Il “seggio” di San Filippo
Il 2020 passerà alla storia come il primo anno del terzo millennio in cui non si è festeggiato San Filippo, come i gioiesi sono soliti onorarlo negli altri anni. Infatti il programma della festa di quest’anno, in osservanza delle norme vigenti per la sicurezza di tutti a causa dell’epidemia in corso, si riduce ai soli […]
Il 2020 passerà alla storia come il primo anno del terzo millennio in cui non si è festeggiato San Filippo, come i gioiesi sono soliti onorarlo negli altri anni.
Infatti il programma della festa di quest’anno, in osservanza delle norme vigenti per la sicurezza di tutti a causa dell’epidemia in corso, si riduce ai soli festeggiamenti religiosi. Dal 18 al 25 maggio si terranno le Celebrazioni Eucaristiche in Chiesa Madre, mentre per il giorno 26 sono previste quattro Celebrazioni Eucaristiche durante la mattinata ed una serale, con la partecipazione delle autorità civili e militari, portatori e comitato. Seguirà la Solenne Consegna delle Chiavi al Santo Patrono, non più in Piazza Plebiscito come era consuetudine negli ultimi anni, ma sul sagrato della Chiesa Madre.
La celebrazione della ricorrenza del Santo Patrono, limitata solo ai momenti religiosi, è un evento che si è verificato solo nel corso delle due Guerre Mondiali, durante le quali fu prevista la sospensione di ogni festeggiamento.Fino alla Prima Guerra Mondiale la festa religiosa, lo sparo di batterie e di bombe aeree, il palio e l’esibizione delle bande musicali si svolgevano in Largo Monte o Piazza del Popolo (l’attuale Piazza XX Settembre), che era addobbata per l’occasione e dove veniva sistemato il “seggio” di San Filippo.
Si allestiva l’apparata, un baldacchino su cui veniva posto il busto ligneo di San Filippo Neri, presente nella chiesa di Sant’Angelo, nella quale dal 1779 officiava la Confraternita di San Filippo Neri. La tradizione popolare vuole che il Santo venisse chiamato affettuosamente San Pluppùdd ù Gnùr; l’appellativo ù Gnùr non è la traduzione del cognome del Santo in dialetto gioiese, ma era stato dato dal popolo per il fatto che il suo busto presentava il volto di colorazione scura. Anche nell’edicola presente sulla facciata di una abitazione all’imbocco di Piazza XX Settembre, sul lato destro, racchiusa tra Via Donnola e Via Giannizzari, è dipinta l’immagine di San Filippo Neri, con ricchi paramenti sacerdotali e un giglio bianco in mano, il cui volto è palesemente leggermente scuro.
La presenza del busto di San Filippo nel seggio secondo alcuni era motivata dal fatto che anche il Santo, dopo essere stato solennizzato con le cerimonie religiose in Chiesa Madre e in quella di Sant’Angelo, potesse gustare anche gli aspetti ludici della festa, organizzata in suo onore (concerti bandistico-musicali e sparo di fuochi pirotecnici). Secondo altri, invece, stava a ricordare che i Papi più volte gli avevano proposto il seggio cardinalizio, che il Santo aveva sempre rifiutato in vita e quindi i gioiesi volevano riconoscerglielo almeno post mortem.
Con la fine della Prima Guerra Mondiale cambia qualcosa nei festeggiamenti di San Filippo. Non conosciamo esattamente la data di queste variazioni, ma un punto certo è dato da un articolo riportato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 23 maggio 1940, dal quale apprendiamo che la piccola icona del Santo verrà deposta, dopo breve processione, sul palco eretto in Piazza Plebiscito.
In occasione del IV Centenario della morte di San Filippo Neri, nel 1995, il Comitato della Festa Patronale ha installato un’apparata in Via Carlo III di Borbone, nell’area prospiciente l’Arco San Nicola, nella quale fu inserito il busto ligneo di San Filippo presente nella Chiesa di Sant’Angelo.
Riporto due interventi dell’amico insegnante Giuseppe Montanarelli, approfondito cultore di storia religiosa locale e studioso di San Filippo Neri, su questo argomento. Da parecchi anni fa parte del Comitato Patronale della Festa di San Filippo Neri.
La novena in onore di San Filippo.
A Gioia del Colle il 17 maggio era il giorno in cui iniziava la novena liturgica dedicata a San Filippo Neri. Anticamente la statua grande del Santo era custodita nella Chiesa di Sant’Angelo e collocata nella nicchia laterale di destra, dove ora è presente l’immagine di Gesù Risorto. Qui avveniva la vestizione con gli antichi abiti sacerdotali, al termine della quale il Santo veniva portato in Chiesa Madre per l’inizio del solenne novenario e poi riportato nella Rettoria al termine di tutti i festeggiamenti, in seguito, al mattino, dopo la salviata l’immagine grande del Santo in abiti feriali ed accompagnata dai sacristi, dal Capitolo e dalla Banda delle Fave Bianche, veniva portata al palazzo Eramo, dove avveniva la vestizione con i preziosi abiti festivi del Santo. Donna Amalia Lezzi in Eramo aveva fatto confezionare un prezioso abito sacerdotale, per grazia ricevuta, di manifattura claustrale, che prevedeva, come corredo donato, un anello di oro con un topazio e la tiara in argento. Il corredo sacro del Santo prevedeva anche le chiavi, il rosario ed il giglio, anch’essi in argento. Secondo la tradizione l’abito era simile al modello che San Filippo Neri aveva ricevuto in vita dalla famiglia romana Massimo, per la resurrezione miracolosa del figlio Paolo e che il Santo indossò una sola volta in occasione della festa del Corpus Domini, ed essendo troppo prezioso e pesante, abito che lo stesso San Filippo vendette per ottenere dal ricavato offerte per i poveri e gli ammalati. Dopo la privata vestizione, il Santo rientrava in Chiesa Madre e veniva collocato trionfalmente nel grandioso apparato lavorato ed allestito dalle Figlie Spirituali di San Filippo Neri.
I preziosi vestiti, dopo i festeggiamenti, venivano riportati alla famiglia Eramo in forma riservata. Quindi si officiava la Santa Messa solenne e nel pomeriggio si svolgeva la licita o l’asta delle offerte proposte dai portatori, che simbolicamente compravano la statua per realizzare la solenne processione cittadina di gala. Chi offriva di più si aggiudicava il trasporto della statua. Paganti erano anche i portatori di lampari, dei fiori, del baldacchino e dell’ombrello eucaristico, che veniva anche portato eccezionalmente dal sindaco o dal podestà. In epoche più lontane si arrivava a pagare il percorso a metri, per tutte le processioni del Santo. Il ricavato andava tutto devoluto in beneficenza. Durante i novenario si svolgeva la terza fiera e si allestivano le nicchie o gli addobbi presso le edicole cittadine o private del Santo. In seguito la vestizione venne trasferita in Chiesa Madre a cura delle devote e del clero. Per tutti i nove giorni che precedevano la festa, in Chiesa Madre si assisteva al Santo Rosario meditato, alla Santa Messa con panegirico e la solenne benedizione del SS. Sacramento, con tutte le confraternite gioiesi, all’ascolto dei fioretti di San Filippo Neri ed alla raccolta delle offerte ai tavolini presenti nei punti strategici e più frequentati della città. Ogni sera c’era un finale pirotecnico. I tavolini per le offerte erano chiamati i banchi o le banche di San Filippo. Il Comitato provvedeva, nei giorni della festa, alla distribuzione delle sedie contrassegnate, per assicurare il giusto riposo ai forestieri, alla gente che passeggiava, che ascoltava le bande musicali o che assisteva ai fuochi pirotecnici, ed ai fedeli che presenziavano ai riti religiosi nelle Chiese.
San Filippo Neri al seggio “San Flppùd ò sègg.
Anticamente il seggio era un sontuoso trono effimero che veniva allestito per i tre giorni della festa patronale in Piazza XX Settembre, sullo stallo ad angolo con Via Sergente, dai Figli Spirituali di San Filippo Neri, con la collaborazione del Comitato Feste Patronali. Ancora oggi in questo luogo si può ammirare sul muro del palazzo una edicola votiva dedicata a San Filippo Neri che ricorda l’antico trono. Il seggio o sedile venne creato quando San Filippo Neri fu proclamato dal popolo, patrono di Gioia del Colle a partire dal 1731 e serviva per accogliere il busto ligneo seicentesco del Santo, attualmente conservato nella Chiesa di Sant’Angelo e più anticamente situato nel Cappellone Patronale in Chiesa Madre. Il seggio era il sedile cardinalizio che venne concesso, con il relativo titolo di cardinale a San Filippo Neri, direttamente dal Papa, in seguito all’accertamento diretto delle Sue virtù eroiche. I Gioiesi, con il Clero, le Autorità e la Deputazione Patronale, vollero donare al Santo il sedile cardinalizio, che aveva rifiutato in vita. Il seggio cambiava ogni anno e per la sua particolare conformazione; sembrava che l’immagine del Santo fosse realmente seduta nel trono, date le dimensioni ridotte. Dopo la Prima Guerra Mondiale il seggio fu pian piano ridotto e con la creazione del busto in argento fu ricreato nella Chiesa si San Francesco d’Assisi e per qualche anno in Piazza Plebiscito.
Il busto in argento veniva portato nella Chiesa di San Francesco d’Assisi e per qualche anno in Piazza Plebiscito. Il busto in argento veniva portato nella Chiesa di San Francesco d’Assisi, per ricambiare l’omaggio liturgico dell’Addolorata che veniva portata in Chiesa Madre il Venerdì Santo, in quanto presso la stessa Matrice officiava nell’attuale Cappellone della Natività di Maria, la Confraternita del Purgatorio o della Buona Morte. Lo scambio liturgico delle processioni, risaliva all’accordo della gestione reciproca di un importante pozzo presente al centro della Piazza Plebiscito e conteso fra i Frati Francescani ed il Capitolo di Santa Maria Maggiore. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il seggio fu abolito per questioni di ordine pubblico e fu sostituito con l’intronizzazione del busto di argento nella Chiesa di San Francesco d’Assisi. L’antica tradizione del seggio è stata ripresa, con la statua originaria, in occasione del IV Centenario della morte o dies natalis di San Filippo Neri, allestito dal Comitato Festa Patronale, anche per il solo anno successivo, nel largo antistante a Via Petrera. I Gioiesi chiamavano affettuosamente l’immagine piccola del busto “Ba Flppùd ò sègg”, cioè Compare Filippuccio al seggio. Per i Gioiesi il seggio era il trono in cui sedeva San Filippo Neri, il re e la vera autorità storica, religiosa, politica, culturale e sociale di Gioia del Colle.
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20 Maggio 2020