Tre Santi Patroni di maggio

16 Maggio 2020 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

San Nicola e il miracolo dei tre bambini resuscitati, tela nella Chiesa di San Rocco

Il mese di maggio, nel bel mezzo della primavera, è il periodo in cui ”cadono” numerose feste patronali.

Tra queste, i nostri nonni ne ricordavano tre in particolare: San Nicola di Bari (Pàtara, 250, Mira, 326) la cui ricorrenza secondo il calendario liturgico cade il 6 dicembre, ma viene festeggiata l’8 maggio, San Cataldo ( monaco cristiano nato in Irlanda,  morto a Taranto nel 685), festeggiato a Taranto il 10 maggio e San Filippo (Firenze 1515, Roma 1595), festeggiato a Gioia del Colle il 26 maggio.

Pur essendo nati in periodi diversi e in luoghi diversi la venerazione verso questi tre Santi era talmente viva e forte che il popolo li accomunava come “fratelli”; ed in realtà lo erano, in qualità di fratelli in Cristo.

Inoltre  due dei tre Santi, Nicola e Cataldo, sono stati venerati a Gioia da tempi lontanissimi. A Gioia risalirebbe la presenza di una Chiesa di san Nicola, ubicata nei pressi dell’omonimo Arco, dove risiedeva il rappresentante della Chiesa di san Nicolò di Bari, Chiesa alla quale il duca normanno Ruggero d’Altavilla, figlio di Roberto il Guiscardo, nel giugno 1087, un mese dopo l’arrivo da Mira a Bari delle reliquie di San Nicola confermò all’arcivescovo Ursone II la donazione che suo padre aveva fatto alla Mensa Arcivescovile di Bari, delle terre del Canale, di Gioia a Frassineto, presso Monte Sannace e della chiesa di Sant’Angelo (Cod. Diplom. Bar. I,32), donazione più volte confermate dai suoi successori. Quest’Arco fa parte di un borgo che in passato prendeva la denominazione di Borgo San Nicola. Continua la Lettura

La Chiesa di Santa Maria del suffragio delle Anime del Purgatorio

15 Maggio 2020 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

La Chiesa di S.Maria del suffragio delle anime del purgatorio

Fino al 1845 Gioia disponeva di una Chiesa in più rispetto a quelle oggi esistenti nel nostro Comune.

Probabilmente la sua prima costruzione sarebbe   contemporanea all’ istituzione della Confraternita del SS. Sacramento che la gestiva, la quale risulta essere stata costituita nel 1652.

Nella Chiesa Madre operava la Confraternita del SS. Sacramento, come apprendiamo dagli Ordini della S. Visita, per Gioia, effettuata dall’ Arcivescovo di Bari, mons. Antonio Puteo,  promulgati il 24 ottobre 1578: S’ordina che la R.da  confraternita del s.mo Sacramento la quale è instituita nella maggior chiesa, debba pigliar lei questo peso et opera di charità di aver cura dell’ hospitale …

Successivamente abbiamo notizie della presenza a Gioia della Confraternita del SS. Sacramento che operava in una Cappella  affiancata alla Chiesa Madre, sodalizio che fu sciolto nel 1865.

Nei verbali della Visita a Gioia effettuata nel 1662 dall’ arcivescovo Diego Sersale, infatti,  si cita una Chiesa contigua alla Chiesa Madre, sotto il titolo  di Santa Maria del suffragio delle anime del purgatorio, che era retta dal canonico Biagio Caputo. Alla fine della Visita di questa Chiesa il Vescovo dispone di togliere i teschi e le ossa dei fedeli defunti che si trovavano intorno alle pareti della stessa e  di deporli nel Cimitero.

Durante la Visita dell’arcivescovo fra’ Tommaso Maria Ruffo nel 1688 si menziona la cappella del Purgatorio.

Nel 1695 l’arcivescovo Carlo Loffredo effettua la Visita alle Chiese di Gioia. Dopo aver visionato  la Chiesa del Purgatorio, stupito per la presenza di un dipinto molto esteso sull’ altare, raffigurante la Madonna e le Anime Purganti, impartisce la seguente disposizione: Che le figure delle Anime Purganti nude s’adombrino, e si coprino di fiamme nel petto, e nelle coscie per non apparir le mammelle, che più presto offendono gli occhi di chi li mira, che li portino devozione.

Nel 1706 durante la Visita l’arcivescovo Muzio Gaeta ebbe a rimproverare uno dei sacristi per l’incuria e la sporcizia presente nella cappella.

Troviamo accenni alla chiesa anche nella Visita effettuata nel 1756 dall’ arcivescovo Luigi D’Alessandro, il quale rilevò e annotò che nella Chiesa era stato inserito un secondo altare, intitolato in onore di S. Giuseppe.

Nel 1764 la Chiesa Matrice veniva abbattuta e nello stesso anno iniziò la ricostruzione del nuovo edificio sacro. La struttura della nuova Chiesa Madre sul lato nord fu costruita  in attacco alla Chiesa del Purgatorio.

Cartiglio della Chiesa e data della ricostruzione. 1768

Anche questa Chiesa  quattro anni dopo, nel 1768, fu abbattuta e ricostruita in quello stesso anno, come si può vedere dall’ iscrizione  sul portale di ingresso, oggi murato, che riporta tale data. Fu fatta costruire a spese della Confraternita del Purgatorio,  fondata in quel periodo probabilmente per rinverdire il ricordo e il culto per la Madonna e le Anime Purganti,  che in essa si veneravano. Pur officiandovi la Confraternita del Purgatorio, prese  la  cappella prese la denominazione del SS. Sacramento, quella assegnata alla primitiva costruzione.

Probabilmente la Confraternita del SS. Sacramento, che era la più antica tra quelle gioiesi e che già dalla fine del ‘700 stava attraversando un periodo di crisi, non era in grado di assolvere ai compiti previsti dallo statuto. Infatti l’arcivescovo di Bari, Muzio Gaeta, a seguito della Visita effettuata nel 1699, sottolinea il disordine nel quale si trovano le cose della Veneranda Confraternita e Congregazione del SS.

Inoltre quando il re di Napoli, a seguito del Concordato del 2 giugno  1741, imponeva che le Confraternite per poter continuare ad operare dovessero chiedere il Regio Assenso, per quella del SS. Sacramento  non è stata reperita richiesta in tal senso.

Il Concordato fu stipulato tra il re di Napoli Carlo di Borbone e il papa Benedetto XIV per terminar le dispute e controversie che da più secoli nel Regno di Napoli sono state su diversi capi tra le Curie laiche ed ecclesiastiche e per torre con ciò ogni occasione di discordia tra le due potenze.

Il Comune, che nel 1813 aveva ottenuto da Gioacchino Murat la concessione del Convento e della Chiesa di San Francesco, disposizione riconfermata  dal re Ferdinando IV nel 1816.

Chiesa Madre: La Madonna del Carmelo e le anime purganti, tela di Paolo Lanari, 1797

Nel 1823 il Decurionato delibera di fare le pratiche occorrenti per effettuare una permuta con la Congrega del Purgatorio, cui il Comune avrebbe ceduto la chiesa di S. Francesco per averne in cambio l’antica chiesa del Purgatorio (1768), per ingrandire la Chiesa Madre, di Patronato del Comune, ricostruita nel 1764, e formarne il Cappellone del SS. Sacramento.

Dal Fondo delle Opere Pie, presente nell’Archivio Storico di Bari, che contiene il prospetto delle Confraternite esistenti a Gioia alla data del 1828, apprendiamo della presenza anche della Confraternita del Purgatorio che non officia più nella cappella de SS. Sacramento, adiacente alla Chiesa Madre, ma nella Chiesa di San Francesco adiacente l’omonimo Convento dal 1822.

Bisognerà attendere il  1845 per effettuare quello  scambio con la Confraternita del Purgatorio, sicché oggi quella viene chiamata nuovamente Cappella del SS. Sacramento e di Maria Bambina. Questa permuta fu approvata  con Sovrano Rescritto l’11 gennaio 1845.

Nella Chiesa Madre è presente una tela del pittore Paolo Lanari, datata 1797, la quale, proprio per i soggetti che rappresenta, La Madonna del Carmine e le anime purganti che dal Purgatorio la invocano, potrebbe provenire dall’altare della vecchia Chiesa del SS. Sacramento, poi inglobata dalla stessa Chiesa Madre.

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La Chiesa di S. Maria della Croce e quella di Vero Zelo

Chiesa di S. Maria della Croce

Oggi, 3 maggio, un tempo a Gioia si festeggiava la Madonna della Croce.

Ripropongo, ampliandolo, l’articolo pubblicato su questo sito in data 18 ottobre 2018, dal titolo “ Maria SS. della Croce e la festa agreste della lattuga”, che riporta anche  la ricerca dell’insegnante Giuseppe Montanarelli, oggi arricchita da un altro studio.

Il culto della Croce è diffuso in tutto il mondo. Molte città vantano una reliquia consistente in un pezzo della Croce di Gesù.

In ogni chiesa è previsto che nella zona presbiteriale sia presente il Crocifisso, come elemento religioso preponderante, fondamento della nostra fede e della salvezza operata da Gesù per tutta l’umanità.

Anche Gioia annovera tra le reliquie presenti nelle locali chiese un pezzo del legno della Croce.

Dai Decreti della S. Visita dell’arcivescovo di Bari  Giulio Cesare Riccardi, effettuata nel 1593 nella Chiesa Matrice di Gioia, e in quelli successivi, consultabili nell’Archivio della stessa Chiesa, apprendiamo che in essa è presente un tabernacolo di abete dorato contenente la reliquia del legno della Croce in una cassetta di argento.

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La festa del 1° maggio a Montursi

illustrazione dell’epoca raffigurante lo scoppio della bomba ad Haymarket Square

Il 1° maggio 1886 si tenne a Chicago uno sciopero di lavoratori, che chiedevano migliori condizioni di lavoro e la durata della giornata lavorativa di otto ore. Il giorno 4 maggio successivo, durante un comizio sindacale  tenuto allo Haymarket Square di Chicago, si verificò lo scoppio di una bomba, che provocò la morte di una decina di persone tra lavoratori e poliziotti. Il movimento socialista dei lavoratori, in onore delle vittime di quell’ attentato, nel 1889 proclamò il 1° maggio  come Festa del Lavoro.

Nell’anno 1955 a partire dal  1° maggio, giorno della Festa del Lavoro, papa Pio XII istituiva la Festa di S. Giuseppe artigiano, protettore dei lavoratori. Continua la Lettura

Federico II di Svevia e Gioia del Colle (parte II)

16 Aprile 2020 Autore:  
Categorie: Primo Piano, Storia, Turismo

Padre Bonaventura da Lama parlando di Gioja  riporta che crescendo di giorno in giorno a vista dell’Imperator Federico, quando scese in queste parti, e vi ebbe osservate le selve assai dense, la destinò per luogo di caccia per gli animali selvaggi, vi fabbricò delle torri. Il suo racconto prosegue  con quella che è considerata una  leggenda: Sotto una di quelle torri v’è una prigione chiamata l’Imperatrice, dove è fama che quì Federico avesse tenuta carcerata per capriccio di gelosia la moglie gravida, diceva, d’un paggio, ed avendo partorita dentro il carcere un figlio qual portava sopra di se un segno del padre, si troncò da se medesima le mammelle, ed insieme col parto le inviò al suo marito (l’aspetto del figlio, somigliantissimo al padre, smentirà ogni dubbio di gelosia; ma, si sa, il sospetto di infedeltà ha sempre reso gli uomini ciechi, prepotenti, irrazionali), perlocchè passò all’altra vita, ed attualmente si vede nella Chiesa il deposito, sopra di cui vi è una Dama scolpita con un figliuol nelle fascie, e nel frontespizio uno scudo coll’aquila. Oggi questa prigione vien proibita, perdendo chi vi entra ogni speranza di Vita.   Da quel giorno, ogni notte, nella torre del castello detta ora Torre dell’Imperatrice si ode un flebile, straziante lamento: il lamento di una donna offesa che protesta all’infinito la propria innocenza. Tale leggenda viene ripresa dallo storico Pantaleo.

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Federico II di Svevia e Gioia del Colle (parte I)

15 Aprile 2020 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia, Turismo

A Federico II di Svevia, personaggio legato alla nostra Storia locale, l’Università delle Terza Età di Gioia del Colle ha dedicato un corso, che si è andato sviluppando negli Anni Accademici 2016-17 e 2017-18 e che ha visto la partecipazione di numerosi esperti e studiosi della materia, in qualità di oratori.

Riassumo il mio intervento, che è stato articolato in due incontri. Tralascio la prima parte, che riguarda  la nascita e lo sviluppo di Gioia dalle sue origini fino a Federico II, per soffermarmi con particolare attenzione alla figura di Federico II e la sua presenza in passato, come al presente, nel nostro territorio.

In questo anno ( 2020 ) ricorrono:

– Il   924°  anniversario  dell’inizio  delle  Crociate,  vicende a cui anche Federico II prese parte,

– Il 774° anno della morte di Bianca Lancia, avvenuta secondo alcuni nel castello di Gioia,
– Il   24°  anniversario  dell’ apertura, nel  Duomo  di Palermo, del sarcofago di Federico II,

– Il 24°anniversario della proclamazione di Castel del Monte come 14° sito italiano patrimonio dell’UNESCO.

In due articoli cominceremo ad approfondire la conoscenza e i rapporti tra Federico  II e Gioia del Colle,soprattutto per la presenza in loco di un castello federiciano.

Tra gli epiteti o appellativi riferiti  a Federico II  c’è quello di Puer Apuliae, Terra che lui ha prediletto: la Puglia.

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Azienda Tenuta Patruno-Perniola

La Tenuta Patruno Perniola ha sede nel cuore della Murgia pugliese, a circa due chilometri e mezzo da Gioia del Colle, in contrada Marzagaglia lungo la via  per Castellaneta, in una suggestiva zona della Puglia a ridosso delle province di Bari e Taranto e rappresenta una piccola e dinamica realtà imprenditoriale. Nasce ai primi del 1800 dalla passione di una famiglia per il proprio territorio, così ricco di storia e tradizioni, ma ancora poco conosciuto.

Il titolare dell'azienda, Paolo Perniola, afferma: L’azienda nasce ufficialmente nel 2002-03, quando mia madre decide di riprendere in mano la masseria di famiglia di fine 1700-primi 1800 che rischiava di essere ceduta dopo essere stata data in affitto ad un mezzadro.
Seguendo le preziose indicazioni dei nonni, ho piantato nuovamente il vigneto accanto alla masseria; la varietà scelta è rigorosamente il Primitivo di Gioia del Colle, varietà autoctona per eccellenza.
Si sceglie il terreno, la modalità di impianto, la distanza tra le piante, che devono avere spazio vitale per respirare e non stare addossate le une alle altre, con la finalità di massimizzare l’investimento, e via dicendo.
Dopo la vigna, segue la piantumazione di una serie di alberi da frutto e ornamentali tipici del territorio (ulivi, melograni, peschi, fichi, giuggioli, mandorli, ciliegi, amarene, ma anche allori, corbezzoli, carrubo, oleandri), con lo scopo di ripristinare lentamente la struttura restituendole la bellezza che la caratterizzava.

Nonostante fossi alle prese con gli studi universitari in Medicina e Chirurgia, condivisi l’idea di mia madre di far rivivere questa struttura, della quale avevo ricordi meravigliosi, avendo trascorso i mesi estivi in compagnia dei nonni, dalla fine della scuola alla vendemmia, che rappresentava per me un momento di gioia e di dispiacere (alla gioia della vendemmia faceva da contraltare la consapevolezza che, da lì a poco, sarebbe ricominciata la scuola).
I ricordi dei fichi secchi con le mandorle, il vin cotto di fichi cucinato a fuoco lento nel caminetto nel pentolone di rame, la passata di pomodoro fatta coi pomodori “datterini di Polignano” coltivati nel nostro orticello, i pomodori messi a seccare sulle sporte di vimini intrecciato, le cicerchie, il purè di fave, i sivoni e le cicorie (erbe eduli tipiche di questa zona) sono riemersi dalla memoria e sono diventati nuovamente una realtà gastronomica quotidiana o legata a periodi particolari dell’anno (come i mostaccioli e le fiorentine, dolci invernali tradizionali, e come le cartellate, dolci tipici natalizi).

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Salviamo le norie

11 Aprile 2020 Autore:  
Categorie: Associazioni, Storia, Turismo

Nell’articolo La “ngegne” ( la noria ) pubblicato su questo blog in data 24 gennaio 2011 ripercorrevo la  storia di una invenzione che contribuiva ad alleggerire il lavoro manuale dell’uomo facendo ricorso a questo ingegno meccanico e alla forza degli animali per garantire non solo a noi l’acqua necessaria per gli usi quotidiani, ma anche per scopi irrigui in agricoltura e per l’allevamento del bestiame.

La noria costituisce uno strumento del passato della nostra civiltà contadina e va preservata nel tempo, per tramandare alle generazioni future la testimonianza della laboriosità, il frutto dell'ingegno dei contadini di un tempo, che lo definivano  la 'ngègn.

Via Lagomagno, cosi denominata perché quella zona era coperta da un Lago magno o Palude Magna o Padula Magna, da cui l’accezione dialettale con cui ancor oggi viene ricordata quella zona, Paldemàgn, è stata in passato, ma lo è anche ai nostri giorni, ricca di falde acquifere, come testimoniato da numerose norie ancora presenti in loco.

Nel 1816 viene nominata una Commissione di Vigilanza sanitaria per evitare il contagio della peste, una Commissione di beneficenza per assistere i poveri ed altre provvidenze opportune.

Viene deliberato di preparare un progetto per il risanamento dei laghi Lago Magno (o Palude-Padula Magna) e Pozzoronco.

Bisogna attendere il 1829, sotto il sindacato del dott. Pietro Nicola  Favale, perché fossero prosciugati e bonificati il Lago Magno e quello di S. Pietro, che rendevano assai  malsana l’aria cittadina e fonte di malaria.

Il Decurionato accettò l’offerta  di Francesco Saverio Indellicati (lo stesso che nel 1822 aveva chiesto di acquistare un suolo adiacente la Torretta alla via Palude, oggi via Fontana, per costruire un palazzo e bonificare il sito dalla palude esistente in quel luogo), di bonificare le terre di Lagomagno e di san Pietro, con la concessione in affitto di quelle terre così bonificate, per un periodo di 9 anni, con un canone annuale di 10 ducati per Lagomagno e di 7 per san Pietro.

Anche il dott. Donatantonio Soria presentò offerta per disseccamento di Lago Magno, fornito di malaria, riducendolo a colonia per suo privato uso, pagando al Comune in perpetuo 20 carlini a tumulo.

Nel 2010 il Consiglio comunale di Gioia approva il progetto di riqualificazione del fascio ferroviario di via Dante, susseguente alla chiusura dei passaggi a livello, che prevedeva l’ampliamento di via Lagomagno, intervento che nello specifico intendeva riorganizzare, razionalizzare e riqualificare le superfici stradali sia carrabili, sia ciclopedonali, sia le aree verdi, con lo scopo di migliorare il flusso veicolare e carrabile. Si sarebbe andati a riqualificare i sottopassi pedonali di via Dante, il consolidamento e l’allargamento della sede stradale del cavalcaferrovia di via Giovanni XXIII, l’allargamento di via Vicinale La Villa, la riqualificazione di via Lagomagno tra via Dante e via D’Annunzio e tra via Dante e via Giovanni XXIII, con parcheggio di  in corrispondenza del sottopasso pedonale della stazione ferroviaria. Quella zona è interessata dalla presenza di una noria, che il Comune aveva provveduto a salvare nel momento in cui aveva approvato la lottizzazione dei terreni adiacenti ad uso di abitazioni per civile abitazione e locali commerciali.

A corollario di questo intervento di riqualificazione  la ditta appaltatrice dei lavori si era impegnata ad installare a proprie spese un cartellone informativo-culturale presso la noria esistente nell’area a verde di Via Lagomagno, ubicata di fronte al cancello di accesso dei camion adibiti al trasporto latte per il caseificio Capurso. Il Comune di Gioia  nell’aprile del 2015 aveva concesso  agli ingg. Romana Resta e Mauro Resta, autori degli elaborati grafici, il nulla-osta per l’installazione del cartellone, ideato e curato dai suddetti ingegneri, con testi dell’ing. Romana Resta e prof. Francesco Giannini, cartellone frutto della donazione  dell’impresa appaltatrice.

Si spera che tale cartellone venga posizionato in tempi ragionevoli.

Nel Museo della Civiltà Contadina di Gioia del Colle, di proprietà dell’infaticabile dott. Vito Santoiemma, è presente una noria, da lui recuperata ed installata nel locali di sua proprietà, completa in ogni parte e perfettamente funzionante, con l’aggiunta di un asino in cartapesta a dimensione reale, che offre ai visitatori, ignari di questo ingegno, le modalità di funzionamento dello stesso.

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La famiglia Panessa

9 Aprile 2020 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

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Il cognome Panessa, come ci ricorda Francesco Saverio Perillo nella sua ricerca storica Onomastica slava di Gioia, è  di provenienza slava, una fra le più prestigiose dell’epoca, con tutta probabilità immigrata dall’opposta sponda slava.

Sarebbe  stato importato a Gioia a seguito dell’arrivo degli Schiavoni nella nostra città nel 1459, allorquando un contingente slavo-albanese, con a capo Giorgio Castriota Scanderberg, intervenne nel conflitto dinastico tra Angioni e Aragonesi.  Al termine del conflitto alcuni di loro tornarono in patria, altri presero stabile  residenza a Gioia e, grazie a loro, il nostro Comune, che era ridotto a pochi fuochi, si ripopolò.

I documenti visionati attestano che Panessa è stata una famiglia di riguardo di Gioia.

Notizie certe della presenza della famiglia Panessa a Gioia del Colle le ritroviamo dai resoconti delle S. Visite che gli Arcivescovi di Bari tennero nella Chiesa Madre  a partire dalla seconda metà del ‘500.

La prima Santa Visita effettuata  alla Chiesa Madre di Gioia  sembra risalga al 1578, ad opera  dell’Arcivescovo di Bari Antonio Puteo.

Al termine della sua Visita, nello stilare il verbale il Puteo elenca anche le disposizioni riguardanti  l’Altare di santo Lonardo. Afferma che il sacerdote beneficiato è detto essere  d. Vito Panessa, che fino ad allora non

aveva ancora provveduto a far dipingere l’immagine del santo e costruire una pedana ampia di legno per le celebrazioni liturgiche.

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La Madonna Odegitria nell’Arco Mastrocinto

Bassorilievo della Madonna Odegitria, da porre nell’Arco Mastrocinto

Il bassorilievo a fianco riportato è la copia di quello presente, ma poco visibile, in alto sulla facciata  destra di un’abitazione risalente al Trecento, che si trova all’interno dell’Arco Mastrocinto, arco così denominato dall’omonima famiglia gioiese, vissuta nel sec. XVII,  che abitava nella corte. L’Arco presenta lungo i bordi una lavorazione a punta di diamante, tipica della scultura araba, elemento che ritroviamo sia sull’arco ogivale che immette nel cortile del castello normanno-svevo di Gioia del Colle, sia sull’arco  presente nella Sala del Trono al primo piano del castello.

Rappresenta la Madonna che regge con il braccio destro il Bambino, mentre sul braccio sinistro ha impresso  una stella.

Poiché il bassorilievo per le sue dimensioni ridotte e per il punto in cui è incastonato non è facilmente visibile a coloro che accedono nell’Arco per prenderne visione, lo scultore autodidatta gioiese Mario Vacca ha pensato di scolpirne una copia simile all’originale, che raffigura la Madonna Odegitria che regge in braccio il Bambino. Continua la Lettura

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