Il Convento dei Francescani Riformati
Più certa, documentata, rispetto agli altri Conventi di Gioia, è la fondazione del Convento di Sant'Antonio o dei Frati Minori Riformati, anche perché questo è il più recente della città. I Frati Riformati nascono dal ramo dei Frati Minori nel 1526 e professavano la povertà, la penitenza, la preghiera e la meditazione, sull'esempio di San […]
Più certa, documentata, rispetto agli altri Conventi di Gioia, è la fondazione del Convento di Sant'Antonio o dei Frati Minori Riformati, anche perché questo è il più recente della città.
I Frati Riformati nascono dal ramo dei Frati Minori nel 1526 e professavano la povertà, la penitenza, la preghiera e la meditazione, sull'esempio di San Francesco.
Padre Bonaventura Da Lama nella sua "Cronaca de' Minori Osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò", nella ricognizione, da lui effettuata, dei Conventi dei Riformati della Provincia di Bari, pubblicata a Lecce nel 1724, dopo aver affermato che quello di S. Antonio della Terra di Gioja, l'anno 1633, è il 27° Convento fondato dai Riformati, così ne descrive la fondazione: Oltre la divozione di questa Terra ( di Gioia ) alli due Santi Compadriarchi Domenico, e Francesco, ove sono de loro figli non disprezzabili Monasterj, viveva pur divotissima della nostra Riforma. Ricevute dal Padre Clemente ( Caroli ) da Martina allora Custode, ch'era il
medesimo,che Provinciale, dal Clero, e dal Sindaco replicate le istanze, doppo tutti i requisiti di Roma, e del Prelato di Bari, alle 25 di Settembre dell'anno 1633 vi piantò sollennemente la Croce. Era il luogo designato per il Convento dalla Commenda di Malta, e l'Università per la gran divozione sofferì pagare carlini 15 ogni anno alla suddetta Commenda; obligandosi ancora finché dura la fabbrica pagare 300 ducati annoi, e 90 per pietanza; per ciò in sette anni si diè fine alla Chiesa, ed al Convento, terminato il tutto l'anno 1640.
Deve molto a questa Terra la nostra Provincia, sì per le limosine offerte per la fabbrica del Convento, sì anco per aver dato il commodo a' Frati, per entrare nella Provincia di Bari, servendoli il Convento per riposo, allor che o da Castellaneta, o da Taranto s'incamminano per quella volta. Era prima il Monastero assai picciolo bastante per tredici Frati, che tanti prima abitavano, ora è più grande, aggionte più celle, accresciute l'officine, e ‘l Cimitero è lo più vago, e più ampio di quello possa vedersi. Risiede il Convento sopra una spianata Collina, gratissima all'occhio, vedendosi da ogni parte boschi, pianure, e Città convicine.
Il Refettorio, ch'era più piccolo, coll'occasione del Capitolo Provinciale nell'anno 1714, con bell'arte de prattici si fe più lungo, ritirata la fabbrica, ch'era semplice muro, più dentro la Canneva, senza nè meno un minimo segno di slogatura d'una pietra dall'altra.
Ha dato questa Terra più Uomini Illustri alla nostra Provincia, conforme stan notati nella prima Parte di questa Cronica. Un P. Francesco da Gioja, uno de' Predicatori celebri in quel tempo, ricevuto l'Abito prima della fondazione del Monastero, e morto un'anno prima lo vedesse compito. Il secondo Francesco fu Ministro Provinciale l'anno 1683, e prima Segretario di Curia; e l'altro, il P. Bonaventura, chiamato nel secolo Marc'Antonio Cassotta; senza dire tanti altri Diffinitori, Custodi, Predicatori Generali, Lettori Emeriti, quali hanno ripiena la Sagristia di Vesti Sagre e la Biblioteca di varii libri, di Prediche, di Scolastica, di Sommisti, e d'Istorie sagre, e profane.
La Chiesa è al modo di prima con Cappelle in una parte, ed essendo la Chiesa dedicata al Santo de miracoli, tira a sé tutta la Terra alla divozione. Dimorano in questo Convento di Stanza 20 Frati senza i Terziarj, e famoli d'ajuto all'Horto, e a portar legne.
E' uno de' Conventi commodi della Provincia di Bari conforme la nostra Povertà, essendo la Terra, oltre la divozione, ancor facoltosa, per vivere insieme con essa, chi ha bisogno del pane, e corrispondesse il Nome agli fatti, conforme l'Autore coll'Epigramma:
Laetitia est, vel Gemma hoc Nomen? dicito utrumque:
Sic est pinguis ager, sicque ministrat opes.
Accola si laetus, dives:jam hic dulce manebit:
Felix semper erit, Nomen utrumque tenens.
Nec mirum, si ex Gemma laetus se exibit omnis:
laetitia (est praxis) nascitur ex opibus.
La Relatio Minoritica di padre Giovan Battista Moles da Turi sottolinea che il Convento di Gioia fu fondato dagli stessi Riformati, con l'aiuto dei cittadini, dietro loro insistenza e devozione, e fu eretto il 3 maggio del 1634.
Nelle Note dei conventi del 1646 si dice che il 18° Convento è di Sant'Antonio fuori le mura della città di Gioia, diocesi di Bari, il cui sigillo è l'immagine integra di Sant'Antonio di Padova con il Bambino Gesù nella destra e un giglio nella sinistra.
Michele Garruba, Arcidiacono della Chiesa di Bari, nella Serie Critica de' Sacri Pastori Baresi, pubblicata nel 1844, afferma: Finalmente è da dirsi esistere in Gioja un Convento di Minori Riformati di San Francesco fondato dalla pietà degli abitanti fin dall'anno 1633. La famiglia religiosa, che d'ordinario è composta di venti individui, attende con zelo al culto della propria Chiesa, ch'è di mediocre architettura, e con carità si presta al vantaggio spirituale della popolazione; di che diede luminose ripruove nell'epoca miseranda del Cholera Morbus (1837). Mercè le cure zelanti del passato e dell'odierno Provinciale ( Padre Domenico, e Padre Michelangelo dalle Noci ) si andrà a stabilire in quel Convento un lanificio, che sicuramente sarà proficuo all'intera monastica provincia, a Gioja sopratutto, ed alle popolazioni circostanti.
Nella Relatio historica huius reformationis Sancti Nicolai 1647, tradotta da fra Diego Tafuro da Lequile si dice che il Convento di Sant'Antonio di Padova a Gioia è il ventisettesimo costruito dai Riformati. " Riscaldandosi in molti abitanti di Gioia l'affetto e la devozione verso i Figli di San Francesco della più stretta Osservanza, avuto il pieno consenso pubblico dei cittadini, con il concorso delle offerte e delle elemosine per tutto il tempo della costruzione, il 25 settembre 1633, nel rispetto delle modalità e del diritto, ebbe principio questa casa, sita sulla via pubblica poco lontano dal paese e dedicata a Sant'Antonio di Padova. Vi dimorano 13 frati e fu completata nel 1640, regnando Urbano VIII e Filippo IV. Vi è nella Chiesa l'immagine di Sant'Antonio di Padova, mirabile in miracoli e grazie. Nella biblioteca vi sono 170 volumi di trattati ".
Il Convento inizialmente era di ridotte dimensioni e si sviluppava intorno ad un piccolo chiostro quadrangolare, strutturato su tre archetti per lato, poggianti su semplici colonne, nei corridoi e nelle modeste celle per i frati.
Con Decreto 7 agosto 1809, seguito dal Decreto 10-1-1811 Murat sopprime gli Ordini religiosi possidenti, ma il Convento dei Minori Riformati, detto di Sant'Antonio, non rientra tra questi perché questi non erano un Ordine possidente.
I Riformati, oltre alla pratica spirituale, erano dediti anche al servizio dei poveri e degli infermi, pratica nella quale si distinsero specialmente nel 1837, quando il colera uccise 633 gioiesi su una popolazione di 12.648 abitanti, ed il 28 luglio 1861, quando il paese venne assalito dal sergente Romano e dai suoi amici briganti. Da sottolineare l'eroico comportamento del frate Francesco Chimienti, che con grande presenza di spirito, si recò in via Donnola, aiutato da due soldati della Guardia Nazionale, sollevò di peso il cannone di cui i briganti stavano per impossessarsi e lo posizionò nella piazza antistante il Municipio.
Il Convento, che era stato incamerato dal Governo fu donato nel 1865 al Comune con la relativa Chiesa, il culto della quale fu mantenuto a spese dello stesso Comune insieme all'amministrazione degli stessi immobili.
La biblioteca esistente nel Convento, nella quale vi erano molte opere del Losapio, venne riportata nell'archivio comunale, e andò completamente distrutta per incuria dalle Amministrazioni che si sono succedute nel governo del paese. L'inventario di questa biblioteca si trova nell'Archivio di Stato di Bari, Monasteri soppressi, fasc. 13.
Nel 1829 moriva Maria Angela Paradiso, lasciando il suo patrimonio e la sua casa per la fondazione di un Ospedale cittadino. Esso trovò sede un anno dopo nel complesso del Convento di Sant'Antonio, ove già esisteva un ospedale curato dai frati e venne intitolato alla signora Paradiso.
Durante la prima metà dell'800 il Convento, ormai soppressi gli ordini Religiosi, è stato utilizzato come Scuola e biblioteca per volontà dell'abate F. P. Losapio.
Dopo la triste esperienza del colera del 1837, Dorotea Maria Indellicati legò gran parte delle sue personali sostanze all'Asilo Infantile da poco istituito; provvide alla dote di alcune fanciulle povere ed assegnò la somma di 20.000 ducati all'Ospedale. L'edificio fu adibito ad ospedale in occasione delle ripetute epidemie di colera dei secoli scorsi. A dicembre del 1866 poiché il convento dei Padri Riformati è vuoto il Consiglio comunale delibera di impiantarvi un Asilo infantile e di migliorare l'ospedale.
Poiché i Frati Minori Riformati avevano come regola essenziale della loro vita anche il sollievo dei poveri e la cura degli infermi il 13 settembre 1875 venne deliberato dal Comune la cessione gratuita dell'ex Convento dei Riformati per alloggiare l'Ospedale Civico e collocarvi l'Istituto Asilo di Mendicità.
Sul lato nord del complesso che si affaccia sul sagrato della Chiesa si può osservare la seguente iscrizione: Ricovero di Mendicità Minei-Taranto A.D. 1879 Ospedale Paradiso Indellicati-Taranto.
All'interno del corridoio laterale sinistro una lapide marmorea riporta: Dorotea Maria Indelicati e sua figlia Nicoletta Taranto lasciavano generosamente quasi tutti i loro ricchi averi per un ricovero agl'indigenti dell'Ospedale Paradiso da intitolarsi Paradiso-Indellicati-Taranto e per sollecite cure del dottor cavaliere Candido Minei il quale genero all'una e marito all'altra e usufruttuario dei detti beni a sue spese questo ex Convento riduceva all'uopo e provvedendo al Municipio insieme e con la Congregazione di Carità a mantenere 10 mendici e 4 infermi cominciava ad attuare innanzi tempo la costoro volontà. I due Istituti cotanto benefici qui si univano e fondevano nell'anno 1879.
Nel 1889 viene costruito sul lato Nord del Convento l'Orfanotrofio Stasi.
Oggi gli edifici del convento sono utilizzati in parte dall'Ospedale Paradiso.
L'ala nord e parte di quella posta ad est del convento sono state restaurate con fondi statali per essere date in concessione per un periodo di 10 anni ad una Comunità che si occupa del recupero dei tossicodipendenti.
La strada che dall'incrocio tra Via Garibaldi, Via Mazzini e Via R. Canudo conduceva al Convento fino all'Ottocento era indicata come Via dei Riformati. Da qualche anno il tratto di Via Giovanni XXIII compreso tra il sagrato del Convento e l'Ospedale Paradiso ha preso la denominazione di Via dei Riformati.
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24 Novembre 2008