Il prof. Francesco Cortese
Quest’anno il prof. Francesco Cortese, educatore di profonda cultura e pubblico amministratore, avrebbe compiuto 106 anni. Egli, infatti, nasce a Casoria il 23 dicembre 1915 e termina il suo percorso terreno a Gioia del Colle nel mese di marzo del 1998; napoletano di nascita ma gioiese di elezione e di adozione. Dopo la frequentazione in […]
Quest’anno il prof. Francesco Cortese, educatore di profonda cultura e pubblico amministratore, avrebbe compiuto 106 anni.
Egli, infatti, nasce a Casoria il 23 dicembre 1915 e termina il suo percorso terreno a Gioia del Colle nel mese di marzo del 1998; napoletano di nascita ma gioiese di elezione e di adozione.
Dopo la frequentazione in un collegio, (rimane orfano di padre all’età di 10 anni), fino al conseguimento della maturità, un cugino di suo padre, che lo segue e ne apprezza le qualità, lo invoglierà a proseguire negli studi. Il parente è Nino Cortese docente universitario, uno dei maggiori esperti del Risorgimento italiano, del cui istituto fu vicepresidente, curatore dell’edizione dell’opera omnia di De Sanctis, amico di Croce alla cui area storica si iscrive. Per il giovane Francesco questa prossimità fu fondamentale per la sua formazione, avendo potuto personalmente frequentare la cultura napoletana ai più alti livelli.Conseguita la laurea in Lettere Classiche presso l’Università di Napoli, supera brillantemente il concorso di docente alla leggendaria via Gerolamo Induno, sede romana delle prove di esame dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione.
Purtroppo raccogliere il frutto del raggiunto e meritato traguardo è rinviato dalla guerra e dalla dura esperienza in Dalmazia, presso le città di Zara e Sebenico dove presta il servizio militare come Ufficiale di Complemento in Fanteria.
Durante quel periodo ha avuto come soldato alle sue dipendenze Giuseppe Donatone (1918-1996), con il quale, ritrovato come collega docente a Gioia del Colle, si instaurerà una profonda e sincera amicizia. In occasione della morte dell’amico Peppino, si definì “Dimidium animae suae” citando Orazio, la cui opera conosceva a memoria come di Virgilio e di tanti autori latini e greci.
Scampato fortunosamente, dopo l’avvento di Tito, a diverse rappresaglie, torna a Napoli che trova in rovine. Quelle immagini rimarranno tragicamente nella sua memoria. La città lasciata da universitario non esisteva più.
In quei frangenti, al termine del servizio militare, supera il concorso quale docente di Lettere classiche. Accetta la nomina di titolare di cattedra al Liceo Classico Publio Virgilio Marone, nella sconosciuta Gioia del Colle. incarico che svolge fino alla sua nomina a preside nella stessa scuola.
Nel settembre del 1945 giungendo a Gioia, pensò che la nuova residenza sarebbe stata una breve parentesi, ma l’accoglienza ricevuta e l’incontro con Giulia Santoiemma, sua moglie, cambiò definitivamente il corso della sua vita, eleggerà Gioia come sua nuova patria.
Inizia così la sua carriera di insegnante di ruolo, che si chiude nel 1981, di cui l’ultimo decennio da preside. Raro caso di una carriera iniziata e terminata senza allontanarsi mai dallo stesso istituto, ricoprendo il ruolo di membro del consiglio di presidenza e del consiglio di amministrazione della cassa scolastica. Si compiaceva di poter dire che lui contrariamente a tanti, anche importanti colleghi che erano entrati dalla finestra, in quell’Istituto era entrato da un portone spalancato.
Fu lui ha tenere i Corsi di Abilitazione speciali, che molti docenti, pur avendo dimostrato sul campo la loro qualità di insegnanti, dovevano frequentare per formalizzare il passaggio nei ruoli. In quella circostanza dovette vincere l’imbarazzo di esaminare anche colleghi e amici poco più giovani di lui.
Oltre ad aver formato generazioni di studenti, appassionandoli alla cultura classica nonché ai suoi alti valori civili e sociali è stato mentore di giovani che diventeranno insegnanti, Prefetti, Magistrati, Sindaci, Generali, Onorevoli, scienziati, docenti universitari, affermati professionisti e rappresentanti della classe dirigente.
E’ ricordato per la sua verve partenopea, per tutti era don Ciccio, che lo portava simpaticamente a condividere la sua ricchezza culturale, regalando battute e buoni consigli.
Oltre ad essere stato Ordinario di Italiano e latino nel Liceo Classico, ha ricoperto il ruolo di membro del consiglio di presidenza e del consiglio di amministrazione della cassa scolastica del Liceo classico.
Il suo carattere cordiale e sorridente, tipico degli uomini campani, mai estremamente severo anche nei momenti goliardici, ha reso più facile l’apprendimento delle materie letterarie agli studenti che nel corso degli anni del suo insegnamento sono stati affidati alle sue cure.
Si preoccupava di portare tutti i suoi alunni a raggiungere un buon livello di preparazione nelle discipline che insegnava.
Ricordo che durante il secondo ed il terzo anno di frequenza del Liceo classico il prof. Cortese mi chiese di aiutare due compagni di classe nello studio dell’italiano e del latino, per metterli nella condizione di recuperare alcune carenze e di affrontare serenamente l’esame di stato conclusivo del percorso scolastico.
Uomo di vasta cultura e profonda fede Cristiana, dal 1954 a metà degli anni 70, oltre al suo ruolo di docente si è impegnato fattivamente nella partecipazione attiva alla vita amministrativa di Gioia, con la sua presenza nel Consiglio Comunale. Quarantenne fu assessore alla Cultura, all’Istruzione e al Social. Ricordo che a volte, ma non sempre, quando il Consiglio comunale si protraeva oltre la mezzanotte per la stanchezza determinata da sedute fiume, preferiva concedersi una giornata di riposo, come da diritto a lui spettante, per non correre il rischio di cedere al sonno durante le sue ore di lezione. Riusciva, però, a farci recuperare quelle ore di mancata lezione, nei giorni successivi.
Negli anni della ricostruzione, riorganizzò la scolarità e promosse innumerevoli iniziative culturali e associative, tra le quali la Pro Loco, di cui fu socio fondatore, contribuendo al progresso della comunità gioiese. Fu Preside negli anni più difficili della storia repubblicana italiana, e con paternalistica saggezza riuscì a gestire la contestazione e le irrequietezze degli studenti, che giunsero fino all’allagamento della scuola.
Di lui, insigne latinista, ci rimangono, tra l’altro, alcune iscrizioni presenti nella chiesa dell’Immacolata di Lourdes a Gioia.
In quella chiesa, sul sarcofago di don Sante Milano si può leggere la seguente epigrafe: Hic qui te voluit templum sacrare Mariae illius cinerem protegat umbra tua : Qui, o Tempio, (è sepolto) colui che ti volle consacrare a Maria, la tua ombra protegga le sue ceneri.
Nella stessa chiesa, sulla base delle due acquasantiere in pietra lavorata, si possono leggere le seguenti iscrizioni: ”Hac intinctus aqua temet signare memento Ut placeas Domino, vir mulierve, Cruce “: Bagnato con questa acqua, uomo o donna, ricordati di segnarti, per essere gradito al Signore con il segno della Croce.
“Te levibus solvit noxis qua aspergeris unda lustralis, saevum daemonem et ipsa fugat “. L’acqua lustrale con la quale ti aspergerai ti libera dai peccati veniali, la stessa acqua metta in fuga il crudele demonio.
Di seguito un ricordo del prof. Tonino Vasco, suo alunno negli anni 60.
Ricordo con immenso affetto e con profonda stima il prof. Cortese, don Ciccio, come preferivo chiamarlo.
Giovanissimo ero stato un suo acceso supporter nella campagna elettorale amministrativa.
In seguito i ruoli si invertirono e fu lui un mio convinto sostenitore.
Il primo tema che ci assegnò in prima liceale rappresenta, significativamente, il suo programma di vita: una citazione di Orazio, “Natura nihil dedit hominibus sine strenuo labore”: la natura non ha dato niente agli uomini senza il duro lavoro.
Paternamente tollerante, era in grado di notare, senza farlo pesare, l’uso di temari da parte dei suoi allievi.
Odiava però la stupidità, al punto che assegnò un clamoroso zero a un giovane che, essendosi avvalso di un temario del Settecento, riferendosi a Paolo Malatesta, non ebbe nemmeno l’accortezza di scrivere Paolo al posto dell’arcaico Paulo.
Gioiese d’adozione, appassionato alle tradizioni cittadine, fu promotore del conferimento della cittadinanza onoraria al Maestro Paolo Falcicchio.
Conservò sempre il legame affettivo con i suoi ex allievi e subì il dolore di seguire i funerali di alcuni suoi ragazzi, prematuramente scomparsi.
Chi lo ha conosciuto intimamente non può non riconoscere di aver ricevuto dalla sua frequentazione un evidente arricchimento culturale e spirituale.
È in corso la presentazione della richiesta di intitolazione di una strada cittadina al prof. Francesco Cortese.
Ringrazio l’architetto Sandro Cortese per le notizie che ha voluto condividere con me riguardo al padre, il prof. Francesco Cortese.
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11 Agosto 2021