Giuseppe Van Westerhout
Appartenente ad una famiglia originaria dell'Olanda, terra famosa per aver dato i natali a illustri pittori fiamminghi, Giuseppe Van Westerhout, fratello minore di Raffaele, nasce a Gioia del Colle il 3 marzo 1929. Dal 1939 al 1949 studia insieme al fratello Raffaele presso la Scuola di Disegno di Gioia del Colle sotto la direzione del […]
Appartenente ad una famiglia originaria dell'Olanda, terra famosa per aver dato i natali a illustri pittori fiamminghi, Giuseppe Van Westerhout, fratello minore di Raffaele, nasce a Gioia del Colle il 3 marzo 1929.
Dal 1939 al 1949 studia insieme al fratello Raffaele presso la Scuola di Disegno di Gioia del Colle sotto la direzione del prof. Enrico Castellaneta. Frequenta i corsi di disegno ornato, architettura tecnica e plastica.
Nel 1950 frequenta il IV Corso di disegno presso la Scuola d'Arte di San Giacomo in Roma e il 1951, sempre a Roma, frequenta il corso libero di nudo all'Accademia di San Luca.
A Roma trascorre i migliori anni della sua vita, trentacinque per la precisione, dedicandosi alla attività pittorica, compresa l'Arte Sacra.
Tra il 1950 e il 1968 gli vengono commissionati numerosi quadri, da parte di alcuni Ordini religiosi, in occasione della beatificazione o santificazione di religiosi, sacerdoti, monaci e suore appartenenti ai rispettivi Ordini. In tale occasione ha collaborato con il pittore romano Giuseppe Ciotti.
Tali produzioni consistono in una tetrade pittorica per ciascun soggetto: uno stendardo, della misura di mt. 3×2, raffigurante il Beato o il Santo, che veniva esposto all'esterno della Basilica di S. Pietro in occasione della cerimonia di beatificazione, due dipinti raffiguranti altrettanti miracoli compiuti dagli stessi, della misura di mt. 4,5×3,5 e un dipinto raffigurante la Gloria del Santo, della misura di mt. 7×8.
Tali dipinti, dopo la proclamazione del Beato o del Santo venivano esposti per un mese nelle varie basiliche di Roma e poi venivano consegnati ai vari Ordini di appartenenza che li avevano commissionati. Tra i dipinti di questo ciclo pittorico spiccano quello di S. Domenico Savio e di S. Pio X, Papa.
Mentre il fratello Raffaele predilige dipingere paesaggi e nature morte, dedicando qualche spazio alla figura umana, tutti elementi prodotti alla maniera degli impressionisti, Giuseppe mostra la sua predilezione per il ritratto, pur non disdegnando di produrre paesaggi e nature morte.
Nel ritratto umano della gente del Sud e della sua Puglia, che egli ci presenta non con lo stereotipo dello scatto fotografico, ma con il calore e il colore della sua terra, Giuseppe esprime il meglio della sua vena pittorica e della sua realistica scelta policromica.
Un soggetto da lui prediletto è stato la madre, ritratta in numerosi dipinti e in diversi momenti della sua giornata terrena.
Alcuni soggetti rappresentano personaggi della vita contadina, il cui lavoro sembra ormai cancellato dalla memoria e dal progresso, come il " paretaro", lo zappatore, il maniscalco, il raccoglitore di cicorielle, il pastore, il mietitore…
Altri dipinti rappresentano figure femminili, colte nello svolgimento delle attività domestiche o in attività ormai desuete, fermate sulla tela e consegnate alle generazioni future, a ricordo di usi, costumi e tradizioni cittadine ormai in estinzione.
Traspare nelle sue opere l'amore per la Puglia, per la sua civiltà, per i suoi uomini, per la sua terra osservati e descritti con tono romantico, con la sua varietà di colori e nei diversi momenti della giornata, della vita dell'uomo e della natura.
Nel rappresentare il duro lavoro del contadino del Sud Giuseppe Van Westerhout non calca la mano sulla sofferenza, sulla fatica, ma ricrea un idilliaco mondo, lontano dai nostri giorni, dal frenetico correre della società moderna. Anche la scelta del colore, mai violento, con il quale mette in risalto la bellezza del paesaggio pugliese e la luce solare che caratterizza la nostra Puglia, il pittore vuole mettere in evidenza quegli aspetti di pace, di serenità e lo scorrere del tempo, lontano dai ritmi forsennati e alienanti dell'odierna società.
Pittore dell'uomo e della Terra di Puglia sembra quindi prediligere l'elegiaco e calmo mondo agreste a quello cittadino, movimentato e tumultuoso. Il silenzio e la quiete dei suoi soggetti sono un momento per riflettere sul futuro dell'uomo e sulle scelte tra una società ancorata sui valori che il tempo cancella e una nuova società che fa del movimento e del denaro i propri punti di riferimento e i propri dei.
E' membro dell'Accademia Tiberina.
Ha partecipato, su invito, a molte mostre nazionali, internazionali e collettive, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.
Tra le tante mostre ricordiamo: Mostra Nazionale d'Arte Contemporanea a Termoli, dal 1955 al 1959, segnalato; Mostra Nazionale Maggio di Bari, 1952; Concorso Nazionale Incontri della Gioventù, Roma, 1953; I Rassegna d'Arte Figurativa, Lucera, 1955; I Mostra Nazionale di Pittura, Campobasso, 1958-59; Mostra Collettiva, Bari, 1958-59; I Estemporanea Taranto Oggi, Taranto, 1960; Estemporanea Noci d'Oro, 1963-65; Mostra Nazionale Lauro d'Oro, Roma, 1964; Mostra Collettiva Circolo Romano di Cultura, Roma, 1965; Mostra di Pittura G. Consolazione, Gravina, 1965; Mostra d'Arte Figurativa, Margherita di Savoia, 1965-67, segnalato; III Mostra del Piccolo Formato Milano, 1966-67, premiato; II Lauro Latino, Roma, 1966, segnalato; Estemporanea Quercia d'Oro, Grumo, 1966, segnalato; III Premio Sulmona delle Arti, Sulmona, 1966; VI Mostra di Grafica Italiana, Diano Marina, 1966, premiato; Mostra Annuale di Grafica Italiana, Stresa, 1966; Mostra d'Arte Sacra, Piacenza, 1966, segnalato; Mostra di Pittura Puglia Marinara, Molfetta, 1966; Premio Pyrgi, Santa Severa, 1966, premiato; Il Ritratto nell'Arte Contemporanea Italiana, Milano, 1967; 14° Concorso Naz. Della Tavoletta, S. Agata dei Goti, 1967, premiato; Mostra Collettiva alla " 14 ", Piacenza, 1967; Il Paesaggio Italiano in Canada, Toronto, 1967; IV Premio Nazionale di Pittura, S. Margherita Ligure, 1967; III Rassegna Internazionale, Napoli, 1967; IV Premio Città di Ruvo, 1967, segnalato; Mostra di pittura Costiera d'Argento, Torre Annunziata, 1968; Estemporanea Città di Lama, 1968, premiato; Estemporanea Lido Azzurro, Taranto, 1968; Mostra Nazionale M. De Giosa, Bari, 1970, premiato; Mostra di Pittura Expo 9, Bari, 1970, premiato; Estemporanea Noci d'Oro, Noci, 1973, premiato; Estemporanea Noci d'Oro, Noci, 1973, premiato; VIII Mostra Nazionale di Pittura, Città di Mottola, 1973, premiato; Mostra Collettiva Galleria Giosi, Roma, 1971; Mostra Cassa Rurale Artigiana, Sammichele, 1987, premiato.
Ha organizzato mostre personali: a Taranto ( Museo Nazionale e Galleria Taras ), a Bari ( Galleria David, Galleria Le Muse, Galleria 3,14, Expo-Arte, La Nuova Vernice ), a Palermo ( Galleria Il Cenacolo ), a Roma ( Galleria Russo, Galleria S. Marco ), a Milano ( Centro Arte Internazionale, Galleria La Torre ), a Legnano ( Galleria La Pensilina ), a Verona ( Galleria S. Luca ), a Marino ( Tempio S. Lucia ), a Siracusa ( Galleria Il Mosaico ), ad Altamura ( Galleria Arte 52 ), a Mottola, a Gioia del Colle ( Galleria Il Ponte, Galleria Ricciotto Canudo, Galleria Biblioteca Comunale ); nella sua città ogni anno presenta i suoi ultimi lavori.
Sue opere figurano in collezioni italiane e straniere; alcune sono esposte in permanenza presso la Galleria La Barcaccia, in Roma.
Tra gli ultimi ritratti eseguiti sono da segnalare quelli dell'ing. Attilio Alto, già Rettore dell'Università degli Studi di Bari, del prof. Aldo Cossu, già Rettore dell'Università degli Studi di Bari, del prof. Cosma Damiano Fonseca, fondatore e Rettore dell'Università degli Studi di Potenza.
Di lui hanno parlato diverse rubriche artistiche e le sue opere sono quotate in numerosi cataloghi nazionali.
Tra i critici che hanno scritto di lui ricordiamo: Guido Massarelli, Albano Rossi, Gino Spinelli, Mario Sertoli, Pietro Marino, Franco Miele, Antonino De Bono, Mario Portalupi, Vincenzo Vinciguerra, Annibale Del Mare, Michele Campione, Toni Bonavita, Antonio e Ettore Russo, Elio Filippo Accrocca, Maria Fida Moro, Anna Tedesco, Pietro De Giosa, Luigi Meneghelli, Mimmo Derasmo, Gustavo Del Gado, Angelo Libranti, Rossella Genovesi, Vito Cracas, Remo Alessandro Piperno…
Ecco il giudizio di alcuni critici.
La Puglia di Van Westerhout diventa una sorta di dimensione ideale, ove si collocano le nostre visioni e i nostri sogni, in breve tutto il nostro mondo ricco di gioie e sofferenze, ansie e tensioni, slanci ed attese… Il vedutismo o, se si vuole, il realismo dell'artista non è fine a se stesso, ma implica sempre un'incidenza umana…anche gli alberi – ulivi o mandorli- che punteggiano colline o campagne assurgono a simboli del nostro " essere ": si trasformano in breve nella nostra fantasia in personaggi e protagonisti di un colloquio tra il finito e l'infinito… l'artista ci offre tutta una galleria di ritratti… non si disperde mai in una semplice narrazione, preoccupato come è di cogliere la psicologia dei personaggi… Una sottile vena romantica circola in molte opere del pittore, che costantemente attratto dal bisogno di esaltare, nel linguaggio dei colori, ciò che rende suggestivo e quindi di per sé indecifrabile la natura e l'esistenza nel mondo pugliese… G. Van Westerhout dalle antiche origini fiamminghe nella sua terra di Puglia ha avuto il pregio di attualizzare il mondo di ieri in un documento di vita, nel quale si celebra l'umana eterna vicenda. ( Franco Miele )
Van Westerhout è l'interprete della realtà naturale della Puglia, alla quale crede e si affida con la qualità di una scuola senza misteri, tutta dichiarata nell'immediatezza e nella luminosità del taglio, che risale proprio dalla Puglia di DE NITTIS e Toma per toccare Fattori e i paesaggisti dell'Ottocento olandese…Il nostro destino – sembra dirci l'artista di Gioia del Colle – è affidato alla riscoperta della natura e della dimensione umana. Ed egli indubbiamente ha raggiunto tale misura, come dimostrano i suoi lavori, le sue composizioni che rivelano la soluzione ecologica del problema. Pare voglia invitarci – col richiamo psicologico dei suoi soggetti – a non dissipare o corrompere gli ultimi resti di una civiltà contadina o preurbana, dove ancora si celano i segreti del vivere. Egli ripropone gli angoli nascosti di una provincia che non vive soltanto nella memoria, ma che resta invece attaccata alla propria misura secolare, costruita di esistenze tramandate come i vicoli e le facciate, le pietre e il dialetto… Questo è il paesaggio di Van Westerhout, questo il suo realismo, questa è la sua natura: elementi che egli ricava e scava nei paesi e nei personaggi più interni, meno scoperti e dichiarati dai fruitori del turismo dalle modi facili… Questi quadri possiedono la qualità di ridimensionare le nostre visioni tecnologiche, le nostre frazioni di cemento, le nostre angustie del traffico urbano: sono un monito, un richiamo alla ragione, forse l'ultimo avvertimento. Questo Sud di Van Westerhout, così " interno " e " minimo " nell'apparenza, ma ancestrale e millenario nella sostanza, diventa una lezione di vita, uno STOP al caos e all'inquinamento dei valori. ( Elio Filippo Accocca )
Van Westerhout è un pittore che ha il gusto delle cose… una somma di conoscenze che permette a questo artista pugliese ( di origine olandese ) di cantare ancora il suo sano linguaggio di derivazione classica, senza tema di essere superato, in quanto si sente che è il linguaggio di una scelta, non dell'ignoranza delle avanguardie… un linguaggio che ha nutrito di studio della pura vena di grandi maestri dall'Ottocento ai moderni… Van Westerhout è un realista, in quanto non si ferma alla composizione di un paesaggio indifferente, ma vuole definire invece la sua terra, la sua Puglia coi suoi contadini, coi suoi operai, con la gente… Interprete della vita dei campi e della fatica umana, senza retorica o demagogia, senza seguire le ultime correnti di un realismo in funzione di propaganda politica, Van Westerhout resta fedele a un suo credo estetico e ad una sua poesia che lo distinse fin dai primi anni della sua carriera. ( Remo Alessandro Piperno ).
Certi scenari, densi d'ombre incombenti, richiamano alla mente le grandi quinte d'alberi annosi, le fuggenti prospettive di bitume annerito di un Fattori: " pastori che vanno al riposo con il gregge, il rinchiudersi dell'orizzonte sopra le teste". Ma qui si sente anche la presenza di un De Nittis, " Il barlettano dall'occhio infallibile ", illuminista e malizioso… La vita ruota, si schiaccia e si rialza, si condensa e lievita, s'allarga e sfascia. E, alla fine, davvero l'amore del pittore per la sua terra diventa un immane abbraccio, una mescolanza cosmica, un esser tempo nel tempo, terra nella terra, vena nel grande corpo abbacinato della sua penisola. Allora egli non è più solo l'adoratore di un mito, ma ne è il creatore, il cantore, una delle anime antiche e nuove che formano il mito stesso. ( Luigi Meneghelli ).
Van Westerhout non inventa scenari, trova gli elementi scenici già pronti nella natura, ma è sempre lui il magico prestigiatore e trasformista capace sempre di fornire immagini di luoghi incantati, in situazioni diverse… Una pittura, la sua, che è un racconto antico, del resto sempre attuale, fatta essenzialmente di colore… Proprio nel colore, nell'utilizzazione totale della tavolozza è la sua peculiarità… Van Westerhout è, in realtà, un pittore che ha nel sangue il piacere di dipingere il Sud e fornire la documentazione di una civiltà contadina che si manifesta in tutti gli elementi di un realismo magico…Egli appare come un poetico trascrittore di un mondo che va, ogni giorno di più, scomparendo. Quando ( non sappiamo fra quanti anni ) la civiltà delle macchine… si sarà completamente sostituita alla civiltà contadina, potremo osservare i quadri di Van Westerhout come reperti archeologici e, guardandoli, chiarire tutto il mistero che le cose scomparse riescono ad emanare. ( Toni Bonavita ).
Non sarebbe azzardato definire tutta l'opera di ieri e di oggi di Giuseppe Van Westerhout una costante variazione sul tema de " l'uomo e la sua terra ", in quanto l'artista da numerosissimi anni si addentra sempre più a penetrare nei valori e nei significati strettamente connessi al lavoro dei campi, alla vita all'aperto, alle visioni paesaggistiche, alle schematiche, e pur eloquenti, architetture dei piccoli centri di provincia. Da tale angolazione il pittore ha modo di allargare il suo campo visuale, invitandoci ad affacciarci sull'orizzonte esistenziale d'una vicenda quanto mai attuale che solo fuggevolmente la civiltà delle macchine sembra aver distrutto. La pittura di G. Van Westerhout, in una sorta di esaltazione ecologica, è polemicamente in contrapposizione con tutto ciò che è frutto delle forze dinamiche della vita moderna. L'artista dimostra di preferire la quiete al movimento, immergendosi in elegiaco abbandono nella calma e calda atmosfera del mondo rurale… opera al di fuori delle mode, mettendo a fuoco le immagini che la stessa natura gli suggerisce… La civiltà, vuole quasi dirci Giuseppe Van Westerhout, è in tutto ciò che ancora vi è rimasto di autentico, poiché, secondo un'affermazione antica tuttora valida, gli ornamenti d'oro e le cose preziose sono utili per gli attori, ma non per la vita. ( Antonio Ettore Russo ).
Bibliografia
- Pensiero ed Arte, Bari, n. 6, 9, 1966
- Il Pungolo Verde, Campobasso, 1966
- Il ritratto nell'Arte Contemporanea, Milano 1967
- Edizioni P. Petrus, Ritratto e nudo nell'arte contemporanea italiana, Milano 1967
- Catalogo Il Quadrato, Milano. 1969
- Le Arti, Milano n.6/1972
- Documenti d'Arte Italiana, Benevento, 1973
- Il Centauro, Milano, 1975
- Linea Figurativa 75, Ancona, 1975
- Arte Italiana Contemporanea, La Ginestra, Firenze, 1975
- Annuario Comanducci, Milano, n. 4/1977 e n. 6/1979
- Giulio Bolaffi, Catalogo Nazionale Bolaffi d'Arte Moderna, Torino n.8, 12, 1977 e nn.14, 15
- Bonanno, Monografia, Roma 1977
- Quaderni di pittura I Contemporanei, Editrice d'Arte CIDA, Roma, n. 8, 9, 10
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Visita la gallery fotografica delle opere di Giuseppe Van Westerhout .
1 Comment To "Giuseppe Van Westerhout"
#1 Comment By Pasquale Marrulli On giovedì, 1 gennaio 2009 @ 12:50
Al caro cugino Pinuccio un abbraccio e auguri per un bellissimo 2009 con tante altre belle realizzazioni artistiche della nostra bella terra che mai dimentichiamo Pasquale Marrullipasqualemarrulli@libero.it
18 Dicembre 2008