Pietro Paradiso, fashion designer di Gioia del Colle
Gioia del Colle è la è patria di numerosi artisti affermatisi in diversi settori, di cui cito solo alcuni nomi: Musica: Pietro e Giacomo Argento, Raffaele Chiaia, Fungo Cinese, Vincenzo Silvestris, Roberto Re David, Canto: Mario Rosini, Danny Losito, Sandro Corsi, Pittura: fratelli WanWesterouth, Mimmo Alfarone, Gino Donvito, Scultura: padre Serafino Melchiorre, Attori: Anna Terio, […]
Gioia del Colle è la è patria di numerosi artisti affermatisi in diversi settori, di cui cito solo alcuni nomi:
Musica: Pietro e Giacomo Argento, Raffaele Chiaia, Fungo Cinese, Vincenzo Silvestris, Roberto Re David,
Canto: Mario Rosini, Danny Losito, Sandro Corsi,
Pittura: fratelli WanWesterouth, Mimmo Alfarone, Gino Donvito,
Scultura: padre Serafino Melchiorre,
Attori: Anna Terio, Andrea Bellacicco, Gianni Vernia.
Anche nel campo della moda abbiamo uno stilista di grande talento: Pietro Paradiso, gioiese verace, di 58 anni.
Come ricordano i suoi amici, il suo gusto artistico e l’amore per la moda nascono dai banchi del Liceo, periodo in cui, per gioco, disegnava sui diari delle compagne di scuola modelle piene di fiori. Ricordando quel tempo Paradiso dice: Poiché tutti mi dicevano che ero bravo, io ci ho provato.
Ha iniziato la sua attività lavorativa creando abiti da sposa nella bottega di uno stilista di Putignano.Dopo essersi diplomato all’Accademia di moda della principessa Koephia a Roma, a 18 anni collabora con la maison Valentino.
Ha lavorato poi per stilisti di fama mondiale: con Ted Lapidus a Parigi, Demetrios e Illissa a New York, Carlo Pignatelli a Torino, Patrizia Brenner a Milano, Ne Tiger e Zhifern a Shangai.
Dopo aver vissuto molti anni a Milano, capitale della moda in Italia, ritenendo di non poter esprimere pienamente il suo estro artistico, la sua creatività e la sua spiritualità, ha deciso di ritornare nella sua Puglia nel 2010 per dare alla luce le sue originalissime creazioni. Nella sua e nostra regione ha dato libero sfogo alla sua vision della moda e alla sua missione di fashion designer, orientata coraggiosamente su nuovi binari: la sostenibilità ambientale e la tradizione, quest’ultima scelta realizzata attraverso il recupero di tessuti antichi e naturali. Il tutto è stato sempre correlato con un’attenzione costante al sostegno delle maestranze.
Pietro Paradiso non è solo un fashion designer straordinario, ma ha anche molto a cuore i problemi e le difficoltà degli ultimi, degli emarginati, a tal punto che parte dei suoi introiti sono devoluti in beneficenza.
Ha cominciato a percorrere questa strada dopo aver osservato dei bambini turchi che sin dalla tenera età, invece di frequentare la scuola, venivano avviati alla produzione di tappeti che avrebbero arredato le case di noi occidentali. Fu colpito dalla loro manualità e dal fatto che quei tappeti avevano dei sigilli, dei simboli, che avevano un significato preciso.
Tornato in Italia fece uno studio e si accorse che gli stessi simboli erano presenti sui trulli di Alberobello e sui capitelli della cattedrale di Otranto, sicuramente influenze della dominazione saracena in Puglia. Rimase letteralmente scioccato dalla povertà ed emarginazione di quei popoli orientali e fu piacevolmente colpito dalla bellezza delle loro realizzazioni manuali. Rifacendosi a quelle produzioni manuali realizzò dieci opere che furono esposte e vendute e decise di donare il cinquanta per cento dei suoi incassi per quei bambini poveri, perché potessero studiare e prepararsi per un futuro migliore. Fece una piccola fondazione e il direttore di Capital venuto a conoscenza di questa sua storia, preso dalla curiosità si recò nel suo atelier e volle intervistarlo.
A testimonianza del suo valore come artista molti giornali gli hanno dedicato articoli per le sue creazioni; tra questi va segnalato Capital, che nel 2007 in occasione della XIII edizione The Best ha inserito Paradiso nella rivista, annoverandolo fra i 100 italiani che hanno creato qualcosa di buono per l’umanità e accompagnando la sua storia con la fotografia di Massimo Sestini. Nella rivista Paradiso condivide la notorietà con nomi come Luca Cordero di Montezemolo, Antonio Stradivari, Roberto Coin, I fratelli Bramante.
Nel 2008 l’AIRC, in occasione della campagna di sensibilizzazione per la ricerca sul cancro, lo ha scelto come testimonial della moda italiana.
Nel suo girovagare per il mondo ha colto il meglio delle civiltà che ha visitato, come un’ape che va in cerca dei fiori più belli e succhia il nettare dai fiori più colorati, più profumati, più appariscenti, per ottenere il miele più gustoso e prelibato.
Tornato a Milano il suo parlare di sostenibilità e di contenimento dello spreco dei materiali stentò ad essere accolto e non fu molto compreso dai suoi colleghi e dalla critica. I miei capi sono Made in Puglia, sia come concetto che come manufatto. Solo in Puglia si possono realizzare, perché a Milano ci sono i laboratori ma non le maestranze, dice Paradiso.
Unanimi consensi e grande successo, invece ha ottenuto durante le sue tournées all’estero, da Parigi, New York, in Cina e anche nella nostra Sicilia. Dalla Cina, ricordo di una bellissima esperienza e anche dalla Sicilia, considerata come sua seconda patria, terre ricche vita, ha ereditato il gusto del bello e del colore, che hanno guidato le sue scelte stilistiche, che gli hanno consentito di aprirsi al mondo e di fondere in un unicum esperienze e lavorazioni mutuati dall’utilizzo di tessuti utlizzati in diversi paesi, dai giapponesi agli indiani o propriamente dagli orientali.
Paradiso non solo ha recuperato tessuti antichi da ogni parte del mondo come Kilim e legno d’ulivo, restaurandoli, personalizzandoli, rendendoli unici, dando loro una nuova e preziosa vita, ma, opera innovativa, ha iniziato a sperimentare i tessuti di fibre naturali realizzati con antichi telai. Molte stoffe delle sue creazioni, specie dopo la sua parentesi lavorativa in Africa e l’esperienza maturata in Madagascar, sono ottenute dalla lavorazione di prodotti naturali, tra i quali fanno capolino anche le spatole di fichi d’India. I suoi capi sono confezionati rigorosamente a mano senza l’utilizzo della macchina da cucire e vengono assemblati con lo stesso filo per mezzo degli aghi che i nostri nonni utilizzavano per i materassi, la qual cosa rende le sue creazioni vere opere d’arte singolari e irripetibili.
Nel 2020 The Fashion Green, per il suo impegno a favore della sostenibilità e del rispetto della natura gli ha conferito il titolo di sustainable couturier.
Il segno del riconoscimento del suo lavoro e della sua maestria lo ritroviamo durante lo svolgimento del Festival del Cinema di Cannes. In tale occasione Paradiso è invitato a partecipare il 12 luglio 2021 alla Cena di Gala organizzata da Better World Fund, fondazione che mira alla salvaguardia del pianeta, presieduta e fondata da Manuel Collas de La Roche e ha fatto sfilare 30 capi inediti, facenti parte della Collezione Cinema, realizzati seguendo i principi della moda sostenibile e del riutilizzo degli sprechi, collezione realizzata, come ricorda lo stesso stilista, in soli 40 giorni, anche se frutto di anni di ricerca e di studio. Gli abiti non solo sono stati realizzati esclusivamente in Puglia, ma utilizzano prodotti pugliesi; alcuni tessuti, infatti, sono bagnati nel vincotto di fichi, quello utilizzato dalle massaie pugliesi per guarnire le cartellate, per tingere tessuti naturali, cuciti assieme a preziose sete indiane. Ha presentato, in linea con la sua idea di sostenibilità, accessori realizzati con il legno degli ulivi colpiti da Xilella, con conchiglie levigate dal mare e raccolte sulla spiaggia.
In questa sua performance, accompagnato dalla stilista del Madagascar Eileen Akbaraly, ha detto: I capi parleranno di me, della Puglia, della mia spiritualità, della mia etica, perché sono imprescindibili. Questa serata rappresenta un traguardo professionale, ma anche di gioia: quando nella vita si persegue un obiettivo rimanendo fedele al proprio principio, le cose vengono da sole.
È una consacrazione unica da un punto di vista professionale, ma anche una grandissima possibilità per far capire al pubblico che la moda è vestire un’anima con responsabilità. La mia è una moda studiata per donne che siano coerenti con un pensiero etico, che non indosserebbero mai abiti mordi e fuggi in poliestere, per intenderci.
Spiegando le motivazioni del suo lavoro Paradiso ha detto: La mia collezione ha poco a che fare con il mondo patinato del cinema, ma è in linea con quello che da anni porta avanti la Fondazione di Manuel Collas De La Roche, a tutela dell’ambiente in tutto il mondo. Viviamo oggi un momento magico, ma quello che dobbiamo capire è che la magia è in ognuno di noi. Come uomo, come artista, ho difficoltà a fare collezioni, perché le collezioni spesso sono dedicate a chi non ha personalità, invece l’alta moda è capo unico, creato e cucito su misura per la cliente.
Il mio è un traguardo di felicità. Non guardo al fatturato come obiettivo ma esso è solo uno strumento, non va usato male e con avidità. Si ritornerà al buon gusto quando daremo la possibilità alla gente di ricreare, la possibilità manuale di esprimersi. Un vestito, come un essere umano, appartiene all’universo.
La moda dell’apparire ha fatto il suo tempo. Oggi c’è necessità di cose concrete, di storia e di tradizione, capaci di suscitare emozioni diverse. È per questo che la moda non si può distaccare dalla cultura, dalla consapevolezza.
Paradiso nelle sue creazioni utilizza vari materiali, dalla lana cardata, dal lino, dalla seta pregiata, dalla tela di sacco, da fibre naturali che spesso accoppia con grande maestria, mettendo in risalto il corpo femminile che intende vestire.
Una delle sue ultime sfilate ha avuto luogo in America dove si è recato una nuova volta e ha avuto un’accoglienza calorosa e la sua collezione ha suscitato grandissima ammirazione e un successo entusiasmante.
Nella sua Gioia Paradiso ha tenuto diverse presentazioni dei suoi lavori sartoriali, tra le quali va ricordata quella realizzata nel 2023 nel chiostro del Comune di Gioia del Colle dove, in occasione della sesta edizione, ha raccontato la sua vita stilistica attraverso i caftani storici delle sue collezioni, realizzati con tessuti preziosi i cui decori sono una copia di quelli dei tappeti Kilim.
In occasione dei suoi 40 anni di creatività nel campo della moda Paradiso, sempre nel chiostro comunale di Gioia, ha raccontato la storia della sua attività sartoriale e, fra l’altro, ha fatto sfilare una modella che indossava un corpetto dorato ottenuto dalla lavorazione della fibra dei fichi d’india. La serata è stata altresì l’occasione per mettere gratuitamente in palio una sua creazione sartoriale, concorrendo ancora una volta ad essere il capofila di un atto di beneficenza, che aveva come scopo una raccolta di fondi per il ‘progetto Blanca’ per l’acquisto di un cane guida per un non vedente.
Paradiso continua incessantemente a sottolineare il suo impegno e la sua missione nel campo della moda e il suo viscerale amore per Gioia e per la Puglia: I miei capi sono Made in Puglia sia come concetto che come manufatto. La moda dell’apparire ha fatto il suo tempo oggi c’è necessità di cose concrete, di storia e di tradizione, capaci di suscitare emozioni diverse. È per questo che la moda non si può distaccare dalla cultura, dalla consapevolezza.
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13 Febbraio 2024