Considerazioni di un gioiese in Valtellina
Che la Valtellina sia una terra un po' particolare ce lo fa capire il suo fiume, l'Adda, perché le sue acque vanno all' insù, infatti scorrono in senso contrario a quelle del Po', fiume dove si getta; in Valtellina piove quando a Gioia splende il sole e in alta valle la benzina costa la metà. […]
Che la Valtellina sia una terra un po' particolare ce lo fa capire il suo fiume, l'Adda, perché le sue acque vanno all' insù, infatti scorrono in senso contrario a quelle del Po', fiume dove si getta; in Valtellina piove quando a Gioia splende il sole e in alta valle la benzina costa la metà.
Sono andato via da Gioia nel dicembre del 1988 e il motivo preciso non lo so nemmeno io. Dopo gli studi universitari in Scienze Agrarie ho frequentato a Gioia uno studio di agronomo, senza molta convinzione, e ho subito pensato che l'unica scelta che mi rimaneva era quella dell'insegnamento. In Puglia le graduatorie erano stracolme, perciò ho preso la mia valigetta e sono andato a finire in una scuola media di Predazzo, dove ho conosciuto una collega bolognese, diventata successivamente mia moglie. Tre anni da precario nel Trentino e poi col concorso ordinario del '90 siamo passati di ruolo a Sondrio in Valtellina, dove viviamo attualmente e dove sono nate le nostre due bambine. Io insegno Scienze in un Istituto Professionale Commerciale e mia moglie, laureata in Filosofia, insegna Italiano in un Istituto Tecnico per Ragionieri.
"E che ci azzecca Agraria con Filosofia!" direbbe Di Pietro. Ci azzecca eccome, perché mia moglie mi ha trasmesso l'amore per la Filosofia e la Letteratura, così ho potuto colmare una mia lacuna e capire come una disciplina scientifica dipende fortemente da una umanistica e viceversa.
Come si sta in Valtellina? Non si sta male ma dipende dai punti di vista. La Valtellina è una realtà molto particolare, come facevo notare prima, una realtà isolata dal resto della Lombardia. Il territorio è interamente montuoso, il clima è rigido (da Dicembre a Febbraio fa un freddo cane) e la densità della popolazione è molto bassa (Sondrio fa 23.000 abitanti e tutta la provincia 170.000, Pedesina è il comune più piccolo d'Italia con 33 abitanti). Tutti questi fattori accrescono l'isolamento e condizionano profondamente le relazioni sociali e i modi di vivere. I valtellinesi non sono abituati a passeggiare come facciamo noi, col nostro struscio su via Roma, si rintanano nei bar e nei pub, vivono al chiuso. Così alle sei di sera in piazza non trovi più un'anima viva e rimaniamo solo noi meridionali a dire due chiacchiere, al massimo si ferma con noi Massud, medico iraniano.
E' doveroso però, guardare l'altra faccia della medaglia. La provincia di Sondrio è ogni anno al primo posto nella classifica de "Il Sole 24 ore" per la sicurezza sociale e l'ordine pubblico, carabinieri e poliziotti fanno la pacchia. Il tenore di vita è altissimo, non esiste disoccupazione, le due banche locali (Credito Valtellinese e Popolare di Sondrio) macinano profitti da capogiro, la raccolta differenziata dei rifiuti raggiunge il 40%. Una delle principali risorse naturali è l'acqua, che alimenta decine di centrali idroelettriche e i ghiacciai formano sorgenti dai cui si ottiene l'acqua minerale Levissima.
Tuttavia, nonostante tutto questo benessere, anche qui esistono delle contraddizioni. Qui siamo nel regno di Bossi, l'ex celodurista, dove la Lega raggiunge percentuali democristiane, e se prima se la prendevano con "i terroni, tutti lavativi e raccomandati" adesso è più facile e comodo prendersela con "gli extracomunitari, tutti delinquenti e terroristi".
E noi meridionali trapiantati nel profondo Nord ci struggiamo dalla nostalgia. L'esempio più classico è quello di Giovanni, collega di Messina. Non appena può, si fa un'ora di macchina per andare a Bellano sul Lago di Como (qui abita Andrea Vitali, famoso scrittore), così osservando l'altra sponda del lago, immagina di trovarsi davanti allo stretto di Messina e poter scambiare Menaggio con Reggio Calabria.
Qui c'è anche il gioiese Fernando Indellicati, precario a vita e vero caso nazionale, è sempre primo in graduatoria ma viene puntualmente scavalcato, ogni qualvolta si avvicinano le immissioni in ruolo, da qualcuno sbucato chissà da dove. Il suo medico curante l'ha avvertito che dovrebbe essere giunto il momento di ricorrere al Tavor.
A due passi da Sondrio, a Chiavenna, abita l'altra collega gioiese, Margherita D'Anelli, che non ho mai avuto il piacere di incontrare. Altri gioiesi non ce l'hanno fatta a rimanere e hanno preferito tornare giù a fare gli eterni precari viaggianti tra Puglia e Basilicata. Qualche altro ancora, preso da continui dubbi, incomincia a fare la vita da pendolare tra Gioia e la Valtellina con una serie di trasferimenti che avrebbe sfiancato anche un toro.
Un altro gioiese è Franco Cantore, carabiniere nella vita e nel mio romanzo, abita a Faenza e lo incontro quando mi reco a Bologna dai miei suoceri. Ogni anno a Natale scendiamo insieme giù e così possiamo ritornare a fare il nostro quintino con il resto della compagnia. Franco ha ristrutturato nel borgo di Sant'Angelo la vecchia cantina di suo padre, trasformandola in una bellissima tavernetta. E ogni anno che passa, al fuoco del camino, ci accorgiamo di avere una ruga e qualche capello bianco in più o qualche capello in meno; c'è chi a cinquant'anni suonati non ha trovato ancora la "femmina giusta", c'è chi al contrario ha una famiglia ma si lamenta per qualche problema sul lavoro e c'è chi si lamenta da una vita perché la moglie non finisce mai di rompergli le scatole.
Anche d'estate quando torno a Gioia, incontro il politico "di lungo corso" che mi dice: "hai fatto bene ad andartene", ma lui non ha mai avuto il coraggio di farlo e tira a campare cercando di rimanere sempre a galla. Peggio ancora quando, in qualche accesa discussione, il solito parente mi rimprovera urlando: "Tu non puoi più parlare, p'ccè t'na sciute o'nord." E siccome qui, nel profondo Nord, i valtellinesi mi dicono anche: "Tu certe cose non le sai, non puoi parlare perché sei del Sud", mi sembra di aver fatto la fine del "fu Mattia Pascal":
"Ma voi, insomma si può sapere chi siete?" mi stringo nelle spalle e gli rispondo: " io non saprei proprio dire ch'io mi sia."
Francesco Resta
Francesco Resta è autore del libro Oggi ho perso anch’io .
22 Ottobre 2007