La gara dei baffi e delle barbe a Gioia
In un piccolo Comune del tarantino di 3528 abitanti, Montemesola, viene organizzato annualmente un Festival singolare, il “Gran Festival dei Baffi”. Quest’anno il 13 agosto si è festeggiata la 49^ edizione, con la presenza di partecipanti intervenuti da ogni parte d’Italia e d’Europa. L’idea di questo Festival trova concretizzazione nel 1965 ad opera del veterinario […]
In un piccolo Comune del tarantino di 3528 abitanti, Montemesola, viene organizzato annualmente un Festival singolare, il “Gran Festival dei Baffi”. Quest’anno il 13 agosto si è festeggiata la 49^ edizione, con la presenza di partecipanti intervenuti da ogni parte d’Italia e d’Europa.
L’idea di questo Festival trova concretizzazione nel 1965 ad opera del veterinario del Comune di Montemesola, il dott. Carbonara, che in quell’anno trascorse le sue ferie a Postiglione (SA). Durante il periodo di riposo in quel Comune si fece crescere i baffi. Al ritorno a Montemesola, poiché alcuni suoi compaesani affermavano che non aveva un bell’aspetto con i baffi che si era lasciato crescere, rispose che solo le donne erano titolate ad esprimere un giudizio in merito. Di qui nacque l’idea di organizzare un festival di uomini baffuti, che sarebbero stati valutati da una giuria composta di sole donne. Per dare lustro alla manifestazione fu invitato a fare da padrino al primo festival il conduttore televisivo Pippo Baudo.
La manifestazione è ormai entrata a far parte della storia e della tradizione di Montemesola e ogni anno vede sfidarsi concorrenti baffuti e barbuti dalle fogge più stravaganti, originali e particolari.
All’evento, curato dalla locale Pro Loco, quest’anno hanno aderito una quarantina di concorrenti che sono stati valutati da un comitato formato da sole donne, presieduto dal campione del mondo di barba naturale, Fabrizio Bottos, senza diritto di voto.
L’intento di organizzare un festival dei baffi nel 1965 non sembra essere un’idea originale tanto da assegnare la patente di paternità e di primogenitura a Montemesola, poiché a Gioia del Colle già dalla fine dell’800, tra luglio e settembre, si organizzava una gara, che aveva come soggetto i Baffi, con ben altre motivazioni.
È quanto riferisce il nostro concittadino, il maestro Giuseppe Montanarelli, in una sua ricerca storica che di seguito riporto.
La gara dei baffi e delle barbe a Gioia del Colle. Luglio-Settembre.
Intorno al 1889, anno che ricordava il primo centenario della Rivoluzione Francese, le famiglie Gioiesi di origine francofona, soprattutto i giovani uomini, in occasione dello storico evento, adottarono una particolare acconciatura del viso, curando i baffi e la barba, con uno stile che ricordava quello dell’Imperatore Napoleone III, con pizzetto e baffi allungati e laccati affilati, già presente nei salotti nobili e culturali parigini.
In breve tempo i giovani delle famiglie cattoliche di origine francese, adottarono invece come acconciatura del volto, quella dell’immagine di San Rocco di Montpellier, loro conterraneo, molto venerato in città. Anche i giovani popolani Gioiesi, devoti al Santo, vollero imitare lo stile francese, prendendo come esempio San Rocco e destando le critiche nazionalistiche mosse da parte dei governanti locali.
Per contrastare questa curiosa moda, i devoti di San Filippo Neri, soprattutto gli anziani e gli uomini maturi, vollero adottare l’acconciatura del volto, con barba e baffi fluenti del Santo Patrono Fiorentino, possibilmente bianchi.
Essendo entrambe le statue dotate di barba e baffi, si crearono due fazioni contrapposte: i baffoni ed i barbati “neri” di San Rocco, che provenivano dalle famiglie di origine francese, unitamente a quelli del Popolo ed i baffoni ed i barbati “bianchi” di San Filippo Neri, che appartenevano alle famiglie nobili e facoltose.
Per ovvie ragioni religiose, il Clero locale, si mostrò neutrale ed inizialmente compiacente. La moda, ben presto si trasformò in una vera gara cittadina, promossa dalle famiglie di origine francese, a chi avesse la barba ed i baffi più lunghi o bizzarri, premiata con una botticella di vino primitivo ed una cesta di formaggi locali, molto apprezzati anche dai Francofoni, offerti dai ricchi massari e proprietari terrieri.
I beni alimentari erano consacrati ai due Santi Protettori ed i vincenti devolvevano una parte del premio in beneficenza.
Solitamente due risultavano i vincitori, il “baffone dell’anno” ed il “barbone dell’anno”.
Dopo la gara, i premiati potevano radersi i baffi e a barba, non partecipando alle competizioni successive, per dare la possibilità ad altri concorrenti di prendere patte alla sfida. Gli altri partecipanti potevano comunque radersi.
I resti dei baffi, delle barbe e dei capelli venivano donati al Clero che provvedeva a distribuirli agli artigiani, ai tessitori o ai barbieri per confezionare tessuti, imbottiture e parrucche.
Curiosamente i Francesi locali decisero che la giuria dovesse essere composta da sole donne, in onore alla Marianna di Francia, estratte in numero equo tra le varie classi sociali cittadine, scatenando le proteste dei notabili.
La manifestazione durò solo cinque anni ed inizialmente fu fissata al 14 Luglio, giorno in cui si ricordava la presa della Bastiglia a Parigi. Poi si decise di dare un significato più sacro all’evento, fissandolo all’ultima Domenica del mese di Settembre, al termine di tutti i festeggiamenti in onore dei Santi Patroni e Protettori della città.
Per motivi di ordine pubblico, religioso, sociale, politico e sanitario la gara fu soppressa dalle autorità, abolendo la giuria femminile.
Il Clero condannò poi l’iniziativa che strumentalizzava le figure dei Santi venerati.
I barbieri ed i medici del tempo, i “cerusici”, protestarono, perché in questo modo gran parte degli uomini non si radeva e non curava la barba ed anche i capelli, utilizzando metodiche personali, provocando eventuali malattie, infiammazioni, dermatiti, infezioni e pediculosi.
Ovviamente non tutti i Gioiesi partecipavano all’iniziativa, per implicazioni politiche che avevano coinvolto indirettamente aspetti religiosi, non graditi poi sia al Clero che ai governanti ed ai nobili.
L’iniziativa francese fu ben presto dimenticata e tutti i Gioiesi ripresero a radersi e curarsi i baffi, la barba ed i capelli nei saloni dei barbieri “cerusici”.
La ricerca si giova delle seguenti fonti: Archivio di Stato di Napoli, Archivio della Franconia di Parigi, rev. prof. don Vincenzo Angelillo, prof. Gesualdo D’Amato, rev. prof. don Filippo De Crescenzo, prof. Mario Girardi, sig.ra Titina Battaglia, cav. Francesco Montanarelli, sig. Giuseppe Montanarelli Senior, sig.ra Lucia Montanarelli, rev. don Rocco Traversa, rev. prof. mons. Gaetano Valente.
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25 Agosto 2023