Santa Caterina d’Alessandria a Gioia

Il culto di Santa Caterina a Gioia risale al secolo XIV. L’abate Francesco Paolo Losapio nel Canto Terzo della sua opera “Quadro istorico poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia”, pubblicata a Palermo nel 1834, dice: Né qui Luca fermossi …. / Venne altr’opere magnifiche formando /… Un ampio ospizio, lavoro ammirando, […]

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Statua di Santa Caterina d’Alessandria. Chiesa Madre di Gioia del Colle

Il culto di Santa Caterina a Gioia risale al secolo XIV.

L’abate Francesco Paolo Losapio nel Canto Terzo della sua opera “Quadro istorico poetico sulle vicende di Gioia in Bari detta anche Livia”, pubblicata a Palermo nel 1834, dice: Né qui Luca fermossi …. / Venne altr’opere magnifiche formando /… Un ampio ospizio, lavoro ammirando, / Del misero a conforto e dell’anelo / Pellegrin erger fece e in ordin dorio, / Dicato a Caterina ed a Gregorio … Il suolo del palagio e l’ospedale, / Non men che le due Chiese incorpoaro / I Frati nel giardino, e’l materiale / Formò il muro d’intorno ed il riparo: / Di tutto non rimase orma o segnale: / Tutto scomparve allor. Oh caso amaro! ….

Nelle note al Terzo Canto riporta il testo del diploma del principe di Taranto Roberto D’Angiò, redatto nel 1363 a Taranto: Item condidit etiam  praedictus D. Lucas Andrano de Joya HOSPITALE, et Ecclesiam s. C ATHARINAE Virginis extra muros meridiem versus …  supra januam dictae Ecclesiae sunt incisa insigna praedicta … ANNO DOMINI MCCCXLVI, LUCAS ANDRANO de JOYA Miles fieri fecit hanc Ecclesiam, et Hospitale ad honorem BEATAE CATHARINAE, et B. GREGORRI PAPAE parcat omnibus peccatis suis …

Da tale diploma si evince che Luca d’Andrano, in qualità di vicario, giustiziere ed erario di Gioia per conto del principe di Taranto, Roberto, nel 1346 fece costruire a Gioia un Ospedale e una chiesa in onore di Santa Caterina e di San Gregorio papa.Nei Decreti (Resoconti) riferito alla Santa Visita dell’Arcivescovo di Bari, Antonio Puteo, effettuata alla Chiesa di Gioia nel 1578 tra 1369 e il 1391 si dice che partendo dal Giardino del Convento di S. Francesco fuori le mura, in direzione sud-ovest, l’antica via per Matera sulla fine del sec. XVI presentava subito le chiese di S. Maria degli Angeli e dei SS. Caterina e Gregorio, fatte costruire dalla famiglia D’Andrano. Inoltre si afferma che nella Chiesa Madre, alla banda destra è presente la cappella di Santa Caterina; ne deteneva il beneficio il suddiacono Ludovico de Jacobellis.

Durante la Visita dell’Arcivescovo Ascanio Gesualdo nel 1623 si registra la presenza di un altare di S. Caterina, detenuto dalla famiglia Jacobellis. Anche nelle Visite dell’Arcivescovo Diego Sersale, effettuate nel 1652 e nel 1662 si registra ancora un altare di S. Caterina vergine e martire nella Chiesa Madre.

Anche l’Arcivescovo Giovanni Francesco Granafei nella sua Visita effettuata nel 1674 ispeziona l’altare di S. Caterina.  L’altare dedicato a S. Caterina è citato anche nella Visita del 1688 effettuata dall’Arcivescovo Tommaso Maria Ruffo e nella Visita dell’Arcivescovo Carlo Loffredo del 1692.

Un ultimo accenno ad un altare di S. Caterina lo troviamo in un documento della fine del XVII secolo.

A seguito della ricognizione da lui effettuata dei conventi della Provincia di S. Nicolò (Bari), il 1724 veniva pubblicato a Lecce il libro di padre Bonaventura da Lama (San Pietro in Lama, 1650–1739), : Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò. Parlando delle opere di Luca D’Andrano, riporta: Fece ancora il predetto Luca fabbricare un’Ospedale, ed una Chiesa ad onore di Santa Caterina fuori delle mura, oggi Beneficio dell’ill.mo D. Saverio Fontana Vescovo di Campagna nativo di detta Terra.  Sulla porta di detta Chiesa (l’attuale chiesa di San Francesco) un cartellone riporta tale notizia.

Il dott. gioiese Paolo Losito (1709-1789) dice: Del Palazzo del predetto Andrano non se ne vede al giorno d’oggi memoria veruna, essendo addivenuto giardino posseduto dai Frati Conventuali; solamente rimasti vi sono in piedi le pure quattro mura laterali, scoverte, dalla Chiesa detta della Madonna degli Angeli ch’erano accanto ad esso palazzo; in faccia alle quali mura vi si vedono intagliate le Imprese di Roberto coi figli, e di Andrano.  L’Ospedale di Santa Caterina anco addivenuto giardino; ed erano in piedi anni addietro le sole quattro mura laterali, scoverte, col campanile, fatte abbattere dal Clerico Filippo Iacobellis, ed il materiale lo vendé ai suddetti Frati Conventuali, che l’applicarono al parete del di loro giardino, detto l’Ingegne. 

In una abitazione sita in via Catapano n. 15 era presente una scultura in pietra, originariamente policroma, opera eseguita probabilmente dallo scultore Stefano da Putignano, che raffigura la Madonna che regge il Bambino, mentre si protende verso destra, nell’atto di deporre una corona sul capo di Santa Caterina d’Alessandria, inginocchiata, ovvero rappresenterebbe le nozze mistiche di Santa Caterina. Da circa un ventennio la statua, dopo un paziente lavoro di restauro, è stata portata in Chiesa Madre e posizionata al lato destro della Cappella del S.S.  ovvero di Maria Bambina.

La Vergine ha un viso tondo, le palpebre semiabbassate sugli occhi scuri e una bocca piccola. Il mantello, che risale sul collo, chiuso sul petto da una fibbia discoidale, cade fino a terra formando ampie e ricche pieghe. Il capo è coperto da un panno. Anche Santa Caterina ha il capo coperto da un panno, che lascia scoperti i capelli, divisi al centro e che ricadono sulle sue spalle in boccoli. Le maniche della tunica della Madonna e di Santa Caterina sono strette intorno ai polsi; quelli della Santa stretti da un cordone liscio e quelli della Madonna dai grani del Rosario.

Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina

Santa Caterina è una vergine martire del III-IV secolo. Era figlia di Consto, governatore di Alessandria d’Egitto, un uomo pagano, e di una madre che professava in segreto la fede cristiana. L’imperatore Massimiliano tento di farla abiurare, ma Caterina non solo non lo fece, ma riuscì a convertire la moglie dell’imperatore alla fede cristiana.  Invitata a rinnegare la sua fede cristiana Caterina si rifiutò e si avvicinò allo strumento per la sua tortura; un angelo, però, intervenne e lo ridusse in frantumi. Alla vista di questo prodigio l’imperatrice Augusta, il cortigiano Porfirio e 200 soldati confessarono la propria fede in Cristo e, per questo atto, per ordine dell’imperatore, subirono la decapitazione. In seguito l’imperatore Massimiliano chiese a Caterina di sposarla; lei rispose di voler essere fedele al suo sposo, Cristo, e spontaneamente pose il suo capo sotto la spada del boia, subendo cristianamente il martirio.

Le sue reliquie sono conservate nel monastero di Santa Caterina, edificio sacro del VI secolo situato in Egitto, nella regione del Sinai, al centro di una valle desertica.

Nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina (LE) è conservato un dito della Santa, dono di Raimondello Orsini del Balzo a quella chiesa, che lo stesso volle far edificare tra 1369 e il 1391.

La festa di Santa Caterina d’Alessandria ricorre il 25 novembre, data della sua morte (305)

Il culto di Santa Caterina d’Alessandria a Gioia conferma ancora una volta come il nostro paese questa venerazione sia stata portata dall’oriente e probabilmente dal mondo bizantino, che diffuse tra di noi anche il culto di Sant’Andrea, di Santa Sofia e di Santa Maria Maddalena.

Alla Santa sono intitolati alcuni paesi: Santa Caterina dello Ionio, Santa Caterina di Lusiana, Santa Caterina Villarmosa, Santa Caterina (Nardò).

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20 Settembre 2024

  • Scuola di Politica

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