Il sacro sposalizio di Maria Santissima e San Giuseppe. 23 gennaio.
Della vita di San Giuseppe, sposo della Madonna non conosciamo se non quelle poche notizie che attingiamo dal Vangelo di Matteo (era un uomo giusto, della discendenza di Davide, falegname, promesso sposo di Maria) e di Luca (uomo della casa e della famiglia di Davide della città di Betleem). Sempre dal Vangelo di Matteo apprendiamo […]
Della vita di San Giuseppe, sposo della Madonna non conosciamo se non quelle poche notizie che attingiamo dal Vangelo di Matteo (era un uomo giusto, della discendenza di Davide, falegname, promesso sposo di Maria) e di Luca (uomo della casa e della famiglia di Davide della città di Betleem).
Sempre dal Vangelo di Matteo apprendiamo che Maria prima che lei e Giuseppe abitassero insieme, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre rifletteva su questo, ecco un Angelo del Signore gli apparve in sogno e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché colui che in lei è concepito è opera dello Spirito Santo. Essa darà alla luce un figlio a cui porrai nome Gesù: egli, infatti, salverà il popolo suo dai suoi peccati…. Giuseppe, destatosi dal sogno, fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato e condusse sua moglie con sé.
Dopo la partenza dei Magi un Angelo del Signore apparve a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi il Bambino e sua Madre, fuggi in Egitto, e resta lì, finché non ti avviserò, perché Erode ricercherà il Bambino per farlo morire. Egli si alzò e di notte, preso il Bambino e sua Madre, si ritirò in Egitto, e vi restò fino alla morte di Erode.Morto Erode, ecco un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto. E gli disse: Alzati, prendi il Bambino e sua Madre e va’ nella terra d’Israele; poiché quelli che volevano la vita del Bambino sono già morti. Egli si alzò, prese il Bambino e sua Madre e tornò nella terra di Israele… Andò ad abitare in una città chiamata Nazaret.
Quando Maria si mette in viaggio in tutta fretta verso la montagna, a una città di Giuda, per far visita alla cugina Elisabetta, che era in attesa della nascita del figlio Giovanni, e si trattiene con lei circa tre mesi, l’evangelista Luca non cita San Giuseppe.
Maria e Giuseppe, compiuto l tempo della purificazione, secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per offrire Gesù al Signore, secondo quanto è scritto nella legge del Signore.
Quando Gesù ebbe dodici anni, siccome i suoi genitori erano soliti andare a Gerusalemme ogni anno, per la festa di Pasqua, si recarono alla festa, secondo il solito. Poiché al ritorno Gesù, all’oscuro dei genitori era rimasto a Gerusalemme, dopo tre giorni di cammino lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, ad ascoltarli e ad interrogarli. Vedendolo ne furono meravigliati e sua madre gli disse: Perché ci hai Fatto così? Ecco, tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te. Tornarono a Nazaret e sua Madre custodiva tutti questi ricordi in cuor suo.
Sotto la Croce di Gesù era presente la Madonna; non abbiamo notizie di San Giuseppe, forse era già morto, dovendo aver avuto l’età di 110 anni.
San Giuseppe dalle Sacre Scritture appare come un uomo obbediente e dedito al lavoro di falegname e a proteggere Maria e Gesù. Nei momenti di consigli e di richiami e quindi nell’educazione e nella gestione della famiglia il compito sembra essere riservato alla Madonna.
A lui, a differenza della Madonna, per la quale possiamo affermare che ogni mese ricorre una sua festività, la Chiesa dedica il 19 marzo, giorno onomastico, e, in tempi più moderni, il 1° maggio, come festa di San Giuseppe artigiano e lavoratore.
A Gioia in numerose Chiese sono presenti statue e dipinti di San Giuseppe e scene della nascita di Gesù e nella contrada di Montursi nel 1959 fu costruita la Chiesa intitolata a San Giuseppe Lavoratore.
Sull’Arco Nardulli è posizionata un’icona, il cui originale è presente nella sala delle riunioni del Consiglio comunale di Gioia che raffigura la Madonna, Regina dei Patriarchi, con il Bambino Gesù, alla cui destra è raffigurato San Giuseppe con barba e bastone.
Riporto una ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli.
Secondo la tradizione cristiana, riportata dall’Evangelista San Luca, il 23 gennaio si celebra la festa dello sposalizio di Maria di Gioacchino di Nazaret e di Giuseppe di Clopa di Betlemme, festa che risale al XV secolo.
La Madonna, figlia di San Gioacchino e di Sant’Anna era una bambina consacrata a Dio ed al Tempio di Gerusalemme. I genitori, essendo anziani, lo vollero affidare ad un uomo giusto e santo. I pretendenti erano tanti, tra cui anche San Giuseppe, amico di famiglia, che era rimasto vedovo con tre figli e quattro nipoti affidatigli dal fratello morente.
Per ispirazione divina, su consiglio dell’Arcangelo Gabriele, San Gioacchino, che era sacerdote del Tempio, affermò che l’uomo che poteva sposare Maria, scelto da Dio, avrebbe avuto la fioritura del proprio bastone. Dopo tre giorni, dei quaranta pretendenti, solo il bastone di San Giuseppe fiorì, con la comparsa di tre gigli bianchi.
Quello fu il segno divino e pertanto la Madonna e San Giuseppe, prima si fidanzarono il 23 Gennaio dell’anno 03 a. C. e dopo un anno si sposarono con la benedizione di Dio e di tutto il popolo.
Maria di Nazareth si fidanzò all’età di undici anni, si sposò il 23 Gennaio dell’anno 04 a.C. all’età di dodici anni e partorì Gesù all’età di tredici anni il 25 Dicembre dell’anno 04 a. C. San Giuseppe aveva sessantasei anni quando si fidanzò e di conseguenza aveva settantasette anni all’epoca del suo matrimonio con Maria.
San Giuseppe donò alla Madonna un anello d’oro, che venne venduto ed il ricavato fu dato ai poveri, da cui ebbe origine la tradizione delle zeppole e la rispettò, onorò, amò e difese per tutta la sua lunga vita.
Anticamente a Gioia del Colle in questo giorno si celebrava, in Chiesa Madre, la Festa degli Sposi con la memoria liturgica della Sacra Famiglia di Nazareth. Si officiava la Santa Messa solenne a mezzogiorno con il rinnovo delle promesse matrimoniali. Venivano offerte la dote per i giovani sposi poveri della città. In questa occasione in casa si preparavano gli anelli di San Giuseppe, cioè dei taralli morbidi dolci a base di fecola di patata, zucchero, olio di oliva, latte e scorzette di limone, che venivano fritti o cotti in forno. Gli anelli avevano una particolare doratura e venivano cosparsi da zucchero a grani, a velo o con miele.
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31 Gennaio 2021