I Lariulà
Un’altra eccellenza gioiese, in campo culturale e meritevole di menzione, per il pregevole sforzo che profonde nel recupero delle tradizioni popolari della nostra gente, è costituita da gruppo folk I Lariulà. Seguiamo dalle parole di uno dei cofondatori, presidente e componente del quintetto gioiese, Tommaso Lillo, la genesi e il successo di questo brillante gruppo […]
Un’altra eccellenza gioiese, in campo culturale e meritevole di menzione, per il pregevole sforzo che profonde nel recupero delle tradizioni popolari della nostra gente, è costituita da gruppo folk I Lariulà.
Seguiamo dalle parole di uno dei cofondatori, presidente e componente del quintetto gioiese, Tommaso Lillo, la genesi e il successo di questo brillante gruppo musicale.
Durante l'organizzazione della notte di San Lorenzo del 2007, su richiesta del direttivo della Pro Loco di Gioia del Colle, venne chiesto ad alcuni coristi di accompagnare i canti tradizionali gioiesi e pugliesi che Leonardo “Ninnì” Flavio soleva intonare durante le sue esibizioni improvvisate nella sua bottega di parrucchiere nel quartiere di “Minz o larije” ( borgo storico avvolto intorno a Piazza XX Settembre ).
Tra i musicisti e cantanti che aderirono vi erano Teresa Benincasa, Adele e Giuseppe Tramacere
che dopo quell'esperienza continuarono a vedersi nel retrobottega di Ninnì per interpretare filastrocche, strambotti, nenie e villanelle aiutando il cantastorie gioiese a mantenere vivo il ricordo dei canti che accompagnavano il lavoro, l’amore, la fatica e la serenità in un tempo antico e autentico.Il gruppo prende il nome da un'intercalare che veniva spesso usato per compensare la metrica con il giro armonico: lariulì e lariulà…
Nell'estate successiva I Lariulà si esibiscono nell'atrio del Castello Normanno Svevo in un concerto presentato da Pino Romano e Dina Montebello. Il contesto della serata rivela un'affezione e una partecipazione del grande pubblico gioiese che dimostra l'attaccamento al proprio linguaggio e ai propri costumi. Il gruppo folk suona in vari spazi e contesti festivi cittadini compresa l'ultima apparizione di Ninnì Flavio durante Gioia Fiera, agosto 2010, su una cassa armonica illuminata, nello spazio antistante la distilleria Cassano.
Dall’inizio del 2013 la formazione de I Lariulà è composta stabilmente da Adele Tramacere voce e percussioni; Giuseppe Tramacere, voce, chitarra e percussioni; Teresa Benincasa voce e percussioni; Giorgio Carbonara basso acustico ed elettrico; Tommaso Lillo tamburi e percussioni.
Il quintetto è parte integrante del Laboratorio Culturale Onlus che, per richiesta del presidente Tommaso Lillo, con delibera di Giunta n° 35 del 26/03/2013, ottiene l’autorizzazione ad usare il logo ufficiale del Comune di Gioia del Colle “… per esibizioni in Italia e all’estero”, per cui è affidato, nel rappresentare il linguaggio e la musicalità popolare gioiese.
Il 13 dicembre 2013 il gruppo apre la stagione musicale del Teatro Rossini con concerto e presentazione del disco “Canti di terra di Puglia centrale” che verrà poi distribuito in oltre mille copie in tutto il mondo.
Oltre a rivisitare i canti della tradizione peuceta, I Lariulà hanno composto alcuni nuovi brani in lingua tradizionale e in italiano che sono presenti in due antologie pubblicate dall’associazione Puglia Bella e che hanno ottenuto il patrocinio dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, della Città Metropolitana e del Comune di Bari.
Con un linguaggio che sposa la storia di un popolo e il racconto delle sue consuetudini, e per i suoni apparentemente semplici ma di grande impatto emotivo, I Lariulà inventano e testimoniano un nuovo tipo di musica che hanno battezzato: newfolk.
Numerose le esibizioni durante incontri istituzionali e rassegne musicali nelle province di Bari e Taranto, nonché in contesti di promozione territoriale al cospetto di turisti e viaggiatori in Puglia e Basilicata.
Tra le manifestazioni più apprezzabili caratterizzate dal gruppo gioiese assumono notevole importanza la partecipazione a varie edizioni della Notte delle Storie, organizzata al Parco Archeologico di Monte Sannace, e l’animazione esclusiva durante la diciottesima fiera internazionale Gastro Oberursel in Francoforte sul Meno tenuta il 18, 19 e 20 settembre 2015 in Germania.
Canti di terra, di Puglia centrale, il primo CD dei Lariulà, racchiude i seguenti undici brani: 1- So mmise fijrme, 2- Tarantella, 3- Schecchiatédda, 4- Matalèna, 5- U sorge inde o pertuse, 6- Marzagaglia, 7- U mòneche chembessore, 8- U lébbre e u rè, 9- Cecerennélla, 10- Canòscije na uagnédda, 11- Ninna nanna.
Il CD è racchiuso in un cofanetto che contiene un libretto con la descrizione e alcuni versi delle canzoni sia in italiano che in lingua inglese.
La pubblicazione patrocinata dalla Provincia di Bari, dal Comune di Gioia del Colle e dal GAL Terre di Murgia si giova della premessa del giornalista-scrittore Raffaele Nigro, che afferma: Non si canta più nei vicoli e nelle campagne e, se si sente ancora una serenata fracassona, è solo per un gioco goliardico di giovani che con l’addio al nubilato-celibato si inventano insieme a frotte di amici una serenata sotto il balcone. Tanto per ridere. Eppure un tempo era di tutti i giorni un canto a dispetto o una villanella che sentivi alzarsi tra i filari di uva, sopra le biche di grano, sotto le finestre di una ragazza, al centro di una piazza. E poche volte si rideva. Si cantava e si narrava e le orecchie che ascoltavano erano pronte a offrire materia alle labbra, che riproponevano, improvvisavano. Ci si tramandava così un sapere non scritto e si era inventori e ripropositori attivi di stornelli, strambotti, frottole, madrigali, canti epico-lirici, canti religiosi, villanelle, barcarole. I ritmi variavano da paese a paese, da regione a regione. Variavano la qualità e la quantità degli strumenti. Chi partiva per un pellegrinaggio o per la capitale del regno, tornando si portava dietro il ricordo di un canto religioso-narrativo, di una preghiera o di un dramma recitato e cantato e a volte stampato in un foglio volante o in un pieghevole a un soldo.
Questi canti vengono da un’area fortemente vocata alla cultura dell’uva, delle ciliegie, della frutta, delle olive, dalle campagne chiuse tra le colline di Sant’Eramo e l’Adriatico, tra Bari e lo Ionio. Ripetono con varianti più o meno consistenti canti che si intonavano il Lucania, in Campania e nella Daunia, come se l’aria fosse portatrice di parole e di ritmi, come se l’aria contagiasse tutto il Mediterraneo e lo tenesse allegro o malinconico, con melodie del lamento arabo, della religiosità spagnola, della frenesia napoletana, della tragicità greca.
Oggi riusciamo a distinguere poche provenienze, forse la tarantella e la villanella campana, il saltarello abruzzese, il ritmo cilentano, la pizzica salentina, ma bisognerebbe interrogare le registrazioni di Enzo Spera, di Diego Carpitella, di Alfonso Maria Di Nola, di Ernesto De Martino, di Lombardi Satriani e di Giambattista Bronzini, per capirne di più.
Questi canti descrivono la lentezza del tempo, le lunghe giornate tra i solchi dei campi e i vitigni di Adelfia e Rutigliano, tra gli armenti del Barsento e i rami degli ulivi di Valle d’Itria, richiamano le stagioni del malocchio e della fascinazione, ricordano che tra le roverelle e i querceti di Acquaviva e di Gioia del Colle visse e si consumò la vicenda banditesca del Sergente Romano e provano a perpetuare il ricordo di un tempo nel quale gli uomini non conoscevano grandi felicità e che si inventarono di tutto per consegnare a noi moderni un benessere, che non sappiamo riconoscere e una alfabetizzazione e un’esistenza che spesso non sappiamo godere.
Alla prefazione segue un’introduzione che spiega le finalità del lavoro eseguito.
Posto al crocevia dei territori che aprono alla città di Bari, alla Valle d’Itria, alle colline joniche e alle Murge che si insinuano fino in Lucania, Gioia del Colle si rivela e si conferma terra di accoglienza e d’intreccio d’usi e di linguaggi.
Così il tempo, passando tra gli schiamazzi e le illazioni dei rioni schiavonei, tra i cunti trasmessi da barbieri, artieri e contadini, e tra le ipnotiche ambientazioni di Raffaele Nigro, ci presenta un terzo millennio ricco di storie. Semplici narrazioni del quotidiano autentico nella vita e nella tradizione popolare; figlie del tramando orale spesso ritmato con mani grossolane battenti una vecchia madia.
Il gruppo folk ‘ I Lariulà ‘, rivisitandone l’incedere armonico, raccoglie il testimone passato da diversi cantori, cantastorie e musicanti che nel corso dei secoli ci hanno consegnato l’importanza e l’immortalità del linguaggio territoriale.
Tommaso Lillo dichiara anche che il quintetto ha voluto dare continuità alla diffusione di alcuni detti, strambotti, villanelle, tarantelle e filastrocche della nostra tradizione registrate su audiocassetta e pubblicati nel 1990 con il nome “Il Giorno delle Voci” a cura dell’Associazione Persona.
Alcuni brani eseguiti da I Lariulà sono compresi nelle due raccolte “A ritmo di Puglia” pubblicate dall’Unione Provinciale Pro Loco d’Italia, oltre al loro disco “Canti di terra di Puglia centrale”.
“Canti di terra” i cui testi sono tratti da ricerche di Vito Celiberti, della professoressa Dina Montebello, di Pino Dentico, Seldina Matarrese e Nuccia De Bellis, perfezionati nella musicalità in vernacolo dal professor Pinuccio Romano e dal repertorio di Ninnì Flavio, è approdato anche in Germania, Canada e U.S.A., dove vivono numerosi nostri connazionali, legati affettivamente al nostro paese e alle nostre tradizioni.
Va sottolineato, infatti, che un felice connubio gastronomia-musica popolare pugliese è stato realizzato a Francoforte da I Lariulà. Alla diciottesima edizione di Gastro-Oberursel, nel settembre del 2015, gli stand italiani, con i prodotti tipici pugliesi e gioiesi e la musica de I Lariulà, catalizzano l’attenzione dei tedeschi e di visitatori stranieri lì convenuti. Infatti si esibiscono, su un palco sistemato a Rathausplatz, grazie all’invito di Domenico Cafarchia, marketing manager, che ha proposto il gruppo dei Lariulà come unico intrattenitore dell’iniziativa.
Alla fiera partecipavano varie nazioni con le loro specialità eno-gastronomiche. L’Italia era rappresentata in quattro stand riservati a Porzia Vitali Cakedesigner di Acquaviva delle Fonti, al frantoio Cuonzo di Bitonto, vini Colli della Murgia di Gravina. L’ultimo stand era occupato da alcuni ristoratori del luogo che avevano aderito alla manifestazione e avevano preparato le tipiche orecchiette pugliesi per tutti, dispensate da: Ristorante Primavera di Tonio Casale e StileItaliano di Pino Moretti.
Il successo della manifestazione è stato tale che, come ricorda Tommaso Lillo, il giorno seguente le panche per i visitatori che sceglievano cibo e musica italiana, si sono spinte fin sotto il palco de I Lariulà e l’orario di chiusura della serata previsto per le 18.30, si è protratto fino alle 21.00.
Il successo è stato suggellato anche dalla firma di un contratto con la signora Zimmerman, rappresentante dell’Istituto di Cultura Italiano a Francoforte, per successive tappe in Europa.
A Oberursel, afferma Tommaso Lillo, siamo stati trattati come delle star, con una tale accoglienza e riverenza che ci è dispiaciuto davvero tanto non aver potuto accontentare gli organizzatori nell’accettare l’invito per la prossima edizione prevista per settembre del 2016. Non finiremo mai di ringraziare Domenico Cafarchia e Pino Moretti con i quali è nato un rapporto di vera amicizia, ma abbiamo una serie d’impegni in Puglia compresa la possibilità che il gruppo dei nostri fans californiani di Palo Alto, capeggiati da Valentina Cirasole, venga a farci visita proprio in quel periodo.
Non è escluso che I Lariulà, dopo i concerti che dovrebbero effettuare in giro per l’Europa possano recarsi a Palo Alto, in California grazie a Domenico Cafarchia e al dott. Vito Santoiemma, prezioso custode delle tradizioni gioiesi attraverso il Museo della Civiltà Contadina e grazie anche ad una fan californiana che avrebbe invitato sia gli operatori del settore eno-gastronomico gioiese sia il gruppo folk gioiese a portare musica e prodotti gastronomici del nostro paese in territorio americano.
La foto n.1 è proprietà di Mimmo Castellaneta, la n.2 e la n. 3 sono tratte dal cofanetto del CD ' Canti di terra ', la n.4 e n.5 mi sono state fornite da Tommaso Lillo, amici che ringrazio.
Un sentito ringraziamento al sig, Tommaso Lillo non solo per le note che mi ha fornito, ma anche per l’impegno che insieme a tutto il gruppo de I Lariulà sta portando avanti nella riscoperta delle nostre tradizioni e nel portare alto il nome di Gioia su scenari internazionali.
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13 Settembre 2016