LAGHI, ACQUE SORGENTI E PALUDI

Contrariamente a quanto potrebbe credersi, e cioè che solo il Comune di Acquaviva può fregiarsi di aggiungere alla sua denominazione quella di “delle Fonti”, per l’abbondanza delle acque presenti nel suo sottosuolo, anche il Comune di Gioia del Colle non difetta di fonti e sorgenti d’acqua. Dagli Apprezzi della Terra di Gioia, infatti, a cominciare […]

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Alcuni laghi nel territorio di Gioia

Contrariamente a quanto potrebbe credersi, e cioè che solo il Comune di Acquaviva può fregiarsi di aggiungere alla sua denominazione quella di “delle Fonti”, per l’abbondanza delle acque presenti nel suo sottosuolo, anche il Comune di Gioia del Colle non difetta di fonti e sorgenti d’acqua.

Dagli Apprezzi della Terra di Gioia, infatti, a cominciare da quello del 1611, si dice: Dentro e fuori di detta Terra vi è abbondanza di sorgente acque, e quelle se ritrovano fra poco spazio di cavamento, dico da due a tre passi, e sì bene quelle se ritrovano dentro la Terra sono salate, fuore di quella e non moto distante vi sono due sorgenze di fresche pure e cristalline acque, l’una detta di S. Francesco e l’altra nominata di S. Antonio.Nell’Apprezzo di Gioia del 1640 di dice: Per uso di detti cittadini è acqua sorgente perfettissima però fuori la Terra, et dentro detta Terra è poco buona però ad uso del cocinare et lavare.

Anche l’Apprezzo di Gioia del 1653 recita: Per uso di detti Cittadini vi è acqua sorgente perfettissima però fuori la Terra, ma dentro è poco buona, però ad uso del cucinare, e lavare.

Da altri documenti, tra cui il Catasto onciario di Gioia del 1750 apprendiamo della presenza nel nostro territorio di numerosi laghi e corsi d’acqua stagionali.

La presenza di sorgenti e falde freatiche abbondanti giustificherà l’insediamento, lungo la strada per Santeramo, di manufatti per produzione di distillati, di molini e di pastifici, nonché la presenza di numerose norie per emungere acqua da utilizzare per produzioni ortofrutticole.

Alle falde del nucleo abitato di Monte Sannace  è presente una zona che  è chiamata  Canale Frassineto, che secondo alcuni studiosi era il letto di un piccolo fiume navigabile, oggi scomparso a causa della permeabilità del terreno, che collegava la zona delle Murge con il mare Adriatico, luogo dove andava a sfociare.   Erano presenti nell’agro gioiese numerose lame accoglievano torrenti d’acqua piovana provenienti in gran parte dalle Murge: Lama San Giorgio, Lama Frascella, Lama delle Vigne, Lama di Fiesco, Lama dei Preti, Lama Marascia, Lama Scaglietta.

Non mancavano dei laghi artificiali, simili a paludi; il più importante era il Lago Magno o Padula o Palude Magna, il cui ricordo è perpetuato fino ai nostri giorni dalla denominazione di Via Vicinale Lagomagno della strada che costeggia quel sito e dal nome dialettale che gli anziani rievocano quando indicano la Vi’ de Paldèmagne l’attuale Via Giosuè Carducci.

Lago Magno, lago Savino e pozzi ad ovest di Gioia

Da ricordare anche il Lago Scalcione, denominazione data ad una strada vicinale, Lago Natale, Lago Savino, Lago San Pietro, denominazione attuale di una contrada gioiese e, come viene riportato nel Catasto onciario del 1750, Lagomicicchio, zona dell’agro gioiese, Lago di Pranzo, Laghi Melli.

In tempi moderni va annoverato anche il laghetto artificiale di Masseria Prichicca, al confine sulla via provinciale che collega Gioia con Castellaneta.

Numerosi erano i pozzi, di cui conserviamo ancora il ricordo, come Pozzo Ronco, pozzo del Marchese. I pozzi erano presenti sia in paese che nelle diverse contrade.

La zona compresa tra la Villa Cassano e il cavalcaferrovia era denominata contrada Acquaro, per la presenza di una ricca falda acquifera. Alcune contrade gioiesi prendevano nome Le Pilette, Le Piscine, le Fontane. Numerose erano le piscine sparse in tutto l’agro gioiese e anche i votani, piscine scoperte, in aperta campagna, che raccoglievano l’acqua piovana che era utilizzata per abbeverare il bestiame.

L’acqua si comprava dall’acquaiolo e si attingeva dalle quattro cisterne   comunali: una in fondo a via Noci (presso il lanificio Lattarulo), una all’ingresso del vecchio campo sportivo, una in via Lagomagno, una lungo la via della Madonna della Croce.

Uno dei primi e più importanti pozzi dai quali i cittadini gioiesi si approvvigionavano di acqua era ubicato nel giardino posto a sud del Convento dei Francescani sito in Piazza Plebiscito, che sulle mappe veniva indicato come pozzo di San Francesco.

Nelle abitazioni vi erano cisterne di accumulo di acqua piovana o pozzi di acqua sorgiva.

Paludi erano presenti nel paese e nei dintorni, come ci ricordano la denominazione Palude Magna e Arco Palude.

Un lago nel territorio di Gioia

Per quanto riguarda quest’ultimo sito nel 1819 il Comune concesse a Felice Monte la Torre diruta sita alla Palude, torre costruita a guisa di guardiola, ad uso di caccia degli uccelli nel lago già esistente in quel luogo, da cui venne il nome Strada Palude. Nel 1822 don Francesco Indellicati iniziò la costruzione del Palazzo Indellicati, risanando la località paludosa, denominata La Palude, nell’attuale via Fontana.

Per evitare il ristagno delle acque nel 1816 il Comune delibera di preparare un progetto per il risanamento dei laghi Lago Magno (Palude o Padula Magna) e Pozzoronco. Nel 1829, sotto il sindacato del dottor Pietro Nicola Favale furono prosciugati e bonificati il Lago Magno e quello di San Pietro, che rendevano assai malsana l’aria cittadina e fonte di malaria.

Nel 1853, durante il sindacato di Filippo Cassano fu rigettata la proposta di costruzione di un pozzo artesiano, essendo il nostro abitato fornito a sufficienza di acque sorgive.

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25 Gennaio 2021

  • Scuola di Politica

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