Le carte da gioco di Mario Pugliese
Ci sono artisti gioiesi, come il pittore Mario Pugliese, che in vario modo testimoniano il loro amore per la nostra città con iniziative originali cercando di valorizzare le nostre tradizioni, la nostra storia e la nostra cultura e di farle conoscere ad un più ampio pubblico, anche al di fuori di stretti e limitati confini […]
Ci sono artisti gioiesi, come il pittore Mario Pugliese, che in vario modo testimoniano il loro amore per la nostra città con iniziative originali cercando di valorizzare le nostre tradizioni, la nostra storia e la nostra cultura e di farle conoscere ad un più ampio pubblico, anche al di fuori di stretti e limitati confini delle mura cittadine.
A lui va il merito di aver risvegliato il Centro Storico del nostro paese dal torpore in cui versava e di aver legato parte della sua produzione pittorica a valorizzare la nostra storia e il nostro patrimonio artistico e culturale.
E in questo suo tentativo ( tanto più difficile in quanto lo spirito del gioiese è tendenzialmente portato al ‘ raddoppio ‘ di un evento, non sempre allo scopo di raggiungere un valore aggiunto, ma di dimostrare di saper ‘ fare ‘ meglio degli altri, come fanno testo nel passato la presenza di due bande musicali, di due squadre di calcio, di due squadre di pallavolo o di basket, due sedi dello stesso partito politico, per citarne alcuni ), ha avuto il merito di essere riuscito a coinvolgere in questa difficile ma appassionante avventura altri ‘ colleghi ‘ che hanno affiancato il suo vulcanico estro e le sue originali iniziative.
Tra i giochi tipici della nostra società ci sono ancora le carte da gioco. Tra queste, grazie al pittore Mario Pugliese, possiamo annoverare anche le carte da gioco gioiesi.
Pronte a febbraio 2003 le carte da gioco, che sono state prodotte dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Gioia del Colle ricordano alcuni personaggi legati alla storia di Gioia.
Tra le quaranta carte da gioco figurano dodici ritratti ricavati da altrettante tavole pittoriche e realizzati per l’occasione dall’artista gioiese Mario Pugliese. Un evento importante per l’attività dell’Assessorato che, con questo progetto ha dato finalmente al territorio le sue prime carte da gioco. Queste sono state confezionate in un cofanetto, nel quale è presente un utile libricino che spiega il ruolo che quei personaggi raffigurati nelle dodici carte hanno avuto nella storia di Gioia.
Significative sono i personaggi che Mario Pugliese ha voluto dipingere sulle ‘ figure ‘ delle carte, cioè quelle che rappresentano l’otto ( la dama o la donna ) il nove ( Il cavallo, anzi il cavaliere ) e il dieci ( il re ).
Di seguito si danno alcuni cenni su tali carte.
il Re di coppe è Federico II di Svevia ( 1194-1250 ), imperatore il cui nome è legato al castello Normanno-Svevo di Gioia.
Il Cavallo di coppe è Manfredi ( 1232-1266 ), figlio naturale di Federico II e di Bianca Lancia, che la leggenda vuole sia nato nel Castello di Gioia.
La Donna di coppe è rappresentata da Bianca Lancia ( prima metà del secolo XIII ), sposata da Federico II in punto di morte e diventata imperatrice. Ella, sempre secondo la leggenda, partorì Manfredi nel carcere del castello di Gioia, dove si recise i seni che inviò a Federico II su un piatto insieme al figlio appena nato. Leggenda vuole che le due protuberanze scolpite nei sotterranei del castello rappresentino i seni che Bianca Lancia si recise, a imperituro ricordo per i posteri della sua innocenza e della sua fedeltà verso l'imperatore.
Il Re di denari è Andrea Matteo III Acquaviva ( 1458-1529 ), conte di Conversano, e quindi signore anche di Gioia. Fu non solo uomo d’armi, ma anche colto umanista, amante della letteratura e profondo conoscitore della letteratura greca e latina, delle arti, delle scienze e autore di una enciclopedia. Partecipò alla cosiddetta ‘ Congiura dei Baroni ' nel 1485. Accolse Isabella Del Balzo Orsini, regina di Napoli, quando nel 1497 di passaggio dalle nostre terre soggiornò nel castello di Gioia.
Il Cavallo di denari ci presenta Brava Mastes Bielopaulic ( II metà del secolo XV-prima metà del secolo XVI ), capo della colonia degli Schiavoni che nel ‘400 vennero in aiuto degli Aragonesi contro gli Angioini. Al termine del conflitto alcuni schiavoni fecero ritorno in patria mentre altri, tra cui lui e la moglie Livia, presero dimora stabile a Gioia nel quartiere che dai nuovi abitanti prese il nome di rione degli Albanesi o degli Schiavoni.
La Donna di denari è Isabella del Balzo ( 1645-1553 ), figlia del duca di Altamura, che nel 1487 sposò Federico, secondogenito di Ferrante. Nel 1496 divenne regina di Napoli. Durante il viaggio da Lecce a Napoli nel 1497 dimorò nel castello di Gioia.
Il Re di bastoni è Ferdinando IV di Borbone ( 1751-1825 ) sovrano salito al trono del Regno di Napoli nel 1759. Nel 1794 fece condannare i rivoluzionari, tra cui il gioiese Emanuele De Deo. Nel 1820 concesse la Costituzione, ma successivamente la ritirò e instaurò nuovamente il potere assoluto.
Il Cavallo di bastoni raffigura Emanuele De Deo ( 1772-1794 ) vissuto a Gioia per gran parte della sua breve vita. Nel 1793 fu accusato di cospirazione da parte del malprete Piernicola Patarino e fu giustiziato a Napoli nel 1794, primo Martire del Risorgimento italiano.
La Donna di bastoni è Anna Innocenza Sala Buttiglione ( 1754-1835 ) sposata con il gioiese Gianfrancesco Buttiglione. Nella sua casa, in via Bartolomeo Paoli, nel 1793 durante una riunione di giacobini il giovane Emanuele De Deo brandì un coltello e, accostandosi ad un quadro che raffigurava il ritratto del re Ferdinando IV, fece cenno di colpirlo. Denunciato dal sacerdote Patarino fu incarcerato nel castello di Napoli e venne impiccato nel 1794.
Il Re di spade è Francesco II di Borbone ( 1836-1894 ), che salì sul trono del Regno delle Due Sicilie nel 1859. A seguito dell’impresa dei Mille e del plebiscito dell'ottobre 1960 fu costretto a rinunciare al trono e andò in esilio a Parigi. Non si rassegnò all’idea di rinunciare al trono e sperò che i filoborbonici, che si erano organizzati dando vita al brigantaggio, potessero soddisfare il suo desiderio di ritornare a governare il Sud dell’Italia. Il suo sogno si infranse nel 1863 con la disfatta dei briganti.
Il Cavallo di spade raffigura Pasquale Domenico Romano ( 1883-1863 ) sergente dell’esercito borbonico, che riorganizzò i simpatizzanti del re Ferdinando II dando corpo a Gioia al fenomeno del brigantaggio. Dopo aver tentato di occupare Gioia nel luglio del 1861 continuò ad imperversare in Puglia con i suoi fedelissimi briganti e filoborbonici, finché nel 1863 l’esercito piemontese lo catturò e lo giustiziò.
La Donna di spade è Laura D’Onghia: ( secolo XIX ). Era la fidanzata del sergente Pasquale Romano, da lui definita prediletta dell'anima mia, prediletta del mio afflitto cuore… e della quale disse: voi starete fissa nel mio cuore sempre scolpita con carattere intellebili espresso ognor. Sembra che dopo la morte del sergente Romano si sia trasferita ad Acquaviva.
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5 Luglio 2016