Due Opere Pie: il Ricovero di Mendicità e l’Ospedale
In questi giorni è venuto alla ribalta il nome del Palazzo Sant’Antonio. Infatti il sindaco di Gioia del Colle ha messo a disposizione questa struttura per ospitare 7 cittadini che, per motivi di profilassi ed evitare possibili contagi, hanno bisogno di trascorrere la quarantena da Covid-19, lontano dai propri familiari. La struttura è comunemente chiamata […]
In questi giorni è venuto alla ribalta il nome del Palazzo Sant’Antonio. Infatti il sindaco di Gioia del Colle ha messo a disposizione questa struttura per ospitare 7 cittadini che, per motivi di profilassi ed evitare possibili contagi, hanno bisogno di trascorrere la quarantena da Covid-19, lontano dai propri familiari.
La struttura è comunemente chiamata Palazzo Sant’Antonio perché adiacente alla Chiesa di Sant’Antonio o del Crocifisso. L’attuale Chiesa è stata fatta costruire dai Padri Zoccolanti Riformati di San Francesco su una preesistente Chiesa, andata distrutta, dedicata a Sant’Antonio.
Il complesso conventuale non rientrò tra quelli che furono soppressi da Gioacchino Murat a seguito della legge emanata da Giuseppe Napoleone il 17 agosto 1809, come si verificò per gli altri due Conventi gioiesi, quello di S. Francesco e di San Domenico, perché appartenente ad un Ordine religioso non possidente, e quindi rimase attivo fino al 1865. In quell’anno divenne proprietà del Demanio e due anni dopo, il 1867, il Comune di Gioia chiese di riaprire la Chiesa e di utilizzare i locali dell’ex Convento per impiantarvi un Ospizio di Mendicità e l’Ospedale civile. Esaudita questa richiesta il Comune concesse il complesso conventuale al dott. Candido Minei, secondo marito della signora Nicoletta Taranto, per allocarvi l’Asilo d’Infanzia e il civico Ospedale.Tra le Opere Pie presenti a Gioia del Colle nel corso dell’800 c’è da annoverarne due in particolare.
Ancora oggi sulla facciata dell’ex Convento dei Francescani Riformati, adiacente la Chiesa di Sant’Antonio, è possibile leggere la seguente iscrizione: Ricovero di Mendicità Minei-Taranto 1879
Ospedale Paradiso Indellicati-Taranto.
Il Ricovero di Mendicità.
Un problema che afflisse il Meridione e anche Gioia nell’800 era la miseria, causata da epidemie, da fenomeni negativi, come grandinate, invasioni di bruchi e cavallette, che portarono alla distruzione dei raccolti, a carestie e al conseguente accattonaggio.
I napoleonidi affrontarono i problemi della mendicità e dell’accattonaggio, accordando la facoltà di elemosinare solo ai veri bisognosi ed inabili, i quali erano muniti di speciali carte di riconoscimento, per distinguerli da coloro che non avevano propensione per la fatica e elemosinavano per mera speculazione.
Il venerdì era il giorno dell’elemosina; in quel giorno i mendicanti, spesso in gruppo, andavano di casa in casa e la chiedevano per le anime del purgatorio.
Nel 1824 Gioia contava circa 11.000 abitanti ed era una cittadina vivace. Viene approvata l’istituzione del medico comunale per i poveri, alla cui funzione è nominato Severino Giordano.
Nel 1841 il Decurionato, prende conoscenza che il re Ferdinando II era venuto nella determinazione di fondare nei Reali Domini di qua del Faro, cioè nell’Italia meridionale, quattro grandi depositi di mendicità, per individui dei due sessi, di qualunque età, i quali vanno mendicando per le province, dotando ciascun deposito della rendita di 10.000 ducati annui, e che lo invitava a proporre Gioia come sede di Deposito di mendicità delle due province di Bari e Lecce, essendo fornita di tutti gli opportuni requisiti, offrendo all’uopo i grandi e comodi locali dell’ex Convento di san Francesco. Nonostante conosciamo il motivo per il quale non se ne fece nulla per Gioia.
Uno altro problema che affliggeva le nostre contrade e anche Gioia era la presenza dei proietti o esposti, cioè i trovatelli, i neonati e figli che venivano abbandonati, perché figli di unioni illegittime o di donne di malaffare.
Le spese di allevamento erano a carico del Comune. Si arrivò anche ad una spesa del 15% del bilancio comunale. Nel 1841 per loro fu stanziata una somma di 1000 ducati, mentre nel 1861 il doppio era addirittura insufficiente.
Verso quei bimbi, accolti nella Chiesa Madre, l’autorità comunale si assumeva il compito di affidarli alle balie, con una paga mensile.
La loro assistenza poteva protrarsi fino a 7 oppure 8 anni; dopo erano accolti in qualche famiglia, alla quale era corrisposta una certa somma.
Nella prima metà dell’800 nell’organico del Comune troviamo la Pia ricevitrice dei proietti, in genere una suora, che agiva all’interno della chiesa, a cui l’Amministrazione comunale pagava le spese per l’allevamento.
Nel 1859, poiché era alto il numero dei poveri, che necessitavano di viveri, il consigliere di Intendenza, Antonio Maria Ventura, intervenne perché si aumentasse di cento ducati la somma per i soccorsi.
L’8 novembre 1860 viene approvata la seguente proposta del sindaco Filippo Taranto.
E’ d’uopo solennizzarsi festa pel fausto avvenimento dell’entrata del nostro Re d’Italia V. E. in Napoli. Questo giorno ricordevole nei fausti della storia necessita di tutto l’apparato e munificenza, nonché atti di largizione, onde il Popolo tutto veda di quanti vantaggi è apportatore lo stato novello delle cose. Tra le opere ricordevoli la prima pare che sia il sorteggio di Maritaggi, onde le Zitelle oneste e povere ponno aver agio di situarsi decentemente. Non ultima è la elemosina ai Poverelli, nonché alle famiglie bisognose e vergognose, quali classi hanno pur d’uopo di fruire in sì lieta occasione della pubblica carità, oltre alla dispensa del pane.
Vengono approvati due maritaggi e la beneficienza di ducati 20.
Nel 1862 viene istituita la Congregazione di Carità, a capo della quale è nominato il sindaco notaio Donatantonio Taranto.
Tale istituzione concentrava le Opere Pie, che disponevano, oltre che di lasciti per maritaggi e altre forme di beneficienza, di un Ospedale, con Dispensario Oftalmico e reparto Chirurgico, affidati a Specialisti, di un Ricovero di Mendicità, di un Orfanotrofio femminile, a parte l’Asilo Infantile, e l’Orfanotrofio Maschile, che formavano enti distinti.
Nel 1875 viene deliberato un fondo di 500 lire di rendita annua, riveniente dallo scioglimento di promiscuità tra il Comune e il Reale Albergo di Napoli, per l’istituzione di un Ricovero di Mendicità.
Come mai al Ricovero di Mendicità è stata data la denominazione Minei-Taranto?
Il 26 settembre 1875, all’età di 56 anni veniva a mancare la signora Nicoletta Minei-Taranto, figlia di Dorotea Indellicati e di Giuseppe Taranto. Il doppio cognome è dovuto al fatto che la signora Nicoletta univa il cognome paterno con quello del secondo marito, il dott. Candido Minei. Costei non avendo avuto figli, con testamento segreto del 15 marzo 1874 lasciò alla Congregazione di Carità due masserie del valore complessivo di 130 mila lire, per l’istituzione di un Asilo di Mendicità.
Il testamento prevedeva altresì che la quarta parte di un vasto casamento fosse utilizzato ogni anno, in occasione del giorno della sua morte e di quello del suo marito, a favore di poveri infermi, agli ammalati dell’Ospedale e ai carcerati gioiesi e un contributo annuo di 200 lire ai bambini poveri dell’Asilo Infantile.
Con deliberazione consiliare del 24 giugno 1875 veniva destinata una prima tranche di L. 500 di rendita annua, proveniente dallo scioglimento di promiscuità tra il Comune di Gioia e il Reale Albergo di Napoli, per l’istituzione di un Ricovero di Mendicità, che sarà realizzato nel 1879.
Sempre nel 1875 viene deliberata la concessione gratuita dell’ex Convento dei Francescani Riformati per trasferirvi ed ampliare l’Ospedale civico e per allocarvi anche l’istituendo Asilo di Mendicità.
Il 27 marzo 1886 il Consiglio comunale esprime parere favorevole alla proposta della Congregazione di Carità per la riforma delle Opere Pie: S. Filippo, S. Rocco, Madonna di Costantinopoli, Gianrizzi e SS. Sacramento, nel senso di fondersi e di unirsi all’ Ospedale Paradiso, facendo servire le rendite al maggiore incremento di quest’ultimo, con l’obbligo però di conservare un fondo per elemosine e l’altro per concorso al mantenimento del Ricovero di Mendicità.
Nel 1897 l’Opera Pia Purgatorio fu trasformata in quella di Ricovero di Mendicità.
Col passare degli anni questa ed altre benefiche istituzioni sono confluite nelle II.PP.A.B., Istituti di Pubblica Assistenza e Beneficienza, alle dirette dipendenze del Comune, che le gestiva attraverso organi elettivi e amministrativi di propria nomina.
Con DPR 24 luglio 1977, n. 616 si stabiliva che le funzioni, il personale ed i beni delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza operanti nell’ambito regionale sono trasferite ai comuni singoli o associati, sulla base e con le modalità delle disposizioni contenute nella legge sulla riforma dell’assistenza pubblica e, comunque, a far tempo dal 1° gennaio 1979.
A seguito di tale disposizione anche a Gioia le II.PP.A.B. furono sciolte.
Ospedale Paradiso Indellicati-Taranto
E’ stato Luca D’Andrano a far costruire un Ospedale e la Chiesa di S. Caterina fuori le mura, attorno al Convento di S. Francesco.
L’abate Francesco Paolo Losapio, nel canto III del suo Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia, in Bari, detta anche Livia, afferma che a dovizia fondarono gli Andrani Ospedali, Cappelle e Monasteri… di tanti il Monaster di San Francesco restò: tutt’altro sparve…… Nel 1729 nel rifarsi la Chiesa del Convento,… il suolo del palagio ( dei D’Andrano ) e l’Ospedale, non men che le due Chiese ( Madonna Regina degli Angeli e S. Caterina ) incorporaro i Frati nel giardino, e ‘l materiale formò il muro d’intorno ed il riparo. Di tutto non rimase orma o segnale: tutto scomparve allor.
Il Losapio ricorda anche di aver letto che sulla porta della Chiesa di S. Caterina, vicino al Convento di San Francesco, si vedevano intagliate le armi del re, donate agli Andrani e un angelo che aveva in mano un cartellone in pietra con su inciso: Anno Domini 1346 Lucas Andrano de Joja miles fieri fecit hanc Ecclesiam, et Hospitale ad honorem Beatae Catharinae.
Il Padre Bonaventura da Lama, nella sua Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò,1724, ricorda che nella chiesa detta di Costantinopoli (oggi Sant’ Angelo) vi è la Cappella di San Michele, consacrata nel 1500 dall’arcivescovo di Bari, Landolfo, nel 1500… fabbricatovi appresso un grande Ospedale, oltre quello fondato da’ nobilissimi Andrani, poiché Gioia era una terra assai grande con più di quattro mila anime.
Lo stesso Losapio ricorda che alla Cappella di S. Giovanni fu aggiunto l’Ospedale, con comode, capaci e belle sale ( Canto IV, XXV ) e che Gioia sotto la dominazione del Marchese Paride Pinelli (1614-1623) non cessò di erger conventi e asili ai meschinelli: tale appunto fu quello che si chiama fin oggi l’Ospedal dei poverelli (canto V, LXIII) Se gli eretti da Luca e da Nicola (D’Andrano) arche, templi, conventi ed ospedali… sussistessero interi o in parte almeno! (Cornice al Quadro istorico-poetico).
Un’iscrizione, che si trova sulla cortina esterna posta ad ovest della Chiesa di S. Maria di Costantinopoli (oggi Chiesa di S, Angelo) ricorda che in honorem Beati Jhoannes Baptisti un tale Bielo Paulic nel 1506 fece costruire istam Capellam cum Aspedalem.
Nella Chiesa Madre operava la Confraternita del SS. Sacramento, come si evince dalla Visita pastorale effettuata dall’Arcivescovo di Bari, mons. Antonio Puteo, nel 1578. Aveva anche il compito di prendersi cura dell’Ospedale (Hospitale) e di organizzare la manutenzione, impartendo precise disposizioni su chi dovesse essere accolto e come provvedere al cibo attraverso le elemosine. La Confraternita per provvedere a tali bisogni aveva anche proprietà terriere. L’arcivescovo ordina che sulla porta dell’Hospitale venga dipinta una Pietà e nell’interno una Croce o quadri della gloriosa Vergine Maria.
Il tavolario Honofrio Tangho nell’ apprezzo del 1640 dice: Nel mezzo di dettta Terra (di Gioja) è la Piazza…In detta (Piazza) vi è un Hospitale per comodità di 10 persone a spese della cappella del Sagramento.
Il 1 maggio 1829 la signora Angela Maria Paradiso, maestra pubblica delle fanciulle, residente a Gioia, passando a miglior vita all’età di 57 anni, fa dono al Comune di un lascito, consistente principalmente in una palazzina sita di fronte al palazzo Campanella, ex Serino, poi Biblioteca comunale, in corso Vittorio Emanuele, da utilizzare per la fondazione di un civico Ospedale.
Da questa benefattrice il nostro Ospedale prende il nome che tuttora conserva: Paradiso.
Nel mese di dicembre del 1835 i Decurioni studiano la istituzione di locali per Ospedali, Cimiteri, Convalescenziari. Si pensa di servirsi dei locali degli ex Conventi di San Francesco e di San Domenico o dei Casini privati nelle adiacenze del paese o del Convento dei Riformati, spostando temporaneamente i Monaci ivi esistenti.
Con testamento del 18 ottobre 1853 la signora Aurelia Palmisano che abitava in Strada Palude, lega la somma di 800 ducati a favore dell’Ospedale Paradiso (in questa occasione per la prima volta compare tale denominazione).
Nel 1862, a seguito della morte del sacerdote don Francesco Saverio Indellicati, poiché lo stesso con proprio testamento aveva legato un lascito di ducati 400 a favore dell’Ospedale civico Paradiso, il Comune accetta il suo legato. Il sindaco Taranto avanza in Consiglio la proposta di ampliamento del modesto Ospedale cittadino.
La proposta di ampliamento dell’ospedale cittadino fu attuata nel 1866. Infatti il Convento di sant’ Antonio, già Convento dei Francescani Riformati, era rimasto vuoto dopo la soppressione dell’Ordine. Il sindaco, Giuseppe Losito, domandò al Governo la concessione del Convento e della Chiesa per trasferire il locale ospedale civico Paradiso dalla sua antica e ormai angusta sede ad una più ampia e più salubre, anche per fondare un comodo Asilo Infantile. Si pensa all’impianto di un Asilo di Mendicità, onde ricoverare la classe degli Indigenti.
Nel 1871, all’età di 75 anni, moriva la signora Dorotea Indellicati, mamma di Nicoletta Minei-Taranto, la quale con pubblico testamento lasciava alla Direttrice dell’Asilo d’Infanzia una decente e comoda casa, all’Ospedale civico Paradiso la somma di 20 mila ducati e numerosi maritaggi per le donzelle povere. Alla figlia Nicoletta, sua erede, affidò anche il compito di far erigere un altare in marmo in onore di San Giuseppe, nella Chiesa di san Rocco. Infatti nel terzo arco sinistro della Chiesa, l’altare policromo riporta l’iscrizione A divozione di D. Dorotea Indellicati 1875.
Nel 1875 si decise di istituire per loro, nell’ex convento dei Padri Riformati, un ricovero, annesso all’ospedale Paradiso.
Nel 1875 il Comune delibera la concessione gratuita dell’ex Convento dei francescani Riformati per trasferirvi ed ampliare l’Ospedale civico ed allocarvi anche l’istituendo Asilo di mendicità.
Per un approfondimento sull’Ospedale Paradiso si può consultare su questo sito l’articolo: Dal primo Ospedale di Gioia (1346) all’Ospedale Paradiso.
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14 Maggio 2020