La statua di San Filippo Neri sul prospetto della Chiesa Madre di Gioia
Spesso ci capita di osservare un quadro o una scultura; se si tratta dell’opera di un grande artista o pubblicizzata da critici o dai mass media la osserviamo attentamente per gustarne la bellezza e verificarne la notorietà che si è guadagnata. Se, al contrario, si tratta della produzione di un autore sconosciuto o che a […]
Spesso ci capita di osservare un quadro o una scultura; se si tratta dell’opera di un grande artista o pubblicizzata da critici o dai mass media la osserviamo attentamente per gustarne la bellezza e verificarne la notorietà che si è guadagnata. Se, al contrario, si tratta della produzione di un autore sconosciuto o che a prima vista sembra di scarso pregio artistico, l’occhio e la mente sono spinti ad osservarla con frettolosità e superficialità, senza soffermarsi ad esaminarne i particolari.
Il secondo caso può verificarsi per una scultura presente a Gioia. Sulla facciata della Chiesa Madre di Gioia, dopo la sua ricostruzione, avvenuta nel 1764, in una nicchia posta a sinistra della porta di accesso all’edificio sacro è stata posizionata una statua raffigurante il nostro Santo Patrono: San Filippo Neri, opera, secondo alcuni, attribuita, inappropriatamente, allo scultore Stefano da Putignano, poichè il Santo era meno che trentenne alla morte di quell’artista.
La statua, che ha subito la mutilazione di un braccio del Santo, a detta di alcuni, inizialmente era policroma.
Questa scultura potrebbe rientrare tra le stranezze di San Filippo. In questo caso la stranezza sarebbe data dal volto e dagli occhi del Santo, i quali sono orientati in direzione Sud Ovest cioè virtualmente verso la Sicilia e la Tunisia, terre che compaiono anche in una foto che ritrae un arcobaleno rovesciato apparso in piazza Plebiscito il giorno 26 maggio 2015.
In quel giorno si verificarono temporali in tutta la Provincia di Bari e di Taranto e si rischiava che la festa in onore del Santo Patrono San Filippo, portato in processione, non potesse aver luogo. Nel pomeriggio, però, al momento della processione del Santo per le vie cittadine, la pioggia cessò e all’arrivo della statua di San Filippo in Piazza Plebiscito, per ricevere le chiavi della città, in cielo comparve un arcobaleno capovolto o rovesciato, che aveva l’aspetto di un sorriso o della carena di una imbarcazione.In alcune foto scattate per l’occasione si nota una strana disposizione delle nuvole; in una, accanto all’arcobaleno capovolto apparirebbe il volto di una persona, che potrebbe identificarsi con una persona indefinita o con San Filippo, che ha gli occhi rivolti sulla Piazza gremita di gente, quasi a dire di accogliere i pellegrini o migranti come lui aveva fatto cinque secoli or sono, in presenza di ondate di razzismo che di tanto in tanto facevano capolino.
In un’altra foto si nota in alto l’immagine di un contorno simile a quello dell’Italia, attraversata da fumo o nuvole bianche; in basso il contorno simile a quello della Tunisia e della Libia, in grigio scuro, e al centro, nel Mediterraneo, un arcobaleno rivoltato. Il Nord dell’Italia è coperto da nuvole dense, il centro sud da una stretta striscia di nuvole (il nord che era contro gli sbarchi e quasi proteso verso una nuova ondata di razzismo, il sud che accoglieva). Superato l’arcobaleno, a forma di barca, concavo, il cielo è sgombro di nubi e ci sarebbe la salvezza per i naufraghi (l’approdo a Lampedusa e alla Sicilia). Quel fumo bianco mentre da una parte richiamerebbe al segno della gioia di tutta la Chiesa che annuncia la nomina del nuovo Papa, dall’altra potrebbe indicare la gioia dei profughi per aver superato le difficoltà di una traversata marina e il raggiungimento della costa, e quindi della salvezza, sgombra da nuvoloni neri, ma con una leggerissima e sfumata velatura bianca.
Anche l’immagine di questa seconda foto potrebbe essere interpretata come l’invito di San Filippo ad accogliere i migranti sulla barca idealmente rappresentata dall’arcobaleno rovesciato.
Sta di fatto che qualche mese dopo, a settembre, a causa di una massiccia ondata migratoria proveniente dalla Siria e di dolorosi naufragi, alcuni stati europei, come Germania, Francia e Gran Bretagna, precedentemente contrari ad accogliere tali profughi, hanno deciso di accettare una quota di queste sfortunate famiglie sopravvissute all’odio, alla violenza e ai rischi connessi al loro migrare.
Altri paesi europei hanno continuato a mantenere un atteggiamento di rifiuto verso questi infelici.
Tornando ad esaminare la statua di San Filippo presente sul prospetto della Chiesa Madre, sembrerebbe che il Santo voglia spingere gli uomini a guardare in quella direzione e a considerare di trattare con umanità e con spirito cristiano gli emigranti di quelle terre poste al di là del Mediterraneo, uomini, donne e bambini che abbandonano la loro patria, spinti dalla miseria, dall’oppressione e dalla disperazione.
Le braccia del Santo, protese in avanti, sembrano invogliarci e ad aprirci all’accoglienza degli infelici naufraghi.
Alla destra del Santo è presente un Angelo, anch’egli mutilo, ma attivo e con il volto proteso verso Sud Ovest, mentre un altro Angelo è presente ai suoi piedi, che sembra dormiente ed è adagiato su una base che rimanda la mente a pensare a un banco di stratocumuli di nuvole oppure a onde marine in movimento.
Questo secondo Angelo, che potrebbe essere considerato un simbolo dei piccoli profughi orientali, è sotto la protezione di San Filippo Neri; infatti è riparato dalla pianeta che resta sollevata, dal vento, dal corpo del Santo, come a coprirlo, a proteggerlo e a ripararlo sotto un ombrello.
È un presagio per quanto sta accadendo oggi con le migrazioni di massa?
Un monito a non chiudere le frontiere e ad accogliere i fratelli martoriati dalle guerre e vittime dell’odio di faziosi religiosi integralisti?
Non possiamo affermarlo con certezza, possiamo solo fare delle congetture.
Certo nel periodo in cui la statua fu realizzata l’autore non pensava a questa possibile ipotesi né si era in presenza di costanti e numerose migrazioni dal Vecchio Continente verso l’Europa, così come stiamo vivendo ai nostri giorni.
Anche per questo motivo, cioè se fossero reali queste congetture, la figura e l’opera di San Filippo sono attuali nel nostro tempo e potremmo ipotizzare un’ulteriore stranezza da parte del Santo protettore di Gioia.
Sempre in tema con questo articolo, riporto una ricerca tradizionale, popolare e religiosa del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.
La leggenda della statua di “Sand Flipp u’ zuepp” a Gioia del Colle.
Secondo la leggenda locale, quando venne donata a Gioia del Colle la statua lapidea policroma di San Filippo Neri, opera barocca seicentesca e pregevole della Scuola Salentina di Giuseppe Zimbalo, detto “lo Zingarello”, i Gioiesi non gradirono la presenza della scultura, perché sembrava che il Santo, avendo le gambe genuflesse, fosse zoppo o con una gamba più corta dell’altra e pertanto il popolo la nominò la statua di “Sand Flipp u’ zuepp” o “San Filippo lo zoppo”. In realtà la statua rappresenta San Filippo Neri inginocchiato in gloria su una nuvola con gli angeli.
Questa statua lapidea e policroma era conservata nella Chiesa Madre. La statua era policroma; si possono notare i resti dei pigmenti di giorno. Gioia del Colle, confinando con la Terra d’Otranto, aveva interscambi artistici con la Scuola scultorea lapidea Salentina.
Si racconta che una povera donna gioiese, mal vista per la sua infertilità, disperata per non poter avere figli, supplicò platealmente San Filippo Neri affinché avesse ad ogni costo una bambina o un bambino. Dopo tre mesi di intense preghiere e suppliche, in sogno le apparve la statua in pietra di San Filippo Neri, che le assicurava che il 26 Maggio dell’anno seguente avrebbe avuto un figlio maschio. La donna, felice, annunciò a tutto il popolo, incredulo, la nascita futura del figlio. Quando il maschietto nacque la mamma si accorse che il figlio aveva le gambe mal formate e ripiegate, simili a quelle della statua lapidea di San Filippo Neri.
Giudicata peccatrice dal popolo, la donna, che si chiamava Sofia, non si perse d’animo, accettò con gioia il figlio, e lo consacrò pubblicamente al Santo Patrono, chiamandolo, in suo onore, Filippo. La madre, orgogliosa del figlio maschio, nonostante la menomazione, le critiche, le beffe e le ingiurie cittadine, volle battezzare il figlio, affermando che San Filippo Neri avrebbe comunque protetto il bambino.
Il popolo con perfida curiosità volle assistere al battesimo del piccolo Filippo, non credendo alle speranze della mamma. San Filippo Neri, colpito dalla fede della donna che le aveva consacrato il figlio, si intenerì, volendo manifestare il suo aiuto. Infatti dopo il Battesimo l’Arciprete sollevò il neonato per presentarlo al popolo ed accoglierlo nella Comunità Cristiana e, come pronunciò il nome del bambino, con grande stupore generale, si accorsero che il bimbo era miracolosamente guarito, mostrando due gambe sane e forti.
Il popolo, pentito, chiese scusa alla donna, assicurando il suo aiuto per allevare il figlio, invocando il pubblico perdono a San Filippo Neri, avendo conferito alla sua statua lapidea una titolazione inappropriata, affinché poi continuasse a soccorrere e difendere i Gioiesi, auspicando la sua intercessione per garantire la fertiltà dei suoi fedeli e devoti.
Prodigiosamente la statua si animò e dichiarò, dopo aver perdonato i fedeli, che se i coniugi avessero onorato la Santissima Trinità e la Divina Maternità di Maria e toccato per tre volte la gamba piegata della statua, avrebbero ricevuto, l’anno seguente, il figlio tanto desiderato.
Da allora le spose iniziarono a toccare con fede tre volte le gambe del Santo e di conseguenza i Gioiesi onorarono con profonda devozione la statua lapidea del Santo Patrono, ribattezzandola la statua di “Sand Flipp di minin”, cioè di “San Filippo dei bambini”, in quanto la statua aveva ai suoi piedi degli angioletti, confusi dal popolo per bambini distesi.
La statua, che è deteriorata dal tempo, ma qualcuno affermava che fosse stata consumata dalle mani delle donne che chiedevano la grazia per avere un figlio, ha perso i colori originari ed attualmente è collocata nella nicchia decorativa e devozionale sinistra della facciata della Chiesa Madre di Gioia del Colle.
Nel tempo il popolo ha voluto identificare idealmente in questo racconto la nascita leggendaria del poeta e cantastorie analfabeta Gioiese Filippo Ronco.
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24 Settembre 2024