Francesco Saverio Fontana
Nel Centro storico di Gioia, la strada in cui è ubicata la Casa Torre e prosegue con quello che un tempo fu chiamato Largo Panessa, strada che svolta obbligatoriamente a sinistra e immette in Via Palude e in Largo Cisterna e che termina in Piazza Donato Boscia, l’antica Piazza Duomo, di fronte alla Chiesa Madre, […]
Nel Centro storico di Gioia, la strada in cui è ubicata la Casa Torre e prosegue con quello che un tempo fu chiamato Largo Panessa, strada che svolta obbligatoriamente a sinistra e immette in Via Palude e in Largo Cisterna e che termina in Piazza Donato Boscia, l’antica Piazza Duomo, di fronte alla Chiesa Madre, ha preso la denominazione di Via Francesco Saverio Fontana.
Più comunemente i gioiesi chiamano quella strada via Fontana, immaginando che quella denominazione fosse strettamente legata alla presenza di acqua, come appunto si evincerebbe dai citati nomi di Palude e Cisterna.
In realtà, anche se in tempi passati la zona era una palude, prosciugata dal canonico Francesco Saverio Indellicati, che restaurò la Casa Torre, ampliò la costruzione con un altro fabbricato e fece defluire le acque stagnanti verso l’attuale Arco Palude su via Mastandrea, la denominazione della strada è stata data dal Comune di Gioia non per sottolineare che ci troviamo in una zona un tempo ricca di acqua, ma per ricordare un Vescovo gioiese.
Si tratta di Francesco Saverio Fontana, il quale nacque a Gioia il 30 marzo 1661. Suo padre, Giambattista, era originario di Roma, ma aveva contratto matrimonio con la nostra concittadina Antonia Jacobellis.
Frequentò gli studi a Roma, dove fu ordinato sacerdote, missione che svolse con grande zelo e aderenza al messaggio evangelico dell’amore per Dio e per il prossimo. Per la sua sentita attività pastorale all’ età di 53 anni papa Clemente XI nel 1714 lo nominò Vescovo di Satriano e Campagna, in provincia di Salerno.
Non deluse le aspettative del Papa, nonostante i duri periodi vissuti dal 1718 al 1720, a seguito di fame e malattie, che sconvolsero le sue diocesi. Mettendo in atto i precetti evangelici si spogliò di ogni suo avere per distribuirlo ai poveri al punto che, come San Filippo, si privava del necessario per vivere e, per far fronte ai suoi bisogni personali, si umiliava andando a chiedere l’elemosina.
Non si preoccupò solo di provvedere a sfamare i poveri e gli indigenti, ma cercò anche di dare al Signore e ai fedeli a lui affidati una casa degna in cui incontrarsi e pregare.
Volle restaurare a proprie spese la Chiesa abbaziale di Santa Maria La Nuova, appena fuori le mura della città di Campagna. Si tratta di una ex chiesa benedettina fondata nel 1220 dal frate benedettino Pellegrino. Tra il 1241 e il 1249 la chiesa fu eretta in abbazia benedettina.
Fece restaurare anche la Chiesa della Maddalena a Campagna e il Palazzo Vescovile situato appena fuori l’abitato di Satriano. La Chiesa era stata eretta a Collegiata qualche anno prima della sua nomina a Vescovo, precisamente il 14 Aprile del 1706 con bolla del Papa Clemente XI, a causa della popolazione ormai accresciuta.
Scrisse e pubblicò anche alcune opere ad uso del clero, tra cui va citata: “Utili istruzioni per i Chierici e gli altri ecclesiastici, specialmente per coloro che si avviano agli Ordini maggiori”.
Per la sua proficua, attiva e sentita attività pastorale fu chiamato a svolgere a Roma il ruolo di Segretario di molti Cardinali.
Per la sua dedizione ai più umili, per la stima che di lui avevano i Cardinali, al punto di averlo voluto loro Segretario, possiamo notare una somiglianza con il nostro Patrono San Filippo, anche lui dedito al prossimo,tanto da privarsi del cibo necessario per darlo ai poveri, e richiesto come confessore di Cardinali e di Papi.
Di lui ci dà notizie Michele Garruba, arcidiacono della Chiesa di Bari, nel volume “Serie critica de’ Sacri Pastori Baresi”, pubblicata nel 1844.
Lo stesso Garruba ci segnala che notizie più approfondite sul vescovo Fontana si possono attingere presso il Conte Aldighieri Fontana da Parma, nell’ opera pubblicata a Venezia da Andrea Poleti nel 1719, nella quale si sottolineano i Pregi della famiglia Fontana e dei diversi rami di essa, e specialmente dei dieci Vescovi usciti dalla stessa, cominciando da San Savino, Vescovo e Martire sotto Massimiano e terminando al nostro Francesco Saverio, al quale lo stesso Conte Aldighieri dedicò l’altra sua opera: “La Gerarchia ecclesiastica del sacro Clero secolare”.
Francesco Saverio Fontana ha lasciato il suo segno anche a Gioia del Colle, infatti egli nel 1732 donò il suolo per edificare l’attuale Chiesa di San Francesco.
Un personaggio, dunque, Francesco Saverio Fontana, che ha onorato i suoi natali e Gioia, che è stato un modello di vita cristiana, spesa a favore dei più deboli, al quale giustamente il Comune di Gioia del Colle ha voluto dare riconoscenza e risalto additandolo ad esempio per le future generazioni, intitolandogli una strada cittadina.
Dopo una vita dedicata amorevolmente come Pastore a curare il “gregge” che gli era stato affidato il Vescovo Fontana concluse il suo cammino terreno nel 1736, all’ età di 75 anni.
29 Maggio 2020