La festa di San Pietro a Gioia
Su questo sito in data 6 maggio 2020 ho pubblicato un articolo dal titolo “Il culto di San Pietro a Gioia del Colle”. Al fine di un ampliamento ed approfondimento dell’argomento riporto una ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli. La festa di San Pietro Apostolo e Martire a Gioia del Colle. Simone, pescatore di […]
Su questo sito in data 6 maggio 2020 ho pubblicato un articolo dal titolo “Il culto di San Pietro a Gioia del Colle”.
Al fine di un ampliamento ed approfondimento dell’argomento riporto una ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.
La festa di San Pietro Apostolo e Martire a Gioia del Colle.
Simone, pescatore di Betsaida in Galilea, soprannominato Pietro dallo stesso Gesù perché sarebbe stato la pietra su cui fondare la Chiesa, fu con il fratello Andrea il primo a seguire il Divino Maestro che lo nominò Capo del Collegio Apostolico.
San Pietro, definito il Principe degli Apostoli, fu il primo vescovo di Roma ed il primo Papa della Storia. Soffrì il martirio a Roma sotto l’imperatore Nerone il 29 giugno dell’anno 67 d. C. e fu crocifisso con la testa all’ingiù, perché era indegno di morire come Gesù. La festa gioiese di San Pietro è antichissima. La tradizione riportata dall’Abate Losapio racconta che San Pietro, nel suo viaggio dall’Oriente a Roma, si fosse fermato per riposarsi nell’antico centro abitato di Gioia del Colle, affascinato dalla bellezza e dalla salubrità del luogo ed avesse evangelizzato, insieme a San Marco, la locale comunità. Si racconta che l’Apostolo avesse scacciato il Diavolo che aveva fissato la propria dimora nei pressi dell’acropoli di Monte Sannace. Il Diavolo, prima di tornare negli Inferi, riuscì a sottrarre a San Pietro il “tesoro” che portava con sé e che apparteneva alla prima Comunità Ecclesiale ed a nasconderlo nella medesima zona. Ancora oggi la tradizione leggendaria alimenta la possibilità del ritrovamento del tesoro purché i ricercatori si rechino in quei luoghi il 29 Giugno di ogni anno e scavino sul punto in cui appare il gallo dalle piume d’oro. Il gallo è il simbolo di San Pietro e ricorda il suo rinnegamento nei riguardi di Gesù.
Secondo l’Abate Losapio, nell’Età Antica il territorio di Gioia del Colle sarebbe stato visitato da numerosi Santi, tra cui San Marco Evangelista, Sant’Oronzo primo vescovo della Peucezia e di Lecce, Sant’Erasmo primo vescovo di Antiochia, San Cataldo primo vescovo di Taranto, San Mauro primo vescovo di Bari e nel Medioevo da san Francesco di Assisi.
Numerosi ritrovamenti, effettuati nelle zone adiacenti alle più importanti arterie stradali che conducevano alla nostra città, hanno permesso di rilevare la presenza di due Chiese dedicate all’Apostolo, una in contrada “San Pietro de’ Sclavezzulis” o Schiavoni o Albanesi, in Via Noci e l’altra nell’antico territorio di “Frassineto”, intitolata a San Pietro Novizio.
Secondo altri ritrovamenti rupestri, il passaggio del Santo è stato evidenziato anche nell’altra contrada dedicata a San Pietro e sita nell’estremo confine con l’agro di Santeramo, a ridosso della strada statale 171.
A riprova delle testimonianze petrine lasciate nel nostro territorio, anche l’antica Chiesa Madre, ubicata a circa due miglia più a Sud dell’attuale edificata alla fine del secolo XI da Riccardo Siniscalco, primo conte della città, fu intitolata inizialmente a San Pietro, poi a San Marco, dopo ancora alla Vergine Maria Regina di Costantinopoli ed infine alla Natività della Madonna, con il titolo Maggiore.
Tracce del culto del Santo si ritrovano nella Chiesa dell’Annunziata a Monte Rotondo, nel cui affresco sull’altare maggiore, risalente al 1617, insieme alla Vergine Maria della Tenerezza con Gesù Bambino ritto, a San Giovanni Battista, a Sant’Orsola con le dodici vergini ed a Sant’Onofrio, si nota la figura di San Pietro, barbato ed in abiti pontificali orientali.
Il culto per l’Apostolo a Gioia risale presumibilmente ad alcuni preesistenti riti agresti e propiziatori di origine pagana relativi alla fertilità maschile. Nella Chiesa Madre era presente una statua in pietra del Santo, opera di Stefano da Putignano, ora introvabile.
Dopo la Santa Messa Solenne in Chiesa Madre a mezzogiorno, la festa campestre in onore del Santo si svolgeva con un pellegrinaggio nei pressi dei centri di culto esterni alla città, con la ricerca del tesoro e prevedeva una fiera agricola e la solenne benedizione dei campi e delle messi. Anticamente si benedivano i pollai, le fidanzate donavano ai loro futuri mariti un fischietto di terracotta a forma di gallo per augurare la fertilità e si offrivano, per scongiurare i tradimenti, le piume del gallo di San Pietro, che i più istruiti usavano come penne per scrivere.
Si consumavano pranzi all’aperto, si danzava ed a sera si accendeva il tradizionale falò. Nel corso degli anni queste manifestazioni sono cadute in disuso. Più recentemente si è assistito ad un ripristino dell’antica feste agreste dedicata all’Apostolo che si svolgeva nella contrada di “San Pietro de’ Sclavezzulis”.
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29 Giugno 2020