L’illuminazione elettrica a Gioia

A Gioia si incomincia a parlare di illuminazione pubblica il 6 aprile 1826, allorquando il Signor Intendente della Provincia, durante la riunione del Decurionato da lui stessa indetta, afferma: Essendo Gioia un Paese rispettabile per la sua situazione, e pel numero degli abitanti, non conduce che le strade siano all'oscuro nella notte, tanto più, ch'essendovi la Strada […]

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lampionegioiaA Gioia si incomincia a parlare di illuminazione pubblica il 6 aprile 1826, allorquando il Signor Intendente della Provincia, durante la riunione del Decurionato da lui stessa indetta, afferma: Essendo Gioia un Paese rispettabile per la sua situazione, e pel numero degli abitanti, non conduce che le strade siano all'oscuro nella notte, tanto più, ch'essendovi la Strada Consolare, molti mancano dei passeggieri; è d'uopo quindi che le strade abbiano de' riverberi.

Il suggerimento dell'Intendente non trova seguito perché i Decurioni nella seduta del 6 agosto seguente  riconoscono lo stato deplorevole del Comune a causa dell'inclemenza delle stagioni e richiede alle Autorità Superiori la sospensione delle pubbliche imposte. Il 13 agosto il Decurionato chiede di fare economie, rimandando a miglior tempo le spese per il maestro pubblico e la maestra, per il Chirurgo dei poveri e chiede altresì la sospensione dei lavori pubblici e  della guardia rurale, la riduzione degli stipendi e di non imporre nuovi balzelli, date le tristi condizioni della popolazione.

L’illuminazione serale e notturna di una città oltre a permettere di svolgere regolarmente e con discreta sicurezza alcune attività era dettata anche da motivi di ordine pubblico; infatti una ordinanza del Ministero di Polizia del 1829 imponeva, per coloro che circolavano in paese durante le ore notturne specialmente nella stagione invernale, l’obbligo di portare con sè  delle lanterne per evitare furti o altri inconvenienti che sogliono verificarsi nelle tenebre.

Probabilmente a seguito di tale disposizione nel nostro Comune si torna a parlare di illuminazione nel 1830, anno in cui vengono installati i primi 16 fanali per illuminare le zone centrali del paese. Si trattava di fanali a riverbero ad olio, simili a lanterne, posti in cima ad alcune colonne metalliche o sorretti da braccioli in ferro spesso poggiati agli spigoli delle abitazioni, che venivano accesi al calare de sole da un fanalista, operaio addetto a tale operazione, e dallo stesso erano spenti alle prime luci del giorno. Il fanalista  utilizzava  una scala di legno o  un attrezzo simile ad una canna, che fungeva da lucignolo e da spegnitoio.

lampione-a-gasUn regolamento stabiliva le basi di appalto, cioè i diritti e doveri dell'appaltatore della pubblica illuminazione, le condizioni del contratto di illuminazione,  la manutenzione dei riverberi e gli oneri ed impegni spettanti al  Comune: Il periodo di accensione dei fanali durante le varie stagioni, la durata dell'illuminazione durante le diverse stagioni,  in casi di particolare oscuramento del cielo e nei giorni di plenilunio, il tipo di olio da utilzzare per l'illuminazione, norme riguardanti la manutenzione, la conservazione  e la pulizia dei fanali e dei suoi componenti ( vetri, bicchieri, calzettelle ), la smuccolatura e la pulizia dei fanali nei vari mesi dell'anno, le multe da comminare all'appaltatore in caso di inadempienze, le riparazioni da effettuare in caso di danni o  a seguito di calamità atmosferiche.

Il 28 marzo 1859 i Decurioni affrontano l'argomento del passaggio dal Comune del filo elettrico e del sito del locale della stazione elettrica.

L'11 settembre 1859 il Consiglio delibera il fitto per l'Officina di Telecrafia Elettrica e  si parla del passagio del filo elettrico da Gioia. Il 1 novembre 1859 si parla di acquistare altri fanali per illuminare Gioia, perché i 16 esistenti sono insufficienti. Il 4 novembre 1860 si decide di installare 8 nuovi fanali.

Il 16 febbraio 1861 i Decurioni prendono atto che  sono stati costruiti e fissati i nuovi 8 fanali a riverbero. Il 26 novembre 1862, poiché il paese si è estesoGioia è al di là di 17.000 abitanti, si ricorda in una riunione tenutasi il 18 novembre )  ed è buio, per cui i tristi possono rubare, viene affrontata la richiesta di impiantare 9 nuovi fanali a riverbero ( oltre i 24 esistenti ).

Il 9 febbraio 1886 si delibera sul nuovo appalto per l'illuminazione;  i fanali ad olio vengono sostituiti con quelli a petrolio.

Il 18 maggio 1868 il Consiglio approva le basi di appalto per l'illuminazione e la manutenzione di 40 fanali da riverbero, più uno che sarà situato nel vestibolo della Casa comunale, poiché questi ammontavano già a 41. Il 14 novembre 1871 il Consiglio delibera l'acquisto di 10 nuovi fanali di illuminazione.

Il  22 novembre 1872 il Consiglio delibera l'impianto di tre nuovi fanali in Via Stazione. Il 22 marzo 1873 il Consiglio delibera l'acquisto di due candelabri: uno per Piazza Plebiscito e l'altro per la Stazione. Il 4 dicembre 1874 viene impiantato un fanale alla strada Palude.

Il 7 settembre 1876 il Consiglio approva le basi d'appalto per l'illuminazione notturna di 39 fanali a riverbero. Il 5aprile 1878 vengono effettuate delle modifiche alla illuminazione notturna e il 24 aprile 1880 viene deliberato l'appalto di illuminazione notturna.

Dovendo aumentare il numero dei fanali e provvedere alla sostituzione di quelli esistenti il Comune nel 1881 chiede un campione di nuovi fanali alla ditta Chiaralanza di Napoli. L'aumento del numero dei fanali viene deliberato il 24 marzo 1982 e il 13 gennaio e il 14 maggio 1883, il 18 gennaio 1886.

Il 17 novembre 1882 la Giunta comunale  provvede al pagamento delle spese di  trasporto di 30 candelabri in ferro, venuti dallo stabilimento Guppy di Napoli. Si parla di impiantare un fanale al piazzale esterno della stazione nel Consiglio del 16 ottobre 1890.

Nel suo discorso di insediamento il Sindaco, Cassano Marcellino, il 12 ottobre 1891 accenna ad  una richiesta rivolta alla ditta italo-francese Majorgues e Tagliapietra per l'impianto nel Comune di Gioia del loro sistema privilegiato di illuminazione; tale richiesta viene superata dalla decisione del Consiglio del 27 ottobre 1891 di aumentare il numero dei fanali di illuminazione.

A febbraio del 1892 il numero dei pubblici fanali ammonta a 129. Il 21 marzo 1893  è approvato l'aumento della pubblica illuminazione: 27 fanali, venti da collocare in bracciali infissi al muro e sette su colonna. A luglio del 1896 il numero dei fanali passa a 156, ancora insufficienti soprattutto per i quartieri nuovi, sorti in conseguenza della febbre edilizia del decennio 1883-93. Molti di questi subiscono rotture da parte di discoli o danni a causa della grandine, come il 23 gennaio  e nel giugno del 1886 o a causa del vento, come il 18 e 19 marzo 1890  e il 5 e 6 marzo 1898.

Il 28 luglio 1898 il Consiglio per quanto riguarda la pubblica illuminazione commissiona uno studio che preveda un progetto per sostituire l'illuminazione a petrolio con quella a luce elettrica, che ha pressappoco lo stesso prezzo, poiché il sistema a petrolio era incompatibile al decoro e al bisogno di Gioia, città di circa 23.000 abitanti. Ci sono 125 fanali, con un costo annuo di £. 9.737, che sono insufficienti per il paese. Ci vorrebbero almeno 50 nuovi fanali.

lampioniIl 26 aprile 1900, sindaco il cav. Eramo, il Consiglio approva il progetto e i provvedimenti per l'impianto della luce elettrica. E' avanzata  la richiesta della municipalizzazione del servizio, così come si è deciso da 18 mesi per  l'esazione dei dazi di consumo. Si ricorda che la municipalizzazione dei servizi ha sempre dato splendidi risultati in Italia. Occorre comprare motori, dinamo, fili, acidi accumulatori e antracite. Nel 1898 fu elaborato un progetto tecnico dell'impianto elettrico dall'elettrotecnico Angelo Centonze di Altamura, progettista che aveva studiato nell'Università di Liegi, il quale  aveva redatto il progetto dell'Impianto della Luce Elettrica di Altamura, progetto che ebbe il plauso del professor Grassi, uno dei più eminenti elettrotecnici che l'Italia vantasse. Tale progetto, per maggior garanzia dell'Amministrazione era stato sottoposto al parere del professor Piazzoli, altro famoso elettrotecnico, il quale dopo alcuni rilievi espresse parere lusinghiero nei confronti del progettista.  Si trattava di un sistema a corrente continua e accumulatori e serviva oltre che per l'illuminazione pubblica anche per l'alimentazione di altre 600 lampade normali da 16 candele, disponibili per i privati  e altri bisogni del Comune. Il preventivo di spesa per la fornitura e messa in opera  dell'impianto elettrico  ammontava a  £. 105.000 e avrebbe permesso di illuminare altri 60 punti del paese. Si sarebbe passati dagli attuali 156 a 220 centri di luce con maggior intensità che i fanali ( un fanale corrispondeva alla luce di 5 candele ). Erano previste n. 27 lampade a incandescenza a 8 candele per i vicoletti più reconditi, n.130 lampade ad incandescenza a 16 candele per le strade secondarie, n. 63 lampade ad incandescenza da 32 candele per piazze e per stradi principali, n. 20 lampade ad arco da 500 candele ognuna ( per 5 ore in media la sera ). Nove erano lungo il Corso Vittorio Emanuele, 5 a Piazza Plebiscito, illuminata tutte le sere, 15 illuminate per 60 giorni all'anno, in tutti i giorni festivi. Nelle 63 lampade da 32 candele erano comprese le 20 destinate a supplire le lampade ad arco quando queste sarebbero state spente. Per la parte muraria della costruzione  dell'Officina Elettrica il progetto sarebbe stato redatto dall'ingegnere comunale Milano e la stessa sarebbe stata alimentata ad antracite. Il preventivo di esercizio di un anno era di £. 12.185. L'impianto sarebbe costato £. 109.000 e la costruzione dell'Officina Elettrica sarebbe costata £. 12.000 La costruzione dell'Officina sarebbe iniziata già a partire dal mese di novembre.

Complessivamente il progetto per l'impianto e l'esercizio della Luce Elettrica prevedeva una spesa di £. 101.000, £. 4.000 per direzione lavori, perizia e collaudo, £. 12.000 per la costruzione dell'Officina Elettrica; il tutto sarebbe stato successivamente gestito dall'Amministrazione comunale.

Il 17 gennaio 1901 il Consiglio modifica la delibera per l'impianto della luce elettrica dopo l'esame del Genio Civile, che richiedeva maggiori lavori per £.10.000 per l'Officina Elettrica, portando il costo totale a £. 130.000. Il 4 gennaio 1901 viene prorogato il contratto di illuminazione a petrolio per un anno, perché è in progetto quello a luce elettrica. A dicembre del 1901  vengono impiantati nuovi fanali.

Il 4 febbraio 1902 viene approvato il capitolato d'appalto della pubblica illuminazione ( 157 fanali a petrolio ) per 4 anni.  La leggi sugli sgravi approvata dalla Camera dei Deputati il 23 dicembre del 1901  avevano portato all'abolizione del dazio sui farinacei  e a un minor introito per le casse comunali. L'Amministrazione, nella persona del Commissario Straordinario Bonfanti Linares, per le condizioni finanziarie del Comune e per problemi causati dall'abolizione della cinta daziaria e dei dazi sui farinacei, il 21 luglio decide di accantonare la deliberazione di impianto della luce elettrica, decisione che l'8 luglio 1902 il Consiglio è chiamato a ratificare. Conseguentemente il 4 dicembre 1902 il Consiglio approva il capitolato d'appalto per la pubblica illuminazione con  157 fanali a petrolio, per 4 anni.

Il 14 maggio 1903 il Consiglio propone un ulteriore studio utile a prendere ulteriori provvedimenti per la luce elettrica, sull'esempio positivo anche di altri Comuni, come quello di Matera e di Monopoli, per sottoporli poi all'approvazione consiliare.

Il 4 settembre 1903 il Consiglio ritiene che sia il momento di riprendere a discutere del progetto. Rispetto al precedente  l'impianto e l'esercizio del servizio sarebbe stato con appalto anziché  in economia, come precedentemente stabilito,  con lo stesso progettista Centonze. Il progetto prevede un canone annuale di £. 18.000 e la durata dell'appalto per 35 anni. I lavori sarebbero potuti terminare nel 1904.

Nel novembre del 1903 veggono approvate due deliberazioni per l'impianto della luce elettrica.

A seguito delle osservazioni del Consiglio di Prefettura  sul capitolato d'appalto della luce elettrica il 18 maggio 1905 il Consiglio approva il nuovo testo unico del capitolato per l'impianto e l'esercizio della illuminazione elettrica. Il successivo 26 maggio vengono determinati i mezzi finanziari per l'esecuzione della delibera di impianto ed esercizio della luce elettrica.

Il 13 giugno viene approvato il progetto del fabbricato dell'officina elettrica.

Il 13 novembre 1905 è autorizzata la trattativa privata per la concessione dell'appalto della luce elettrica, che viene affidata alla Società Tirrena di Elettricità di Milano.

Durante la discussione del Bilancio, il 26 e 29  novembre 1906 si dice che l'illuminazione elettrica avrà inizio nei prossimi mesi del 1907 e che l'impresa assuntrice dell'illuminazione elettrica del paese ha stipulato il contratto.

Il 27 maggio 1907 il Consiglio autorizza le spese per l'inaugurazione della luce elettrica, che avviene ufficialmente il 16 giugno. Per tale inaugurazione vengono spese £.5.500 ( 2.000 a carico della Società e 3.500  a carico del Comune ) per festeggiamenti ( pagamento alla Banda Bianca di Sansevero, alla banda Popolare di Gioia, fuochi pirotecnici, rinfreschi, addobbi ) di cui £. 1.000, sempre a carico del Comune, sono devolute in beneficenza ( sorteggio di maritaggi ). In tale circostanza il Prefetto di Bari esprime parole di elogio all'Amministrazione.

Il 2 agosto al Giunta approva la tabella oraria per le lampade ad incandescenza. Il 14 ottobre 1907 il Consiglio approva un'aggiunta al Regolamento di Polizia Urbana per la incolumità della conduttura elettrica; infatti si verificano continui danni ai fili elettrici conduttori di energia, spazzati o rallentati dalle fascine tirate con carrucole e funi dalla strada ai piani superiori degli edifici privati.

Il 4 febbraio 1908 la Giunta approva le spese per il regolamento delle tariffe degli impianti elettrici e la fornitura di energia ai privati e gli orari di accensione e spegnimento della pubblica illuminazione elettrica. Sempre nel 1908 viene approvato l'impianto di altre lampade per la pubblica illuminazione, 46 ad incandescenza, 4 da 16 candele, 42 da 10 candele ed altre ai vicoli. Vengono illuminati il Teatro e il Mercato Coperto. Il Consiglio il 28 giugno 1908 pur riconoscendo l'aumento  di lampade da 18 a 30 aveva ridotto  da 5 a 4 ore l'orario per quelle ad arco. L'energia era ottenuta bruciando carbone.

Il collaudo dell'impianto elettrico è effettuato  il 26 luglio 1909, come si evince dalla Relazione dell'ingegnere Giuseppe Lucifero e completato e rettificato il successivo 21 dicembre.

Bisogna attendere il 21 maggio 1911, giorno in cui la Giunta approva  il collaudo dell'impianto elettrico e l'1 agosto, perché all'ingegnere Giuseppe Lucifero, collaudatore dell'impianto elettrico, siano liquidate  le spese per le competenze  a lui spettanti.

La Società che gestisce il servizio dell'illuminazione pubblica negli ultimi mesi del 1911 e nei primi del 1912 non si attiene alle norme previste dal capitplato di appalto, a tal punto che  l'Amministrazione infligge delle multe alla Società per le frequenti interruzioni del servizio verificatesi in quel lasso di tempo.

Nel 1912 la gestione dell'impianto di illuminazione elettrica viene affidata alla Società Tirrena di Elettricità. La gestione non è facile, tanto che l'8 agosto 1913 il Consiglio comunale  ripercorre le tappe dell'appalto dell'illuminaziione pubblica, definisce la pendenza con la Società e  prende provvedimenti per l'aumento e la trasformazione della luce; deve essere costruita la stazione generatrice su suolo del Comune. Successivamente la scelta cade su un suolo di Nicola Surico, in prossimità della Stazione ferroviaria. A causa delle continue interruzioni nell'erogazione di energia elettrica nel 1912 viene effettuata un'ispezione all'officina elettrica. Nella stessa sede comunale si chiede di chiudere la questione  del maggiore costo, come del maggior numero delle lampade usate a differenza del capitolato e sul numero di ore di accensione, che era fissato in 5 ore per sera per quelle ad arco. Dal collaudo del 31 maggio 1913 si era estesa la rete pubblica e privata, erano state costruite nuove opere all'Officina elettrica e per l'aumento di capacità delle batterie  di accumulatori necessarie per l'aumentata illuminazione. Le lampade a carbone utilizzate erano ormai superate, anacronistiche di fronte ai molteplici perfezionamenti raggiunti dall'industria elettronica. Il 14 luglio la Società  era stata sollecitata a presentare un completo progetto tecnico e finanziario per la trasformazione  e per l'impianto di altre 70 lampade, con la richiesta di risolvere tutte le pendenze. Si era giunti ad un accordo con la Società: un nuovo canone di £. 19.643,80 e nuove lampade a filamento metallico con aumento di intensità di luce del 40%. Si chiede di nominare una Commissione che studi tale progetto e si stabilisce un nuovo canone di £. 24.750, a partire dal 1 gennaio 1914 con la Società Tirrena di Elettricità di Milano. Ci sono 281 lampade a filamento di carbone: 67 da 32 candele, 121 da 16 candele, 93 da  100 candele, che accese consumano all'anno 51.450 Kwh, che sostituite con lampadine a filamento metallico consumano Kwh 37.350 annui, con un notevole risparmio. Il terreno su cui sorge  l'impianto della Società Tirrena si trova a Gioia in contrada Acquaro.

Costituita a Napoli nel 1912 dalla Società Tirrena di Elettricità, dalla Banca Commerciale Italiana, dalla Società per le Forze Idrauliche della Sila e dalla Società Adriatica di Elettricità, la Società sviluppa la propria attività anche attraverso acquisizioni diverse come, nel 1940, quella della Società Ionica di Elettricità.

Il 9 luglio 1914  la Giunta delibera le spese per l'acquisto di suolo per l'officina elettrica e per l'ampliamento e la trasformazione dell'illuminazione elettrica.

Il 24 gennaio 1915 la Giunta delibera  l'aumento di 10 lampade da 16 candele come concorso del Comune per impianto della Caserma di Artiglieria, poiché la stessa distava 500 metri dall'abitato.

Nel corso della prima guerra mondiale, come da Decreto Interministeriale  del 16 gennaio 1916 il Comune provvede a spegnere  dal 23 gennaio  30 lampade ad arco e metà di quelle ad incandescenza. Tale illuminazione viene ripristinata il 26 agosto successivo.

Il 7 agosto 1922 viene approvato un concordato con la Società Elettrica per la riduzione del canone di illuminazione pubblica.

Il Consiglio il 26 febbraio 1924 determina il canone dell'illuminazione pubblica per il 1924 e quello del 1925  nella seduta del 26 gennaio 1925.

Il 5 aprile 1926 il Consiglio prevede la trasformazione dell'impianto di energia elettrica da carbone ad  energia idrica, per cui l'11 giugno 1927, quando  viene definita la pendenza con la Società Tirrena di Elettricità, sono approvate le modifiche al capitolato per la trasformazione dell'impianto da energia termica ad energia idrica.

Il 24 luglio 1931 vengono rimborsate le spese  per la registrazione del contratto per l'illuminazione elettrica con la Società Tirrena di Elettricità per la trasformazione dell'impianto elettrico.

Durante il secondo conflitto mondiale, nel 1939  e nel 1941,  il Consiglio delibera l'acquisto di lampade azzurrate e di cappellotti per l'oscuramento di guerra.

Agli inizi degli anni '30 la gestione dell'illuminazione passa alla Società Generale Pugliese di Elettricità. Infatti il 27 agosto 1932 il Comune delibera la rateizzazione del debito con tale Società.

Il 28 settembre 1932 si delibera l'impianto  di nuove lampade elettriche per la pubblica illuminazione: 18 da 25  candele in diverse strade.

Il 2 settembre 1933 viene deliberata l'installazione  di nuove 20 lampade elettriche per la pubblica illuminazione.

Il 27 agosto 1934 si delibera l'installazione di 10 nuove lampade elettriche per la pubblica illuminazione.

Il 30 novembre 1935 si delibera di  installare nuove lampade per l'illuminazione della via di Santeramo.

L'installazione di una lampada elettrica in via Giunone è decisa il 15 aprile 1936.  Il 23 maggio 1936 sono pagati i bracci in ferro battuto utilizzati per l'illuminazione esterna del R. Ginnasio.

Il 10 ottobre 1936 è deliberata l'installazione di 10 nuove lampade elettriche ad incandescenza da 20 W per la pubblica illuminazione. Il 16 novembre 1936 è nominato un elettricista per impianti di luce negli edifici del Comune.

Il 27 luglio 1939 si decide di acquistare delle lampade elettriche azzurrate per l'oscuramento di guerra: 351 da 20 W, 113 da W 60 e 9 da W 100; una circolare prefettizia impone di effettuare un esperimento dal mese di settembre.

Il 28 luglio 1939 viene affidata la manutenzione degli impianti elettrici nei diversi edifici comunali a Santoiemma Giovanni.

Nel 1957 alcune lampade ad incandescenza ( come quelle di Piazza Plebiscito ) sono sostituite con quelle a luce miscelata.

illuminazione-pubblicaNonostante i danni subiti dagli impianti nel corso del secondo conflitto, la Società Tirrena di Elettricità riprende la sua attività nella produzione e distribuzione di energia elettrica. Nel 1951 viene stipulato un accordo industriale con la S.M.E. ( Società Meridionale di Elettricità ) che acquisisce una partecipazione della Società.

La gestione dell'energia elettrica in Puglia viene successivamente tenuta dalla Società Generale Pugliese di Elettricità.

Nel 1963 la Società Tirrena cede all’E.N.E.L. i propri impianti e nel 1964 verrà incorporata nella Italsider Alti Forni e Acciaierie Riunite Ilva e Cornigliano.

L'illuminazione elettrica di un tempo era molto diversa da quella attuale. Un tempo l'illuminazione era ottenuta  con lampade ad olio, poi a petrolio. Successivamente  l'energia era ottenuta bruciando antracite o carbone in officine locali; oggi essa è fornita da centrali ENEL che distribuiscono elettricità su tutto il territorio nazionale.

Anche gli organi illuminanti del passato erano diversi da quelli odierni. Il tipo di illuminazione prevalente  oggi è costituito la lampade poste in cima a pali metallici, mentre nel centro storico e nei vicoli è costituito da bracci metallici, che sorreggono un portalampada, ancorati alle pareti delle abitazioni.

Tale tipo di illuminazione ha sostituito i tradizionali lampioni o cipolle o i tradizionali bracci di ferro con cappellotti smaltati, incastrati negli angoli delle abitazioni, alla fine degli anni ottanta. Nuovi organi illuminanti hanno preso il posto delle vecchie lampade ad incandescenza.

Con l'ampliamento del perimetro urbano di Gioia il Comune ha provveduto al potenziamento e all'ampliamento della rete elettrica pubblica urbana, sostituendo i vecchi organi illuminanti con altri più moderni e introducendo l'illuminazione con  palificazione nelle nuove arterie e utilizzando lampade che pur con un minor consumo di energia assicurano una maggiore luminosità e durate delle stesse.

Alcuni anni fa l'Amministrazione comunale ha presentato progetti per ottenere fondi per ampliare la rete di illuminazione pubblica in periferia con lampioni alimentati da pannelli  solari.

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3 Comments (Open | Close)

3 Comments To "L’illuminazione elettrica a Gioia"

#1 Comment By Frandalex On venerdì, 15 gennaio 2010 @ 19:24

Complimenti per il bel lavoro fatto.
A quando la pubblicazione del libro?
Frandalex

#2 Comment By Francesco Giannini On venerdì, 15 gennaio 2010 @ 21:15

Caro Fran D’Ales,
ti ringrazio per le parole gentili che continui a rivolgermi.
Ho ancora molti post in ” lavorazione “, ma quasi pronti da pubblicare.
Poiché la mia passione per la storia locale viene da molto lontano, spero, che prima di riunire in una pubblicazione tutti gli articoli riportati su questo blog, possa dare alle stampe un corposo lavoro su duecento anni di storia locale, filtrati attraverso l’evoluzione del fenomeno della Banda Musicale di Gioia del Colle.
Un caro saluto a tutti.
F. Giannini

#3 Comment By Frandalex On sabato, 23 gennaio 2010 @ 23:01

Lo prenoto!
Frandalex

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15 Gennaio 2010

  • Scuola di Politica

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