Il professore Giovanni Santoiemma

20 Luglio 2023 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Scuola, Storia

Il professor Giovanni Santoiemma

Il 13 luglio, all’età di 82 anni, ci ha lasciati il prof. Giovanni Santoiemma, conosciuto da tutti come “Gianni il professore”.

Dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo classico di Gioia nell’anno scolastico 1959-60 è stato uno dei primi studenti gioiesi ad iscriversi alla facoltà di Lingue e letterature straniere e a conseguire la laurea con specializzazione quadriennale nella lingua inglese.

In un periodo in cui nelle scuole di Gioia si insegnava quasi esclusivamente la lingua francese, pensare di studiare la lingua inglese per poi insegnarla agli studenti sembrava una scelta azzardata e rischiosa; non per Gianni, che, con uno sguardo rivolto al domani, aveva previsto che il futuro per la società sarebbe stato quello di conseguire la conoscenza della lingua inglese. I fatti hanno dimostrato che Gianni aveva visto bene e che la lingua inglese sarebbe diventata la lingua degli scambi internazionali e della tecnologia. Continua la Lettura

Via Giuseppe Barba

16 Maggio 2023 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Via Giuseppe Barba

Nel quartiere bizantino di Gioia, sul prolungamento di via Spada, vicolo che si imbocca tra la sede INPS e piazza Cesare Battisti e che porta al sagrato della chiesa di Sant’Andrea, è ubicata la via che porta il nome dell’arciprete Giuseppe  Barba.

Nella Galleria in sonetti di ritratti storco-poetici degli Arcipreti della Collegiata insigne di Gioja in Bari pubblicata in Appendice al Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, al XII Ritratto, che di seguito riporto, l’abate Francesco Paolo Losapio ci notizia dell’Arciprete Dottor D. Giuseppe Barba, un religioso già in vita  in odore di santità.

Nutrire i vivi, e seppellire i morti

Eran pregi di Barba, e non di meno

Tutte l’altre virtù dell’alme forti

E di grand’uomo egli annidava in seno.

   Or benigno, or severo in modi accorti

   Usò lo sprone, oppur la sferza e ‘l freno,

   Intrepido or minacce, ora conforti

   Di vizi, o di virtù secondo il treno.

Grave nel portamento e nel contegno,

Vestìa con gran decoro, e sempre in fronte

Del sacro minister splendeagli il segno.

   Nuovo Sannacherib lasciò le impronte

   Di morte sul suo capo: Iddio per pegno

   D’amor salvollo, e con maniere conte. Continua la Lettura

Paolo Losito

14 Novembre 2022 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Via Paolo Losito

Paolo Losito nasce a Gioia il 1709 e muore sempre a Gioia all’età di 80 anni il 1789.

La prima Storia di Gioia del Colle fu composta dal nostro concittadino Paolo Losito, ma è andata perduta alla metà del Novecento.

Il primo accenno a questa Storia ci viene dall’abate Francesco Paolo Losapio, che afferma che poté consultarne i due volumi e li utilizzò per la compilazione della sua opera Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia.

Infatti nella Cornice in versi scelti al Quadro istorico-poetico il Losapio dice: E chi il tuo nome / così caro alla patria e prediletto, / Paolo Lisito, può tacer? Qual scoglio / che immobil stassi al flagellar dell’onde / irate, il petto tuo costante e fermo, / intaminato e saldo stette al fiero / del Principe cipiglio, che sfidasti / caldo di patrio amor a lunga pugna, / e per te perigliosa; e al fine, oh! Raro / esempio inimitabile,  per lei / per la tua patria, oltre il sudor, le tante / cure, disagi e ben lungo soggiorno / fuor del tetto paterno, consultore / tu stesso a un tempo, ed altri consultando / in tutelare e vendicar suoi dritti, / sagrificasti pur le tue private / sostanze, ed altro non potendo, il sonno /  e le vigilie in due grossi volumi / con tremebonda man da te vergati, / donde materia e trassi impulso al mio / lavoro; ed oh! Se questi agli occhi miei / fusser ricorsi in più opportuno tempo, / quando sull’orme sue trassi ancor io / a perorar l’istessa causa, al certo / stato fora il trionfo più completo.

Dal  testo del Losapio apprendiamo anche che Paolo Losito si adoperò, in qualità di avvocato, della rivendicazione di alcuni beni usurpati da Signori , a beneficio del Comune di Gioia che ne era originario proprietario.

Veniamo a conoscenza di questa Storia anche da parte del prof. Giovanni Carano Donvito, il quale ebbe modo di consultarlo presso l’avvocato gioiese Filippo Petrera. Il Losito aveva dato alla sua storia il titolo Scritture e Memorie di Gioia di Bari, raccolte dal Dottor Paolo Losito per li posteri. Egli, infatti, nella prefazione alla Storia della “Storia di Gioia” afferma: Di qualche notizia ci ha soccorso pure un piccolo volume manoscritto di Memorie del Dottor Paolo Losito, che, dopo lunghe, faticose ricerche, riuscimmo a trovare presso il concittadino Avv. Filippo Petrera in Bari. Detto volume conteneva pure, principalmente, notizie feudo-demaniali.

Il nostro concittadino Vito Umberto Celiberti, parlando di Paolo Losito nel volume Da Monte Sannace a Gioia, Storia di due Città, scrive: Paolo Losito, uomo valentissimo nelle lettere e nelle scienze come anche nel Diritto, valente giurista, diede l’inizio alla rivendicazione dei diritti del Comune contro gli arbitrari abusi ed usurpazioni commessi dai feudatari di Gioia, insieme a Francesco Paolo Losapio, sindaco di Gioia nel 1740 e nonno dell’abate omonimo, i baroni. Quantunque nessuno dei suoi scritti sia oggi reperibile, tuttavia degni di onorato ricordo sono i suoi lavori manoscritti contro le gravezze feudali ed una Storia di Gioia, quest’ultima probabilmente vergata negli ultimi anni sulla scorta di quei documenti che in quasi mezzo secolo della sua professione forense aveva raccolto. Questo grosso volume manoscritto fu consultato prima dall’abate Francesco Paolo Losapio, che trasse, come lui stesso ci conferma, impulso da esso nella stesura del suo Quadro istorico-poetico e dal prof. Giovanni Carano Donvito che lo ebbe, quasi un secolo dopo, in consultazione dall’avvocato Filippo Petrera, e che ci riferisce il titolo completo: Scritture e Memorie di Gioia di Bari, raccolte dal Dottor Paolo Losito, per li posteri.

La Storia di Gioia scritta da Paolo Losito è misteriosamente scomparsa. L’ultima segnalazione della sua presenza è quella riportata dal prof. Giovanni Carano Donvito, che afferma di averlo consultato in Bari nella casa dell’avv. Gioiese Filippo Petrera.

L’avvocato Filippo Petrera

L’avvocato Filippo Petrera era figlio di Daniele un personaggio di spicco nel panorama scientifico e politico di Gioia del Colle, di cui ben poco si è detto e scritto proprio dov’egli nacque il 31 marzo del 1839. Su Filippo Petrera è possibile consultare su questo siti  un articolo al seguente link: https://www.gioiadelcolle.info/index.php?s=daniele+Petrera.

Il padre di Filippo era un umile sarto, Filippo Petrera junior, nipote del Filippo Petrera che insieme ad altri patrioti gioiesi fu ucciso e bruciato nel rogo di Piazza Castello il 14 febbraio del 1799, reo di aver piantato, insieme a Biagio e Giuseppe Del Re e Donatantonio Losito, l’albero della libertà per propugnare i principi della rivoluzione francese.

L’avv. Filippo Petrera nacque a Bari il 17 settembre del 1868. Omonimo del suo antenato Filippo Petrera, martire della controrivoluzione che insanguinò Gioia nel 1799, ebbe da sempre in animo di scoprire cosa accadde esattamente in quegli anni, una passione che si tramutò in costante e incessante impegno e ricerca di atti, ovunque essi potessero essere rinvenuti. Questi, archiviati con certosina dovizia, entrarono in possesso dell’avvocato Luciano Macario, suo discendente.

Grazie all’amicizia con l’avv. Gennaro Losito i manoscritti che riportavano notizie sugli avvenimenti svoltisi a Gioia nel 1799 sono stati forniti a lui dall’avv. Macario e sono stati utilizzati per ricostruire quelle vicende, che sono state pubblicate da un team di studiosi nel volume “Memorie dal fuoco”. Purtroppo nell’archivio dell’avv. Macario non è stata rinvenuta traccia della Storia di Paolo Losito.

In segno di riconoscenza per l’impegno profuso a favore del nostro paese come storico e difensore civico, a Paolo Losito l’Amministrazione comunale di Gioia ha  intitolato una strada cittadina, precisamente quella che da via Donato Boscia porta alla confluenza  di via Gioberti con piazza XX Settembre.

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L’Ufficio Postale a Gioia del Colle

19 Marzo 2022 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

L’Ufficio postale in Corso Ricciotto Canudo in una cartolina degli anni ’70

Gioia, essendo sulla strada consolare che da Bari conduce a Taranto era tappa di sosta per ogni tipo di corrieri.

Nell’Apprezzo della Terra di Gioia del 1611 stilato da Federico Pinto si dice: …et il Procaccio, che viene da Napoli per andare a Taranto, passa nello andare e ritornare per mezzo di detta Terra di Gioja, et ivi viene a fare continuamente stanza, per essere non solo capo giornata, ma anco per la comoda abitazione.

Nel 1806 fu disciplinata dal Decurionato di Gioia l’usanza dei corrieri pedatici per la corrispondenza.

Nel 1819 il Decurionato di Gioia fa richiesta dello stabilimento di un ufficio di procaccio per Gioia e anche per utilità dei Comuni vicini.

Ad agosto del 1837, dopo 8 anni, scadeva il contratto di locazione stipulato con il Comune da Vitantonio Straziota, all’epoca titolare della locale scuderia dei cavalli di Posta, per l’uso del vecchio lamione, detto di San Domenico, perché ubicato alle spalle dell’ex Convento dei Domenicani, sito religioso dove verso il 1816  era stata trasferita la Casa Comunale.

Il sindaco Lorenzo Ceppaglia il 23 aprile convocò il Decurionato per deliberare il rinnovo della locazione del lamione. Continua la Lettura

  I Palazzi Pavone

20 Marzo 2021 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Chiesa di San Rocco, iscrizione di don V. Angelillo in onore di don Girolamo Pavone

La famiglia Pavone ha dato molti personaggi illustri a Gioia del Colle.

Il canonico don Girolamo Pavone, nella prima metà dell’Ottocento ampliò la Chiesa di San Rocco, abbellendola con un campanile che richiama lo stile di quello eretto in piazza San Marco a Venezia.

La nuova Chiesa viene realizzata dal pio ed umile sacerdote anche grazie alle donazioni di numerosi concittadini. Direttore dei lavori è stato l’architetto Vincenzo Castellaneta, padre del noto pittore Enrico. La costruzione viene ultimata nel 1870.

Tra la prima e la seconda arcata interna della Chiesa, quella che permette di accedere alla sagrestia, vi è una lapide marmorea con la seguente epigrafe di don Vincenzo Angelillo: Sac. Can. (Sacerdote Canonico) Girolamo Pavone 16 maggio 1824-11 dicembre 1892. Visse una vita di purezza di santità. Infaticato e savio fondò questa Chiesa con l’opra, col zelo, col sacrificio. Direttore Spirituale della Congrega fervido propulsore di amore e di pace col dolce imperio della parola semplice riaddusse le anime dai flutti e le tempeste umane alla sponda fiorita dei cieli. Umile vessillifero del Signore morì benedetto e lagrimato. Memore la Confraternita S. Rocco ne glorifica il nome. Continua la Lettura

Via Mastandrea

16 Febbraio 2021 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Tabella indicativa di Via Mastandrea

Anche per questa denominazione, come per quella di Via Bernal, non abbiamo il nome di battesimo del titolare a cui è stata intestata la strada.

Non solo non siamo certi del cognome esatto di questo personaggio, ma ignoriamo anche a quale dei Mastrandrea venne intitolata quella strada.

Di questa famiglia abbiamo notizia di un notaio, Leonardo Mastandrea, a volte nominato Mastrandea, il quale nel 1779 rogò l’atto costitutivo della Confraternita di San Filippo Neri, la quale ancora oggi officia nella Chiesa di Sant’Angelo. Continua la Lettura

Palazzo Sala Buttiglione

15 Febbraio 2021 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Cartello segnaletico del Palazzo Sala Buttiglione

Nel 1793 Emanuele De Deo, al ritorno da Napoli si ferma a Gioia del Colle per diffondere, con i suoi amici liberali che avevano abbracciato con lui gli ideali della rivoluzione francese ed erano ostili all’oppressione della dinastia borbonica, le nuove idee di libertà, di fratellanza e di uguaglianza.

Partecipa, insieme ai fratelli Carlo e Giuseppe e alla sorella Angela, ad un banchetto offerto da donna Anna Innocenza Sala, moglie di Gianfrancesco Buttiglione, ad un gruppo di amici, tra cui l’abate Francesco Paolo Losapio, anch’essi attratti dalle nuove idee di giustizia, di libertà che venivano da Oltralpe, dalla Francia rivoluzionaria.

L’aver portato alcuni opuscoli e giornali che propagandavano le idee repubblicane e democratiche, consentì a De Deo, durante il banchetto, di avviare una discussione sui principi del sistema politico-sociale attuato in Francia e sull’anacronistica sopravvivenza delle monarchie assolutistiche.

Proclamò che i popoli hanno il diritto di detronizzare il sovrano e condannarlo quando essi, invece di garantire libertà e giustizia e di farsi promotori di cultura e di benessere dei sudditi, governano da despoti e oppressori degli stessi.

Emanuele De Deo

Si narra che, riferendosi al dispotico re Ferdinando IV e alla moglie Maria Carolina, abbia affermato: Siamo ormai pronti. La sorte di Ferdinando e di Maria Carolina è segnata. Anch’essi finiranno come i sovrani di Francia.

Preso dalla foga del discorso, dopo aver brandito un coltello da cucina, pare si sia accostato in maniera minacciosa al quadro su cui era raffigurato il sovrano, in atteggiamento di volerlo trafiggere o insultare.

Lo stesso Patarino, che dal 1792 si trovava a Napoli per completare  i suoi studi, consegnò al Consigliere cui era stato affidato il compito di istruire il processo, Francesco  Caccia, una lettera anonima, che dichiarava di aver ricevuto da Gioia del Colle, nella quale si diceva: Nello scorso maggio 1793 si tenne convito sopra la casa di donn’Anna Bottiglione, dove intervenne don Bernardo Palmieri, il reggente  conventuale Mastropaolo, il governatore, li fratelli don Emmanuele e don Giuseppe De Deo ed il canonico don Biagio Del Re e in atto di pranzo si lessero molte satire contro del re e della regina e il don Emmanuele De Deo perorò la causa della libertà, e, trasportandolo tanto la follia, con un coltello alla mano corse ad un ritratto del re e disse che, se era realmente re, l’avrebbe ammazzato, al che interloquì il detto canonico don Biagio Del Re e disse: “Tra breve speriamo fare ammazzare il re e la regina”.

Casa De Deo a Gioia del Colle con targa commemorativa

Probabilmente la lettera fu scritta dallo stesso Patarino, il quale nell’ottobre del 1793 aveva scritto un’altra lettera, indirizzata al concittadino gioiese Colombano Losito perché gli fornisse documenti, come lui stesso disse, perché ho l’impegno d’inabissare questi Signori Del Re.

Non essendo riuscito nell’intento, il Patarino escogitò un sotterfugio per metter in atto il suo piano.

Qualche tempo dopo il ‘malprete’ Nicola Patarino, partecipò ad una riunione in casa di Emanuele De Deo  e, fingendo di essere anche lui un antiborbonico,  mentre tutti i convitati si trattenevano in cucina intenti a cuocere dei maccheroni, con il pretesto di togliere da una tasca del pantalone un pezzo di cioccolata, entrò in una stanza attigua e cominciò a rovistare dappertutto in cerca di qualche documento compromettente.

Riuscì finalmente a trovare nel tiretto di un tavolo una copia della Costituzione francese, che trafugò e lo consegnò al Generale Acton per informarlo delle trame contro il re Ferdinado IV.

A causa di questa delazione De Deo fu arrestato come elemento sovversivo.

Nel corso del processo   il padre Giuseppe Mastropaolo, reggente dei Francescani Minori Conventuali dichiarò che De Deo non solo aveva tenuto discorsi sediziosi e aveva propagandato idee contrarie alla monarchia borbonica, ma che, spinto dalla foga patriottica, era tornato più volte sull’argomento, arrivando al punto di dire che la libertà e l’eguaglianza, solennemente abbracciate dai Francesi, erano le cose più belle del Mondo e producono la felicità dei Popoli-

Via Emanuele De Deo a Gioia del Colle

Mentre così parlava, dopo aver impugnato un coltello da tavola, si era avventato contro il ritratto del Re e, anche senza proferir parola, il suo atteggiamento faceva trasparire i propositi criminosi che covavano nella sua mente. Anche l’avvocato don Vincenzo Soria affermò che Emmanuele De Deo nel pranzo dato da donna Anna Sala andò con un coltello alla mano ad insultare il ritratto di S. Maestà.

Il Professor Fortunato Matarrese sostiene che il palazzotto dove si svolse il celebre banchetto sorge nel cuore della vecchia Gioia ed è quello sito in via Emanuele De Deo col numero 11.

Sulla sua facciata la locale Amministrazione, a ricordo dello storico evento, nel giugno del 1972, in occasione del bicentenario della nascita del martire pugliese, fece murare una lapide con una epigrafe in cui si assegna come data del convito il 26 maggio del 1793.

Il palazzo Sala Buttiglione con l’annessa cappella dell’Addolorata

In realtà il palazzo Sala Buttiglione, dove si tenne il convito durante il quale Emmanuele De Deo espresse la sua invettiva contro Ferdinando IV è quello in via Bartolomeo Paoli, che viene ricordato con tale nome.

L’abitazione in cui avvenne il trafugamento della copia della Costituzione francese sarebbe casa De Deo a Napoli e non l’abitazione di  Gioia, sulla cui porta di accesso nel 1972 fu apposta una targa commemorativa.  Questa seconda riunione è più probabile che sia tenuta a Napoli, sempre nella casa dei De Deo, dato che il prete Patarino già dal 1792 risiedeva a Napoli per motivo di studio e, come lui stesso affermò nella sua deposizione, a quel pranzo partecipò anche D. Carlo Laubergh e lo Scolopio Laubergh, fratello del medesimo.

I fratelli Del Re    proposero al Patarino, mentre risiedeva a Napoli,  come Maestro dello Studio il padre Scolopio Laubergh, che si offrì gratuitamente per tale compito.

Tali sacerdoti risiedevano a Napoli, come il generale Acton, a cui il Patarino consegnò la lettera delatoria.

Annesso al palazzo Sala Buttiglione in via Bartolomeo Paoli è ubicata la cappella di famiglia, consacrata alla Madonna Addolorata, che presenta sulla volta la Croce dei Cavalieri di Malta.

La Croce dei Cavalieri di Malta sulla volta della cappella dell’Addolorata, annessa al palazzo Sala Buttiglione

Attualmente la chiesetta appare monca del fastigio, perché fu abbattuto per renderla come locale ad uso commerciale. È stata restaurata, dall’attuale proprietario, l’architetto Milano, ma dell’originaria costruzione, che era stata trasfigurata dai precedenti locatari, nella parte interna resta visibile la Croce dei Cavalieri di Malta e la nicchia in cui era presente la Statua dell’Addolorata.

Nella cappella è stata custodita fino al 1919 la statua di Santa Lucia, a causa del terremoto del 1885 che distrusse la vecchia cappella di Santa Lucia de’ Greci. La cappella è stata sconsacrata nel 1921.

Questo palazzo è stato anche dimora del Podestà e Sindaco di Gioia, Vincenzo Castellaneta, fino a metà degli anni ’50.

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Il notaio cav. Vincenzo Taranto

13 Febbraio 2021 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Il notaio cav. Vincenzo Taranto

La famiglia Taranto, oltre al notaio Donatantonio Taranto, ha avuto un altro notaio, il cav. Vincenzo Taranto (1855-1894).

Ritroviamo il cav. Vincenzo Taranto in un periodo molto travagliato della vita politica di Gioia del Colle, per le dispute tra i due partiti contrastanti che sedevano in Consiglio: il Partito Operaio, giolittiano, capeggiato dal socio sindaco Marcellino Cassano, di cui faceva parte l’on. Vito De Bellis, e il Partito Agrario, capeggiato dal sindaco Daniele Eramo e spalleggiato dallo stesso Vincenzo Taranto.
Le combattute elezioni del 1892 portarono alla sconfitta del Partito Agrario, alla vittoria del Partito Operaio e al trionfo di Marcellino Cassano.

In occasione dell’insediamento del nuovo Consiglio comunale di Gioia il 12 novembre 1889, durante il quale fu rieletto sindaco il cav. Marcellino Cassano, il consigliere Vincenzo Taranto si astenne. Il neo sindaco, però si dimetteva dopo circa un mese.

Durante la seduta del Consiglio comunale del giorno 1 maggio 1890  venne eletto sindaco il sig. Enrico Soria con 16 voti, mentre il cav. Vincenzo Taranto ne ottenne otto. Continua la Lettura

Il notaio Donatantonio Taranto

11 Febbraio 2021 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Il notaio Donatantonio Taranto

La famiglia Taranto ha dato tanti personaggi importanti per la storia di Gioia.

Uno di questi è sicuramente il notaio Donatantonio Taranto.

Notizie storiche su questo cittadino gioiese le attingiamo sia dai Discorsi di alcuni suoi amici, tra cui l’avv. Leonardo Prisciantelli, l’avvocato Saverio Papalia e cittadini gioiesi come l’avvocato Berardino Bruno, il cav. Daniele Eramo, l’allora sindaco comm. Marcellino Cassano, il dott. Angelo Diomede, raccolte nel volume commemorativo Onoranze Funebri ad Antonio Taranto, ma anche dagli atti presenti nell’Archivio storico del Comune di Gioia del Colle.

Il Taranto nacque a Gioia del Colle il 17 maggio 1818 da modesti genitori: Adriano Taranto e Maria Nicola Palmisano. Essi, avendo notato una spiccata intelligenza e propensione per lo studio da parte del figlio Antonio, o meglio Donato Antonio, gli offrirono i mezzi necessari per garantirgli una buona istruzione ed educazione. Continua la Lettura

La Piazza ottocentesca di Gioia del Colle

10 Febbraio 2021 Autore:  
Categorie: Gioia Nota, Storia

Anni ’50. Piazza Plebiscito vista dall’alto

Risale all’Ottocento l’ampliamento del paese al di là delle mura cittadine, che circondavano il Centro storico di Gioia.

Nella zona posta a sud del paese era presente un Largo o Spiazzo comunemente chiamato di San Francesco per la presenza del Convento e della Chiesa intitolata al Santo di Assisi, che i nostri avi ricordano essere stato utilizzato per la coltivazione della vite, mentre altri terreni di pertinenza della Chiesa o di privati erano giardini coltivati.

Lo spiazzo era stato successivamente denominato monterrone, per il deposito di rifiuti che ne avevano rialzato il livello formando un monticello.

La Piazza ha una forma trapezoidale con la base più piccola rivolta a sud, a confine con il complesso conventuale di San Francesco. Continua la Lettura

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