Il “Madonnaro”
C’è un mestiere che è in via di estinzione: il “Madonnaro”. Ma chi sono i “Madonnari”e da dove deriva tale denominazione? Come si può facilmente comprendere, il termine ‘Madonnaro’ deriva da Madonna, in quanto sin dagli esordi coloro che praticavano quest’arte disegnavano sul selciato immagini della Madonna e successivamente affiancarono a questa anche quelle dei […]
C’è un mestiere che è in via di estinzione: il “Madonnaro”.
Ma chi sono i “Madonnari”e da dove deriva tale denominazione?
Come si può facilmente comprendere, il termine ‘Madonnaro’ deriva da Madonna, in quanto sin dagli esordi coloro che praticavano quest’arte disegnavano sul selciato immagini della Madonna e successivamente affiancarono a questa anche quelle dei Santi patroni delle città in cui si trovavano ad operare.
Si tratta di un’arte, una street art, anche se ingiustamente considerata un’arte minore, che alcuni hanno definito ‘arte dell’effimero’, ‘pitture del vento’, ‘preghiera dipinta’.In realtà i Madonnari sono veri artisti di strada, che con i loro gessetti colorati realizzano sulle strade centrali di una città dei veri capolavori effimeri, destinati cioè a durare poco tempo a causa del passaggio di automobili, per il calpestio dei pedoni e per eventi climatici avversi. Essi vivono delle offerte che i passanti donano dopo essersi soffermati ad osservare quei capolavori realizzati con cura e passione e a recitare qualche preghiera.
Gli artisti hanno davanti ai loro occhi un’immaginetta sacra che intendono disegnare sull’asfalto e chini e spesso scalzi, per non rovinare i loro dipinti, anche sotto le intemperie, appaiono sporchi dei loro stessi gessi, stanchi e a volte anche doloranti per la fatica che tale lavoro richiede.
La figura del Madonnaro risale a tempi antichi. Era presente in Europa fin dal XVI secolo, ma probabilmente si affermò particolarmente nella zona centro-settentrionale dell’Italia.
Alcuni studiosi ritengono che, provenendo da quelle zone, essi prendono ispirazione dai pittori di icone bizantine che, a partire dal tardo Medio Evo, utilizzando materiali poveri, come la terra o sostanze coloranti naturali, che mescolavano tra di loro ottenendo diverse sfumature di colore, su commissione di ricchi committenti, riproducevano nei loro laboratori artigianali immagini sacre di famosi pittori, che abbellivano le loro signorili dimore.
Con il passare del tempo il Madonnaro ha svolto il suo lavoro all’aperto, sul sagrato delle chiese o per strada, raffigurando Madonne e Santi che avevano la funzione di affiancare alle omelie, linguaggio verbale e perciò estremamente volatile, il linguaggio artistico visivo della rappresentazione iconografica, che rimane maggiormente impressa nella mente umana, completando in tal modo l’azione catechetica del sacerdote con quella generata dalle loro riproduzioni di carattere religioso.
Dopo il termine del secondo conflitto mondiale la figura del Madonnaro si è in parte eclissata, inducendo alcuni di essi ad individuare un luogo in cui incontrarsi ed organizzare degli eventi.
Il 15 agosto 1972 una decina di Madonnari si incontrò sul sagrato del santuario della Beata Vergine delle Grazie, nei pressi di Mantova.
A settembre di ogni anno in Campania, precisamente a Bolano di Fisciano (SA), si organizza uno dei principali concorsi di Madonnari che si svolgono in Italia e si tiene un corso internazionale italiano di Madonnari.
Nel 2006 viene costituita, ad opera di Gennaro Troia, la “Scuola napoletana dei Madonnari”.
La funzione dei Madonnari, come già sottolineato, è anche quella catechistica, per i passanti curiosi che si soffermano ad osservare le loro produzioni artistiche, cioè di insegnamento, di diffusione del culto mariano e delle virtù della Madonna e dei Santi, modelli da imitare per un buon cristiano.
Il maestro madonnaro Marino Zingarelli in un suo scritto così definisce il lavoro dei madonnari: Arte dell’effimero. Essa non ha scopo di intrattenimento, ma è un invito alla riflessione intima e sacra custode di una sacralità presente e futura… Non il giudizio degli uomini manifesta ciò che siamo, ognuno vale quanto vale davanti a Dio e non di più.
L’arte del madonnaro, il cui lavoro è portato via dal vento e si trasforma in polvere ci richiama anche il messaggio cristiano della caducità del nostro vivere e del ritorno dell’uomo allo stato iniziale di polvere, come ci ricorda la liturgia del mercoledì delle Ceneri: Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai.
Durante la presidenza alla Commissione Feste Patronali in onore di San Filippo Neri dell’architetto Sandro Cortese, oltre a riscoprire alcune belle tradizioni, quale quella della passeggiata del Santo, il
25 e 26 maggio 2012, nell’ambito della manifestazione ‘Tradizione e religiosità, La strada della Fede’, è stata organizzato un evento a carattere nazionale: la Prima edizione del “Raduno dei Madonnari”, primo in Italia, con la partecipazione di artisti provenienti da tutto il mondo.
A Gioia i Madonnari che hanno aderito all’iniziativa, dopo aver preso posto in uno dei tanti riquadri che erano stati ricavati sul lato ovest che costeggia Piazza Plebiscito, hanno dapprima preparato la base del selciato e poi hanno iniziato a dar vita alle immagini mariane e a quella di San Filippo Neri.
È stata un’iniziativa molto apprezzata e, per evitare che se ne perdesse memoria, alcuni madonnari hanno realizzato il loro disegno su un compensato che, al termine del raduno, è stato consegnato alla Commissione della festa patronale come ricordo della bella e apprezzata manifestazione.
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12 Luglio 2021