Il culto di San Marco a Gioia del Colle
Il 25 aprile, festività civile in cui si celebra la Liberazione dell’Italia, avvenuta nel 1945, ricorre la festività religiosa di San Marco evangelista. La devozione della popolazione gioiese verso questo Santo è abbastanza remota. Nell’ Apprezzo della Terra di Gioja del 1611, stilato dal tabulario Federico Pinto si dice: E fuori detta Terra su una […]
Il 25 aprile, festività civile in cui si celebra la Liberazione dell’Italia, avvenuta nel 1945, ricorre la festività religiosa di San Marco evangelista.
La devozione della popolazione gioiese verso questo Santo è abbastanza remota.
Nell’ Apprezzo della Terra di Gioja del 1611, stilato dal tabulario Federico Pinto si dice: E fuori detta Terra su una pianura vi sono tre Chiese, e cappelle antiche poste in diverse parti della campagna, che hanno del guasto de numero 300 e più, e per questa quantità ed antichità di Chiese dinota detta Terra essere stata di popolatissimo numero di gente, e di molta grandezza, che non è adesso.
Quasi certamente quando il Pinto parla di 300 chiese si sarà trattato di un errore di trascrizione, mentre sembrerebbe plausibile il numero di 30 chiese nella Terra di Gioia.
In passato nei rogiti e in altri documenti, la localizzazione di proprietà terriere o di abitazioni rurali in vendita o in acquisto era indicata facendo riferimento a immobili ad esse confinanti, di proprietà di noti cittadini oppure ad edifici importanti come una chiesa o un pozzo comunale, un lago, una cava di tufi. In molti rogiti sono registrati i nomi di alcune chiesette rurali, tra le quali: San Nicola de Palearis, a nord di Gioia, San Pietro de Sclavezzùlis, a est, San Marco, San Pietro de Amùl, Santa Sofia, San Lorenzo, a ovest e Sant’Angelo o san Michele Arcangelo (longobarda), a nord-est.Padre Bonaventura da Lama, nel suo libro “Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò” (1723), parlando di Gioia del Colle accenna ad una Chiesa dedicata a San Marco.
Gionto Guglielmo il Malo (1156) … altro non fece, che consagrare al ferro, al fuoco, ogni Terra, ogni Città e del Salento, e di Peucezia. Trà queste fu Gioja, numerando tra lo spazio di cinque Secoli, e più doppo la fondazione due fiere desolazioni, e rovine. Da ciò quelle pochissime genti rimaste determinarono far nuova abitazione, e lasciata la prima, ch’era nell’ Occidente, ritirarsi in questa parte, ove oggi si trova. Abbandonata dunque la Chiesa di San Marco, ch’era la Madrice, un miglio lontano si diè principio ad un’altra, né volle abbandonare quel marmo coll’ iscrizione a caratteri tondi, che dice: “à Nativitate Christi D. VI.”, conforme testè dicevo, ma lo collocarono nel Choro vicino alla Porta maggiore, acciò sapesse ognuno, che in quel tempo fu degna sorgere agli occhi del Mondo, ed avere un Nome di non poca Invidia alle Città convicine.
Anche l’abate Francesco Paolo Losapio nel “Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia detta anche Livia” (1834), afferma: La nostra prima Chiesa sotto il titolo di San Marco rimonta al principio del sesto secolo, giusta la lapide “a Nativitate Christi, 506”.
Nella “Memoria sul titolo di Collegiata di S. Maria Maggiore”, conservata nell’archivio della Chiesa Matrice di Gioia, databile intorno alla prima metà dell’Ottocento, si dice: Il Comune di Gioia vanta una remota antichità, che si perde nel buio dei tempi, rilevasi, che la prima Chiesa Cristiana fu eretta magnificamente in quel Comune sotto il titolo di S. Marco fin dall’ anno 506.
Non ci è giunta l’iscrizione di cui parlano i suddetti cronisti e, quindi, ci sembra improbabile che quella datazione sia veritiera, anche alla luce del fatto che tale “ marmo”, estremamente importante per una sicura datazione della fondazione di Gioia, possa essere andato perduto e non essere stato conservato gelosamente, come è avvenuto per il bassorilievo del 1480, scolpito da Giovanni De Rocca, murato all’ interno del Palazzo Municipale di Gioia.
Più attendibile, direi veritiera, appare la citazione della presenza di una Chiesa a Gioia dedicata a San Marco.
La vecchia strada lastricata e consolare BA-TA passava per Monte Sannace, ma già dalla fine del 1100 non era più percorsa ed era stata abbandonata, per la nascita e il crescere dell’abitato gioiese. Nel Codice Diplomatico Barese del 1155 e del 1196 si cita la chiesetta di San Marco, posta nelle adiacenze del tratto meridionale della via per Taranto, sulla destra, andando nell’ attuale Parco dell’Aggiunta.
Il documento del 1196 riporta che la chiesa di San Marco era posta sulla destra andando lungo la via nuova, ossia la occidentale, per Taranto (e quindi almeno un miglio distante dall’ abitato). In esso si dice che nei pressi di Monte Sannace, in un luogo denominato Castaldessa, presso il Canale Frassineto, la via di Bari si divideva in due: quella Occidentale congiungeva l’antica via di Taranto, poi distrutta secoli dopo, con la via per Putignano e questa variante raggiungeva serpeggiando Gioia. Di qui, lasciando a sinistra la chiesuola di San Marco, o ciò che restava, la variante, costeggiando la parte orientale della Palude Magna, proseguendo verso sud dopo alcune miglia si ricongiungeva all’ antica via per Taranto e si ricongiungeva a quella orientale, prima che questa si addentrasse nella boscaglia detta di Delitico.
Probabilmente nella prima metà del secolo XI, a causa della presenza del malsano Lago Magno o Palude Magna, per lo sfruttamento delle cave di Santo Mola e della zona Tufara, che aveva impoverito quelle zone, parte della popolazione gioiese residente in quel territorio si trasferì ad un miglio circa dal precedente abitato, nella zona dove era stato costruito un primo fortilizio, che avrebbe permesso ai cittadini di essere difesi in momento di attacchi da parte di popolazioni nemiche. In quel periodo era presente il primo quartiere abitato, di origine bizantina, dove era stata costruita la Chiesa di Santa Maria Maddalena e successivamente quella di sant’ Andrea, nelle quali si officiava secondo il rito greco.
I nuovi abitanti per le loro pratiche religiose pensarono di costruire una Chiesa, quella Matrice, in cui si officiassero le funzioni sacre secondo il rito latino. E’ probabile che ciò di sia verificato intorno alla metà del secolo XI.
Il prof. Mario Girardi nella sua ricerca “L’antica Collegiata di S. Maria Maggiore in Gioia” afferma: La prima testimonianza documentaria, sinora nota, sull’ esistenza della “chiesa di S. Maria maggiore di Gioia” è riportata in un lascito testamentario, rogato a Gioia il 14 settembre 1291 dal notaio Nicola de Capite per conto di un benestante gioiese Reone Guarnita. Ma ho già avuto occasione di esprimere la convinzione che la medesima chiesa fosse già menzionata con il suo nome di S. Maria in un diploma normanno del marzo 1180.
Il prof. Carano Donvito afferma: Solo verso il secolo XII pare che, abbandonata la Chiesa di San Marco, si erige proprio in Joa la chiesa di San Pietro (ad opera di Riccardo Siniscalco), allo stesso posto dove fu poi ricostruita l’attuale Chiesa Matrice gioiese.
Il culto dei gioiesi per San Marco è attestato non solo dalla presenza, in tempi passati, di una Chiesa a Lui dedicata, ma anche da una reliquia, consistente in un frammento del dito di San Marco, che è racchiuso in un reliquiario a forma di braccio umano, che si conserva nella Chiesa Madre.
Riporto la ricerca effettuata dall’ insegnante Giuseppe Montanarelli e pubblicata nel 1997 a cura dell’Associazione Turistica Pro Loco e del C.R.S.E.C. di Gioia del Colle, dal titolo 25 aprile 1997 memoria di una Festa antica. Il Culto di San Marco a Gioia del Colle.
Secondo un’antica tradizione leggendaria, tramandata dall’ abate Losapio, San Pietro apostolo, nell’ intraprendere il suo viaggio verso Roma, sarebbe stato accompagnato da San Marco l’evangelista ed insieme, fermandosi nell’ insediamento apulo, sito in zona chiamata “Santo Mola”, avrebbero evangelizzato l’antica comunità gioiese ed i centri vicini.
Certo è che numerosi ritrovamenti, effettuati nelle zone adiacenti alle più importanti arterie stradali che conducevano alla nostra città, hanno permesso di rilevare la presenza di due Chiese dedicate a San Marco, una ubicata nella contrada “Lama delle Vigne” e l’altra nella contrada “Gaudella” nei pressi della Via Vecchia per la città di Taranto; ignota è invece la provenienza, nella nostra città, della reliquia del dito del Santo. Ignote sono anche le cause che hanno permesso al culto di San Marco di prevalere su quello di San Pietro; forse perché l’Evangelista era suffragato direttamente dallo stesso abate Losapio ed indirettamente dalle vicende tarantine del Duca d’Atri.
Comunque i due culti sono rimasti in auge per molti anni, fino al loro completo declino. Ultimamente, anzi, si è assistito ad un ripristino dell’antica festa agreste dedicata a San Pietro, svolgentesi nell’ omonima contrada.
La nostra città onorava la memoria di San Marco evangelista con una festa che comprendeva una fiera agricola ed una solenne processione della reliquia del Santo.
Alcune fonti riportano che, per l’occasione, si svolgeva anche, in epoche più remote, una festa campestre, risalente presumibilmente ad un preesistente rito agreste e propiziatorio di origine pagana, che si svolgeva nel sito apulo di Santo Mola. La festa agreste si svolgeva nei pressi di un’edicola rupestre del Santo.
Nel corso degli anni queste manifestazioni sono cadute in disuso, soltanto la processione della sacra reliquia, conservata nella Rettoria di San Domenico e traslata per la solennità liturgica del 25 aprile, nella Chiesa Madre, ha resistito fino agli anni sessanta.
La reliquia, dopo la solenne celebrazione eucaristica, officiata in Chiesa Madre, veniva portata in processione lungo le vie estramurali che circondano il borgo antico. Si assisteva alla benedizione della città e degli agri circostanti ai “quattro venti” o punti strategici del paese e poi la reliquia rientrava nella Rettoria di San Domenico.
Con il cambiamento canonico della regolamentazione delle processioni liturgiche e delle manifestazioni esterne di culto la festa di San Marco è stata soppressa dalle autorità ecclesiastiche del luogo.
Il reliquiario, a forma di braccio umano, contenente un frammento del dito di San Marco è odiernamente conservato nella sacrestia della Chiesa Madre di Gioia.
Le spoglie di San Marco e quelle di San Rocco, due Santi venerati da lungo tempo a Gioia del Colle, sono custodite nella città di Venezia. Il Comune di Gioia del Colle è legato a quello di Venezia da un doppio legame: conserva nella Chiesa Matrice una reliquia di San Marco e nella Chiesa di san Rocco una reliquia del Santo di Montplellier. San Rocco è stato nominato compatrono di Gioia per la protezione che il Santo offrì ai gioiesi durante le diverse epidemie di peste e di colera che infierirono in Europa e in suo onore fu costruita l’attuale Chiesa sulle rovine dell’antica cappella. Il campanile della chiesa di San Rocco, inoltre, anche se in proporzioni più limitate, ricalca la forma di quello più imponente che si staglia in Piazza San Marco a Venezia.
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2 Maggio 2020