La coltivazione dei bachi e la ‘maclura pomifera’ a Gioia
Nel 1856 il sindaco Filippo Cassano e i Decurioni aderiscono alla proposta del Direttore del Real Ministero dell’Interno per la sperimentazione della coltura dei gelsi per l’industria del baco da seta nel nostro territorio. Dopo la proposta del 1856 della sperimentazione della coltura dei gelsi per l’industria del baco da seta nel nostro territorio, nel […]
Nel 1856 il sindaco Filippo Cassano e i Decurioni aderiscono alla proposta del Direttore del Real Ministero dell’Interno per la sperimentazione della coltura dei gelsi per l’industria del baco da seta nel nostro territorio.
Dopo la proposta del 1856 della sperimentazione della coltura dei gelsi per l’industria del baco da seta nel nostro territorio, nel 1863 viene nominata una Commissione per studiare, promuovere e curare studi ed esprimersi sulla coltivazione del cotone a Gioia. Il Comune provvede allo sterminio dei bruchi che invadono il nostro territorio.
È possibile osservare esemplari di alberi di maclura pomifera nel giardino intitolato al prof. Vito Antonio Donvito, più noto come giardino Paolo VI, o nel Giardino didattico in via dei Padri Riformati.
Maclura pomifera: maclura, che deriva da W.Maclure e pomifera da “pomo”, cioè frutto, e φέρω, cioè portare, cioè alberi che che portano frutti tondi simili a pomi cioè a mele.
È stato Thomas Nuttall, padre della botanica americana, lo studioso che descrisse la pianta nel 1811 e le diede il nome dell’amico William Maclure, geologo filantropo.Probabilmente la coltivazione di questo albero fu introdotta nel nostro Comune agli inizi del XX secolo, allorquando il bisogno alimentare dei bachi da seta e la scarsa presenza di alberi di gelso spinse i coltivatori gioiesi all’introduzione di questa pianta, che aveva caratteristiche affini all’altra e poteva fornire cibo per i bruchi.
Sembrerebbe che un forte impulso alla diffusione di questo albero a Gioia si sia registrato nel Novecento e sia da attribuire a don Luigi Tosco, arciprete di Gioia, originario del Piemonte, zona vocata alla produzione di seta legata alla plurisecolare pratica dell’allevamento del baco da seta già nel Seicento. I mercanti inglesi giudicavano la seta importata dal Piemonte come “la più bella che si produca in qualsiasi parte del mondo”.
A conferma dello “zampino” di don Tosco nella diffusione di questo albero, infatti, in alcuni appezzamenti terrieri donati alla Chiesa Madre di Gioia ritroviamo questi alberi.
Alla fine di novembre può capitare di notare in alcuni giardini di Gioia, sulla superficie del terreno, alcuni frutti curiosi, a forma di palla rugosa. Si tratta dei frutti di Maclura pomifera, o Maclura aurantiaca, chiamata comunemente anche Osage orange o “Moro degli Osagi”.
La denominazione “Moro” deriva dal fatto che la pianta appartiene alla famiglia delle Moracee, la stessa a cui appartengono il fico comune e il gelso, il cui frutto viene chiamato mora. L’appellativo degli Osagi” deriva dal fatto che questo albero, originario del Nordamerica, dove è conosciuto come Osage orange, arancio degli Osaghi, era noto agli indiani della tribù degli Osage, i quali ne utilizzavano il legno, che, per la sua elasticità e flessibilità, si prestava ottimamente per la costruzione di archi e frecce e dal legno stesso ricavavano un pigmento di color giallastro con il quale tingevano il loro volto.
Alcuni sostengono che il color “cachi” delle divise dei soldati americani impegnati nella seconda guerra mondiale sia derivato dalla corteccia di questo albero.
La pianta è conosciuta anche come gelso del Texas o melo da siepi, melo dei cavalli, moro.
Queste piante hanno fusto corto, largo, con corteccia bruno-grigia, rugosa, che si rompe a scaglie mostrando la corteccia più interna, di colore aranciato; la chioma è molto ramificata, disordinata; i rami sono rigidi, e presentano spine all’ascella fogliare.
Questa pianta arborea, dalle foglie caduche, che ritroviamo anche nell’America tropicale e in Africa, venne introdotta in Italia per uso forestale, a scopo ornamentale o per realizzare fitte siepi, ma anche in sostituzione dell’albero del gelso. Maclura pomifera è presente in Europa come pianta ornamentale, dove fu introdotta nel 1818 mentre in Italia la diffusione data dal 1827.
Le foglie sono alterne, acuminate, coriacee e furono impiegate in passato anche come fonte di cibo nell’alimentazione del baco da seta (Bombyx mori), ma con risultati poco soddisfacenti.
Talvolta, come si verifica per Gioia, viene coltivato all’interno dei parchi. La caratteristica di questo albero, che si eleva fino a 15 metri di altezza, è la forma e le dimensioni del frutto: è costituito da un ammasso sferico non commestibile, simile ad un’arancia di colore verde, di consistenza legnosa, di diametro compreso tra gli 8 e i 15 centimetri e di aspetto rugoso con increspature della buccia, delicatamente profumate al limone e con succo lattiginoso all’interno.
Piante di maclura le troviamo a New York, dove interi viali sono alberati con tali alberi. I semi del frutto sono molto apprezzati dagli scoiattoli che popolano Central Park a New York.
© È consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed il nome dell’autore.
4 Marzo 2021