Il Castello Normanno – Svevo
Il Castello Normanno-Svevo di Gioia del Colle è il risultato di almeno tre interventi costruttivi: uno risalente al periodo bizantino, un altro a quello normanno e l'ultimo a quello svevo. Inizialmente era costituito da un recinto fortificato in conci lapidei ed era un castello rifugio, cioè un luogo in cui la popolazione locale trovava riparo […]
Il Castello Normanno-Svevo di Gioia del Colle è il risultato di almeno tre interventi costruttivi: uno risalente al periodo bizantino, un altro a quello normanno e l'ultimo a quello svevo.
Inizialmente era costituito da un recinto fortificato in conci lapidei ed era un castello rifugio, cioè un luogo in cui la popolazione locale trovava riparo contro le scorrerie di popolazioni nemiche.
Questo primo nucleo fu ingrandito nel XII secolo dal normanno Riccardo Siniscalco, che lo trasformò in una residenza nobiliare.
La sistemazione definitiva del castello si deve a Federico II di Svevia intorno al 1230, epoca in cui si presenta con un cortile quadrangolare, saloni e stanze che si affacciano su di esso, ed è delimitato da quattro torri angolari.
Con tale struttura il castello di Gioia si inseriva in quel sistema di castelli fortificati che, partendo da Lucera e giungendo fino ad Enna, rispondeva al disegno di Federico II, di controllo e difesa militare delle terre più importanti del suo regno in Italia Meridionale.
La leggenda vuole che nel castello di Gioia nacque Manfredi, da Federico II e Bianca Lancia, regina che il sovrano fece uccidere perché rea di tradimento.
Fu proprietà dei Principi di Taranto fino al 400, dei Conti di Conversano fino al 600 e dei Principi di Acquaviva fino agli inizi dell' 800.
Nel 600 venne trasformato da costruzione militare in dimora residenziale ed adattato alle nuove esigenze abitative, con apertura di monofore, bifore e trifore sia nel cortile interno che sulle cortine esterne, mantenedo intatto il suo impianto strutturale.
Nel 1884 fu acquistato dal canonico Daniele Eramo e, in seguito a numerose trasformazioni, fu adibito come sede di abitazioni e di depositi.
Agli inizi del 900 fu acquistato dal Marchese di Noci, Orazio De Luca Resta,che successivamente ne propose la donazione al Comune di Gioia del Colle.
Sempre agli inizi del 900 ha subito un pesante restauro da parte dell'architetto Angelo Pantaleo, che, da un lato cercò di recuperare l'aspetto originario, dall'altro operò delle ricostruzioni arbitrarie, che interessarono particolarmente la scalinata, le trifore e il trono.
Il 1955 il Ministero della P. I. acquistò il castello, che era molto malridotto, il quale divenne proprietà dello Stato, che lo dichiarò Monumento Nazionale.
Alla fine degli anni 60 l'ingegnere Raffaele De Vita ha operato un restauro conservativo con una ripulitura delle pareti esterne ed interne, contribuendo a rendere vivibile il castello, sia come monumento da visitare che come luogo fruibile per attività culturali e sociali a favore della cittadinanza.
Il castello di Gioia oltre ad essere uno migliori dal punto di vista della conservazione, tra quelli presenti in Puglia, è anche uno tra i più caratteristici dal punto di vista architettonico.
Infatti presenta una varietà di motivi artistici che vanno dall'influsso arabo, probabilmente frutto dell'esperienza crociata di Federico II, all'utilizzo della pietra calcarea locale, del bugnato, del tufo carparo locale.Tutto ciò crea crea un apprezzabile e piacevole contrasto ed una vivacità unica nell'insieme.
Delle quattro torri angolari originarie, di cui si parla nell'apprezzo della Terra di Gioia sia dell'architetto e tabulario Honofrio Tangho del 1640 che di Gennaro Pinto del 1653, oggi possiamo ammirarne solo due: quella De' Rossi e quella dell'Imperatrice.
CORTILE
Varcato il portone d'ingresso con il suo arco ogivale si entra in un ampio cortile a pianta trapezoidale. Colpisce la varietà di aperture che vi si affacciano: bifore e trifore nonché la scalinata che porta al piano superiore, in gran parte ricostruzioni del Pantaleo. La scalinata presenta dei bassorilievi rappresentanti animali e scene di caccia. Al centro del cortile c'è una capiente cisterna per la raccolta di acqua. Il versante nord e quello est del cortile sono stati ricostruiti.
Dal cortile si accede ai locali a piano terra, un tempo adibiti a depositi, scuderie e dimora dei domestici ed oggi utilizzati come sede del Museo Archeologico Nazionale, nel quale sono esposti sia reperti di campagne di scavo dell'acropoli e dell'abitato di Monte Sannace, uno dei più importanti centri della Peucezia, sito a 5 Km. da Gioia, che reperti rinvenuti nella necropoli antica in contrada Santo Mola, sempre in territorio di Gioia. Sempre al piano terra alcuni locali sono utilizzati sia per il restauro di reperti rinvenuti non solo in loco, ma anche in altri siti archeologici che come uffici della Soprintendenza.
FORNO E PRIGIONE
Da un ingresso posto sul lato sud del cortile si accede alla sala del forno, così chiamata per la presenza di un grande forno, sulla cui struttura è poggiata una delle torri superstiti, quella detta dell'Imperatrice.
Sotto il forno c'è un piccolo sotterraneo, utilizzato un tempo come prigione. Sulla parete est della prigione sono scolpite due protuberanze a forma di seni. La leggenda vuole siano i seni che ricordano il martirio di Bianca Lancia, che, a causa della gelosia e dell'offesa arrecatale da Federico II, subito dopo aver dato alla luce il figlio Manfredi, se li era recisi e aveva ordinato ai suoi servitori di consegnarli al re marito, insieme al neonato.
SALA DEL TRONO
Al termine della scalinata del cortile si accede alla sala del trono, così chiamata perchè in fondo alla parete sud è appoggiato un trono in pietra, ricostruzione del Pantaleo.
L'arco posto verso la parte terminale della sala, verosimilmente, aveva il compito di creare una divisione tra la zona " riservata ", quella del trono, dall'ambiente destinato alle udienze, ai sudditi, come è dimostrato anche dalla presenza di sedili in pietra presenti in quest'ultimo ambiente.
Originariamente aveva una copertura lignea a capriate; a seguito del suo crollo, durante l'ultimo restauro il tetto è stata sostituito da una struttura metallica e il pavimento originario è stato ricoperto con elementi lignei.
Nella sala è presente anche un camino e un'apertura che conduce in cima alla torre De' Rossi.
SALA DEL CAMINETTO
Dalla sala del trono si accede alla sala del caminetto, così chiamata per la presenza di un camino di dimensioni più ridotte rispetto a quello della sala precedente e di minor pregio dal punto di vista architettonico.
Questa sala è di dimensioni ridotte rispetto alla precedente e presenta delle aperture anche sulla sulla cortina esterna, a differenza della sala del trono, che prende luce quasi esclusivamente dalle bifore e trifore che si affacciano sul cortile interno.
Era sicuramente utilizzata dalla regina e dalle cortigiane, che trascorrevano in quell'ambiente gran parte della giornata.
Da questa sala si accede, attraverso una scala interna a quella che era utilizzata probabilmente come stanza da letto dei sovrani.
Attraverso questa sala si accede all' altra torre che è rimasta in piedi: quella detta dell'Imperatrice, meno alta della precedente, che si trova sulla proiezione verticale della prigione e del forno.
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23 Marzo 2007
Quasi certamente il Castello di Gioia non fu utilizzato da Federico II come residenza di caccia, o esclusivamente come tale, in quanto rientra in una catena di castelli di difesa, linea che parte da Lucera (FG) per proseguire verso la Basilicata, la Calabria e giungere in Sicilia, precisamente ad Enna.
La posizione strategica del castello, a metà cammino tra il mare Adriatico e il mare Ionio, tra Matera e Brindisi,la presenza di cortine murarie, edificate in pietra e bugnato spessi e possenti, dotate di ronde di camminamento, di piombatoi, di buche pontaie, di feritoie, di strette finestre, la presenza originariamente di quattro possenti torri e l’esistenza di una prigione, sono elementi che fanno propendere per una costruzione-fortezza di tipo difensivo.