Don Nicola Mazzarelli
Ricorre quest’anno il centenario della nascita di un sacerdote gioiese: Don Nicola Mazzarelli, affettuosamente chiamato don Nicolino. Un uomo, un letterato, un sacerdote fortemente devoto della Madonna, come si vedrà dalla sua biografia. Figlio di Vito Antonio, falegname, e di Anna Chiaia, casalinga, nasce a Gioia in via Gioberti n. 29, il 7-12-1913, vigilia dell'Immacolata, […]
Ricorre quest’anno il centenario della nascita di un sacerdote gioiese: Don Nicola Mazzarelli, affettuosamente chiamato don Nicolino.
Un uomo, un letterato, un sacerdote fortemente devoto della Madonna, come si vedrà dalla sua biografia.
Figlio di Vito Antonio, falegname, e di Anna Chiaia, casalinga, nasce a Gioia in via Gioberti n. 29, il 7-12-1913, vigilia dell'Immacolata, quasi a presagire la sua convinta e continua devozione alla Madonna.
Riceve il battesimo il 9 dicembre nella Chiesa Matrice, presso il fonte battesimale che attualmente si trova nella Parrocchia di S. Vito.
Espatria con la famiglia negli Stati Uniti, dove risiede alcuni anni.
La mamma, avvertendo la nostalgia del paese natale e dei parenti quando viveva a New York pregava la Madonna perché favorisse il rientro in Italia.
Un giorno, mentre la madre pregava la Madonna del Carmine, per ottenere la grazia del rientro in patria, avvertì nella medesima chiesa di New York che il banco in cui era seduta si mosse in modo inconsueto. Nello stesso giorno il marito rientrando a casa per pranzare mostrò ai familiari i biglietti della nave, che avrebbe riportato tutti a casa e nella nativa Gioia.
Con i soldi inviati dall’America ad un carissimo parente il padre di don Nicola pensa di costruire una casa, ma al suo rientro non si trovò traccia delle somme spedite in Italia.
Don Nicola porta con sé dall’America un paio di pattini a rotelle, unico passatempo che a quel tempo poteva concedersi durante le vacanze estive; circostanza questa che suscita quasi l’invidia dei suoi coetanei.
A Gioia completa gli studi elementari, al termine dei quali a 11 anni entra nel seminario arcivescovile di Bari. Prosegue gli studi teologici nel seminario regionale di Molfetta.
Allora i collegamenti per quelle località avvenivano con traini tirati da due cavalli, con partenza di buon mattino ( alle 4 circa ).
Sul finire del ciclo di studi la madre chiese ad una zingara, di passaggio dalla sua abitazione, se il figlio sarebbe diventato sacerdote; quella rispose affermativamente.
La Madonna, che aveva agevolato il suo rientro dagli Stati Uniti, lo sostenne fino al compimento degli studi sacri. E’ ordinato sacerdote il 23 luglio 1939.
Il suo primo incarico è stato quello di viceparroco nella Parrocchia Matrice di Casamassima.
In seguito ha svolto la funzione di Viceparroco nella Parrocchia Immacolata di Lourdes di Gioia.
Per ambedue le nomine si tratta di Parrocchie dedicate alla Mamma celeste.
Ha ottenuto l’incarico di Rettore della chiesa di Sant’Angelo e di Sant’Andrea.
Grazie al suo interessamento presso le Autorità politiche del tempo, e soprattutto dell’on. Vito Lattanzio, la Chiesa di Sant’Angelo, con decreto n. 1678 dell’8-3-1969, ottiene il riconoscimento, dalla Sovrintendenza delle Belle Arti, di opera di rilevante valore storico ed architettonico.
Nella sacrestia della Chiesa una lapide ricorda quell’evento.
Durante il secondo conflitto mondiale è stato attore di un episodio di guerra, che malvolentieri raccontava. Il Comando tedesco di stanza a Gioia nel 1943 iniziò un rastrellamento di ebrei. Una mattina mentre don Nicola si trovava in corsia nell’Ospedale Paradiso i tedeschi entrarono per deportare l’unico ebreo presente. Don Nicola, al solo vederli, subito indossò subito la stola violacea ( quella che si usava quando si confessava ) si fermò al capezzale dell’ebreo, come per confessarlo, e lo rasserenò dicendogli di mantenere la calma. Quando i tedeschi si avvicinarono al paziente ebreo, alla vista del sacerdote confessore si fermarono e si allontanarono; quell’ebreo ebbe salva la vita e non fu più deportato.
Ha svolto il compito di docente di religione cattolica presso la Scuola di Avviamento professionale, successivamente trasformata in Scuola media Carano; il suo insegnamento spaziava con nozioni di storia, di letteratura e di galateo.
Riportava su fogli fatti e ricorrenze in maniera quasi maniacale e conservava ogni appunto manoscritto. Aveva un’agenda sempre aggiornata di ricorrenze, onomastici, compleanni, che consultava giornalmente per inviare auguri e saluti sia a familiari che ad amici ed autorità.
Al termine della sua carriera scolastica, per raggiunti limiti di età, nel 1973 sulla pergamena di commiato, tra l’altro, venne scritto: Chiaro esempio di studioso, impegnato e sottile.
Foto di commiato dalla Scuola Carano
E’ stato anche silenzioso Padre spirituale di porporati, come lui stesso riferì, solo negli ultimi anni della sua vita.
Nel 1976, per motivi di salute, ottenne il permesso di celebrare e di confessare in casa.
Nel 1989 in occasione del 50° anniversario della sua ordinazione intervennero sia l’Arcivescovo di Bari,
Ricordo delle nozze sacerdotali
Mons. Magrassi sia il suo Ausiliario, Mons. Cacucci. In quell’occasione, dopo aver ottenuto il permesso di impartire la benedizione finale, aggiunse le seguenti parole: Per intercessione della Vergine Maria ( a conferma della sua devozione mariana ).
In entrambe le celebrazioni sul ricordino è riportata l’immagine della Madonna, sempre da lui amata e venerata come Madre sua.
Ristabilitosi in salute l’Arcivescovo di Bari il 15 maggio 1991 lo nomina Viceparroco della parrocchia di San Vito.
E’ stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
Ha svolto la funzione di Padre Spirituale degli Orfani di guerra ospitati a Padre Semeria.
Ha tenuto l’elogio funebre per don Vincenzo Angelillo il 22 marzo 1963 e quello per la scomparsa del Prof. Dott. Vincenzo Oliva nel 1987 in Chiesa Madre.
Seguendo l’esempio della mamma don Nicola ha avuto sempre una venerazione speciale per la Madonna. Infatti declamava spesso la preghiera di San Bernardo alla Vergine Maria, contenuta nel Canto XXXIII della terza cantica della Divina Commedia di Dante, vv. 1-9: Vergine Madre, figlia del tuo figlio,/ umile ed alta più che creatura, 7 termine fisso d’eterno consiglio; / tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che il suo fattore / non disdegnò di farsi fattura. / Nel ventre tuo si raccese l’amore / per lo cui caldo ne l’eterna pace / così è germinato questo fiore.
Usava concludere la celebrazione della messa con un’Ave Maria.
Aveva provveduto a scrivere il manifesto della sua dipartita terrena, che iniziava con le seguenti parole: …ogni lode a Gesù e Maria.
Non senza rossore negli ultimi anni della sua vita riferiva che era stato padre spirituale di alcuni porporati.
Conclude il suo percorso terreno, dopo lunga sofferenza, ad Acquaviva delle Fonti il 14 giugno 1994, giorno della solennità di San Vito Martire ( della cui parrocchia a Gioia aveva svolto il compito di Viceparroco ).
Un anziano cittadino gioiese, all’angolo tra Corso Garibaldi e via Gioberti, si inginocchiò, si segnò col segno della Croce e salutò don Nicola con le mani giunte fino al passaggio del feretro.
Sulla pagellina ( sotto riportata ) fatta stampare per il trigesimo della sua morte il parroco di San Vito, don Vito D’Apolito dopo aver trascritto la preghiera di San Bernardo alla Vergine Maria, preghiera che don Nicola declamava spesso amorosamente per avere una particolare venerazione per la Madonna, traccia una sintesi della vita di don Nicola.
Non aveva titoli accademici, ma spesso anche illustri titolati lo consultavano spesso per consigli o discorsi da tenere. Sfoggiava con orgoglio il diploma di scuola elementare. Ciò nonostante aveva una profonda cultura umanistica, consolidata negli studi in seminario.
Era ferrato nello studio della lingua italiana, della letteratura e della storia, era innamorato di Dante e di Manzoni, dai quali prendeva ispirazione e frasi con cui condire le sue omelie e i suoi dialoghi con tutti e per dimostrare la centralità di Cristo nella Storia.
Completava la sua formazione culturale la passione per l’arte, per la musica e per il canto ( in quest’ultima attività si segnalava per la sua intonata voce baritonale ).
Una predilezione particolare aveva per il Galateo, le cui norme inculcava soprattutto nei giovani che sono passati nelle sue classi di scuola.
Fu più volte intervistato dalla nascente TV locale Tele Gioia su problemi vari ed anche sulla politica italiana. In merito a questo argomento era solito ricordare: … la nostra è una Repubblica ancora giovane, difendetela con amore e salvaguardate la libertà che vi ha donata…
Ha al suo attivo alcune pubblicazioni.
Il primo lavoro è stato la presentazione della piantina toponomastica di Gioia del Colle, stampata dalla ditta Rocco Gallo.
Segue nel 1974 “ I gioiesi e…" un testo che parla delle origini di Gioia intorno alla Chiesa di sant'Angelo, con presentazione del Prof. Fortunato Matarrese, con dedica al preside Orazio Masi e a tutti i cari Professori della Scuola media " E. Carano ", la quale fu per moltissimi anni tempio del suo cuore e della sua mente. Il testo beneficia del saluto e della benedizione di Mons. Ballestrero, Arcivescovo di Bari.
Le due foto sono allegate al testo I gioiesi e…
Nel 1981 “ Appunti storici sulla chiesa di San Rocco “, approntato in fretta, come lo stesso don Nicola afferma, in occasione dell’inaugurazione ufficiale delle porte di bronzo. Sono notizie che riguardano la Chiesa, la Confraternita e la biblioteca.
Il 18 settembre 1984, in occasione del suo 45° anno dell’Ordfinazione Sacerdotale scrive alcune riflessioni sul suo vissuto, ringraziando la Madonna e il Signore del dono ricevuto e, quasi presagendo la sua dipartita terrena manda un arrivederci alle nozze di diamante nell’Empireo.
Per la Pentecoste del 1987, anno proclamato mariano in onore della Madonna da Papa Giovanni Paolo II, scrive alcuni pensieri, col cuore e con la mente pieni di viva Fede e di caldo Amore, sulla Madonna, Madre di Dio e nostra.
Nel 1989 Così si scrive in ottimo italiano, pubblicato in occasione del 50° del suo sacerdozio. Questo opuscolo, che contiene un apprezzamento del prof. Fortunato Matarrese, è dedicato all’Ammiraglio e Coordinatore dei Sacerdoti ordinati nell’A.D. 1939 don Brizio Luigi Montinaro di Muro Leccese nel dì delle sue Nozze d’Oro.
Nel 1990 scrive La leggenda di Roma.
In essa dimostra, con alcuni documenti, che Roma era stata destinata da Dio a diventare la Città Eterna.
Nel 1993 pubblica Asferez!.., una biografia di San Vito. La pubblicazione presenta le seguente dedica: … alla Madre di Dio e degli uomini con i canti ed i palpiti di tutte le Primavere!
In essa si parla di San Vito Martire, ultima pubblicazione, un anno prima della sua dipartita, considerata un omaggio a quella comunità parrocchiale. In quella circostanza il 7 dicembre 1993 scrisse nella premessa: Ho ottant’anni e sulla mia testa c’è già la neve..; sì, i capelli smarriti e bianchi, ma nel camino del mio cuore c’è un bel fuoco sacerdotale con cui amo i diletti fedeli della Parrocchie e lo zelante giovine mio Parroco, Sac. Don Vito D’Apolito, cui sono tanto.., tanto grato.
Ha curato anche la presentazione del volumetto La nostra Gioia, guida alla città, economia del territorio e della popolazione, stradario, edito da Schena.
Muore il 14 giugno 1994, attorniato dall’affetto dei suoi cari.
Sulla lapide della sua tomba, a testimonianza del suo affetto e della sua profonda e costante venerazione per la Madonna, risalta la scritta AD JESUM PER MARIAM e, incastonata nella colonna posta frontalmente al suo sepolcro, una statua della Madonna, che veglia sulle sue spoglie mortali.
La lapide di don Nicola Mazzarelli e la Madonnina che veglia sul suo sepolcro.
Una vita, dunque, segnata e consacrata a Maria, venerazione sicuramente inculcatagli dalla madre sin dalla sua permanenza negli Stati Uniti e che lo ha accompagnato dalla sua vocazione sacerdotale al suo lungo ministero fino alla sua morte.
Nel primo anniversario della sua scomparsa don Vito D’Apolito provvede alla stampa di un volumetto dal titolo: “ Don Nicola Mazzarelli un uomo, un sacerdote, uno studioso “ con l’intento di raccogliere l’intera sua produzione letteraria in un unico volume, perché nulla vada perduto della preziosa eredità che don Nicola ci ha lasciato e sia di grande beneficio per le nuove generazioni.
D’altra parte, la figura di don Nicola merita di essere ricordata almeno per la sua levatura culturale, ben coniugata col suo sacerdozio, che tanto bene ha recato non solo a me e alla comunità parrocchiale di San Vito Martire, di cui ero responsabile, ma anche a quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. “
Pubblicazione a cura di don Vito D’Apolito, Chiesa di San Vito.
Don Vito D’Apolito, facendosi interprete della volontà della Comunità Parrocchiale di S. Vito, ha voluto intitolare la biblioteca parrocchiale al suo viceparroco nel I anniversario della sua scomparsa.
ALCUNE TESTIMONIANZE di chi lo ha conosciuto.
L’anno successivo alla sua morte don Carmine Fallacara così ricorda don Nicola:
Per chi non lo conosceva poteva sembrare un Signore dell’ottocento: dignitoso nel portamento, riservato, distaccato. Invece aveva una forte carica di sentimento che si sprigionava quando incontrava gli amici e quando parlava dei suoi familiari. La cultura che si era formato l’aveva arricchito di un mondo interiore pieno di vitalità, ed era felicissimo quando poteva esternare quello che aveva dentro. Negli anni del Seminario Regionale a Molfetta, 1932-39, per il suo carattere estroso e per la sua carica inventiva, era capace di tenere in movimento tutti noi, suoi compagni. Anche qualche sua disavventura disciplinare era vissuta con umorismo da lui e con cordiale ilarità da noi. Ci siamo ritrovati in questi ultimi anni, periodicamente, “ piccolo resto di quelli del ’39 “. Eravamo felicissimi di stare insieme; ed era lui ad animare il nostro incontro, con ricordi del passato e con canti. Nello scorso settembre, al nostro incontro, mancava lui, ma abbiamo avuto il piacere di avere la presenza della sorella e del cognato, con i quali viveva, e del parroco don Vito D’Apolito che ci ha parlato della sua ultima malattia e della sua santa morte. L’abbiamo ricordato nella Concelebrazione Eucaristica, con tutti gli altri compagni defunti. Aveva una profonda vita interiore, alimentata da una grande fede, dalla generosa disponibilità di abbandono alla volontà di Dio e da una grande devozione alla Madonna. Nelle frequenti cartoline che m’inviava, era sempre scritto: “ Sono pronto! nelle mani di Dio, con Gesù e Maria! “. Era preparato a rispondere alla chiamata di Dio.
Arrivederci, Nicola.
Il 9 marzo 1995 don Luigi Montanaro scriveva a don Vito D’Apolito:
Carissimo don Vito In prossimità del primo anniversario della morte del carissimo Confratello don Nicola Mazzarelli mi permetto di inviarle un profilo dello Scomparso, come segno di affetto e di venerazione che ho nutrito per lui. La mia è una conoscenza ricavata, non tanto nei sette anni di vita seminarista a Molfetta, quanto dalla fitta corrispondenza intercorsa tra noi nell’ultimo decennio. E’ lì, nei suoi scritti, che ho conosciuto a fondo don Nicola: l’uomo e il sacerdote.
L’uomo.
Era un uomo colto. Tutta la corrispondenza era impregnata di classicismo, con riferimenti a Dante ( La Divina Commedia era il suo cavallo di battaglia, la sapeva a memoria come un’Ave Maria ) e a personaggi storici di tutti i tempi. Coltivata la lingua italiana. “ So di scrivere in ottimo italiano “, diceva, con un pizzico di orgoglio. Aveva una sensibilità d’animo eccezionale, sentiva profondamente l’amicizia con i Confratelli nel Sacerdozio e, in particolare, con noi compagni di scuola del “’39 “ che Lui chiamava “ la classe di ferro “. Manifestava tutta la sua gioia negli incontri annuali a villa Specchia in Ostuni. Era Lui ad allietare gli incontri con la sua voce potente. E come abbiamo sentito la sua mancanza nell’ultimo incontro del 1994, assenza in parte attenuata dalla sorella-madre! Se poi riceveva qualche piccolo favore non si limitava ad un prosastico grazie, ma coglieva l’occasione per portare anime a Cristo, perché, diceva: “ Tutti si possa diventare santi “.
Il sacerdote.
Era un innamorato di Cristo e della Vergine Santa. La sua corrispondenza era cristologica e mariologica. Non c’era lettera in cui non manifestasse l’ansia, l’anelito, il desiderio intenso quasi un’impazienza di vedere il volto della Madonna. Gli dicevo scherzando che le mie lettere erano terra-terra a confronto delle sue tutte celesti. Don Nicola forse non avrà gli onori degli altari, ma certo ha ricevuto già gli onori della gloria. Mi piace immaginarlo avvolto in quella luce beatificante che ha tanto sospirato in questa valle di lacrime.
Don Mario Ciccarese il 1 gennaio 1995 così scrive a don Vito:
Caro parroco Non può mancare, non deve mancare la mia parola nel ricordare il tanto caro don Nicola, che, specie negli ultimi dieci anni della su avita, ha permesso di apprezzarci scambievolmente nella cultura e nella bontà di vita. Ogni volta che io gli mandavo i miei libri nelle varie riprese, egli leggeva dalla prima all’ultima pagina i mei scritti per complimentarsi del contenuto, e mi rispondeva con tante belle sue reminiscenze storiche e letterarie, scoperte chi sa dove e conservate sempre fresche nella sua memoria, per applicarle opportune e valide nel momento giusto. Ma non mancava di fare qualche osservazione sulla posizione giusta o meno di qualche accento, accento acuto o grave che fosse, su parole tronche o monosillabe accentate. Ciò mi assicurava che lui mi leggeva tutto e con attenzione. Le osservazioni erano frutto studiato dalla purezza del suo linguaggio ed io me ne compiacevo. Non potrò mai dimenticare la risposta che dette al mio libro “ La Madonna che piange sempre “, dalla quale traspariva la sua calda ed entusiasta devozione verso la Madonna, che lodava e cantava sempre con voce baritonale. Ogni lettera o cartolina che mi scriveva inneggiava inoltre ai suoi compagni di studio quasi con un grido: “ Evviva il 1939!“, nostro ultimo anno di studio e anno della nostra Consacrazione Sacerdotale. Grazie! Don Nicola, per il tuo giocoso esempio, e soprattutto se mi ricordi ancora dal tuo cielo, dove spero di raggiungerti fra non molto.
Caro Parroco, ti saluto cordialmente.
L'Amministrazione comunale ha voluto onorare don Nicola, intitolandogli una strada, nella zona di espansione a sud di Gioia, quella che guarda verso il Villaggio Azzurro e l'Aeroporto dell'Aeronautica militare italiana, la cui protettrice è la Madonna di Loreto e la cui festività si celebra il 10 dicembre.
Potrebbe sembrare una coincidenza, come in vita, così in morte: don Nicola è nato il 7 dicembre e ha nutrito una particolare venerazione per la Madonna.
Un sincero e caloroso ringraziamento al dott. Vitantonio Capodiferro ( Ninnì ), nipote diretto di don Nicola, e al signor Carlo Traversa per la collaborazione offerta e per il materiale gentilmente messo a disposizione per questa rievocazione.
Una delle foto di don Nicola Mazzarelli nel pieno vigore degli anni.
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7 Dicembre 2013