Le necropoli dolmeniche di Masseria del Porto: la Castelluccia e Murgia San Benedetto
3 Giugno 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Turismo
A differenza dell’insediamento di Santo Mola, abbastanza esteso e vicino all’abitato di Gioia, caratterizzato dalla presenza di cave di calcarenite, che vengono utilizzate per ricavarne materiale da costruzione, altri antichi siti, posti tutti a sud ovest del paese sono localizzati in un’area molto vasta, poco distanti tra di loro, in località Masseria del Porto, a circa 10 Km. da Gioia, ai confini tra il Comune di Gioia e quello di Castellaneta, in un lembo di territorio gioiese tra i più affascinanti da un punto di vista naturalistico.
Con Masseria del Porto vengono indicati anche gli insediamenti e le necropoli dolmeniche, risalenti al II-I millennio avanti Cristo, di Murgia Giovinazzi, Murgia San Benedetto, Murgia San Francesco, Masseria San Benedetto e Masseria della Madonna, che sono territorialmente limitrofi e connotati da ritrovamenti di diverse epoche e di varie tipologie.
Le grotte nel territorio di Gioia
17 Maggio 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Territorio & Ambiente, Turismo
La presenza del fenomeno carsico in Puglia ha generato la formazione di doline, inghiottitoi lame, gravine e grotte nella nostra regione.
Tra queste manifestazioni della natura le più popolari sono le grotte; le più note e sicuramente le più varie, più belle e suggestive a livello mondiale sono quelle di Castellana Grotte.
Anche il territorio di Gioia non sfugge al fenomeno del carsismo e agli effetti che esso produce.
A conferma di questo fenomeno ci sono i nomi di alcune contrade di Gioia: Grotta Caprara, Grotta Sorressa, Lama dei Preti, Lama delle Vigne, Lama Frascella e il nome dato ad una masseria ( Masseria La Grotta ).
La ” passata a Monte Rotondo “
18 Aprile 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia, Turismo
In località Monte Rotondo, più nota come Monte Sannace, i cittadini di Gioia l’ottava di Pasqua, il giovedì e la domenica in Albis si ritrovano intorno alla Chiesetta rurale dell’Annunziata per celebrare un rito, noto come ” passata al Monte “.
E’ un’ antica festa che ha tutto il sapore di un rito magico-pagano e religioso nello stesso tempo e che si svolge agli esordi della primavera, stagione del risveglio della natura e della ripresa della vita dei campi e della rinnovata vegetazione degli alberi.
La constatazione che la cerimonia si svolge intorno ad un luogo sacro dovrebbe far propendere per una interpretazione della stessa come una rinascita dello spirito e come un rito di ringraziamento per il rafforzamento fede cristiana.
E’ molto probabile che però la Chiesa in tempi recenti sia intervenuta a modificare in sacro un rito che originariamente aveva un significato magico-pagano.
Un tale rito lo si trova descritto anche presso i Romani e in alcune zone della Francia e della Gran Bretagna e, poiché era ritenuto contrario ai principi del cristianesimo, sappiamo che viene anche condannato come culto idolatrico da parte di alcuni religiosi, tra cui spicca la figura di San Bernardino da Siena.
Le Chiese rurali Parte II
23 Marzo 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente, Turismo
Altre chiese rurali, di minore importanza e dimensione, meno ricche di arredi, sono presenti nell'agro gioiese, a riprova della vocazione agricola del nostro territorio e del fatto che una notevole parte della popolazione era dedita alle attività del settore primario e quindi legata alla coltivazione della terra e alla residenza rurale.
Alcune di queste chiese sono indicate con il nome del Santo che vi si venera, altre prendono la denominazione dalla famiglia che ne era originariamente proprietaria.
Chiesetta Sacra Famiglia
La chiesetta denominata Sacra Famiglia sorge poco distante dalla via che porta a Laterza. Si trova a circa 3 chilometri dal centro abitato di Gioia. Fa parte di una grande masseria, quella della famiglia Soria in contrada Marzagaglia, ma è situata all'esterno del complesso edilizio. La sua fondazione risale all'anno 1761. In quel tempo i padroni erano Laurentame Maria e Nardelli Francesco. Le ultime messe si sono celebrate in questa Chiesetta sino alla fine del 1800. Prima dello sviluppo urbanistico di Gioia, i contadini del quartiere, all'alba, si recavano alla Chiesetta per partecipare alla messa, prima di avviarsi al duro lavoro dei campi. Attualmente la chiesetta non è in buone condizioni.
Due lapidi presenti su una facciata della chiesetta riportano le seguenti due iscrizioni.
Insieme al retaggio degli avi illustri che intesero ogni fortuna non mai disgiunta dal favore divino Cesare di Leonardo Soria volle conservare con assidua e ansiosa cura questo oratorio campestre all'esercizio della pietà, al conforto della preghiera
Ed oltre al retaggio antico con tenace abnegazione serbato intatto egli lasciò il patrimonio prezioso delle virtù sue di cittadino, di magistrato, dipadre esemplare. I figli riconoscenti questo ricordo alla venerata memoria dell'amatissimo padre posero nel XIV anniversario della morte di lui XIV marzo MCMXIV.
Le Chiese rurali Parte I
22 Marzo 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente, Turismo
Nell'Apprezzo di Gioia di Federico Pinto del 1611 si dice: E fuori di detta Terra su una pianura vi sono tre Chiese, e cappelle antiche posti in diverse parti della campagna, che hanno del guasto de numero 300 e più, e per questa quantità ed antichità di Chiese dinota detta Terra essere stata di Popolatissimo numero di gente, e di molta grandezza, che non è adesso.
L'Arcidiacono della Chiesa di Bari, Michele Garruba, nel libro Serie Critica de' Sacri Pastori Baresi ( 1844 ) dice: A futura memoria diremo pure che molte Capelle rurali esistono nelle diverse contrade del vasto territorio di Gioja. Il signor Losapio, appoggiato all'apprezzo di Gioja, che nell'anno 1611 fu eseguito dal Tavolario Pinto, e poi nel 1612 riveduto e confirmato dall'altro Tavolario De Marinis, notò che a quell'epoca nel vasto agro giojese vi erano nientemeno che trecento Cappelle rurali: Noi crediamo che siavi stato un errore nella enumerazione, dappoichè negli atti di S. Visita eseguita in Gioja a 12 maggio 1595 il numero delle Cappelle rurali non oltrepassava venticinque. Ora non sono che tredici note sotto le denominazioni di Vallata- 2- di Bosco- 3- di Milano-Nardulli- 4- di Rosati- 5- di S. Candida- 6- di Marzagaglia- 7- del Vero Zelo- 8- della Croce- 9- della Torre- 10- di San Donato- 11- di San Domenico- 12- di Gigante- 13- di
Gli Archi Parte II
24 Febbraio 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Turismo
Vi sono degli archi che, piuttosto che fungere da chiusura, con portone attraverso il quale si entra nella corte, sono delle volte a botte che reggono una abitazione soprastante. Anche questi archi hanno la funzione di immettere in un largo.
Alcuni archi, quelli più antichi ed in pietra sono di particolare pregio architettonico, altri costruiti in tempi a noi più recenti, sono in tufo, costituiscono la base di edifici sovrastanti e non sono di particolare pregio. Tra questi sono da segnalare: Arco San Nicola, Arco Paradiso, Arco su Vico Spada, Arco di Vico Sardella, Arco di Vico Serpente, Arco Arcobaleno, Arco di Via Palude.
ARCO SAN NICOLA
E' localizzato nell'omonimo antico rione, che venne così chiamato perché Gioia faceva parte della diocesi della Chiesa di San Nicolò di Bari e nel secolo XII e nei successivi nel nostro Comune risiedeva una rappresentanza della Basilica barese.
Si affaccia su una piazzetta, delimitata da via Carlo III di Borbone, vico Santa Maria Maddalena e vico Chiuso e addossato a due edifici, che presenta complessivamente cinque scalinate per accedere ad altrettante abitazioni.
Gli Archi Parte I
22 Febbraio 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Turismo
Il primo nucleo di Gioia risale al periodo bizantino e normanno, in pieno periodo medievale.
Nel nostro centro storico sono tuttora presenti numerosi archi. Essi fungevano, caratteristica che mantengono ancora oggi, da porta di accesso in uno spiazzo, che in tempi recenti è stato chiamato " Largo ". Tale spiazzo, che è caratterizzato dalla presenza di una serie di scale esterne e di piccoli loggiati, nel periodo medievale era chiamato " corte ", perché racchiudeva alcuni edifici di proprietà di un unico signore, tra i quali spiccava quello, più ampio e artisticamente più raffinato, abitato dal signore stesso.
La funzione della corte era anche quello di difesa dell'abitazione del nobile ( come dimostra il portone ligneo o metallico originariamente presente e che fungeva da chiusura dell'arco ), la quale era già difesa dai primi assalti nemici dalle esistenti mura cittadine.
In tempi più vicini a noi la corte perde la connotazione di unica proprietà e di luogo di residenza del signore, per diventare un piccolo borgo o caseggiato di proprietà di più famiglie; ciò è evidenziato dalla scomparsa del portone che originariamente serviva a chiudere l'arco e dalla presenza al suo interno di costruzioni abitate da diverse famiglie.
L’insediamento peuceta di Santo Mola
25 Gennaio 2010 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente, Turismo
Il territorio di Gioia del Colle è ricco di reperti archeologici, segno tangibile della presenza dell'uomo nel nostro Comune già in età antica. Il sito archeologico più consistente e più conosciuto è quello di Monte Sannace, uno dei più antichi ed importanti insediamenti dei Peuceti in Puglia, risalente all'Età del Neolitico, che, oltre alle necropoli ha portato alla luce i resti delle dimore degli antichi abitanti.
Altri siti minori, ma tali solo per estensione, per sviluppo cronologico e per scarsità di reperti urbanistici, non per importanza, sono presenti nel nostro territorio comunale, quasi tutti in direzione Sud Ovest e poco distanti tra loro, ulteriore segno della posizione favorevole all'insediamento dell'uomo su un pianoro che domina la fertile zona circostante, ancora oggi attraversata da lame con piccoli torrenti o con presenza di laghetti artificiali.
Tra antico e moderno in onore di Maria
22 Dicembre 2009 Autore: Rossana D'Addabbo
Categorie: Storia, Turismo
Per nove giorni di seguito è stato un affrettare il passo, ansioso, giù per le scale di un anonimo condominio, in quella semiperiferia un tempo fuori le mura, solo fino a quarant’anni fa occupata da orti, pozzi d’acqua sorgiva e frutteti attorno ad abitazioni monofamiliari, e poi lungo strade interne, silenziose al primo calar del buio. Verso quale agognata meta? Il cuore del borgo bizantino, l’antica Chiesa di Sant’Andrea Apostolo. Dall’asfalto e dal cemento, che tutto soffocano, alle chianche sulla terra viva tra le case in pietra e tufo, l’impressione di aver percorso a ritroso qualche millennio di storia, con una sosta benefica tra il XVIII ed il XIX secolo, quando nacque e si affermò, per motivazioni spirituali ed assistenziali, uno di quei tanti sodalizi laici, tuttora vivi ed operanti.
Perché mai affannarsi? Per partecipare, assaporandone il gusto fino all’ultimo istante, ad una pia pratica, scoperta quasi “per caso”, in occasione di un lavoro negli archivi confraternali. Non saprei datare quest’antica consuetudine in Gioia. Forse ebbe inizio nel 1721, per iniziativa di colui che istituì la Confraternita dell’Immacolata, il gesuita p. Domenico Bruno? Oppure nel 1780, l’anno del regio assenso alla fondazione e alle regole? O piuttosto nel 1888, quando la “bolla” papale di Leone XIII le conferì il titolo di “Arciconfraternita”?
La Casa Torre
20 Novembre 2009 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Turismo
Non solo al turista poco attento, ma anche al comune cittadino gioiese, se entrambi non prestano attenzione alla modesta segnaletica presente, può sfuggire, a causa dell’angusta strada in cui è ubicata, un’antica Torre sita in via Fontana n. 5.
E’ difficile osservarla se non si alza gli occhi, proprio perché la costruzione è ” costretta ” da un’angusta strada e incassata tra altre abitazioni.
E’ stata costruita probabilmente su una preesistente fortificazione medievale.
Tra Via Fontana ( nome del sacerdote Don Francesco Saverio Fontana, nato a Gioia il 1667 e morto Vescovo ad Ascoli Satriano nel 1736, il quale nel 1732 donò il suolo per edificare l’attuale Chiesa di San Francesco), Via Palude e Largo Cisterna, in una zona un tempo paludosa del centro cittadino, sembra che verso la fine del secolo XIII un nobile fiorentino, di nome Perrino, della famiglia De’ Rossi ( casato che faceva parte della corte di Federico II a cui è stata intitolata una delle due torri superstiti del castello, quella più alta sul lato sud-ovest ), fece costruire una Torre.
Della Torre abbiamo notizie certe il 14 dicembre 1819 in occasione di una deliberazione con la quale il Decurionato accetta l’offerta di Vito Felice Monte, di Gioia, di prendere a censo capitaneo ( pagamento, da parte di un capo importante della comunità, di