gioiese accolse i bandi, e tra questi vi erano figure di spicco, come i notai, giustizieri (che curavano la distribuzione e la riscossione delle cedole delle tassazioni), giudici elettivi, i baiuli (magistrati dell’ordine giudiziario, nominati dal re, con funzioni giurisdizionali ed amministrative), scriptores, figure professionali di cui Gioia non difettava assolutamente, al punto da trasferirne alcune di una certa rilevanza sociale senza creare danno alla nostra comunità cittadina.
Riccardo Siniscalco nel 1108 dona alla Basilica di San Nicola di Bari la chiesa rurale di San Pietro di Sclavezzulis, con i terreni circostanti, chiesa non lontana dal nostro castello (Cod. Dipl. Bar. V, 50); nel diploma compare per la prima volta il nome di Joha (Gioia) e nel 1111 dona alla stessa Chiesa l’intero feudo gioiese con i suoi abitanti. Sempre nel 1111 concede ed offre il Castellum nostrum Ioe, costruito con nostra grande fatica e spese, alla Chiesa di san Nicolò di Bari (Cod. Dipl. Bar. V, 57). Tale donazione è confermata in un diploma sottoscritto a Palermo da Costanza d’Altavilla nel 1195.
Gioia da iniziale Casale cresce e si sviluppa nel XII secolo. In una delle più antiche chiese dell’abitato, quella di Sant’Andrea, (Cod. Dipl. Bar. I, 55 del marzo 1088 e settembre 1199), si celebrava con il rito greco; tale chiesa dipendeva dalla Casa locale dei Cavalieri Ospitalieri.
L’esistenza a Gioia di una Domus Ospitalis dei Cavalieri Ospedalieri o di San Giovanni, ordine fondato nel 1048 con il compito di assistere i pellegrini nella Terra Santa, al di là della loro fede religiosa e razza, gestendo a tal fine un ospedale, Domus non lontana dalle muraglie del castello, si trova in un documento del 1180 (Cod. Dipl. Bar. I, 55). I Cavalieri di Malta avevano numerosi possedimenti fondiari nel territorio di Gioia.
Ancora oggi Gioia del Colle annovera un cospicuo numero di Cavalieri di Malta.
Presso il castello di Gioia doveva operare una Schola scriptoria come è attestato da due copie dalla Bibbia di Manfredi, manoscritti presenti uno nella Biblioteca Vaticana e l’altro nella Biblioteca Nazionale di Parigi, firmate dallo scriptor Iohensis.
Al castello di Gioia è legata la leggenda che vuole che nel carcere presente al di sotto di una delle sue torri, nota come Torre dell’Imperatrice, si recise i seni Bianca Lancia, amante di Federico II, da quest’ultimo sposata in punto di morte, ivi imprigionata perché accusata ingiustamente di aver tradito l’imperatore. Due protuberanze, simili a due seni, scolpite sul lato est della prigione del castello, a detta di Ricciotto Canudo e di altri studiosi, ricorderebbero il tragico gesto di Bianca Lancia.
Il castello di Gioia, a detta di numerosi studiosi, tra i quali spicca G. Engler (Les Pouilles, Paris, 1962), viene definito il meglio conservato dei castelli svevi.
Come di seguito faremo accenno Gioia è stata sempre una città ospitale nei confronti di popolazioni di diverse razze e lingue.
Durante la lotta tra Aragonesi ed Angioini vennero in Puglia gli Sclavoni, per combattere contro gli Angioini, a fianco degli Aragonesi. Molti di questi Schiavoni o Albanesi, al termine della guerra si stabilirono definitivamente a Gioia e formarono il borgo, che ancora oggi da loro prende il nome di Borgo degli Albanesi. Costruirono la Chiesa di Sant’Angelo, dove celebravano le loro funzioni religiose, come si evince da due iscrizioni poste sulla facciata laterale sinistra dell’edificio sacro.
Nel 1969 la Chiesa di sant’Angelo è stata dichiarata Monumento Nazionale, come opera di notevole valore storico-architettonico con Decreto della Sovrintendenza delle Belle Arti.
Sul bassorilievo murato nel Palazzo Municipale del Comune di Gioia del Colle è scolpito lo stemma di Gioia, con la seguente iscrizione: Universitas Ioe. Arma Ioe. Primicerius Ionannes De Roccha me sculpsit A.D. 1480.
Nell’Apprezzo della Terra di Gioia del 1611 del tabulario Federico Pinto, dopo un’ampia descrizione
del paese, dei suoi abitanti, delle sue attività e dei suoi monumenti, si dice: Fuori di detta Terra vi sono tre Chiese, e cappelle antiche posti in diverse parti della campagna, che hanno del guasto de numero 300 e più, e per questa quantità ed antichità, di Chiese dinota detta Terra essere stata di Popolatissimo numero di gente, e di molta grandezza.
Il Consiglio comunale di Gioia del Colle del 30 marzo 1882 delibera nel seguente modo: A nome della Città, in omaggio all’unanimità, per voti segreti, decreta conferirsi al sindaco Marcellino Cassano una gran medaglia d’or che attesti solennemente ai presenti e ai venturi ch’egli ha ben meritato della Città di Gioia del Colle.
Nel 1794 viene ucciso a Napoli il giovane ventiduenne gioiese Emanuele De Deo, definito il primo Martire del Risorgimento italiano, che, venuto a contatto con i giacobini francesi che avevano combattuto il dispotismo del loro re, voleva introdurre nel Regno delle Due Sicilie una Costituzione repubblicana sul modello di quella francese.
Nel 1799 nella Piazza antistante il castello normanno-svevo vennero uccisi alcuni liberali gioiesi, che si immolarono, per la libertà, per instaurare la democrazia e per ottenere la Costituzione, sul modello di quella francese, da parte dei Borboni. Il loro grido di libertà e di giustizia, che fu imitato e seguito da numerosi Comuni limitrofi, soffocato nel sangue e nel fuoco, è ricordato ai posteri da un monumento loro dedicato nella piazza che prende nome di Piazza dei Martiri del 1799.
Nel 1826 l’Intendente della Provincia di Bari intervenendo nel Consiglio comunale di Gioia disse: Essendo Gioia un Paese rispettabile per la sua situazione e pel numero degli abitanti, non concede che le strade sieno all’oscuro nella notte, tanto più essendovi la Strada Consolare, molti sono i passeggeri, è d’uopo quindi che le strade abbiano de’ riverberi. Occorre migliorare il formale del Paese, che prende rango fra i Comuni di prima classe.
A seguito del viaggio che Cesare Malpica, docente di lettere e grammatica in Napoli, effettuò nel 1841, passando e dimorando a Gioia, scrisse nel suo libro Il giardino d’Italia. La Puglia: Come si chiama quella Città, o paese che sia, che sta a cavallo di una collina e che è munita d’un vecchio castello torreggiante? Quella è Gioja.
Nel 1842, con i fondi del Legato Losapio è istituita la Biblioteca Losapio, in seguito intitolata al sac. don Vincenzo Angelillo, scrittore, poeta saggista gioiese. In attesa dell’apertura della nuova sede il patrimonio librario, che ammonta a circa 40 mila volumi è destinato ad incrementarsi per le cospicue donazioni di professionisti gioiesi, donazioni non ancora catalogate o in attesa di accettazione.
Il 20 maggio 1860 a Gioia si tiene un convegno di liberali della Provincia di Bari, Lecce e Potenza nella casa del gioiese Nicola Resta, i quali dichiarano decaduta la dinastia borbonica.
Nel 1863 dalle Superiori Autorità è approvato l’impianto dell’Ufficio del Registro e Bollo, essendo
Gioia centro di commercio interno e punto di fermata tra Taranto, Bari ed Altamura.
Nel 1898 Gioia del Colle è invitata dal Ministero della P. I. a partecipare all’Esposizione Nazionale di Torino. In quella circostanza la Scuola elementare viene dichiarata Scuola modello e il Comune ottiene un diploma d’onore ed una medaglia da S.E. Emanuele Filiberto.
Nel 1899 Gioia del Colle è invitata dal Ministero della Pubblica Istruzione a rappresentare l’Italia all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900. Vengono esposte foto del castello di Gioia, il progetto della Scuola elementare Mazzini, che era stata costruita nel 1873 e i lavori degli studenti. In tale occasione la Scuola Elementare Mazzini viene dichiarata Scuola modello in Europa.
Nel 1901 il Commissario Prefettizio Cossu tornando a Roma disse che augurava a tutti i Comuni d’Italia una Amministrazione simile a quella di Gioia, per l’abnegazione nello svolgere l’impegno civico e le premure dimostrate nei confronti della popolazione gioiese.
Nel 1946 i militari polacchi del Secondo Corpo d’Armata del Generale Wladislaw Anders nel lasciare la Puglia per rientrare in Polonia donarono una copia del quadro della Madonna Nera di Częstochowa, dipinto da un militare polacco, alla Chiesa di San Francesco di Gioia, per ringraziare dell’ospitalità loro offerta dai gioiesi e in particolare per la disponibilità dimostrata dal sac. don Vincenzo Angelillo nel celebrare la messa nei giorni di domenica per i soldati polacchi che venivano a Gioia a piedi dalla periferia di Taranto e di San Basilio anche per attuare l’obbligo di partecipare alla liturgia domenicale.
Un’altra eccellenza di Gioia del Colle è la Banda musicale o Premiato Concerto Musicale, con oltre 200 anni di storia. Gioia vanta una delle Bande musicali più importanti d’Italia, tra le più premiate in campo nazionale, con oltre 80 medaglie d’oro, 30 bacchette d’oro, 200 attestati vari di merito. Da segnalare la sua partecipazione nel 1884 alle celebrazioni in onore di Vittorio Emanuele II, dove riscosse lodi e ricompense. In quell’occasione il Presidente del Comitato Provinciale per quel Pellegrinaggio Nazionale a Roma espresse il suo plauso per la Città di Gioia non solo per la bella figura fatta dalla Banda di Gioia, ma anche per aver salvato l’intera Provincia dalle orde ribelli lì raccolte, dichiarando il Municipio di Gioia benemerito del Nazionale Pellegrinaggio. Lo stendardo del Municipio fu insignito della medaglia d’argento per i risultati conseguiti dalla Banda al Pellegrinaggio a Roma. Nel 1914 la Banda suona a Molfetta ed ottiene un diploma e una medaglia d’oro. Nel 1907 nel Concorso per Bande svoltosi a Napoli, in occasione del 25° anniversario della morte di Garibaldi, la Banda di Gioia ottiene il 2° premio e una medaglia d’argento. Nel 1924 nel Concorso Internazionale di Venezia la Banda di Gioia ottiene il primo premio e una coppa del re Vittorio Emanuele III. Nel 1928 nei Littoriali di Bologna la Banda di Gioia viene dichiarata vincitrice fuori Concorso. Nel 1929 nel Concorso Nazionale del Dopolavoro la Banda consegue il 1° premio e un diploma.
Nel 1932 Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica, ascolta le note della Banda di Gioia mentre era rinchiuso nel carcere di Turi. Lo stesso Pertini nel 1970, subito dopo la sua venuta a Bari, rilasciò il seguente messaggio: Ai cari compagni di Gioia del Colle, ricordando la gioia che ho provato nell’ascoltare una sera dalla mia cella del carcere di Turi la banda musicale del loro paese. Con affetto fraterno Sandro Pertini.
Ancora ai nostri giorni la Banda di Gioia continua a mietere allori e riconoscimenti in tutta Italia.
Gioia del Colle può vantare la produzione di due eccellenze della sua terra: il Vino Primitivo DOC Gioia del Colle, la Mozzarella fiordilatte di Gioia del Colle DOP e l’olio di oliva DOP. Qualche anno fa Gioia ha ottenuto la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per la mozzarella.
Nel 2022 l’ONAF, Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi, ha insignito il Comune di Gioia del titolo di Città del formaggio 2022.
Un altro prodotto tipico di Gioia del Colle è lo zampino, un salsicciotto sfizioso e particolare, cotto alla brace, imitato da altri paesi limitrofi, per il quale si organizzava annualmente una Sagra cittadina.
Una menzione particolare merita il Museo della Civiltà Contadina o, per meglio dire, il Museo Etnografico del Mediterraneo, una raccolta di un cittadino gioiese unica al mondo per varietà di manufatti esposti, che spaziano da attrezzi collegati alle attività agricole: aratri in legno e in ferro, seminatrici, falciatrici, forche e forconi, imballatrici, pale, scale, pile in pietra, trappole, incubatrici per uova, attrezzi per la zootecnia ad attrezzi legati ai seguenti mestieri: calcarulo, sellaio, maniscalco, scalpellino, spaccapietre, maestro d’ascia, carradore, falegname, fabbro, tornitore, arrotino, vasaio, conciapiatti, calderaro, calzolaio, cappellaio, spazzacamino, bottaio, ceraiolo, macellaio, tipografo, legatore e restauratore, orologiaio, banditore, lattaio, imbianchino, sarto, cardatore, materassaio, tessitore, noleggiatore di bici, lavoranti a tombolo. Sono presenti anche attrezzi di uso casalingo: Chiancarazze, schiacciafave, asciugapanni da braciere, secchi e lope, bacili con supporto, bilance, tostatori, scaldini e scaldaletto.
Inoltre è presente un vasto campionario di attrezzi per la vinificazione e distillazione del vino, per l’attività olearia, per l’attività molitoria e per la panificazione (macine a mano, pestelli, mulini, setacciatrici, laminatrici, cernitrici di cereali, mietitrebbia). Di particolare interesse la ricostruzione di una noria, antica attrezzatura idraulica per emungere acqua dai pozzi, corredata da un mulo in cartapesta, che sta a ricordare il lavoro svolto dall’animale per mettere in funzione il congegno. Alcuni antichi mulini, acquistati e restaurati, saranno utilizzati a scopo didattico per gli studenti e per i visitatori del Museo. Fanno parte della raccolta alcuni calessi, traini e due carri per il traporto funebre, recentemente restaurati: uno per bambini e l’altro per adulti; apparecchiature di un tempo per illuminazione ad energia eolica, ghiacciaie e macchine per produzione di gelati, un carretto ambulante di un gelataio, attrezzature per la cinematografia e la fotografia e perfino una cassetta sopravvivenza e scrittoio della Grande Guerra.
Per questo Museo si è in procinto di avvio di richiesta come riconoscimento patrimonio UNESCO.
A Gioia del Colle è presente un’ampia zona occupata da manufatti che fanno parte dell’Archeologia Industriale, che attestano l’importanza, sin dalla fine dell’Ottocento, della nostra Città a livello agro-industriale. Tra questi manufatti vanno segnalati il Mulino a vapore e pastificio Pagano (1903) il mulino Excelsior (1905), le distillerie Paolo Cassano e la distilleria Taranto. Il mulino Pagano (giugno 1940- gennaio 1941) è stato utilizzato come Campo di concentramento di ebrei.
Paolo Cassano in particolare, a seguito della crisi vinicola e daziaria con la Francia del 1887, alla fine dell’800 comincia ad impiantare distillerie per la lavorazione del vino invenduto e per la produzione di alcool. Oltre al cognac Fides, che trovò favorevole apprezzamento non solo in Italia, ma anche in molte parti del mondo, tanto che fu esportato in Francia, Germania, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Ungheria, Polonia, Romania e Africa del Nord e conseguì numerosi premi e riconoscimenti in alcune fiere nazionali ed internazionali, come quella di Chicago (1892), Milano (1893), di Londra, Liegi, Parigi, Torino, Roma, Napoli, Lipsia, Buenos Aires, si affermarono sui mercati internazionali anche il vermouth Cassano, il liquore Igea, il Rhum Giamaica e il Superior Old Brandy.
Gioia del Colle è sede di un aeroporto militare sin dagli inizi del secolo scorso, che è stato utilizzato come base per effettuare nel 1917 il volo su Cattaro da parte di Gabriele D’annunzio con i suoi 15 biplani trimotori e con la partecipazione anche di due soldati gioiesi: il tenente pilota Vito Pugliese e il sergente mitragliere Beniamino Lattanzio. Alla fine della vittoriosa missione D’Annunzio propose di cambiare il nome di Gioia del Colle in Gioia della Vittoria. Nel Villaggio Azzurro di Gioia è presente un monumento che ricorda l’eroica impresa di G. D’Annunzio. Dall’aeroporto di Gioia del Colle sono partite le missioni internazionali durante le Guerre del Golfo nel Kuwait, nel Kossovo, in Libia. Nella base è presente anche l’84° Centro S.A.R. (Search And Rescue), che opera in missioni di ricerca e soccorso non solo per personale militare, ma anche per la popolazione civile.
Gioia vanta la presenza di tre Santi Patroni: Santa Sofia (8 settembre), San Filippo Neri (26 maggio) e San Rocco (16 agosto).
Da Gioia del Colle si dirama in due condotte il Canale dell’Acquedotto Pugliese che prende l’acqua dal fiume Sele; uno prosegue verso Bari e l’altro prosegue verso Brindisi e Lecce. Nel nostro Comune è presente un impianto di sollevamento del suddetto Acquedotto.
La varietà di attività economiche svolte a Gioia del Colle è attestata dalla presenza nel suo territorio oltre a industrie legate alla trasformazione di prodotti agricoli, anche dalla attività svolta dal Lanificio Lattarulo, operante in Gioia dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento. Il Lanificio che impiegava circa 250 tra maestranze e operai ed era fornitore di indumenti e divise per le Forze Armate.
Altrettanto importante è stata la nascita dell’industria meccanica Termosud Breda Ansaldo, che costruiva caldaie per centrali elettriche e nucleari e che negli anni ha raggiunto una forza lavorativa di circa 1000 dipendenti.
Dalla metà del ‘900 è attivo lo stabilimento Perla per produzione di latte e derivati, stabilimento che è stato inglobato dalla Granarolo (che mantiene intatte le due denominazioni), leader europeo operante nel settore lattiero-caseario.
Dallo stesso periodo è operante in Gioia lo stabilimento Rocco Gallo, che opera nel settore della produzione di manufatti in calcestruzzo che esporta i prodotti anche al di fuori del territorio europeo.
Da alcuni anni Gioia può vantare, la realizzazione del Palio delle botti, trofeo vino Primitivo, che quest’anno è giunto alla settima edizione. Il Palio gioiese, che è gemellato con quello di Marsciano (PG) attira ogni anno numerosi artisti che gareggiano per disegnare il Pallio, stendardo da assegnare alla Cantina vincitrice, e vede la presenza di moltissimi visitatori provenienti da tutta l’Italia.
A testimonianza dell’amore di Gioia per la musica, ogni anno nel nostro Comune si svolge il Concorso Internazionale di musica Pietro Argento (pianoforte – musica da camera – musica vocale), giunto quest’anno alla 26^ edizione e che vede la partecipazione di musicisti proveniente da ogni parte del mondo.
Il dono dell’accoglienza e della solidarietà dei gioiesi è attestato dalla folta presenza di extracomunitari, principalmente provenienti dal continente africano o di musulmani, i quali possono fruire di una moschea e di un cimitero islamico, quest’ultimo istituito in un’ala del cimitero gioiese nel 2002, il primo costruito in Puglia e nell’Italia Meridionale. Per piccoli e adulti extracomunitari, alcuni volontari organizzano annualmente corsi gratuiti di alfabetizzazione e di sostegno nello svolgimento di compiti scolastici.
Di due estensioni terriere, coperte da boschi secolari, una denominata il Bosco “Cesare Soria”, è
sotto la protezione del WWF, l’altra, “Bosco Romanazzi” è zona protetta di proprietà del WWF.
A tale proposito Gioia fa parte del circuito europeo di città impegnate nella salvaguardia delle foreste (Città amiche delle Foreste).
Un’altra vasta zona umida di rilevante importanza, sita nei pressi degli scavi archeologici di Monte Sannace, ospita numerose specie di volatili stanziali, alcune definite a rischio estinzione, e uccelli di grossa taglia che annualmente scelgono il sito come tappa per le loro migrazioni da e verso terre più calde. Un progetto, già avviato dall’Acquedotto Pugliese prevede la trasformazione di questa zona umida in un’oasi protetta.
Nel campo scolastico il Comune ha istituito e finanziato le prime scuole comunali sin dal 1808 e nell’Ottocento funzionavano, oltre l’Asilo Infantile comunale e le Scuole primarie, il Ginnasio-Liceo, la Scuola di disegno e di calligrafia, le Scuole tecniche, la Scuola di Arti e mestieri e la Scuola di Enologia.
Da 23 anni è operante in Gioia l’Università della Terza Età e del Tempo Libero, A.P.S., che conta circa 300 soci che seguono i corsi che gradiscono scegliendoli tra un ventaglio di oltre 50 indirizzi e che, tra le altre attività, annualmente provvede alla celebrazione della Giornata della Memoria.
Gioia del Colle è sede della Compagnia dei Carabinieri, dei Carabinieri Forestali, della Tenenza della Guardia di Finanza, del distaccamento della Polizia stradale, del Centro operativo INPS, della sede decentrata della Camera di Commercio e dell’Ufficio del Ca stasto di Bari, dell’Ufficio delle Entrate, dell’Ufficio del Lavoro, del 36° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana, e da 30 anni è sede del Comitato della Croce Rossa Italiana.
Dal 1996 è operante in Gioia il Consiglio Comunale dei Ragazzi.
Numerosi sono i monumenti e le bellezze architettoniche presenti a Gioia del Colle.
Oltre al castello normanno-svevo (nel quale P.P. Pasolini “Il Vangelo secondo Matteo”, Fabio Segatori “Terra bruciata” e Matteo Garrone “Il racconto dei racconti”, hanno girato alcune scene di un loro film), al Museo Archeologico Nazionale e al sito archeologico di Monte Sannace possiamo ricordare:
-La Casa Torre, risalente al XIII secolo, una torre di difesa, fatta costruire da un nobile fiorentino,
di nome Perrino, della famiglia De’ Rossi, che era al seguito di Federico II,
-numerosi archi nel Centro storico, che racchiudono corti, sedi di personaggi che rivestivano importanti cariche politiche e religiose; nel Centro storico sono presenti i segni dello sviluppo urbanistico del paese, a partire dall’XI secolo in poi, come l’icona posta sull’arco Nardulli, che rappresenta i Patriarchi di Gioia: la Madonna, Santa Sofia, San Filippo e San Francesco di Paola,
-il Cippo del Primitivo, posto presso il campo in cui il primicerio don Francesco Filippo Indellicati impiantò il primo vigneto del vitigno a cui dette il nome di Primativo,
-il Caffeàus, rarissima costruzione architettonica in pietra e carparo locale, di stile neoclassico con commistioni stilistiche romane, greche ed arabe, risalente alla fine dell’800,
-il Monumento ai Martiri del 1799, a ricordo di cittadini gioiesi bruciati nella Piazza antistante il castello,
-una singolare ed ampia edicola votiva semicircolare, denominata il Calvario, che racchiude 5 Croci, di cui una racchiusa in una nicchia con un Crocifisso in cartapesta dipinta con immagini sacre, risalente al 1831,
-il Teatro comunale, la cui inaugurazione risale al 1840, uno dei palcoscenici più prestigiosi del Sud Italia, la cui programmazione richiama spettatori da tutta la Puglia,
-il busto a Giuseppe Garibaldi, commissionato nel 1882, anno della morte dell’”eroe dei due mondi”, allo scultore Primo Giudici di Milano e posizionato in Piazza Umberto I,
-le Distillerie e i Mulini e Pastifici ubicati nell’area dell’Archeologia industriale
-la Villa Cassano, che ospitò Gabriele D’Annunzio nel suo soggiorno a Gioia nel 1917. La villa è vincolata dalla Soprintendenza ai BB. AA. sin dagli anni ’40, del secolo scorso, così come sono vincolati i due giardini e il viale di lecci secolari. La dimora è altresì iscritta alla Sezione Puglia della Associazione Dimore Storiche Italiane,
-il Monumento ai Caduti della Prima Guerra mondiale,
-le Porte dell’Imperatore, che abbelliscono numerose porte del Centro Storico di Gioia, unitamente ai Vessilli ad arte, ai palloncini in volo, di ceramica colorati e ai bassorilievi raffiguranti Federico II e personaggi di corte, posizionati anch’essi sulle facciate di abitazioni del Centro Storico,
-il monumento a San Filippo Neri, posizionato di fronte alla Scuola elementare a lui intitolata,
-il monumento al generale Weadslaw Anders Comandante del II Corpo d’Armata polacco che nel 1943 sbarcò in Puglia per combattere con le truppe alleate e liberare l’Italia dall’occupazione tedesca,
-numerose ville e masserie antiche nell’agro di Gioia, di notevole pregio architettonico, alcune delle
quali costruite su progetto dell’architetto gioiese Cristoforo Pinto, che operò principalmente a Milano. Le masserie sono quasi tutte dotate di cappelle di particolare pregio e culto.
-Il Comune di Gioia del Colle ha provveduto alla pubblicazione di una trentina di Fogli d’Identità Territoriale, su vari aspetti della storia e dei beni presenti nel nostro Comune, per i quali il Comune ha ottenuto a Roma per ben due volte il Premio Montecelio per la comunicazione.
-Nel territorio di Gioia sono presenti anche numerose grotte, tutte di proprietà privata, che testimoniano il secolare lavorio dell’acqua nello scavare quelle cavità di roccia calcarea. Il prof. gioiese Walter Ivone ne ha ispezionato una decina e ha curato una pubblicazione su tali grotte.
-Disseminate nel territorio di Gioia troviamo numerose norie, testimonianza dell’ingegno umano per rendere meno pesante l’emungimento di acqua dai pozzi di acqua sorgiva, presente in gran quantità nelle falde freatiche.
-Numerose sono le Chiese e sono presenti i Monasteri dei Francescani Conventuali, dei Francescani Riformati e quello dei Domenicani, molte delle quali presentano degli ipogei destinati a sepolture. Di particolare pregio la Chiesa Madre, costruita su un precedente edificio sacro, che alcuni studiosi fanno risalire al VI secolo d. C.
Una pinacoteca comunale che raccoglie quadri di pittori gioiesi e donazioni di privati, di una fototeca comunale, che raccoglie foto relative a monumenti, personaggi ed attività locali, a partire dall’inizio del secolo scorso, arricchiscono il patrimonio storico-documentario-culturale di Gioia del Colle.
Numerosi sono i cittadini che in passato hanno dato lustro al nostro paese o ancora ai nostri giorni
continuano ad onorare Gioia del Colle. Tra questi, per motivo di spazio, ne annoveriamo solo alcuni:
-L’abate Francesco Paolo Losapio (1762-1842), patriota, scrittore, primo maestro nel Comune di Gioia nel 1808, autore di una Storia di Gioia del Colle, in versi, benefattore che lasciò i suoi averi per istituzione di una Biblioteca, di tre scuole ginnasiali e di doti per le donzelle povere
-Il primicerio Filippo Francesco Indellicati (1767-1831) che nel 1799 dette il via alla produzione di un vitigno per il quale coniò il termine Primativo, vitigno che produce il vino meglio conosciuto con il nome Primitivo di Gioia del Colle.
-Giuseppe Del Re (1806-1864) patriota del Risorgimento italiano e primo deputato gioiese nel Parlamento italiano, direttore della Stamperia reale in Napoli.
-Daniele Petrera (1839-1933) medico specializzato a Parigi, fautore della fondazione dell’Università di Bari e fondatore della stazione sperimentale di agricoltura e dell’Ospedale Consorziale di Bari, consigliere provinciale, progettista dell’Acquedotto Pugliese e della fognatura di Bari. Ricoprì diversi incarichi politici, Benefattore.
-Alcuni esponenti della famiglia Soria: Michelangelo, secondo deputato gioiese, Teodorico,
perseguitato dai Borboni, terzo deputato gioiese nel Parlamento italiano nel 1870, Carlo, Procuratore generale presso la Corte di Appello di Trani, Enrico, sindaco di Gioia nel 1889, Adolfo, generale ed eroe della Prima Guerra Mondiale.
-Filippo Petrera, (nato il 1868), avvocato, socio onorario del Circolo giuridico di Napoli, componente della Commissione di vigilanza per le scuole elementari comunali, componente della
Commissione di vigilanza per le scuole elementari comunali, componente della Giunta provinciale e di varie commissioni provinciali, tra cui archeologia, bilancio, comitato elettorale, vigilanza scolastica, comitato forestale, biblioteca consorziale, beneficenza, consiglio di leva e Storia Patria. Presso la Scuola Superiore del Commercio rivestì la carica di delegato nel Consiglio di Amministrazione, fu componente della Commissione provinciale per la revisione dei canoni daziari e rivestì la carica di segretario del Consiglio provinciale. Nominato Cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia e Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, fu anche investito della carica di Commendatore della Corona d’Italia. Scrisse articoli su riviste letterarie pugliesi e giornali.
-Giovanni Carano Donvito (1873-1949), avvocato, docente universitario, consulente finanziario del
Presidente della Repubblica Einaudi, studioso e scrittore della Storia di Gioia dal Colle.
-Ricciotto Canudo (1877-1923), inventore del termine La Settima Arte, riferita al cinema, fondatore dell’estetica cinematografica, poeta, scrittore, filosofo della musica, saggista ed eroe della Prima Guerra Mondiale.
-Enrico Carano (1877-1943), professore universitario, titolare della cattedra di Botanica dell’Università di Roma, docente in Botanica generale e vincitore del concorso a professore di Botanica nell’Università di Pavia. Nella facoltà di Scienze di Firenze dirige la cattedra di Botanica, Direttore dell’Istituto Botanico di Roma. Su incarico della Regina d’Italia, Elena, collabora agli studi e nella ricerca della terapia dell’encefalite letargica, studi coronati da una scoperta scientifica che gli procurano le lodi sia del mondo scientifico che le congratulazioni personali della stessa Sovrana. Numerosi gli incarichi e i riconoscimenti ottenuti, tra cui: Direttore dell’Istituto botanico dell’Università di Roma, Preside della Facoltà di Farmacia, Direttore della sezione Botanica dell’Enciclopedia Italiana Treccani, socio della R. Accademia Nazionale dei Lincei, dei Georgofili di Firenze, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, socio della Pontificia Accademia delle Scienze e di altre Accademie nazionali ed estere.
-Francesco Romano (1880-1924), pittore i cui quadri sono sparsi per il mondo: dall’Europa agli Stati Uniti, al Giappone, sia in collezioni private, che in gallerie pubbliche, come il Museo di Arte Moderna di Roma, La Pinacoteca Provinciale di Bari, la Pinacoteca del Comune di Gioia del Colle. I critici concordano nel definire il Romano il più grande paesista pugliese del primo quarto del Novecento.
-Domenico Rosati (1881-1950), avvocato, magistrato nella Corte d’Appello di Trani, Presidente della Cassazione e Presidente della Corte Suprema.
-Silvestro Stallone (nato il 1883), nonno dell’attore e regista Silvester Stallone.
-Fortunato Matarrese (1902-1991), preside del Liceo classico di Gioia, studioso e insigne dantista.
-Andrea Benagiano (1904-1977), Direttore dell’Istituto di Patologia Chirurgica nell’Università di Roma, Direttore del reparto di Ortodonzia presso l’Istituto Superiore di Odontoiatria “George Eastman” e successivamente dello stesso Istituto ” Eastman”. Professore Straordinario della Clinica Odontoiatrica dell’Università La Sapienza di Roma, dove fonda e dirige gli “Annali di Stomatologia”. Membro di numerose Accademie internazionali è stato anche medico di papa Montini. Autore di oltre 200 pubblicazioni specialistiche in campo odontoiatrico
-Pietro Argento (1909-1994), direttore d’orchestra che ha operato in diverse parti del mondo, compositore e direttore anche dell’Orchestra della RAI di Roma. Il suo busto e la sua bacchetta sono esposti nel Museo delle Belle Arti di Mosca, dove ha svolto numerose tournées.
-Bernardo Terio (1911-1974), docente universitario presso l’Istituto di Istologia dell’Università di Napoli, docente della cattedra di Biologia e Zoologia presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, docente di Biologia e Zoologia generale, presso la facoltà di Medicina, di Farmacia e Scienze naturali dell’Università di Bari, direttore della cattedra di Istologia e Zoologia presso l’Università dell’Aquila, Direttore dell’Istituto di Zoologia della facoltà di Medicina Veterinaria, vincitore di Concorso per la cattedra di Istologia ed Embriologia presso l’Università di Messina. Ricercatore serio ed attivo, ha portato numerosi contributi al progresso delle ricerche scientifiche. Al suo nome è intitolato il Museo Nazionale “Bernardo Terio”, Istituto Museo di Zoologia ed Anatomia Comparata della Università di Bari.
-Vito Antonio Donvito (1914-2002), docente, archeologo, storico, autore di numerose pubblicazioni su castelli e scavi a Gioia e in Puglia.
-Franco Belgiorno Nettis (1915-2006), industriale che ha lasciato testimonianze della sua attività in Australia e in Asia, mecenate, l’uomo più ricco dell’emisfero australe.
-Filippo Romano (1917-1940), eroe della Seconda Guerra Mondiale decorato con due medaglie al valore militare.
-Lamanna Angelo (1923-2004), musicista, compositore di oltre 100 brani musicali.
-Mimmo Castellano (1932-2015), fotografo, designer e docente presso diverse Università, autore,
tra l’altro, della maschera tipica del Carnevale di Putignano, Farinella. Tra i suoi committenti ci sono la RAI, l’Italsider, l’ENI, l’INA, la Montedison, l’Alitalia, il CONI. Ha pubblicato diversi libri e fotolibri ed è stato consulente della Casa editrice Laterza. Le sue opere fotografiche e grafiche sono esposte in tutto il mondo. Ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica.
-Vito Svelto (1934), professore di elettronica nell’Università di Milano e di Pavia, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e insignito di diverse onorificenze.
-Orazio Svelto (1936) considerato il padre del laser italiano, docente nel Politecnico di Milano, scienziato, ricercatore, insignito di numerose onorificenze, autore di testi sul laser tradotti in 40 lingue e adottati in circa 50 Università straniere.
-Pasquale Rosati (1937-1996), ricercatore di fama mondiale, docente di Genetica Agraria in diverse Università tra cui quella di Roma, Ordinario di Frutticoltura dell’Università di Ancona e di Potenza e docente di Miglioramento genetico delle piante legnose da frutto presso l’Università di Bologna. I suoi studi e le sue ricerche, in particolare quelle sulla fragola, una delle quali specie da lui perfezionata è prodotta negli Stati Uniti, sono state pubblicate in Riviste specializzate internazionali.
-Maria Svelto (1948), ricercatrice e preside della Facoltà di Biotecnologie dell’Università di Bari.
-Mario Girardi (1948-2015), professore Ordinario di Filologia ed esegesi neotestamentaria, Storia dell’esegesi patristica, Letteratura cristiana antica presso l’Università di Bari, direttore di riviste internazionali, autore di numerose pubblicazioni e storico di Gioia.
-Donato Boscia (1957-1988), ingegnere, medaglia d’oro al merito civile, ucciso dalla mafia a Palermo durante la costruzione del locale acquedotto.
-Francesco Svelto (1966) docente universitario e rettore dell’Università di Pavia.
–Roberto Cazzolla Gatti, (1984) docente, ricercatore, ha pubblicato libri e studi su riviste specialistiche. Professore associato di Biologia della Conservazione e Biodiversità all’Università di Bologna dal 2021, dov’è anche membro del BIOME – Biodiversity and Macroecology Lab. Ecologo e biologo evolutivo. Ph.D. in ecologia forestale. La sua ricerca interdisciplinare s’interessa di Salute planetaria e degli ecosistemi, Biodiversità (vegetale e animale) e Protezione dell’ambiente globale, ponendosi all’interfaccia tra ecologia, etologia ed evoluzione. Dal 2015 al 2021, è stato Professore associato dell’Istituto di Biologia e coordinatore della Laurea Magistrale in Biodiversità della Tomsk State University (TSU), in Russia. Ha lavorato anche come Professore associato presso il Politecnico UniLaSalle di Rouen (Francia), Senior Research Fellow del Konrad Lorenz Institute for Evolution and Cognition Research (Austria), Ricercatore associato presso il Dipartimento di Scienze Naturali e Forestali della Purdue University (USA) e Visiting Professor della Beijing Forestry University (Cina).
È membro dell’IUCN e della Society for Conservation Biology ed external faculty del Konrad Lorenz Institute. È stato ricercatore del CMCC e consulente di FAO e WWF.
Numerosi sono i benefattori gioiesi, tra cui:
-il già citato abate Francesco Polo Losapio, che donò i suoi averi per l’istituzione di una Biblioteca e di tre Scuole ginnasiali, aurore di una Storia in versi di Gioia del Colle,
-Pasquale Favale, (morto nel 1882) il cui nome è ricordato per l’omonimo Legato che prevedeva tre lasciti testamentari: uno per un giovane da istruire in un Conservatorio musicale, un altro per l’Asilo infantile ed un altro per l’istituzione di tre doti annuali per donzelle povere,
-Anna Paradiso (morta nel 1829), maestra delle fanciulle, benefattrice che donò tutti i suoi averi per l’apertura di un Ospedale a Gioia, cui fu dato il suo nome, alla quale seguirono altri benefattori con cospicue donazioni per l’ampliamento dell’Ospedale.
Per quanto sopra esposto sommariamente, e per altre motivazioni che per motivi di spazio sono state tralasciate, si ritiene che Gioia del Colle possa legittimamente aspirare a fregiarsi del titolo di Città.
Prof. Francesco Giannini
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3 Settembre 2024