La Chiesa di ” Sant’Antonio “, detta anche del ” Crocifisso “
Sulle origini di questa Chiesa non si hanno notizie certe; si sa solo che quella attuale fu ricostruita verso la fine del 1640 dai Padri Riformati, grazie alla carità dei Gioiesi in onore del Santo di Padova e fu portata a termine nel 1652. Un' iscrizione sull'architrave della porta di accesso alla Chiesa ricorda che […]
Sulle origini di questa Chiesa non si hanno notizie certe; si sa solo che quella attuale fu ricostruita verso la fine del 1640 dai Padri Riformati, grazie alla carità dei Gioiesi in onore del Santo di Padova e fu portata a termine nel 1652.
Un' iscrizione sull'architrave della porta di accesso alla Chiesa ricorda che una Croce fu innalzata il giorno della festività di San Francesco d'Assisi, il 4 ottobre 1633 e che la prima pietra della Chiesa fu posata e benedetta il 13 aprile 1636.
La Chiesa detta anche di Sant'Antonio, forse perché edificata sui resti di una primitiva chiesa dedicata al Santo di Padova, oggi è chiamata Chiesa del Crocifisso, sembra per l'omonima sacra immagine scultorea, ritenuta miracolosa, a cui i fedeli rivolgevano le loro suppliche nei periodi di siccità e che in tali circostanze portavano in processione.
La facciata esterna della chiesa, di stile tardo romanico, interamente in pietra nella parte centrale e in tufo carparo in quelle laterali, presenta alcuni conci lapidei scolpiti. L'impostazione esterna, con tre facciate divise da lesene in carparo, fa pensare ad una costruzione a tre navate e presenta un portone centrale sul quale si apre una grossa apertura a forma geometrica irregolare, sormontata da un piccolo rosone a forma di una rosa, composta da dodici petali, artisticamente lavorato. La parte di facciata che originariamente doveva essere la navata laterale destra presenta un piccolo portone di ingresso che porta sia verso la sagrestia che verso un chiostro che fa parte della struttura conventuale, sul quale è scolpito la data del 1879. La facciata sinistra presenta una piccola apertura, simile a quella della navata centrale, con l'iscrizione di un restauro effettuato nel 1986 a cura dei fedeli del SS. Crocifisso.
L'interno della chiesa, quindi, presenta una navata centrale ed una laterale a sinistra. La navata centrale si presenta con copertura a botte con pennacchi laterali, mentre quella laterale, molto più bassa, è con tre archi a botte susseguenti. Oltre all'altare principale la chiesa ha altri sei altari, sormontati da pale affrescate. Sul primo altare a destra vi è una pala di circa mt. 2 x 3, raffigurante la Natività del Signore, opera di fra Iacopo da San Vito nel 1639, restaurata nel 2003, che presenta in primo piano Gesù Bambino attorniato dalla Madonna, da San Giuseppe e dai pastori; al centro è dipinto lo stemma francescano, mentre nella parte superiore, su un arco, sono dipinti due gruppi di angeli musici.
Sul secondo altare vi è un Cristo Crocifisso ligneo, di circa mt.1,70, racchiuso in una nicchia, la cui festa si solennizza il 14 settembre. Caratteristica di questo Crocifisso è che il volto, a secondo del punto di osservazione, presenta tre diverse espressioni: visto di fronte presenta il Cristo agonizzante, da destra mostra il volto di Cristo sofferente e da sinistra appare il volto di Cristo morto. Una leggenda narra che l'artista che lo eseguì nel 1696, frate Angelo da Pietrafitta, vide animarsi l'immagine di Cristo, che sorridendo gli disse: " Dove mi hai visto? Mi hai fatto come io ero ". L'artista, quindi, lasciò cadere lo scalpello e morì di gioia.
Sul terzo altare vi è un dipinto di circa mt. 1,80 x 2,20, raffigurante san Francesco mentre riceve le stimmate, sorretto da due angeli, opera di anonimo della seconda metà del XVII secolo.
Sul primo altare di sinistra c'è un dipinto delle dimensioni di circa mt. 1,80 x 2,20, raffigurante l'Immacolata Concezione, che schiaccia un serpente, tra due santi francescani, san Pietro d'Alcantara e san Salvatore da Horta, opera dei frati Francesco da Martina e Giacomo da San Vito.
Sul secondo altare vi è una tela di circa mt. 2 x 1,05, su cui è dipinto Sant'Antonio di Padova in piedi nell'atto di reggere Gesù con un braccio mentre con l'altra mano sorregge un giglio, opera dei frati Francesco da Martina e Giacomo da San Vito, del 1640 circa. Padre Diego da Lequile, nell'inventario delle Chiese dei Riformati in Puglia, nel 1647 ricorda che nelle chiesa è presente l'immagine di Sant'Antonio, famoso per miracoli e grazie. Nella parte inferiore, sotto l'altare, vi è una statua che riproduce la deposizione del Cristo. Sul terzo altare è presente una nicchia che racchiude una culla con Maria Bambina, simile a quella che si trova nella Chiesa Matrice.
Nel presbiterio, sulla facciata destra vi è un dipinto di un frate del XVII secolo che rappresenta San Leonardo monaco, mentre sul lato sinistro si può ammirare una tela con la Madonna e Sant'Anna che sorreggono il Bambino Gesù.
Sull'altare maggiore si può ammirare una tela che rappresenta il Perdono di Assisi: San Francesco in ginocchio riceve uno scritto da un angelo, mentre sull'altare, in posizione seduta, la Madonna e Gesù sono in atto benedicente. In alto una colomba e un coro di angeli. Quest'ultimo dipinto, opera di Fra Giacomo da San Vito dei Normanni, risalente al 1645, come si legge nella parte bassa della tela, nel 2004 è stato sottoposto a un restauro estetico e conservativo, grazie al contributo del Comune di Gioia, dell'Associazione Culturale Artensione, della Parrocchia Immacolata di Lourdes e di alcuni fedeli.
Durante i lavori di rimozione della pala, nel 2003, attraverso una apertura presente nella parte retrostante al dipinto si intravedevano alcune tele. Murate nell'abside centrale sono state ritrovate sette tele, che rappresentano in un ciclo pittorico alcuni momenti finali della vita di Gesù e della sua Passione.
Le sette tele, dopo un intervento di restauro nel 2004 sono state collocate su una parete del primo piano del Palazzo Comunale. Due tele rappresentano due puttini nell'atto di piangere per la morte di Gesù, la terza tela rappresenta la deposizione dalla Croce, la quarta la deposizione nel Sepolcro, la quinta il bacio di Giuda, la sesta l'" Ecce Homo ", e la settima la flagellazione. Manca sicuramente una tela, persa o trafugata, che certamente doveva rappresentare la Crocifissione.
Nell'angolo di una delle tele è riportata l'anno 1686, data verosimile della sua composizione da parte del monaco Minore Riformato fra Giuseppe da Gravina.
E' presente nella chiesa anche una statua lignea che raffigura San Pasquale Baylon, di circa mt. 1,50, opera risalente, come le altre, al secolo XVII.
Da ammirare è il coro, situato alle spalle dell'altare maggiore, con 14 stalli, su cui vi sono 11 teche che racchiudono alcune reliquie di santi; questo ambiente con volta a crociera con 4 pennacchi e parte centrale quadrata e piatta è decorata con motivi geometrici. Le 4 lunette laterali sono affrescate con due scene raffiguranti il martirio di frati francescani, il martirio di San Giovanni Battista e un'adorazione di Gesù in un ostensorio.
All'interno della sagrestia sono presenti alcune mattonelle smaltate, con decorazioni a fogliame ed umane, provenienti probabilmente dal pavimento della vecchia chiesa, un artistico altare mobile, due affreschi raffiguranti san Francesco e san Paolo e una tela raffigurante san Francesco che medita sul Crocifisso.
Nel corridoio laterale che porta verso il chiostro c'è un affresco raffigurante Sant'Antonio.
All'interno del refettorio del Convento si conserva un affresco raffigurante il Cenacolo.
Sotto il piazzale antistante la Chiesa, adibito un tempo a cimitero, vennero sepolti numerosi concittadini deceduti durante il colera del 1837, e fra essi anche il corpo dell'abate Francesco Paolo Losapio. Una botola presente sul sagrato, oltre a conservare un teschio con ossa, riporta la data del 1838, anno successivo all'epidemia di colera, come testimonianza della presenza di un ossario o luogo utilizzato come sepoltura. Nel 1977 il Gruppo Speleologico Gioiese ha eseguito una indagine sotto il sagrato della chiesa, esplorando quattro ambienti, utilizzati come zona cimiteriale, uno dei quali si estende sotto la navata della chiesa.
Sono stati ritrovati resti di abiti e di ossa umane sparse negli ipogei; probabilmente in occasione della nuova pavimentazione della chiesa nel 1936, come si evince da una lastra marmorea posta nella navata centrale a copertura di una botola su cui sono riportate le date del 1838 e del 1936, le tombe sono state saccheggiate da ricercatori clandestini a caccia di eventuali oggetti preziosi sepolti insieme ai defunti.
Sul tetto della chiesa si trova una piccola torre campanaria quadrangolare con tetto spiovente, che presenta due monofore, entro le quali sono state alloggiate due campane.
Nel 1960 una metà del pavimento del sagrato della chiesa, costituito da basole in pietra, è stato sostituito con mattoni in cemento e nel 2000 l'altra metà è stata divelta e sostituita con gli stessi mattoni in cemento, snaturando l'originario progetto e deturpando l'aspetto architettonico del sagrato del complesso ecclesiastico-conventuale.
All'inizio la Chiesa fu dedicata a S. Antonio, la cui solennità, però, si festeggia nella Chiesa di San Francesco.
I Riformati, infatti, erano molto legati al culto di Sant'Antonio, che in Lui vedevano riuniti due elementi importanti della vita religiosa: la predicazione e le doti taumaturgiche.
Oggi questo luogo è noto anche come Chiesa del SS.Crocifisso, ricorrenza che un tempo si festeggiava solennemente con luminarie e banda ed ora si solennizza il 14 settembre di ogni anno, giorno che la Chiesa dedica all'Esaltazione della S. Croce, in modo meno mondano e con un più sentito spirito religioso.
A testimonianza di tale devozione sul sagrato della chiesa, nell'angolo nord-ovest è stata eretta una Croce quadrata in pietra, poggiata su una piccola e ornamentale colonna irregolare, che si innalza su un basamento quadrangolare degradante verso l'alto, a forma di ara, sempre in pietra.
La Croce è rivolta in direzione nord, guarda cioè verso il " centro " del paese, come per metterlo sotto la sua protezione.
Molti emigrati gioiesi che risiedono in America continuano a tener desto il legame con la nostra città ed in particolare la venerazione per il SS. Crocifisso, con offerte volte a solennizzare degnamente questa festa e per questo il 14 settembre una delle SS. Messe viene celebrata in suffragio dei benefattori gioiesi morti in America.
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3 Comments To "La Chiesa di ” Sant’Antonio “, detta anche del ” Crocifisso “"
#1 Comment By Giuseppe Zileni On domenica, 14 settembre 2008 @ 12:40
Dagli articoli di Francesco Giannini si impara sempre qualcosa.
Sapevo che nel secolo scorso era usanza usare le zone antistanti le chiese come cimiteri, credo anche per la Chiesa Madre ci sia stato un cimitero davanti al sagrato, magari Francesco me lo confermerà.
Peccato che si siano perse delle tracce, si capiscono tante cose del nostro passato dai nostri avi.
#2 Comment By Francesco Giannini On domenica, 14 settembre 2008 @ 17:24
Per Giuseppe.
Come per quasi tutte le antiche Chiese di Gioia, anche la Chiesa Madre dispone di alcuni ipogei. Nel 1996 nel corso di lavori straordinari, attraverso due botole presenti nella parte iniziale della navata della chiesa si è scesi in quattro ambienti sotterranei, che si estendono sul lato destro e sinistro della struttura, ambienti che erano stati riempiti di terra. Tali ambienti, che presentano due croci scolpite nel carparo, collegati tra di loro in gruppo di due, fanno pensare più che ad una antica chiesa o cripta, ad un cimitero. Tutto fa presumere che altri ipogei siano ancora presenti e da esplorare nello stesso sito, la cui scoperta potrebbe chiarirci la funzione di tali ipogei.
Sulla Chiesa Madre mi riprometto di pubblicare un articolo tra breve.
Approfitto di questo spazio per rivolgere all’Amministrazione l’invito ad attivarsi, anche ricorrendo a sponsor, perché alcuni affreschi presenti nella Chiesa di Sant’Antonio vengano restaurati, per impedire ogni ulteriore degrado e permettere anche alle giovani e future generazioni di fruire del patrimonio artistico e della storia della nostra Città.
Un saluto a tutti i visitatori.
#3 Comment By Francesco Giannini On domenica, 14 settembre 2008 @ 21:47
Stasera alcuni confratelli mi confermavano che alcuni affreschi rischiano di scomparire a causa di lesioni al tetto della Chiesa, che provocano infiltrazioni nella stessa, per cui mi rivolgevano l’invito di ” girare ” la loro richiesta di manutenzione all’Amministrazione, perché anche con fondi POR o di altro tipo si potesse porre rimedio a questo problema, così come è stato effettuato per la Chiesa dell’Annunziata a Monte Rotondo qualche anno fa.
Uno studioso gioiese di architettura, qualche mese fa, attraverso questo sito, mi aveva chiesto se a Gioia ci fossero monumenti antichi da restaurare e si era offerto di dare la sua consulenza, credo a titolo gratuito.
Se ci si attiva sinergicamente credo che il problema potrebbe essere risolto, conservando per altri anni un pezzo della nostra Storia.
14 Settembre 2008