L’Arca di messer Luca D’Andrano
Da un diploma del 1363 apprendiamo che nella Chiesa di S. Francesco vi era il sarcofago della famiglia D’Andrano, che era chiuso da una lastra di marmo raffigurante la moglie di Nicolò D’Andrano, Giacchina, in posizione supina e con le mani giunte. La famiglia D’Andrano diede alla nostra città cavalieri, capitani, magistrati e con il […]
Da un diploma del 1363 apprendiamo che nella Chiesa di S. Francesco vi era il sarcofago della famiglia D’Andrano, che era chiuso da una lastra di marmo raffigurante la moglie di Nicolò D’Andrano, Giacchina, in posizione supina e con le mani giunte.
La famiglia D’Andrano diede alla nostra città cavalieri, capitani, magistrati e con il suo mecenatismo l’arricchì di chiese, conventi e ospedali. Niccolò D’Andrano, padre di Luca, fece erigere la Chiesa ed il Convento di S. Francesco. All’interno della Chiesa vi era una cappella, detta Arca D’Andrano, in cui venivano sepolti i membri di quella famiglia.
Il figlio Luca, nato a Gioia alla fine del secolo XIII, personaggio illustre della corte del principe di Taranto, Filippo d’Angiò, del quale era Vicario, Giustiziere ed Erario, abbellì notevolmente queste opere recintandole ed aggiungendovi un ospedale. Inoltre, abbiamo notizia di Roberto D’Andrano, testimone in un documento rogato a Gioia nel 1267, e del figlio Angelo, in una transazione privata del 1301, entrambi gioiesi. ( N. Bitetti, V.U. Celiberti, Onomastica stradale di Gioia del Colle e del suo agro, De Robertis, Putignano, 1969 ).
Anche Padre Bonaventura da Lama ricorda che nella Chiesa di San Francesco vi era l’altro sepolcro di marmo di nobil lavori per ordine di Luca D’Andrano, con un altare a modo di cappella vicino al sepolcro, piantato alla parte sinistra, prima di entrare alla porta del Choro, dove fu sepolta Jachina de Rebarbaro, moglie di Nicolò e consanguinea di re Roberto.
L’abate Francesco Paolo Losapio nel canto III del suo Quadro Istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari, detta anche Livia, afferma che a dovizia fondarono gli Andrani Ospedali, Cappelle e Monasteri… di tanti il Monaster di S. Francesco restò: tutto l’altro sparve… nel 1729 nel rifarsi la Chiesa del Convento… il suolo del palagio e l’ospedale, non men che le due Chiese incorporaro i Frati nel giardino, e ‘l materiale formò il muro d’intorno ed il riparo: Di tutto non rimase orma o segnale: Tutto scomparve allor.
Pur ritenendo poco attendibile quest’ultimo documento molti studiosi fanno risalire la costruzione della Chiesa di S. Francesco al secolo XIII, voluta dal Santo, a spese della famiglia D’Andrano. A ciò contribuisce anche la leggenda del passaggio da Gioia di S. Francesco d’Assisi nel 1222 e del miracolo o dei miracoli qui operati dal Santo.
Il dott. Paolo Losito in un manoscritto andato perduto, scriveva: Nella Chiesa di esso Monistero vi era ai tempi nostri ( sec. XVIII ) l’Altare e Cappella sotto il titolo di S. Nicola degli Andrani, man sinistra, quando si entra per la porta maggiore della Chiesa, e, propriamente, contigua alla porta piccola, con l’Arma di essi Andrani e col Sepolcro detto L’Arca di Messer Luca D’Andrano, e con l’effigie, in faccia al muro di detta Cappella, di Giacchina, moglie del Fondatore Nicolò D’Andrano. V’erano in detta Chiesa altri antichi Monumenti e Mausolei, ma, essendosi rinnovata e modernata essa Chiesa nel 1739, i buoni e devoti Frati, come i Vandali e Goti, distrussero ed abbatterono qualunque antica memoria così del Fondatore Andrano, come di altri, ed a nostra insinuazione si mosse a fare una lapide con la memoria incisa in essa del Fondatore del di loro Monistero, Nicolò D’Andrano, olim M. R. C. Maestro Razionale e Luogotenete e Protonotario del Regno di Sicilia.
Sempre in riguardo alla stessa località, il Losito ci informa con precisione che dal Palazzo del predetto Andrano non se ne vede al giorno d’oggi memoria veruna, essendo addivenuto giardino posseduto dai Frati Conventuali; solamente rimasti vi sono in piedi le pure quattro mura laterali, scoverte, dalla Chiesa detta della Madonna degli Angeli ch’erano accanto ad esso palazzo; in faccia alle quali mura vi si vedono intagliate le Imprese di Roberto coi figli, e di Andrano. L’Ospedale di Santa Caterina anco addivenuto giardino; ed erano in piedi anni addietro le sole quattro mura laterali, scoverte, col campanile, fatte abbattere dal Clerico Filippo Iacobellis, ed il materiale lo vendé ai suddetti Frati Conventuali, che l’applicarono al parete del di loro giardino, detto l’Ingegne.
L’Arca di Messer Luca De Andrano de Joya (XIV sec.), non era altro che la lastra laterale del sarcofago, che costituiva l’altare della cappella dove era stata sepolta Giacchina (Jachina), moglie di Nicolò D’Andrano.
Il sepolcro fu smontato probabilmente per il rifacimento della prima Chiesa e la lastra fu inserita nel palazzo Magnini in via Virgilio n.1 a Taranto.
Recuperata dallo speciale Nucleo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico nel 2002 e restaurata a cura del Rotary Club Acquaviva delle Fonti-Gioia del Colle, nel quarantennale della fondazione del Club, il 27 settembre del 2002 ha fatto ritorno nella sua sede originaria ed è stata posizionata sulla porta laterale d’ingresso della Chiesa di San Francesco.La lastra tombale del D’Andrano, nella Chiesa di San Francesco, presenta elementi iconografici che rimandano alla tradizione bizantina: la decorazione con foglie intrecciate di acanto, l’angelo con un’ala abbassata, le 5 parti rigate dello scudo.
La lastra è lunga mt. 1,50, alta mt. 0,50 e larga mt. 0,10. Nella parte centrale è scolpita una porta socchiusa, che simboleggia l’ingresso del Paradiso, sormontata da una stella a cinque punte, simbolo del cielo stellato. A destra della porta è scolpito l’Arcangelo Michele, che, seguendo l’iconografia bizantina, presenta un’ala sollevata e l’altra abbassata, per farci comprendere che il suo volo si è appena concluso, e quindi si è conclusa anche la vita del defunto. L’Arcangelo ha tra le braccia l’anima del defunto, raffigurato da un bambino in fasce, nell’atto di presentarla al custode della porta. Infatti alla sinistra della porta del Paradiso è raffigurato San Pietro, riconoscibile dal fatto che con la mano destra sorregge alcune chiavi e che la sua figura è di proporzione maggiore rispetto alle altre.
Alle due estremità della lastra è presene lo stemma dei D’Andrano, consistente in uno scudo cuneiforme che presenta quattro campi rigati alternati ad altrettanti lisci.
Padre Bonaventura da Lama nella sua Cronica Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della provincia di S. Nicolò afferma che le parti rigate sono le cinque barre di Ruperto, ch’erano due sopra a man sinistra e tre a basso alla man destra.
La lastra marmorea presenta nelle parti laterali alcune decorazioni floreali consistenti in rami e foglie di acanto intrecciati, seguendo la tradizione bizantina.
Tra le decorazioni floreali sono presenti alcuni animali: sulla destra un corvo, simbolo del peccato e sulla sinistra una civetta, simbolo della disgrazia, animali che restano fuori della porta del Paradiso. Con molta probabilità sulla lastra era scolpito anche un altro animale, che sarebbe stato asportato: una colomba, simbolo della pace, che ci ricorda la gioia e la pace per i fortunati mortali che varcavano quella porta.
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1 Ottobre 2021