Le sagre dello zampino e della mozzarella a Gioia
LA SAGRA DEL FORNELLO E DELLO ZAMPINO Fino alla fine degli anni ’70 Piazza Plebiscito durante il periodo estivo si animava perché vi si svolgevano due sagre, legate alla produzione di due specialità tipiche di Gioia del Colle: lo zampino e la mozzarella. Alcuni macellai gioiesi nel mese di settembre si davano appuntamento in Piazza […]
LA SAGRA DEL FORNELLO E DELLO ZAMPINO
Fino alla fine degli anni ’70 Piazza Plebiscito durante il periodo estivo si animava perché vi si svolgevano due sagre, legate alla produzione di due specialità tipiche di Gioia del Colle: lo zampino e la mozzarella.
Alcuni macellai gioiesi nel mese di settembre si davano appuntamento in Piazza Plebiscito ed allestivano dei fornelli mobili in cui cuocevano sulla brace spiedi di zampini preparati secondo la tradizionale ricetta gioiese. Lo zampino è una sottile salsiccia composta di pezzi di circa dieci centimetri di lunghezza ciascuno, insaccati in un budello naturale. Sembra che venisse preparato, per essere consumato dai signori che abitavano nelle masserie, già dal ‘700 e costituiva un piatto di mezzo tra il primo e il secondo, quasi che quella pietanza volesse metterci lo ‘zampino’ tra i due piatti, per cui, secondo alcuni, da questa particolarità e utilizzo si spiegherebbe tale denominazione.Inizialmente era composto da un misto di carne bovina e suina, con una piccola percentuale di carne di pecora, che successivamente fu esclusa a causa del suo forte sapore non a tutti gradito, e impastata con aggiunta di sale, pepe ed aromi naturali.
In occasione dello svolgimento della sagra i macellai si sfiziavano nel costruire fornelli che potevano assumere forme artistiche diverse, come la raffigurazione di mulino a vento, di tempio greco, di camini elaborati, attirando in tal modo l’attenzione dei visitatori. Era anche un modo, oltre che per catturare la curiosità dei presenti, anche di invogliare i presenti ad acquistare gli zampini cotti alla brace e di stuzzicare l’acquisto e il consumo di questo prodotto in diverse occasioni familiari.
La sagra richiamava anche un numeroso pubblico forestiero, solleticato dal piacere di gustare un prodotto tipico gioiese ed unico nel suo genere, che si differenziava molto dalla più popolare salsiccia suina.
Accanto alla vendita dello zampino, durante la sagra si affiancava anche quella del noto vino primitivo, con cui si era soliti accompagnare la degustazione della carne arrostita alla brace.
Per coloro che stazionavano in Piazza sembrava di trovarsi in una Piazza di Milano, con la differenza che nel capoluogo lombardo ci si lasciava avvolgere dalla fitta nebbia che vi stazionava per numerosi giorni dell’anno, mentre per Gioia la nebbia che la invadeva era frutto del fumo prodotto dallo sgocciolamento del grasso o della carne sui carboni ardenti, che inondava la piazza di una lunga e larga colonna di fumo e di odori, che penetravano fin sugli abiti dei passanti e con il loro profumo stuzzicava gli appetiti dei passanti presenti.
Si trattava di una sagra molto apprezzata dai gioiesi e dai forestieri e anche dai macellai che propagandavano il loro prodotto facendolo conoscere ed apprezzare ad un più vasto pubblico regionale e riuscivano ad arrotondare i lori quotidiani incassi feriali.
La sagra è stata in voga per alcuni anni, poi misteriosamente è scomparsa. Solo alcuni macellai si sono attrezzati e accanto alla loro zona di rivendita di carne hanno allestito locali in cui servire agli eventuali avventori della carne arrosto, oltre ai tradizionali zampini.
Questa tradizione, nata a Gioia del Colle, però, non è andata completamente perduta; infatti da numerosi anni a Sammichele di Bari si svolge la sagra della ‘zampina’, ad imitazione di quella ideata dai macellai gioiesi.
La zampina di Sammichele, però, oltre a riportare la denominazione al femminile, nella preparazione presenta una variante diversa da quella gioiese. E’ composta prevalentemente da carni bovine con aggiunta di carni ovine, di sale, pepe, basilico, formaggio pecorino locale e utilizza anche il
pomodoro, che la rende più succosa.
LA SAGRA DELLA MOZZARELLA
Un’altra sagra, legata ad un’altra eccellenza del territorio gioiese, che ha ottenuto recentemente la DOP, quella della mozzarella, si è perduta per qualche tempo e viene riproposta da qualche anno con modalità differente rispetto al passato, da parte dell’Associazione casearia gioiese.
Anche questa sagra richiama molti abitanti dei paesi limitrofi, che trascorrono una serata all’insegna dell’assaggio della mozzarella fior di latte che i vari caseifici locali vendono per l’occasione.
Alcuni caseifici nei loro stand propongono anche la dimostrazione delle diverse fasi della lavorazione del latte per giungere alla mozzarella di Gioia, seconde le tecniche di un tempo, consentendo soprattutto ai forestieri di apprezzare sia la tradizione e il lavoro artigianale che alcuni caseifici gioiesi continuano a mantenere che la genuinità dei prodotti utilizzati per la produzione finale.
A margine della sagra della mozzarella è da segnalare un evento che ha dell’incredibile e che per una pura formalità non è entrato a far parte del Guiness world record.
Si tratta della manifestazione organizzata a Gioia del Colle il 14 luglio 2007, che ha avuto luogo in Piazza Plebiscito e Corso Garibaldi, denominata ‘Bianca Scia’, con lo scopo di produrre una treccia di fior di latte della lunghezza di mt. 100 in modo da realizzare il nuovo Guinness world record ” La treccia più lunga del mondo “.
La manifestazione ha richiamato turisti da numerosi centri della Regione e ha portato alla ribalta nazionale ed oltre un prodotto che le nostre aziende casearie producono da più di un secolo: la mozzarella fior di latte.
L’iniziativa, ben riuscita sia per la numerosa presenza di pubblico che per la spettacolarità della manifestazione, è stata resa possibile grazie ad una cordata di imprenditori locali del settore caseario capitanata da Pinuccio Capurso, titolare dell’omonimo caseificio Capurso.
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25 Novembre 2020