Le Porte dell’Imperatore

PorteGrazie alla fantasia dei pittori gioiesi Mario Pugliese ( e alla collaborazione di Sergio Gatti  )  al loro amore per la nostra Gioia del Colle, artisti che hanno  pensato a far rivivere il Centro Storico, il primo  aprendo la sua  bottega artigianale, Studio Uno Tre, al n. 13 di Via Barba, anche per eventi culturali del giovedì, e poi ideando il progetto di abbellire il Centro Storico con opere pittoriche di altri artisti gioiese e non, a partire dalla I edizione del 2012, e il secondo aprendo il suo studio-laboratorio in  via Michele Petrera sempre nel Centro Storico, oggi la culla del nostro Paese si è arricchita di preziose opere che testimoniano quanto la nostra storia è legata alla presenza federiciana.

Sono appunto Le Porte dell’ Imperatore,  a cui nel 2013 si  sono aggiunte altre Porte e le sculture in pietra di un altro artista gioiese, Mario Vacca, sempre in tema con la presenza federiciana a Gioia.

I testi che corredano i dipinti sono a cura della dott.ssa Maria Marmontelli.

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Cantina Polvanera

PolvaneraIn contrada Marchesana, al confine  tra i Comuni di Gioia del Colle ed Acquaviva delle Fonti, agli inizi del Terzo Millennio si è insediata un’azienda che è lustro e vanto non solo del nostro Comune, ma che è conosciuta e apprezzata in Italia e nel mondo: è la cantina  Polvanera, i cui vigneti si estendono su un comprensorio che abbraccia i due citati territori comunali.

Questo  connubio, questa pacifica  comunanza, unitamente alla circostanza che i conduttori dell’azienda, i signori Cassano, sono originari di Acquaviva, sfata ampiamente la diceria che tra i due paesi non corre buon sangue.

      LA CONTRADA MARCHESANA

Il nome dell’azienda è legato alla storia della masseria, chiamata masseria Antonietta, la cui costruzione risale al 1820.

Non bastarono per l’abolizione della feudalità la legge 2-8-1806 di Giuseppe Napoleone e la successiva legge dell’1-9-1806 , con cui si ordinò la ripartizione dei demani, ma si dovette giungere alla sentenza del 3-3-1810 n. 17  per decidere definitivamente che le terre usurpate o chiuse dall’ex feudatario Principe di Acquaviva dovessero essere restituite al Comune di Gioia del Colle ed entrare a far parte dei demani comunali.

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Monte Sannace in mostra: il volto nuovo del museo!

12 Dicembre 2012 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

1. Monte Sannace, scorcio della città bassa e strada delle muraPochi sanno che il Museo Nazionale Archeologico di Gioia del Colle ha cambiato fisionomia. La novità consiste nel passaggio da una dimensione regionale, che pure prediligeva la Peucezia (l’antica Puglia centrale), ad una tipicamente locale, sempre più ancorata alle radici della nostra comunità. Protagonista delle nuove esposizioni è (e sempre più sarà, una volta riallestita anche la II sala) la città peucezia di Monte Sannace, sita nell’agro gioiese all’incirca 5 km a N.E. dal centro urbano moderno. Questa distanza e la mancata sovrapposizione di strutture medievali consistenti l’hanno resa, appunto, una delle città antiche meglio indagate della Puglia, prima con ritrovamenti occasionali e scavi clandestini, poi con campagne di scavo ufficiali della Soprintendenza ai Beni Archeologici e nell’ultimo ventennio anche dell’Università degli Studi di Bari.  

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Fugaci battiti d’ali tra le mura del Castello

13 Novembre 2012 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

L'ingresso alla prima sala della mostraTra breve si udranno solo quelli dei numerosi volatili, che popolano l’austero ed elegante maniero in questo periodo (corvi e piccioni, essendo migrati da un pezzo i falchetti), poiché presto prenderanno il volo dal Museo Nazionale i bambini della Puglia antica con i loro giocattoli e le loro storie. Non appena i singoli reperti, le piccole tombe e i corredi funerari verranno restituiti ai loro rispettivi musei, sembrerà davvero essere stata un “battito d’ali” la durata dell’esposizione temporanea dall’eloquente titolo, “Battiti d’ali. Storie di bambini nella Puglia antica”, che per cinque anni e mezzo, dal mese di maggio del 2007, ha emozionato, commosso, intenerito innumerevoli turisti italiani e stranieri di passaggio nella nostra città. E già un sentimento di malinconia e di nostalgia aleggia nelle sale del museo, mirabilmente allestite, e nel cuore di chi se n’è preso cura in tutto questo tempo, adoperandosi per la loro custodia e valorizzazione!

Ancora pochi giorni, quindi, per rivisitare le frammentarie testimonianze di vita di Optatus, Graecinia Sevia, Grapte, Thalame, Dizoma e dei tanti bambini e ragazzi anonimi, vissuti a Taranto, a Conversano, a Gravina, a Rutigliano, a Monte Sannace, ad Egnazia.

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Agamennone e gli altri lasciano il castello di Gioia

26 Ottobre 2012 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

La contesa delle armi di Achille, partenza di cavalieri, Agamennone turbato.JPGPer un anno e mezzo insieme a visitatori di varie nazionalità e provenienze abbiamo potuto rivivere frammenti di storie di eroi e dei omerici, illustrati su dieci preziosi reperti, databili tra il VI ed il IV sec. a. C., ospitati nella “Sala del Forno” del nostro castello federiciano.

Su un cratere a campana a figure rosse di produzione apula, rinvenuto a Taranto, Achille, sotto la guida della dea Atena, elmata a mezzo busto su di lui, era colto nell’atto di tendere un agguato a Troilo, figlio di Priamo, re di Troia, che ignaro stava facendo abbeverare il suo cavallo, abbandonato al suo destino da un compagno, accortosi del tranello. Secondo l’oracolo bisognava uccidere il giovanissimo principe per vincere la guerra. Accanto al cratere, su una lekythos attica a fondo bianco, anch’essa trovata a Taranto, Aiace e Odisseo si contendevano, invece, le armi di Achille, già morto, per acquisire il suo valore militare.

Non mancavano scene di commiato o di partenza degli eroi per la guerra, come nel caso degli anonimi cavalieri sulla lekythos attica a figure nere da Santo Mola, vicino Gioia, e, mentre osservavamo Menelao e Odisseo in ambasceria a Troia, Ettore e Paride erano in procinto di partire, raffigurati tra Cassandra ed Apollo, con i nomi dipinti sul Kantharos attico a figure rosse da Gravina; ci commuoveva il saluto di Ettore alla moglie Andromaca e al figlioletto Astianatte, in braccio a sua madre, sulla lekythos attica a figure nere da Taranto.

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Un dipinto ad olio su tela nella Chiesa di S. Domenico

21 Ottobre 2012 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

1. Madonna del Rosario e tela con i Santi domenicaniIn questo mese dedicato alla Madonna del Rosario a chiunque sia entrato nella Chiesa di S. Domenico, annessa al nostro palazzo municipale, per un omaggio alla Vergine, raffigurata nel bell’acrolito di ceramica dagli occhi di cristallo, con il Bambino in braccio, entrambi in abiti ricamati in oro, non sarà sfuggita la freschezza di una tela recentemente restaurata, appesa alla parete sul secondo altare di destra.

3. Dipinto ad olio su tela con  i tre Santi domenicaniVi si riconoscono tre Santi domenicani: in alto, il predicatore s. Vincenzo Ferrer, la cui iconografia di Angelo dell’Apocalisse lo ritrae con le ali, la fiamma sulla testa e la tromba, qui riprodotta in mano ad un puttino; in basso, in primo piano, s. Pietro da Verona con la mannaia sulla testa e la palma del martirio, offertagli da un altro angioletto, mentre con l’indice intinto nel suo stesso sangue scrive: Credo in Deum; al centro, s. Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus, con il sole nel petto, che infiamma le sue virtù di sapiente ed è l’unico a guardare l’ostensorio in alto a destra, mentre pare che scriva, incarnando amore e fede nel mistero eucaristico.

Il Santo più noto fra i tre, Tommaso d’Aquino, era nato nel 1225 a Roccasecca, tra Roma e Napoli, nell’attuale provincia di Frosinone, ed era imparentato con Federico II di Svevia: in pieno conflitto tra Impero e Papato, che aveva scelto il potere temporale per ragioni di rappresentanza, ed in contrasto con la volontà dei suoi genitori, Tommaso si affidò ad un ordine mendicante, quello dei Domenicani, che lo inviò a Parigi, pur essendo egli legato all’Università di Napoli. Lasciò incompiuta la Summa Teologica.

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La Chiesa di San Rocco e la devozione del Santo a Gioia

16 Agosto 2011 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

Chiesa si San RoccoCome mai il culto a Gioia di un Santo non italiano?  San Rocco pur non essendo  italiano è molto venerato in Italia, specie nel  Sud.

Sono discordanti le poche fonti sulla vita di san Rocco; è quasi certa la sua nascita a Montpellier in Francia tra il 1345 e il 1350. E’ figlio del locale governatore, quindi di famiglia benestante e sicuramente cristiana. Vive in un periodo in cui l’Europa è  segnata dal flagello della peste (in due anni muoiono circa 20 milioni di persone) e nel quale la Chiesa attraversa un forte momento di crisi.     A 20 anni resta orfano di padre e madre e decide, forse seguendo le ultime volontà del  padre morente, di seguire Gesù. Probabilmente entra nel terz'ordine francescano, perciò lascia tutti i suoi beni, veste l'abito da pellegrino e si reca in pellegrinaggio a Roma. Durante il suo viaggio si dedica alla assistenza e alla cura dei malati di peste, morbo che in quegli anni flagellava in modo particolare l'Italia. Guarisce molti malati di peste in modo miracoloso e la sua fama di guaritore si diffonde rapidamente dappertutto. Mentre si trova a  Piacenza si ammala anche lui;  in quella città gli vengono attribuiti numerosi miracoli di guarigioni. A causa della malattia soffre a tal punto che viene allontanato dall'Ospedale perché "disturba" con i suoi lamenti.

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Gesù, il Crocifisso (Riflessioni sulla Passione)

20 Aprile 2011 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

mosaico (Monreale, cattedrale)Specialmente nella Settimana Santa, pensando a Gesù, alla Sua terribile “Passione” e morte in croce, almeno una volta nella vita ci siamo chiesti: perché uccidere proprio Lui, che predicava l’amore di Dio e l’amore per il prossimo?

Da un punto di vista strettamente umano ciò avvenne per due motivi, uno religioso ed uno politico. Il motivo religioso presenta molteplici sfaccettature. Innanzitutto Gesù era contrario all’osservanza puramente formale della legge mosaica, come dimostra l’episodio della prostituta salvata dal linciaggio: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”, disse Gesù, rivolgendosi ai presenti, ma nessuno ebbe il coraggio di farlo… Per le sue parole sul Tempio, che avrebbe ricostruito in tre giorni, riferendosi con esse al suo corpo e non al Tempio di Gerusalemme, il luogo sacro degli Ebrei per eccellenza (per cui una tale affermazione appariva loro pari ad una bestemmia). Per il suo atteggiamento, che destava scandalo: frequentava peccatori e mangiava con loro.

In sostanza Gesù con i suoi insegnamenti ed il suo esempio avrebbe capovolto la visione religiosa della gente e abbattuto i privilegi di una ristretta cerchia di persone, che detenevano il potere; andava, dunque, eliminato.

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Novità dal Museo Nazionale Archeologico di Gioia del Colle

6 Aprile 2011 Autore:  
Categorie: Storia, Turismo

AnforaIn occasione della XIII “Settimana della Cultura” (9-17 aprile 2011), che prevede sull’intero territorio nazionale ingressi gratuiti nei luoghi della cultura statali e molteplici iniziative di valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale italiano, è stata allestita nel castello normanno-svevo di Gioia del Colle una nuova mostra archeologica dal titolo: “Agamennone e gli altri. Gli eroi di Omero nella cultura figurativa della Puglia antica”.

Alcune pregevoli ceramiche attiche, importate nella Magna Grecia tra il VI ed il V sec. a. C., ed italiote di V sec. a. C. (vasi a figure nere da Taranto e a figure rosse da Gravina in Puglia, da Gioia del Colle e da Taranto) illustrano il tema della guerra trasferito nel mondo mitico degli eroi, cantati da Omero e dai grandi tragici greci, in particolare il mito di Agamennone, la saga troiana e la loro sopravvivenza in Occidente, ovvero l’adesione al modello greco di stampo eroico da parte delle élites magnogreche e di quelle indigene ellenizzate della Puglia antica.

La mostra, inaugurata il 4 aprile 2011, è visitabile tutti i giorni fino al 30 aprile, in orario continuato dalle 8.30 alle 19.30, con ingresso gratuito esteso alle restanti sale del museo e del castello.

Per ulteriori informazioni: tel. 080 3481305. 

 

Il Molino ” Excelsior ” di Gioia del Colle

11 Gennaio 2011 Autore:  
Categorie: Prodotti Locali, Storia, Turismo

Ciminiere industriali di Gioia

Nella prima metà del secolo scorso Gioia del Colle era rinomata non solo per lo sviluppo del settore caseario, la mozzarella, o meglio il fiordilatte, e gli altri prodotti della lavorazione del latte, ma anche, per restare al campo alimentare, per la produzione di vino primitivo e di olio d’oliva.

Prospetto Mulino ExcelsiorIl panorama economico del paese era costellato anche da numerose industrie di trasformazione di prodotti vitivinicoli ( distillerie ), da industrie tessili, da ebanisterie e soprattutto da complessi industriali per la produzione di pasta e per la molitura e la sfarinatura dei cereali.

Una foto del 1903, la prima riportata nell'articolo,  presenta la veduta di Gioia dalla via per Santeramo e mostra il panorama industriale di Gioia, con una presenza di ciminiere che svettano sull’abitato, a conferma del confortante sviluppo economico-industriale del nostro Paese all’inizio del Novecento.

La scelta della zona posta ad ovest del paese, in prossimità della periferia dell’abitato, come insediamento di industrie, era dettata da due favorevoli coincidenze:

–  la presenza di due ben distinte linee ferroviarie, la Bari-Gioia-Taranto, che collega l’Adriatico e lo Ionio e la Gioia-Rocchetta Sant’Antonio, che collega il nostro territorio alle  coste del mar Tirreno,  importanti e utili vie di comunicazioni e di traffici commerciali,

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