Gabriele D’Annunzio e Gioia
Fiumi di inchiostro sono stati versati per riassumere la figura di D'Annunzio letterato, poeta, vate, eroe. D'Annunzio è stato un uomo aperto alla modernità, anche se apparentemente legato alla tradizione e alla cultura classica. Un aspetto del suo modernismo è attestato in campo aeronautico; a qualche anno di distanza dal pionieristico tentativo di volo dei […]
Fiumi di inchiostro sono stati versati per riassumere la figura di D'Annunzio letterato, poeta, vate, eroe.
D'Annunzio è stato un uomo aperto alla modernità, anche se apparentemente legato alla tradizione e alla cultura classica.
Un aspetto del suo modernismo è attestato in campo aeronautico; a qualche anno di distanza dal pionieristico tentativo di volo dei Fratelli Wright del 1903, D'Annunzio crede in questo nuovo mezzo tecnologico, il velivolo, che può segnare una tappa importante nella storia dei trasporti.
La circostanza per cui sia lui che il figlio, ingegnere, collaborano con l'industriale Gianni Caproni, consentendo di migliorare le prestazioni degli aeromobili che poi utilizzerà nelle sue missioni, è la testimonianza della veridicità di questa affermazione.
La presenza di D'Annunzio a Gioia è legata alla missione di Cattaro ed è circoscritta tra il 25 settembre e il 10 ottobre 1917.
D'Annunzio giunge a Gioia il 25 settembre da Taliedo ( quartiere periferico di Milano )sede dell'industria aeronautica Gianni Caproni, il cui aereo nel 1912 realizzò il primato mondiale di velocità 106 Km/ora e distanza nonché quello di altezza nel 1934 a 14433 metri ). Arriva insieme a 15 biplani trimotori divisi in due squadriglie: una è comandata da D'Annunzio e l'altra dal capitano Nardi. Tra gli uomini dell'equipaggio figurano anche due gioiesi: Pugliese e Lattanzio.
Il volo su Cattaro, spiccato da Gioia, era stato pianificato alcuni mesi prima della sua attuazione.
A Gioia D'Annunzio conosce alcune famiglie patrizie: i Soria e i Cassano e uomini di cultura tra i quali figurano il sacerdote-poeta-letterato don Vincenzo Angelillo e il professore Fortunato Matarrese, futuro preside del Liceo Classico.
La sera del suo arrivo è ospite della famiglia Soria, mentre i restanti giorni sarà ospite della famiglia Cassano, nella loro villa in Via Roma.
Verso la famiglia Cassano D'Annunzio dimostra la sua gratitudine per l'ospitalità ricevuta, come fanno fede alcune lettere inviate al sig. Cassano tra il 1917 e il 1919, sia da Roma che da Fiume.
In una lettera alla figlia Renata, D'Annunzio scrive: Credevo di dover vivere in campagna, invece sono alloggiato in una reggia. Si adatta perfettamente a questa residenza e conversa scherzosamente con la signora Cassano. Alla famiglia Cassano fa dono di una copia delle sue canzoni ( Canzoni delle gesta d'Oltremare e Canzone dei Dardanelli).
E' proprio al suo rientro da Cattaro, la sera del 5 ottobre 1917, durante la cena organizzata a Villa Cassano, che D'Annunzio tiene un brindisi per festeggiare la vittoriosa conclusione dell'audacissima impresa: Ecco che Gioia del Colle si può oggi chiamare per noi Gioia della Vittoria e anche Gioia dell'Ospitalità, specialmente per questa casa dove il cuore è ampio come le stanze e la gentilezza è schietta come la luce. Ieri io presi la mia fortuna dalle mani e dalla grazia d'una di queste Musmé ( ragazza, donna delle case da the giapponese ) di Puglia sotto la specie di Santo Francesco. E la fortuna ci accompagnò miracolosamente nell'impresa temeraria, dal principio alla fine. Più volte ritorna la figura S. Francesco in D'A.
E il 22 ottobre 1917 D'A. telegrafa al cav. Cassano: A Roma mi ammalai e sono tuttora ammalato a Venezia, perciò non scrissi. Prego perdonarmi. Rimpiango continuamente i giorni ansiosi di Gioia del Colle e la bella ospitalità. Creda alla mia costante gratitudine e dica da parte mia le cose più affettuose ai suoi cari. Arrivederci. Comandante D'Annunzio.
Il 17 dicembre 1917 da Padova scrive in risposta al cav. Cassano: Mio caro amico ed ospite, mi perdoni il troppo lungo silenzio. Il suo cuore d' italiano deve avere compreso il mio schianto.Nessuno fu colpito dal crollo ( Caporetto ) più duramente di me. Ho portato tutto il peso del dramma e confesso d'aver disperato, nei primi giorni, e d'aver voluto sparire. Ma la fede e il coraggio riardono. La sua parola affettuosa mi commuove e ricorda i bei giorni di Gioia della Vittoria. Anche allora, più di una pena, più di un'angoscia. Ma la sublime ora di Cattaro cancellò tutto. Non c'è giorno che, col capitano Pagliano e col tenente Gori, io non rammenti la bella ospitalità e non abbia il rammarico di quel tempo felice. Tutto sembra lontanissimo e quasi retrocesso nella profondità dei secoli! Come sta la signora gentilissima? Come stanno e cosa fanno le graziose musmé? Non dispero di rivedervi. Non dispero di tornare a Gioia con le mie squadriglie e di ricominciare la guerra nel Basso Adriatico. Quel che importa, oggi, è d'aver fede: una fede paziente e intemerata. Le stringo la mano affettuosamente. Gabriele D'Annunzio.
Il 9 ottobre 1919 da Fiume scrive al cav . Cassano ricordando di essere l'ospite sempre memore con infiniti saluti a tutti e a tutte e invia alla Signora Cassano un ricordo della sua nuova impresa compiuta, la Stella d'Oro di Fiume.
Il legame di amicizia con il sacerdote poeta-letterato Angelillo è segnato da una poesia che il sacerdote dedica a D'Annunzio in occasione della sua partenza per Cattaro ( l'Angelillo fu anche ufficiale nel Regio Esercito e una fotografia lo raffigura con D'Annunzio e con Canudo ) e dal culto per San Francesco.
L'Angelillo si reca al Campo di aviazione per salutare D'Annunzio e per appuntare sulla giacca dei piloti e sul suo aereo l'immagine di S. Francesco, protettore dei voli d'oltremare. In tale occasione l'Angelillo ottiene una foto del poeta con dedica autografa..
Il D'Annunzio nutriva un culto particolare per S. Francesco ( ne apprezzava le Laudi e, quasi scaramanticamente, decide di tentare l'impresa di Cattaro nel giorno anniversario della morte del Santo. La sera del 3 ottobre D'A. scrive: La notte è sublime, di una quiete perfetta. Il cielo è sereno… E' l'ora del ritorno. E' il mattino di S. Francesco. Fra poco Egli canterà il Cantico del Sole. Mando a cercare un'immagine del Serafico(S.Francesco). Non è il patrono che conosce il passaggio d'oltremare? E il 4 ottobre annota: S. Francesco d'Assisi, giovedì. Faccio a S. Francesco la mia più infiammata preghiera perché serbi il sereno fino a notte. Ricorda anche che nel trasferimento da Taliedo a Gioia ha intravisto l'immagine del Santo sull'Adriatico. Una icona di S. Francesco sarà portata da D'Annunzio nel Vittoriale.
Un'altra famiglia con la quale D'A. ha contatti a Gioia è quella della signora Maria Favale, direttrice del locale Ufficio Postale e telegrafico, sito in piazza Plebiscito, palazzo De Bellis., direzione per così dire ereditata dal padre Biagio e condivisa con il marito Antonio Sergio.
D'A. utilizza sia il servizio postale che telegrafico per comunicare con le Superiori Autorità in vista dell'impresa di Cattaro, conosce la direttrice ed apprezza la cordialità e la professionalità di donna Maria.
In occasione della sua partenza D'Annunzio dona alla signora Favale una sua raccolta di Orazioni e Messaggi " Per la grande Italia ", con la seguente dedica: Alla signora Favale in memoria dei giorni di Gioia del Colle divenuta per noi Gioia della Vittoria, il riconoscente G. D'Annunzio. Settembre-ottobre 1917.
Il 10 ottobre 1917 lo stesso D'A. in una lettera indirizzata alla direttrice dell'Uff. Postale Maria Favale afferma: Gentile Signora, ringrazio cordialissimamente Lei e tutti i suoi cortesi e diligenti cooperatori. Tornerò presto. G. D'Annunzio.
Durante il Consiglio comunale di Gioia del 22 settembre 1921, nel quale si doveva deliberare la denominazione di alcune strade cittadine, il sindaco Bruno Berardino afferma: Il 4 ottobre 1917 segna un avvenimento importante e storico per l'Italia e una data memorabile per la nostra città. Ricorderete che nella notte del 4 ottobre 1917 dal Campo di Aviazione di Gioia del Colle una poderosa squadriglia di audacissimi giovani aviatori qui convenuti da ogni parte del fronte, al comando del grande poeta e soldato G. D'Annunzio spiccò il volo alla più ardimentosa delle spedizioni aviatorie, e mosse alla volta di Cattaro, per andare a bombardare quella fortezza nemica. L'impresa riuscì felicemente e la squadriglia vittoriosa tornò al completo dopo poche ore alla base e a quel giorno il geniale poeta battezzò la nostra Città col nome augurale di Gioia della Vittoria, legando il suo nome a quello dei fasti gloriosi della grande guerra dell'indipendenza. A ricordo di quella notte memoranda io vi invito ad intitolare quest'ultima strada che correndo parallelamente a via Cairoli dall'incontro di via IV Savonarola va verso il convento dei Francescani Riformati, via 4 ottobre 1917.Ancora ritorna il Santo Patrono d'Italia.
Il Preside del Liceo Classico pareggiato di Gioia, prof. Lucio De Palma, il 23 ottobre 1934, data della probabile inaugurazione del nuovo Istituto, invia al Comandante G. D'Annunzio al Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera il seguente o.d.g.: Il Collegio dei Professori del Liceo Classico di Gioia del Colle, radunatosi in adunanza ordinaria quest'oggi 20 ottobre 1934/XII, nell'imminenza dell'inaugurazione del nuovo edifizio della Scuola sorto per espressa volontà sua, sull'area della Villa Cassano che fu fervente ed ardimentosa officina di preparazione dello storico volo della vittoria su Cattaro per la volontà ferrea e per l'eroismo purissimo di G. D'Annunzio, esprime il desiderio, se non di chiedere al poeta condottiero della nuova Italia di ritornare nell'occasione a Gioia della Vittoria per rivivere e far rivivere alla sua popolazione le epiche indimenticabili giornate della storica vigilia, di eternare sul marmo la grande gesta ardimentosa quale motivo quotidiano per la gioventù studiosa del luogo e fa voti che il Poeta condottiero della Nuova Italia, ardito Beffatore di Buccari, aquilotto indomito di Cattaro, passionale difensore della italianissima Fiume, si degni di dettare egli stesso le parole più precise e più appassionate da incidere a caratteri quadri sul marmo che adornerà l'androne del nuovo edificio della Scuola. Forte nell'umiltà della preghiera, della passione della richiesta, chiedo scusa e porgo i più veraci sensi di riverenza miei e di questo Collegio dei Professori.
Non abbiamo versi di D'Annunzio, ma un busto del poeta è presente nell'androne del locale liceo Classico, a ricordare non solo la sua presenza a Gioia, ma anche ad indicare attraverso il suo impegno di poeta, di letterato e di eroe, la strada maestra alle giovani generazioni che frequentano la scuola classica.
L'amministrazione Comunale di Gioia del Colle alla fine degli anni '50 ha voluto onorare G. D'Annunzio intitolandogli una strada cittadina.
Un altro legame unisce indirettamente D'Annunzio con Gioia: entrambi hanno collaborato o lavorato con un'unica azienda.; D'A. con la Caproni, che poi fu assorbita da Finmeccanica e Gioia continua questa collaborazione con uno stabilimento Finmeccanica, L'Ansaldo Caldaie, ex Termosud.
Anche l'Aeronautica Militare, giusto il 36° stormo, ha voluto ricordare l'impresa di Cattaro e D'Annunzio con un monumento presente all'interno della base aerea di Gioia del Colle.
Se mi è consentito lasciare un messaggio a Gioia e alle giovani generazioni, mutuando un concetto di D'Annunzio, ripeterei le parole da lui scritte il 17 dicembre 1917 al nostro concittadino Paolo Cassano: Quel che importa, oggi, è d'aver fede: una fede paziente e intemerata.
Foto 1: Sito dell'Aeronautica Militare
Foto 2: IL GENERALE ALBERTO CRISPO CAPPAI, GABRIELE D'ANNUNZIO E L'INCURSIONE DI CATTARO, in dilgilander.libero.it.
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17 Giugno 2010