Reliquie di Santi a Gioia del Colle
18 Novembre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Comunicati, Storia
Numerose in passato erano le Chiese presenti nel territorio di Gioia, tra quelle ubicate nel centro cittadino e quelle rurali.
Il tabulario Federico Pinto nell’Apprezzo della Terra di Gioja, stilato nel 1611, afferma: E fuori di detta Terra su una pianura vi sono tre Chiese, e cappelle antiche posti in diverse parti della campagna, che hanno del guasto de numero 300 e più, e per questa quantità ed antichità di Chiese dinota detta Terra essere stata di popolatissimo numero di gente, e di molta grandezza, che non è adesso.
In molte delle Chiese ancora esistenti si conservavano reliquie di Santi cui tali Chiese o Cappelle erano dedicate.
Tra quelle più vicine alla spiritualità dei gioiesi vanno ricordate le reliquie appartenenti ai due comprotettori, San Filippo Neri e san Rocco, presenti nelle Chiese a loro dedicate, quella di San Vito, presente nell’omonoma parrocchia, un pezzo del legno della Croce di Gesù e un dito dell’evangelista Marco, presenti nella Chiesa Madre. Continua la Lettura
La famiglia Losapio a Gioia del Colle
1 Novembre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Scuola, Storia
Parlando della famiglia Losapio la mente corre subito all’abate Francesco Paolo Losapio, educatore, scrittore, poeta, benefattore, al quale è legato il Legato che da lui prende nome.
In realtà di questa famiglia facevano parte altri illustri esponenti, che, come l’abate Francesco Paolo, svolsero un ruolo importante nella lotta antifeudale.
FRANCESCO PAOLO LOSAPIO senior
Un componente storico della famiglia è stato Francesco Paolo Losapio senior, che 21 maggio 1724 sposò a Gioia Lucia Spada, figlia di Vitantonio e di Anna Losito e fissò in Gioia il suo domicilio.
Dalla loro unione nacque il 6 gennaio 1741 Giovanni Losapio. Costui prese in moglie a Mola di Bari Anna Russo, dal cui matrimonio nacquero: Francesco Paolo junior (l’abate), Giuseppe Tommaso, Lucia Maria (che divenne monaca e Badessa delle Benedettine Nere a Massafra, con il nome di Suor Angelica), Apollonia Maria, Santa Maria e Maria Lucia, che sposò a Cassano delle Murge il signor Francesco Laudati.
Da semplice e laborioso agricoltore, lavorando duramente ed onestamente non solo visse agiatamente, ma meritò la stima dei suoi concittadini al punto di essere nominato Sindaco. Continua la Lettura
Giuseppe Libertini e i patrioti gioiesi del 1860
24 Ottobre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia
Giuseppe Libertini (Lecce 1823-1874) è stato un patriota, un liberale, che fu iscritto alla Giovine Italia e seguace di Mazzini, partecipò ai moti del 1848 a Napoli e negli anni successivi tenne viva l’insurrezione nelle province. Arrestato dopo la reazione, fu assolto e, recatosi in esilio, prese parte alla spedizione di Sapri (1857). Nel 1860 fu agli ordini di Garibaldi a Napoli, poi (1861-65) deputato al parlamento. Fu fondatore delle logge massoniche nel Salento a Lecce, Taranto e Brindisi.
Alcune gesta del Libertini e dei patrioti gioiesi che nel 1860 si ribellarono all’autoritarismo dei Borboni, rischiando il carcere e la morte, sono riportate nel libro del prof. Giovanni Carano Donvito, Storia di Gioia dal Colle.
Libertini, trovandosi nelle carceri di Potenza, posteriormente al 1850, per la Federazione Lucana, progettò, per meglio riuscire nell’opera di redenzione della Patria, di riannodare le relazioni dei patrioti della Basilicata con quella del Leccese e del Barese, allo scopo di agire tutti di concerto ed aprire così, su vasta scala, un piano di cospirazione che, al primo segnale, doveva avvampare come un incendio e distruggere il trono dei Borbone.
A condurre a fine il suo piano, il Libertini si valse di due uomini di provato patriottismo, di Filippo Matera e di Pasquale Perniola i quali si rivolsero a Padre Eugenio Covella di Gioia (al secolo Covella Vitantonio), allora Guardiano del Convento dei Riformati in Altamura, affinché questi cercasse di formare dei Comitati nella provincia di Bari, e trovasse corrispondenti in ciascun Comune.
La cosa era per sé ardua, difficile, sia per la vigilanza della Polizia, sia perché era sorta una certa diffidenza, un tal quale timore fra i liberali.
Tuttavia Padre Eugenio da Gioia, essendo un uomo tenace nei suoi propositi, non si lasciò prendere dallo sgomento e, recatosi in Trani, tenne segreto abboccamento con l’Avv. Teobaldo Sorgente, con Luca Monopoli, con Vincenzo Romano e Pietro Tisci.
In questa prima riunione si gettarono le basi di un’ampia cospirazione provinciale, la quale doveva avere le istruzioni da Potenza, per diffondersi di poi nel Barese e nel Leccese.
Le lettere erano scritte con numeri arabi, che corrispondevano a vocaboli speciali, e contrassegnati con la parola “Wilson”. Ma, quando il segreto fu scoperto dalla Polizia, si ricorse alla corrispondenza in doppia scrittura e in doppio inchiostro.
Le persone designate a ricevere le istruzioni del Comitato e che accettarono volentieri l’incarico, furono, per Gioia, Giovanni Buttiglione e Padre Vincenzo da Noci, ai quali si aggiunse l’abate Vito Leonardo Taranto.
Il Comitato insurrezionale di Terra di Bari, presieduto da Luigi De Laurentiis, era uno dei più antichi, in ordine di fondazione, perché rimontava alla fine del 1857, dopo la impresa di Sapri, che ebbe nello spirito liberale napoletano lo stesso effetto che aveva prodotto in Lombardia, a Roma e in gran parte dell’Italia centrale, il tentativo di Milano del 1853, cioè l’evoluzione dell’idea mazziniana in idea monarchica.
Il Comitato Centrale dell’Ordine, fondato a Napoli con programma politico pari a quello della Società Nazionale, diramò le sue fila nelle provincie, ma con scarso successo, e solo trovò qualche seguito in Calabria e in Puglia, e più propriamente nelle provincie di Cosenza e di Bari.
Di quel primo nucleo di liberali di Terra di Bari, chiamatosi anch’esso Comitato dell’Ordine, fecero parte alcuni mazziniani e carbonari. Ne fu capo visibile Pietro Tisci, e sede la città di Trani, dove il Tisci aveva seguito fra i giovani.
Avvenuta la morte di Ferdinando II, con mirabile lavoro di pazienza furono costituiti nuclei liberali quasi in ogni Comune, che si chiamarono “centurie”.
Fra i più intrepidi organizzatori vanno ricordati Riccardo Spagnoletti e Carlo Antonio Gallo per Trani, Raffaello Rossi per Spinazzola, Luigi De Laurentiis per Altamura, Sergio Fontana per Molfetta, Camillo Morea per Putignano, cui si aggiunsero il Cappuccino Padre Eugenio da Gioia, predetto, e Girolamo Nisio, Professore di Lettere Italiane nel Seminario di Molfetta (fratello di Felice, esule in Grecia), che avevano larghe aderenze in tutta la provincia.
Allargate le file del movimento, se ne portò la sede a Putignano, per maggiore sicurezza, ma il centro ne fu realmente Molfetta, dov’erano il Nisio ed il Fontana, e dove approdava ogni settimana un vapore del Lloyd, inconsapevole apportatore di giornali e libri politici di occasione.
L’Atto Sovrano del 25 giugno 1860, con cui fu richiamata in vigore la Costituzione del ’48, non servì che a dimostrare anche più la prossima rovina della Dinastia Borbonica, intensificando l’attività dei liberali.
Attivissimi in questi Convegni i Gioiesi Padre Eugenio Covella e l’abate Vito Leonardo Taranto.
Padre Eugenio Covella e l’abate Vito Leonardo Taranto, insieme ad altri liberali di Gioia, di Altamura, di Bitonto erano presenti a Gioia il 20 maggio 1860 nella casa di Vito Nicola Resta, ubicata in Corso Vittorio Emanuele II, oggi via Di Vittorio, durante la quale riunione insieme ai Capi liberali della Provincia firmarono un documento che dichiarava decaduta la Dinastia Borbonica, gesto che il De Cesare chiama “l’atto di maggior coraggio compiutosi nelle Puglie”.
Il Comitato Provinciale con i suoi Membri Consulenti, il Capo Sezione ed i Capi Distretto tennero una riunione a Gioia il 17 luglio 1860 per deliberare sulle proposte del Comitato Lucano e per decidere sulle iniziative da mettere in atto per l’insurrezione. In quella riunione, alla quale parteciparono Padre Eugenio da Gioia e il Canonico Vito Leonardo Taranto anche lui di Gioia, fu ancora una volta dichiarata per sempre decaduta la Dinastia Borbonica.
Una successiva assemblea si tenne ad Altamura il 21 agosto seguente, nella quale Padre Eugenio e Pietro Tisci relazionarono sugli avvenimenti di Napoli e resero noto il contenuto di un plico pervenuto dal Comitato dell’Ordine di Napoli, nel quale era riportato il piano da seguire per avviare l’insurrezione. Per le risorse economiche necessarie per l’attuazione del piano si ricorse ad un mutuo, che fu garantito anche dal Canonico gioiese Vito Leonardo Taranto.
Poiché le notizie provenienti da Bari non erano per nulla confortanti, il De Laurentiis inviò nel capoluogo Padre Eugenio Covella con il compito di esplorare la volontà dei Baresi.
Padre Eugenio il 25 agosto 1860 in una lettera inviata al De Laurentiis così scriveva: Mio caro Presidente, Felice ritorno. Sento quanto vuoi che faccia questa città. Cosa impossibile per ora. Ho parlato a tutti gli amici di qui, e quasi si mostrano retrivi a solo riguardo che vi è ancora la truppa di linea e un buon numero di gendarmi, con artiglieria. Vorrebbero che il movimento della Provincia fosse iniziato costà, stando la posizione topografica di codesto luogo; ed essi concorrere secondariamente coi pochi mezzi che meglio potranno. Forse domani ragioneremo diversamente, quando forse si sentirà che la truppa di linea parte per Foggia. Forse domani, messi in tal condizioni, scandaglieranno vieppiù lo spirito dei gendarmi e vedranno se quello che ha promesso il Maggiore Cristini si avvererà, cioè la promessa di mettersi con i gendarmi a disposizione della città.
L’Intendente, con Bozzi, questa mattina, perché avevamo intese minacce di governo provvisorio, mi facevano chiamare, dichiarandosi prontissimi a seguire e concorrere per la gran causa.
I Baresi, nostri Corrispondenti, alla lettura del tuo carissimo foglio si sono sbigottiti, gridando non essere ancora tempo, perché scoperti al mare, e perché la via di Napoli non ancora interrotta in Avellino. Quindi per ora non si può far nulla qui; niente è sperabile in Bari, nemmeno la formazione del Comitato, il quale mi ha fatto buttar sangue per quattro giorni e non si è potuto concludere nulla per le diverse velleità personali, e per incuranza, carattere specifico dei Baresi. Infine, dal linguaggio che mi hanno usato questa sera, io mi sento annullato; spero domani di trovarli diversamente, se partirà la truppa, ed io farò di tutto, come in un momento d’entusiasmo, condurli ad un fatto, oppure, se credi, fare appello alla Guardia Nazionale della Sezione, per iniziare un fatto rivoluzionario. Ma i Baresi di per loro stessi sono insufficienti; anzi sono negativi, perché troppo attaccati al vile interesse. Dimani sera, che accompagnerò i volontari di qui, ti dirò a lungo quello che si pensa. Ho aspettato fino a quest’ora Massimo, che non è ancora tornato da costà, per cui respingo il corriere ad ora una e mezza di notte. Sono con stima… Padre Eugenio.
Poiché si prendeva tempo nel proclamare il Governo Provvisorio ad Altamura, anche per l’atteggiamento poco chiaro del Presidente De Laurentiis, durante una riunione tenuta il 29 agosto ad Altamura, sia il Canonico Vito Leonardo Taranto che Padre Covella, con foga ed asprezza dissero al De Laurentiis che non riconoscevano altri individui a loro superiori, visto l’impegno che essi profondevano nel raggiungere gli obiettivi da tutti condivisi e gli ostacoli che si frapponevano loro, e che se avessero voluto che partecipassero alla rivoluzione avrebbero dovuto eleggerne i Capi.
A seguito di queste minacce il giorno successivo fu proclamato il Governo Provvisorio in Altamura e furono eletti Vito Leonardo Taranto, Padre Eugenio di Gioia e Domenico Lippolis di Putignano, quali visitatori nei Comuni di Gioia, Santeramo, Altamura, Cassano, Acquaviva, Casamassima, Sammichele, Turi, Noci, Putignano, Conversano, Castellana, Alberobello, Locorotondo, Fasano, Cisternino, Monopoli, Sannicandro, Canneto, Montrone, Bitritto, Valenzano, Loseto, Ceglie, Carbonara, Triggiano, Mola, Rutigliano, Capurso, Toritto, Grumo, Binetto, Bitetto, Modugno, Bari, Ruvo, Terlizzi, Bitonto, Palo, Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta, Canosa, Andria, Corato, Minervino e Spinazzola.
Subito dopo in ogni Comune fu costituita la Giunta Insurrezionale; per Gioia furono nominati il Canonico Vito Leonardo Taranto, il dott. Vito Prisciantelli, Giovanni Buttiglione e Tommaso Favale, quest’ultimo con funzione di Segretario.
Due gioiesi, Padre Eugenio e don Vito Leonardo Taranto, che hanno contribuito alla trasformazione in senso democratico delle istituzioni governative del loro tempo e che andrebbero valorizzati e additati come esempio alle giovani generazioni per l’impegno profuso nel tentare di ripristinare nell’animo umano i principi di giustizia, di solidarietà, di convivenza pacifica e democratica collaborazione.
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Il cav. Pompeo Lippolis
22 Ottobre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia
La famiglia Lippolis è stata una delle più significative nel panorama gioiese dell’800, tanto da dare due sindaci alla nostra comunità: il cav. Pompeo Lippolis dal 20 gennaio 1870 al 15 gennaio 1876 e il figlio, il dott. Cav. Pietro Lippolis (1876-1951) dal giorno 11 settembre 1908 al 25 giugno 1910.
Pompeo Lippolis nacque nel 1835 e morì nel 1897.
Il 18 dicembre 1869 a seguito di aspri scontri con l’opposizione consiliare il sindaco, dott. Vito Prisciantelli, un po’ rude nel suo fare, si dimetteva e subentrava al suo posto il cav. Pompeo Lippolis, uomo dal carattere più conciliante e in grado di comporre le tensioni tra i vari gruppi consiliari.
Il suo mandato fu caratterizzato da un lato da un’azione pacificatrice all’interno del Consiglio e del paese, al punto che resse le sorti del Comune per due mandati, dal 20 gennaio 1870 al 15 gennaio 1876, e dall’altro da numerose iniziative a beneficio di Goia. Vale la pena ricordare le principali.
Nel 1870 fu deliberato l’alberamento del Viale della Stazione ferroviaria, la numerazione delle case e la denominazione delle strade e delle piazze, la preparazione della Pianta Topografica del Comune.
Il 230° anniversario della morte di Emanuele De Deo
18 Ottobre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioiesi nel Mondo, Storia
Ricorre quest’anno il 230° anniversario della morte di Emanuele De Deo, gioiese morto il 1794 per l’affermazione dei principi della Rivoluzione francese: libertà, fratellanza e uguaglianza e per la concessione di una Costituzione repubblicana che sancisse quei valori.
Notizie su Emanuele De Deo è possibile reperirle consultando un articolo su questo sito digitando il seguente link; https://www.gioiadelcolle.info/lasilo-dinfanzia- e-de- deo/.
Per aver partecipato alla congiura giacobina del 1794 De Deo fu condannato alla forca il 18 ottobre al Largo del Castello di Napoli. Così ce ne parla lo storico Pietro Colletta, nel suo libro Storia del Reame di Napoli: Alzato perciò il palco nella piazza detta del Castello, sotto i cannoni del forte, circondato il luogo di guardie, muniti di artiglierie gli sbocchi delle strade, ed avvicinate alla città numerose milizie, bandirono che ad ogni moto di popolo i cannoni tirerebbero a strage. Uffiziali di polizia travestiti, sgherri in abito, e spie a sciami si confusero nella folla. E tra tanti provvedimenti di sicurtà, stavano i principi nel palagio di Caserta, più timidi ed ansanti de’ tre giovinetti (E. De Deo, V. Galiani e V. Vitaliano), che rassegnati morivano. Continua la Lettura
Gioia dal Colle
6 Ottobre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Comunicati, Storia
Dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, il 17 marzo 1861, i nostri governanti cercarono di mettere ordine in molteplici settori della vita amministrativa, nelle varie regioni che componevano il nostro Paese. Uno tra gli impegni più urgenti e pressanti, dal punto di vista burocratico era costituito dal fatto che nella nuova Italia, che aveva assunto una più ampia dimensione rispetto al passato, erano presenti località che erano individuate con la stessa denominazione. Un dispaccio, una comunicazione, una richiesta di documentazione, una qualsiasi missiva rischiava di non giungere alla giusta destinazione per incompleta indicazione della località cui era destinata.
Il Governo, dunque, allo scopo di eliminare ogni disguido o equivoco, a tutti i Comuni d’Italia che portavano la stessa denominazione inviò una richiesta di modificarla onde evitare confusione tra di loro.
Tra questi Comuni rientrava anche Gioia, la cui denominazione era pari pari utilizzata per altri Comuni, quelli che oggi si chiamano Gioia Tauro, Gioia Sannitica, Gioia dei Marsi.
Di seguito riporto la deliberazione integrale del Consiglio Comunale di Gioia del 16 agosto 1862, con quale si ottemperava alla richiesta del Ministero dell’Interno.
Riunito il Consiglio Comunale in seduta straordinaria, giusta l’autorizzazione del Sig. Sotto Prefetto del Circondario de’ due corrente mese di Agosto N° 1089 Continua la Lettura
Il World Grand Prix 2003 di pallavolo femminile a Gioia del Colle
4 Ottobre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Comunicati, Eventi & Tempo Libero, Prodotti Locali, Storia, Turismo
Tra le eccellenze di Gioia del Colle, che rafforzano la richiesta del titolo di Città al nostro paese, come proposto da una mia precedente proposta, va annoverata una manifestazione internazionale tenutasi in loco 21 anni fa.
Nel 2003, infatti, la FIVB (Federazione Internazionale di Palla a Volo) ha affidato alla FIPAV (Federazione Italiana Palla a Volo) l’organizzazione della manifestazione mondiale del World Grand Prix di pallavolo femminile, che per la prima volta si è disputato in Europa.
Il responsabile della FIVB, sig. Franz Schmied, dopo aver svolto il 3 luglio 2003 un sopralluogo nei Comuni di Gioia del Colle, Matera e Andria, ha deciso che la manifestazione si svolgesse dal 21 al 30 luglio nei Comuni di Gioia e di Matera e il 2 e il 3 agosto nel Comune di Andria. A tale scopo furono incaricate le Federazioni Regionali della Puglia e della Basilicata di curarne l’organizzazione e in quella circostanza furono coinvolti i Comuni interessati, tra cui quello di Gioia del Colle.
Hanno partecipato alle manifestazioni dodici nazioni: Cuba, Germania, Giappone, Olanda, Stati Uniti, Italia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Russia, Tailandia. Continua la Lettura
Encomio del Presidente Sergio Mattarella all’ANPI di Gioia del Colle
3 Ottobre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Comunicati, Scuola, Storia
Un altro importante tassello a favore della richiesta di concessione del titolo di Città per Goia del Colle è costituito da un encomio ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Da febbraio fino a maggio del 2024 con il coordinamento della prof. Dina Montebello e il supporto dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Gioia del Colle e analogamente a quello di Sammichele di Bari, è stato avviato un progetto per le quinte classi della scuola elementare e per quelle della scuola media sul tema della Resistenza e della Costituzione Italiana.
Il progetto ha visto la partecipazione di docenti ed esperti che si sono alternati nelle varie classi, impegnati in 5 moduli. Per Gioia hanno aderito la Scuola elementare di Via Eva e quella del Villaggio Azzurro.
Il 1° modulo ha sviluppato il tema “Introduzione alla Resistenza”, il 2° modulo è stato imperniato sul tema “L’importanza della Costituzione”, il 3° modulo ha trattato il tema “Storie di uguaglianze e libertà”, il 4° modulo ha approfondito il tema “Assemblea Costituente. Gioco di ruolo.” e infine il 5° modulo ha riguardato la “Progettazione finale”. Continua la Lettura
Carlo Curione
1 Ottobre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Prodotti Locali, Storia
Un tempo Gioia del Colle, oltre che per il castello normanno-svevo, il sito archeologico di Monte Sannace, il vino primitivo, per le mozzarelle, per i mulini, i pastifici e le distillerie, per l’olio e l’ortofrutta, era nota anche per valenti artigiani che producevano mobili di pregio.
Numerosi sono gli artigiani locali che hanno onorato Gioia anche al di fuori delle mura cittadine e tra questi figura Carlo Curione.
Ciò in parte è dovuto anche all’istituzione nel 1884 nel nostro Comune, di una Scuola di Disegno e Calligrafia, trasformata successivamente in Scuola di Arti e Mestieri, diventata municipale e diretta da Gennaro Minei e poi da Enrico Castellaneta.
Questa Scuola, oltre a fornire ai frequentanti una istruzione tecnica, è servita alla formazione del senso estetico, della precisione, del gusto delle proporzioni, negli artigiani, qualità riconosciute ed apprezzate anche da persone al di fuori del contesto cittadino.
Figlio di Giuseppe e di Rosa Nico, Carlo (Gioia 7 agosto 1880-19 maggio 1960) è stato avviato sin da piccolo alla scuola del maestro Nicola Serino, titolare di una falegnameria sita in via della Stazione e maestro di molti operai. Infatti Carlo è stato un artista del legno per inclinazione naturale: sin da piccola intagliava utilizzando mezzi rudimentali.
Per le sue qualità e inclinazioni fu poi ammesso a frequentare la Scuola di Arti e Mestieri diretta da Gennaro Minei, Scuola che fu frequentata anche da altri futuri artisti tra i quali vanno annoverati il pittore Francesco Romano, lo scultore Giuseppe Masi, l’artigiano del ferro Cristoforo Castellaneta, Gaudiomonte, costruttore di mobili, Benito Tateo, intagliatore. I migliori lavori eseguiti dagli allievi di quella Scuola annualmente venivano scelti ed esposti in alcune Mostre cittadine. Continua la Lettura
La “partaggia”
26 Settembre 2024 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Territorio & Ambiente
La partaggia, termine utilizzato nei secoli scorsi nel vernacolo dei contadini delle nostre contrade, mutuato dall’italiano partaggio, è un appezzamento di terreno pari a 6554 m², circa un tomolo. Ricaviamo tale dato da testo Misure locali per le superfici agrarie, pubblicato dall’Istituto Centrale di Statistica, A.BE.T.E., Azienda Beneventana Tipografia Meridionale, Roma 1950, nel quale per Gioia del Colle si riporta la superficie del tomolo = are 65,54.
La parola partaggia/o deriva dal francese partage (a sua volta dal latino partire), termine che significa ripartizione, divisione, spartizione. Il termine fu introdotto in Puglia durante il periodo dei Napoleonidi, passato alla storia come “Il Decennio Francese” (1805-1815).
Fino al 1805, cioè prima dell’abolizione della feudalità del 1806, insieme ai beni feudali ed ecclesistici figurava la proprietà privata, costituita da concessioni o donazioni di terreni in colonìa; il territorio di Gioia del Colle, in definitiva, era fortemente frammentato ed era diviso in sette categorie terriere:
-Terre demaniali feudali, la gran parte delle quali appartenevano al Principe Carlo de Mari, feudatario di Gioia del Colle e di Acquaviva,
-terre demaniali ecclesiastiche, proprietà della Mensa Arcivescovile di Bari, della Chiesa di S. Nicola di Bari, del Sovrano Ordine Militare di Malta, del Rev. Capitolo della Collegiata e Chiesa Matrice di Gioia del Colle e proprietà dei Conventi di S. Francesco e S. Domenico di Gioia del Colle,
-terre demaniali universali, cioè di proprietà del Comune di Gioia del Colle, Continua la Lettura