La novena in onore di San Filippo Neri
Anche per San Filippo Neri, Patrono di Gioia del Colle, come per numerosi Santi, nei nove giorni precedenti la ricorrenza della sua festa, viene tenuta una novena da parte di un padre predicatore, che illustra la vita, le opere e le virtù del Santo. Un tempo, quando i precetti cristiani erano praticati con zelo e […]
Anche per San Filippo Neri, Patrono di Gioia del Colle, come per numerosi Santi, nei nove giorni precedenti la ricorrenza della sua festa, viene tenuta una novena da parte di un padre predicatore, che illustra la vita, le opere e le virtù del Santo.
Un tempo, quando i precetti cristiani erano praticati con zelo e c’era una partecipazione attiva agli eventi religiosi, la Chiesa Madre era gremita di fedeli ed erano presenti anche cittadini forestieri, devoti di San Filippo e desiderosi di ascoltare le appassionate omelie del predicatore.
In alcuni periodi era l’Amministrazione comunale, alla quale competevano la proprietà della Chiesa Madre e quindi le spese relative al mantenimento della struttura, a inserire nel proprio bilancio una somma per il padre predicatore, per non fare mancare ai gioiesi un momento di forte spiritualità, di partecipazione e di condivisione del messaggio e dell’insegnamento dell’Apostolo di Roma.
Nel 2015, Quinto Centenario della nascita di San Filippo Gioia ha beneficiato della presenza di mons. Edoardo Cerrato, Vescovo di Ivrea e procuratore generale della Congregazione dei Filippini, il quale ha partecipato ai festeggiamenti e ha donato una reliquia, un pezzo della camicia del Santo, corrispondente alla parte del cuore, che perciò presentava lievi segni di sudore e di sangue.Di seguito riporto una ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.
La novena in onore di San Filippo.
A Gioia del Colle il 17 Maggio era il giorno in cui iniziava la novena liturgica dedicata a San Filippo Neri.
Anticamente la statua grande del Santo era custodita nella Chiesa di Sant’Angelo e collocata nella nicchia laterale di destra, dove ora è presente l’immagine di Gesù Risorto.
Qui avveniva la vestizione con gli antichi abiti sacerdotali, al termine della quale il Santo veniva portato in Chiesa Madre per l’inizio del solenne novenario e poi riportato nella Rettoria al termine di tutti i festeggiamenti.
In seguito, al mattino dopo la salviata, l’immagine grande del Santo in abiti feriali ed accompagnata dai sacristi, dal Capitolo e dalla Banda delle Fave Bianche, veniva portata al palazzo Eramo, dove avveniva la vestizione con i preziosi abiti festivi del Santo.Donna Amalia Lezzi in Eramo aveva fatto confezionare un prezioso abito sacerdotale, per grazia ricevuta, di manifattura claustrale, che prevedeva come corredo donato, un anello di oro con topazio e la tiara in argento.
Il corredo sacro del Santo prevedeva anche le chiavi, il rosario ed il giglio, anch’essi in argento.
Secondo a tradizione l’abito era simile al modello che San Filippo Neri aveva ricevuto in vita dalla famiglia romana Massimo, per la resurrezione miracolosa del figlio Paolo e che il Santo indossò una sola volta in occasione della festa del Corpus Domini, ed essendo troppo prezioso e pesante, lo stesso San Filippo vendette per ottenere dal ricavato offerte per i poveri e gli ammalati.
Dopo la privata vestizione, il Santo rientrava in Chiesa Madre e veniva collocato trionfalmente nel grandioso apparato lavorato ed allestito dalle Figlie Spirituali di San Filippo Neri.
I preziosi vestiti, dopo i festeggiamenti, venivano riportati alla famiglia Eramo in forma riservata. Quindi si officiava la Santa Messa Solenne e nel pomeriggio si svolgeva la licita o l’asta delle offerte proposte dai portatori, che simbolicamente compravano la statua per realizzare la solenne processione cittadina di gala.
Chi offriva di più si aggiudicava il trasporto della statua. Paganti erano anche i portatori dei lampari, dei fiori, del baldacchino e dell’ombrello eucaristico che veniva anche portato eccezionalmente dal sindaco o dal podestà.
In epoche più lontane si arriva a pagare il percorso a metri, per tutte le processioni del Santo. Il ricavato andava tutto devoluto in beneficenza.
Durante il novenario si svolgeva la terza fiera e si allestivano le nicchie o gli addobbi presso le edicole cittadine o private del Santo.
In seguito la vestizione venne trasferita in Chiesa Madre a cura delle devote e del clero.
Per tutti i nove giorni che precedevano la festa, in Chiesa Madre si assisteva al Santo Rosario meditato, alla Santa Messa con panegirico e la solenne benedizione del SS. Sacramento, con tutte le confraternite gioiesi, all’ascolto dei fioretti di San Filippo Neri ed alla raccolta delle offerte ai tavolini presenti nei punti strategici e più frequentati della città.
Ogni sera c’era un finale pirotecnico.
I tavolini per le offerte erano chiamati i banchi o le banche di San Filippo.
Il Comitato provvedeva, nei giorni della festa, alla distribuzione delle sedie contrassegnate, per assicurare il giusto riposi ai forestieri, alla gente che passeggiava, che ascoltava le bande musicali o che assisteva ai fuochi pirotecnici, ed ai fedeli che presenziavano ai riti religiosi nelle Chiese.
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6 Giugno 2021