La famiglia Losapio a Gioia del Colle
Parlando della famiglia Losapio la mente corre subito all’abate Francesco Paolo Losapio, educatore, scrittore, poeta, benefattore, al quale è legato il Legato che da lui prende nome. In realtà di questa famiglia facevano parte altri illustri esponenti, che, come l’abate Francesco Paolo, svolsero un ruolo importante nella lotta antifeudale. FRANCESCO PAOLO LOSAPIO senior Un componente […]
Parlando della famiglia Losapio la mente corre subito all’abate Francesco Paolo Losapio, educatore, scrittore, poeta, benefattore, al quale è legato il Legato che da lui prende nome.
In realtà di questa famiglia facevano parte altri illustri esponenti, che, come l’abate Francesco Paolo, svolsero un ruolo importante nella lotta antifeudale.
FRANCESCO PAOLO LOSAPIO senior
Un componente storico della famiglia è stato Francesco Paolo Losapio senior, che 21 maggio 1724 sposò a Gioia Lucia Spada, figlia di Vitantonio e di Anna Losito e fissò in Gioia il suo domicilio.
Dalla loro unione nacque il 6 gennaio 1741 Giovanni Losapio. Costui prese in moglie a Mola di Bari Anna Russo, dal cui matrimonio nacquero: Francesco Paolo junior (l’abate), Giuseppe Tommaso, Lucia Maria (che divenne monaca e Badessa delle Benedettine Nere a Massafra, con il nome di Suor Angelica), Apollonia Maria, Santa Maria e Maria Lucia, che sposò a Cassano delle Murge il signor Francesco Laudati.
Da semplice e laborioso agricoltore, lavorando duramente ed onestamente non solo visse agiatamente, ma meritò la stima dei suoi concittadini al punto di essere nominato Sindaco.Il nipote, l’abate Francesco Paolo Losapio nella nota 6 della strofa XXX del Canto VI del Quadro Istorico-Poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, dice: Mio avo Francesco Paolo Losapio oriundo e domiciliato in Putignano, ma nativo di S. Michele si andò à Gioja nel 1724: e dopo aver ritirato e concentrato in Gioja i suoi piccoli stabilimenti venne a fissarvi il suo stabile domicilio. Fu nominato e fatto Sindaco generale del paese nel 1740 e 41, epoca in cui fu mossa la lite di gravami nel Sagro Consiglio, e la revindica di varij dritti della Regia Camera della Sommaria. Egli preparò e mosse la lite de’ trent’anni, e piantò le bandiere in campo aperto ne’ tribunali sunnominati, da cui ebbero origine le vittorie menzionate in questo canto sesto. Si rileva ciò da’ libri de’ generali parlamenti, e da’ catasti annuali dell’anno 1741 e 42 che si trovano nell’Archivio della Direzione Provinciale de’ Dazj Diretti in Bari.
Per dieci volte, dal 1744 fino al 1772, nella Regia Camera si discusse quella vertenza tra il Principe di Acquaviva e i cittadini di Gioia, durante le quali, nonostante minacce, violenze, seduzioni e prepotenze da parte dei De Mari i gioiesi resistettero a tal punto da conquistarsi l’appellativo di fieri. Poiché Francesco Paolo Losapio morì il 4 settembre 1757 la lotta continuò sotto la guida del dott. Paolo Losito, dall’abate Francesco Paolo Losapio junior e dall’abate Francesco Saverio Indellicati. Quando nel 1810 bisogna sostenere davanti alla Commissione Feudale le ragioni del Comune, il Decurionato nominò l’abate Losapio, conoscitore della vertenza, come collaboratore indispensabile da affiancare all’avvocato del Comune. Fu grazie anche all’abate Losapio se Gioia riuscì vincitrice della vertenza contro l’ex feudatario Principe De Mari e riuscì a recuperare i territori di cui si era impadronito, con due Decisioni del 3 e del 24 marzo 1810 della Commissione Feudale, consistenti in terreni nelle contrade di Monte Sannace, Terzi di mezzo, Amendolamara, Castiglione, Gaudella, Marzagaglia, Vallata, Fragennaro e Marchesana. Con le sentenze fu abolito il pagamento del “terraggio” anche nei riguardi del Capitolo di Gioia e della Commenda di Picciano o dei Cavalieri di Malta.
Con deliberazione demaniale del giorno 11 aprile 1815 l’abate Losapio fu nominato a rappresentare e sostenere le parti del Comune nel portare a termine l’esecuzione definitiva della pendenza tra il Comune e il Capitolo della Chiesa di Gioia, conformemente al giudicato del 24 marzo 1810 della Commissione Feudale.
GIUSEPPE TOMMASO LOSAPIO
Fratello minore dell’abate Losapio, nacque a Gioia il 19 marzo 1772. Dopo aver iniziato i suoi studi sotto le cure del maestro reggente Longo, dell’Ordine dei Francescani, si trasferì ad Oria per completare gli studi in quel seminario sotto la guida di illustri maestri. Seguì con profitto gli studi di letteratura, filosofia e scienze matematiche, ma volendo istruirsi anche nelle Scienze Fisiche e Naturali si trasferì nel seminario di Taranto. Frequentando in quel seminario comprese che nutriva interesse per le Scienze giuridiche per cui si trasferì a Matera e nel 1792 si recò a Napoli per perfezionare i suoi studi legali. Il suo ingegno e la sua ampia cultura gli aprirono le porte dei Circoli frequentati dai dotti uomini di Napoli. Per i suoi ferventi sentimenti repubblicani fu costretto a far ritorno a Gioia. In seguito agli eventi del 1799 che portarono alla morte di alcuni liberali gioiesi fu costretto a rifugiarsi in Francia insieme al fratello Francesco Paolo, per sfuggire alla cattura e alle persecuzioni, e lì dimorò per due anni, dedicandosi ai suoi studi.
Rientrato a Gioia dopo la pace di Firenze (1801) fu prodigo di aiuto e di consigli per molti suoi concittadini.
Durante il Decennio francese Gioacchino Murat, avendo stima per lui per la sua preparazione culturale e per le sue doti umane, lo nominò Ispettore dei beni demaniali dello Stato nella Provincia di Lecce, compito che svolse con giustizia, moderazione e prudenza. Nonostante non fosse privo di sostanze economiche giunse a contrarre anche numerosi debiti per esercitare la sua beneficenza su tutti coloro che ne avessero necessità. Fu costretto ad accettare anche altri prestigiosi incarichi. Quando si ritirò a vita privata continuò a benificare i suoi concittadini con consigli, donazioni e offerte ai più bisognosi di ogni sorta di aiuto.
La sua fede repubblicana gli costò una serie di ingiurie da parte dei Borboni, al loro rientro sul trono delle Due Sicilie.
Nel 1820 fa parte della locale vendita della Carboneria gioiese, chiamata “La Costanza dei Bruti”.
Il De Ninno nel suo libro “La setta dei Carbonari in Terra di Bari” parlando di Giuseppe Tommaso Losapio dice: Il Losapio era ardente Carbonaro, conosciuto per il suo patriottismo disinteressato e il fervido sentimento di libertà, per cui dopo il 1799 era stato costretto ad esulare in Francia, e, tornato in patria, aveva sofferto ingiurie e persecuzioni durante il periodo della restaurazione borbonica.
Nel 1820 il Losapio, per il suo carattere e per la sua dottrina, fu nominato a far parte della Deputazione di Bari e della Commissione dei 32 Deputati delegata a ricevere il Re il 1° ottobre 1820, in occasione della inaugurazione del Parlamento di Napoli. Il 2 ottobre fu nominato componente della IV Commissione “Finanza”.
Nel 1821 si ritirò dalla vita politica attiva dedicandosi ad opere di beneficenza. Durante i moti del ’48, forte delle esperienze negative del 1799 e del 1820, continuò a non illudersi in un prossimo cambiamento di governo e consigliò moderazione, prudenza e saggezza per evitare di peggiorare la situazione.
Dopo una malattia che lo costrinse a letto per qualche tempo, morì il 16 agosto 1850, giorno della ricorrenza del compatrono San Rocco, all’età di 78 anni. Alcuni giorni prima della sua dipartita uomini e donne di tutti i ceti sociali accorrevano al suo capezzale: erano coloro che lo avevano conosciuto come uomo retto e generoso e che in silenzio gli tributavano il doveroso rispetto e ringraziamento.
Apprendiamo queste notizie dalla sua necrologia: Il suo elogio si leggeva nella bocca e sul viso di tutti. Negli ultimi giorni della sua malattia un grande e verace tributo di rispetto gli fu reso, che tutti, e nobili e plebei accorrevano al suo letto; ed, udito il fatale annunzio, lui pianse il poverello, che riceveva il pane quotidiano, lui l’orfanello, lui la vedova sconsolata, lui gli amici, lui tutta quanta gente in Gioia cape.
A differenza del fratello Francesco Paolo, Tommaso non ci ha lascato scritti; i suoi scritti sono costituiti da tutte le opere di bontà di beneficenza, di consigli, di aiuto dato disinteressatamente a tutti, una mole di opere che non c’è libro che possa contenere.
Dopo tre generazioni (1724-1850) con la morte di Tommaso la famiglia gioiese Losapio si estingue e continua in linea femminile con i Laudati di Cassano delle Murge, ma anche con la loro fine resta imperitura la memoria di tre grandi uomini che hanno speso la loro vita per il trionfo della libertà e per il bene della città di Gioia del Colle: Francesco Paolo Losapio senior, l’abate Francesco Paolo Losapio e Giuseppe Tommaso Losapio
Sull’abate Francesco Paolo Losapio, al quale il Comune di Gioia ha intitolato una strada e una Scuola Media è possibile leggere un articolo pubblicato su questo sito, digitando il seguente link: https://www.gioiadelcolle.info/francesco-paolo.losapio/.
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1 Novembre 2024