Il culto di Santa Lucia a Gioia del Colle

Non ci è dato di sapere il periodo preciso in cui il culto di Santa Lucia ha avuto inizio a Gioia del Colle, né da chi fu introdotto. Una Chiesa di S. Lucia è stata un tempo una modesta Cappella rurale, di rito greco, considerata rurale perchè costruita extra moenia, cioè alla periferia del paese, […]

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Un santino di Santa Lucia raffigurante la sua statua presente nella chiesa a Lei dedicata a Gioia del Colle

Non ci è dato di sapere il periodo preciso in cui il culto di Santa Lucia ha avuto inizio a Gioia del Colle, né da chi fu introdotto.

Una Chiesa di S. Lucia è stata un tempo una modesta Cappella rurale, di rito greco, considerata rurale perchè costruita extra moenia, cioè alla periferia del paese, probabilmente nel secolo XVI.

Infatti nel verbale della prima Santa Visita dell’Arcivescovo di Bari Antonio Puteo, tenutasi a Gioia il 24 ottobre 1578, a seguito delle indicazioni del Concilio di Trento (1545-1563), si parla del culto di Santa Lucia de’ Greci.

Questa denominazione, data dagli abitanti di Gioia verosimilmente nel XVI secolo, confermerebbe ancora una volta la nascita e il popolamento di Gioia da parte di popoli provenienti dall’Oriente, che hanno portato con sé tradizioni culturali e religiose delle loro terre d’origine.

Nei Decreti della Santa Visita del 1640 effettuata dall’arcivescovo di Bari Diego Sersale si riporta: Nella Cappella di Santa Lucia si provveda con i proventi delle elemosine, dal gradino sopra l’altare, ad una Croce, alle carte alle luci. In essa si ordina di non tenere le solite vigilie nella notte di Santa Lucia e che la stessa Cappella rimanga chiusa dal tramonto del sole e che la si conservi chiusa e che si possa aprirla tutte le volte in cui si celebrino i sacrifici Divini, e una volta che quelli siano terminati venga nuovamente chiusa.

Nel 1885 la Cappella viene distrutta da un terremoto; si salva solo una immagine della Santa, che viene portata nella Cappella dell’Addolorata, di proprietà della famiglia Buttiglione, che si trovava all’inizio di via Bartolomeo Paoli. Tale Cappella viene sconsacrata nel 1921. L’immagine della Santa rientra nella nuova Chiesa a lei dedicata, fatta costruire dall’omonima Confraternita e ultimata nel 1918

La piccola statua di Santa Lucia in via Cappellini, opera dell’artista Pietro Pinto

Della vecchia Cappella oggi non restano che le fondazioni sulle quali sono stati costruiti gli ambienti della casa canonica e una piccola statua in pietra raffigurante S. Lucia, opera dell’artista Pietro Pinto in via Cappellini strada adiacente al lato destro della chiesa, situata sul tetto della costruzione addossata all’abside.

Nella chiesa è presente una pala raffigurante Santa Lucia nel momento del Martirio e della Gloria, opera del pittore Umberto Colonna, che prima del restauro e consolidamento dell’edificio sacro era presente nell’abside che sovrasta l’altare centrale. Al suo posto è stato posizionato un dipinto del pittore barese Tony Bux raffigurante il Crocifisso, ai piedi del quale è presente l’immagine di Santa Lucia.

Il prospetto della Chiesa è  abbellito con un’immagine della Santa, in pietra, opera eseguita dallo scultore di Martina Franca Francesco Corrente, detto Marcomagno (1876-1948), immagine che in parte di inserisce nel rosone.

Il culto di Santa Lucia a Gioia è strettamente legato alla venerazione del nostro Protettore: San Filippo Neri. Infatti proprio nella Chiesa Madre, il cui transetto destro presenta il Cappellone di San Filippo nel quale sono affrescati alcuni momenti della vita del Santo, è situato il busto argenteo di San Filippo e un tempo anche la statua processionale del Patrono, che aveva una particolare devozione per la Santa siracusana.

Inoltre la circostanza che il culto di Santa Lucia era sentito tra i gioiesi è attestato anche dalla presenza di un dipinto della Santa siracusana all’interno della Chiesa Madre.

Infatti dopo che la Chiesa delle Anime Purganti addossata all’attuale Chiesa Madre divenne patrimonio della detta Chiesa, con la sua consegna da parte della Confraternita del Purgatorio che ivi aveva la sede ed ufficiava, in cambio della Chiesa di San Francesco, non solo fu annessa all’edificio adiacente, ma in seguito si pensò di arricchirla di dipinti con immagini che riproducessero momenti della vita della Madonna.

L’Albero delle Vergini in Chiesa Madre. Santa Lucia è raffigurata nel primo tondo a sx

Don Luigi Tosco dal 1937 e successivamente don Franco Di Maggio dal 1949 portarono a compimento un progetto per decorare la Cappella di Maria Bambina.  Nella lunetta della facciata destra è dipinto l’Albero delle Vergini sul cui tronco è presente la scritta Maria Virgo Perpetua. L’Albero si articola in cinque rami alla cui sommità sono posizionati cinque tondi che raffigurano altrettante Sante Vergini: Santa Caterina da Siena, Sant’Agnese, Santa Lucia, Santa Cecilia e Santa Maria Goretti.

Il nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli in una sua ricerca dal titolo “La festa di Santa Lucia Vergine e Martire a Gioia del Colle 13 Dicembre”, riporta: A Gioia del Colle il culto per la Martire siracusana fu introdotto dalle famiglie di origine greca, orientale e sicula nell’VIII secolo.

Sulla antica Via per Matera, nel secolo XVI fu edificata una chiesa dedicata a ‘Santa Lucia de’ Greci’, in cui si officiava con rito liturgico greco, come attestato da una Santa Visita del 1598.

I Gioiesi celebravano la festa di Santa Lucia con un triduo solenne, con una processione votiva, la fiaccolata con la benedizione dei ceppi da ardere, con i fuochi pirotecnici ed i concerti bandistici. All’interno della Chiesa era presente una statua lignea devozionale, ed una statua lapidea della Santa, opera di Stefano da Putignano, e veniva allestito sull’altare maggiore, che presentava un affresco raffigurante il martirio e la gloria di Santa Lucia, il trono effimero o apparato, mentre esternamente, la strada veniva addobbata da arcate di rami di pino e festoni luminosi, dotati di lanterne e fiaccole.

Il rosone della Chiesa di Santa Lucia con la statua della Santa

Nella zona antistante la Chiesa si effettuava una fiera-mercato di ninnoli chiamati in vernacolo “i bebell”. Anticamente i bambini, nella notte che precedeva la festa, aspettavano in dono dalla Santa dolci, frutta e balocchi.  Nelle case si preparavano i taralli dolci con la glassa, chiamati “gli occhi di Santa Lucia”.

In tale ricorrenza si effettuava anche la benedizione degli occhi e la consacrazione dei nuovi confratelli associati. Si indicavano le guide volontarie per i ciechi poveri cittadini…

In seguito, nei periodi dei festeggiamenti, la statua veniva portata nella Chiesa Madre con processione serale, percorrendo le vie extracomunali e cittadine. Per l’occasione le luminarie, l’orchestra ed i fuochi pirotecnici venivano allestiti in Piazza San Francesco d’Assisi …

La festa di Santa Lucia è stata ridimensionata con la regolamentazione dei sacri riti, infatti venne soppressa anche la processione cittadina per vari anni.

Attualmente la festività prevede un triduo di preghiere, gli uffici liturgici propri, la processione nel territorio parrocchiale, la banda musicale ed i fuochi pirotecnici….

L’antica statua lignea, ormai inutilizzabile e sepolta nel Cimitero cittadino, venne sostituita da una statua in cartapesta, opera della Scuola leccese dello scultore Manzo, ed è esposta in Chiesa in una teca lignea, alla pubblica venerazione dei fedeli e dei devoti. Prima di tale decisione la statua della Santa era conservata nel salone parrocchiale insieme alla statua di Maria Santissima Regina della Pace, anch’essa ora esposta in Chiesa al lato destro dell’altare privilegiato quotidiano dedicato alla Sacra Famiglia.

Anticamente prima della processione solenne la statua riceveva il “corredo” di oro costituito dalla corona, dalla palma dalla coppa e da un paio d’occhi.

San Filippo Neri, nel suo Oratorio di Roma, onorava la festa liturgica di Santa Lucia Vergine e Martire, quale luminoso esempio di donna virtuosa cristiana, con la celebrazione della Santa Messa solenne, il panegirico, la benedizione degli occhi, la tutela dei ciechi e l’individuazione delle guide volontarie per l’affidamento dei non vedenti abbandonati. In questa occasione San Filippo Neri benediva le candele liturgiche e le fiaccole, facendo realizzare le lanterne da donare in beneficenza alle famiglie povere romane.

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13 Dicembre 2024

  • Scuola di Politica

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