Cappella Monte o chiesa della Madonna della Pietà

Al di là della vecchia circonvallazione della strada statale n. 100, di fronte alla chiesa di San Vito, è ubicato un fabbricato che nelle carte topografiche viene indicato come casino Monte, dal nome dell’omonima famiglia che l’abitava. Nel 1788, per volere di don Vincenzo Monte, viene costruita la cappella annessa al casino Monte, una cappella […]

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La cappella Monte o chiesa della Madonna della Pietà

Al di là della vecchia circonvallazione della strada statale n. 100, di fronte alla chiesa di San Vito, è ubicato un fabbricato che nelle carte topografiche viene indicato come casino Monte, dal nome dell’omonima famiglia che l’abitava.

Nel 1788, per volere di don Vincenzo Monte, viene costruita la cappella annessa al casino Monte, una cappella rurale che è edificata a seguito di autorizzazione del re Ferdinando II re delle Due Sicilie, ma senza diritto di asilo.

La cappella è intitolata alla Madonna della Pietà, nome che prende dalla presenza sull’altare di un dipinto raffigurante la Madonna seduta che sorregge il Corpo di Gesù dopo essere stato deposto dalla Croce. Il dipinto, anche se Gesù è posato con il capo reclinato sulla sinistra della Madonna, richiama alla memoria la Pietà marmorea di Michelangelo, esposta nella chiesa di San Pietro a Roma, nella quale, però, il corpo di Gesù poggia sul lato destro della Madre.

L’importanza di questa cappella risiede non tanto nel fatto che la sua costruzione risale a circa due secoli e mezzo fa, quanto perché in essa si conservano due dipinti che raffigurano i due Patroni di Gioia: Santa Sofia e San Filippo Neri.Fu proprio Don Vincenzo Monte, uomo di grande religiosità e custode della storia e delle tradizioni locali. a volere che i due Santi Protettori di Gioia fossero degnamente ricordati e venerati e per dare concretezza a questo suo desiderio decise che le immagini dei due Santi fossero dipinti nella chiesetta della sua famiglia: San Filippo sulla porta d’ingresso al lato sinistro dell’altare e Santa Sofia sul lato destro dell’altare.

Prospetto della cappella Monte

Alla cappella, che è orientata da nord a sud, originariamente si accedeva dal lato nord, come si può notare dalla modanatura che disegna il contorno di una porta e dalla presenza di un oculo ovale che permette alla luce di entrare nell’edificio sacro e di illuminare la cappella e da una epigrafe, posta sulla sua facciata, che attesta l’anno di fondazione ed il nome del fondatore. Successivamente questa porta è stata murata per cui l’accesso avviene da una porta che si apre dal lato est.

L’interno è ad una navata con volta a crociera e presenta altri dipinti e arredi sacri, tra cui quadri della Madonna del Rosario e di Sant’Antonio da Padova e alcune statue della Madonna.

La cappella presenta un piccolo campanile a vela con una campana.

La famiglia Monte ha dato i natali a personaggi illustri. Il signor Monte Giannantonio ha rivestito il ruolo di sindaco di Gioia tra il 1760 e il 1761; un altro membro della famiglia Monte, precisamente Domenico, è stato sindaco tra il 1820 e il 1821.

Un comm. Monte Filippo ha svolto il ruolo di Presidente del Circolo Unione di Gioia   dal 1892 al 1902, che in quegli anni era ubicato nel Palazzo Monte, sede del Circolo del Partito Agrario a Piazza Plebiscito.

Nel 1837 il Decurionato si occupò delle questioni demaniali, specialmente contro gli occupatori ed usurpatori di terreni comunali; tra questi risulta che 26 tomoli di terre alla Gaudella erano contestati come usurpati da don Vito Felice Monte. Per tutte quelle terre il Comune avviò azioni di reintegra.

All’arciprete D. Giannantonio Monte (1826-1827) l’abate Francesco Paolo Losapio nel suo libro Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, nel secondo Canto riporta alla strofa XXXVI: Il sette cento mil quattro e settanta / Un Vandalo Tribuno popolano / La Chiesa di San Pietro atterra e schianta, / Profittando d’un caso alquanto strano, / Dell’incendio del coro; ed ebbe tanta / Audacia nella lingua e nella mano, / Che tradusse la plebe in un istante / A strugger queste antichità sì sante. Nella nota relativa alla stessa strofa il Losapio aggiunge: Il Vandalo Tribuno della plebe e Capo-popolo fu un tale Giannantonio Monte zio averno degli attuali, la di cui memoria è pur troppo detestabile ed abominevole, per aver distrutto ed atterrato nel 1764 la chiesa matrice di S. Pietro con tutt’i monumenti ed antichità che l’arricchivano.

Epigrafe presente sul prospetto della Cappella Monte

Nella successiva Galleria in sonetti di ritratti istorico-poetici degli Arcipreti della Collegiata insigne di Gioia in Bari, il Losapio dedica il XVII Ritratto all’arciprete Giannantonio Monte.

Fermati, non fuggir; tu gridi e chiassi / Credi ancor di sentir, error patente; / Colui, che visse ed assordò la gente / Si giace, e muto eternamente stassi. / Monte, di cui la tomba or guardi e passi, / Fu arciprete, tu dici, assai furente, / Non formato di cuore e non di mente, / Capace di attrappar financo i sassi. / Sarà; ma don Fracasso e don Tempesta / Credea reggere il mondo col rumore / Coll’occhio bieco e ’l tentennar di testa; / Riferire anche i peli a monsignore, / Fare a Stefano suo alzar la cresta; / Ma che ne avvenne poi? Crepò in due ore.

Nella Cornice XVIII, dedicata Allo stesso, il Losapio prosegue: Al rovescio era franco, e si mostrava / Come fatto l’avea madre natura. / Non si storceva e mai non affettava, / Tenea sempre un’egual disinvoltura. / Non era finto e non si mascherava, / Non pretendea a scienza ed a coltura, / Generoso talvolta, ed abbracciava / Il nemico talora in congiuntura. / Il suo zel, benchè aspro e non frammisto, / Pel servizio del coro e degli altari, / Fu ben utile in secol così tristo. / Il senio di Catucci e i muti lari / Di Taranto esigeano un papa Sisto: / Così in vizi e virtudi andò del pari.

Nella nota allegata il Losapio riporta: D. Giannantonio Monte successore di Taranto dopo quattro anni di vacanza, nacque a Gioja a 16 dicembre 1770, e morì di malattia biliosa in capo a diciassette mesi di arcipretura li 27 maggio 1827. Il ritratto di questo arciprete si presenta di prospetto e non già di profilo, come quello di tutti gli altri, per cui non ci resta nulla da aggiungere. Monte per altro spiegò tanto zelo e tanta fermezza, sebbene con modi aspri e burberi, che ristabilì la disciplina della chiesa, rilassata e quasi annientata, anche a causa delle circostanze de’ tempi e della lunga vecchiaia di Catucci, e del lungo silenzio di Taranto.

Come si evince da documenti presenti nella biblioteca di casa Taranto-Monte, la famiglia Monte non gradì i sonetti del Losapio; infatti in essa sono conservati dei manoscritti anonimi in risposta a quelle dure parole del Losapio. Rimprovero all’abate F. P. Losapio: Orsù rispondi, stolto vecchio, altero, / Tu che di vizi tutti ti pascesti, / Miscredente, intrigante, avverso al vero, / Che prete fosti, e il prete non facesti; / Perché gli estinti capi del tuo clero, / Con satiriche rime dipingesti? / Tu li lodasti in vita, or menzognero, / Perché lor merti, e lor virtù calpesti? /Vile, che l’ombre insulti, hai tu scordato, / Degli arcipreti l’amoroso cuore / Nel non punirti? –Orsù, rispondi, ingrato! / Tu che del Mondo sei, del Ciel l’orrore, / Adombrar non potrai, folle malnato, / Di Taranto e di Monte il sommo onore.

Un altro sonetto riporta: Fermati, passeggier. Io sento chiassi / Fin nella tomba, e voce assai patente / Contro Losapio alzar tutta la gente, / Perché ruba, e fra putte in Gioja stassi. / Se tu il vedrai, da lui rivolgi i passi, / Mentre è avanzo di forca, empio, furente, / E ancor te di spogliar ravvolge in mente / Rubò a Diamante e ne fremero i sassi. / Io son Monte; ed un pensier sol mi tempesta, / Che, col poter ch’io m’ebbi, e col rumore, / D’una tal Idra non schiacciai la testa; / Fra catene mandarlo a Monsignore / Dovevo io allor per dissacrar sua cresta; / No’ l feci, e l’alma or pena in tutte l’ore.

Dipinto della Madonna della Pietà, presente nella cappella Monte

Dell’arciprete Monte troviamo notizia nella riunione del Decurionato di Gioia del 25 gennaio 1824. In tale seduta i Decurioni approvano la seguente proposta del Sindaco, da inviare all’Arcivescovo di Bari, mons. Michele Basilio Clary, per la scelta e la nomina ad Arciprete di Gioja del Primicerio Don Giannantonio Monte, Vicario Foraneo ed Economo del Curato: È questo il voto e il desiderio dell’intiera popolazione, la quale ha ricevuto molti vantaggi speciali dal detto Primicerio Monte con l’esemplarità della sua vita, coll’indefesso servire alla chiesa. Egli ha sempre resa contenta e soddisfatta l’intera popolazione, con l’averla istruita nei principii della morale e della religione, col celebrare ogni mattina la santa messa dell’aurora. Quasi ogni domenica ha predicato. In ogni giorno ha radunato il popolo e con esso i ragazzi e ragazze per la visita al Sacramento e per la spiegazione della Dottrina Cristiana, ciò che ha seguito con maggior fatica nelle domeniche. Molto si occupò a raccogliere le oblazioni dei fedeli per lo rifacimento ed abbellimento della Chiesa Matrice. Ha sempre provveduto, d’accordo con la Commissione della Pubblica Beneficenza Comunale, all’assistenza dei poveri e degli ammalati indigenti. E che perciò, concorrono tutte le ottime qualità di abilità, morale e religione nel detto Sig. Primicerio Monte, io propongo, conclude il Sindaco, a questo Decurionato di emettere il parere di commendarsi all’Eccell.mo e Rever.mo Arciv. di Bari, la elezione del prelodato Primicerio.

Intorno al 1840 in Piazza Plebiscito fu costruito il palazzo Taranto, successivamente appartenuto alla famiglia Monte.

Piazza XX Settembre prima dell’Unità d’Italia si chiamava Largo Monte, dal nome della famiglia che aveva delle proprietà nella zona, compreso la casina padronale con una cappella annessa alla stessa, poi denominata Piazza del Popolo e Piazza della Vittoria.

Attualmente il casino Monte e l’annessa cappella sono proprietà della famiglia Colapinto.

Dopo aver sostituito la denominazione di Largo Monte con Piazza XX Settembre, il Comune di Gioia ha inteso ricordare quella famiglia illustre attribuendo la denominazione di Via Scaletta Monte alla prima traversa che interseca il lato sud di Via Monte Sannace.

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7 Febbraio 2024

  • Scuola di Politica

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