La cooperativa di consumo SUDCOOP
Nei momenti di crisi economica i cittadini si sono ingegnati per salvaguardare il potere di acquisto di beni di prima necessità. A questo scopo in molti Comuni i movimenti politici e/o le famiglie meno abbienti si sono organizzate e hanno dato vita a cooperative di consumo. Anche Gioia non è stata assente nel settore delle […]
Nei momenti di crisi economica i cittadini si sono ingegnati per salvaguardare il potere di acquisto di beni di prima necessità. A questo scopo in molti Comuni i movimenti politici e/o le famiglie meno abbienti si sono organizzate e hanno dato vita a cooperative di consumo.
Anche Gioia non è stata assente nel settore delle Cooperative di consumo.
Nel gennaio del 1903 nel Consiglio comunale si discute sulla richiesta dell’Unione Cooperativa dei Lavoratori e della Società cooperativa di consumo per la concessione di un sussidio, quest’ultima lo chiede come incoraggiamento per la costituzione della Società cooperativa di consumo.
Nel 1937 si parla della istituzione a Gioia di un distributore di viveri, una specie di supermercato, di fronte al monumento di Garibaldi, La Provvida, dove si poteva comprare con un certo risparmio; in tal senso c’è una richiesta dell’Amministrazione delle FF.SS.L’ultima cooperativa di consumo in ordine di tempo viene fondata con atto costitutivo del notaio Nicola Guida in data 23 marzo 1976 con la seguente denominazione: SUDCOOP Soc. Coop. a.r.l., con sede in via Giovanni Prati 27/A a Gioia del Colle, con la durata di 100 anni.
Viene omologata dal Tribunale di Bari il 12 aprile 1976 e iscritta n. 1667 del Registro d’ordine attuale n. 8697 Registro Società, n. 259/76 Elenco.
Dovendo salvaguardare i lavoratori dipendenti nelle spese della vita giornaliera, in particolare di beni alimentari e di quelli connessi all’igiene della persona, inizialmente la Cooperativa era preclusa ai lavoratori autonomi, detentori di un reddito medio alto. La richiesta di iscrizione a socio era subordinata alla presentazione di una dichiarazione dei redditi e richiedeva una buona moralità. Era richiesto il pagamento di una quota di due azioni da nominali lire 10.000 ciascuna, per consentire il pagamento delle spese di impianto e di esercizio: fitto dei locali, acquisto di scaffalature, materiale d’ufficio e merci per l’apertura del punto vendita, utenze.
Furono fittati due locali in Via Prati e Via Aleardi, di proprietà del sig. Paolo Brescia e in quei locali il 5 marzo si tenne la prima riunione per illustrare il programma dell’iniziativa e raccogliere le adesioni di chi intendeva essere socio fondatore. La lettera di convocazione dei soci fondatori di invito alla riunione, inviato da Franco Ferrara e Vito Mastrovito, nel sottolineare che in un momento in cui il costo della vita saliva vertiginosamente, era necessario usare tutte le forme possibili per difendere i nostri salari, sempre più sviliti nel loro potere di acquisto, aveva portato a pensare di dar vita ad una COOPERATIVA DI CONSUMO, con lo scopo di acquistare per vendere ai propri soci generi alimentari e merci d’uso domestico a condizioni più convenienti possibili, chiedeva di far intervenire anche altre persone interessate al progetto.
Dopo aver ottenuto la licenza comunale si procedette all’acquisto di scaffalature dalla ditta ARMEMO di Castellaneta e a primavera del 1976 si partì con l’apertura del punto vendita.
Era stato eletto il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa con Vito Mastrovito Presidente, Francesco Giannini Vicepresidente, Luigi Marotta, Giuseppe Cuscito, Franca Santoro e Francesco Fasano come consiglieri, Donato Paradiso segretario e del Collegio sindacale, con Franco Ferrara presidente, Curione Cesare e Montanaro Mario, membri effettivi..
Furono stipulati contratti per rifornimento di prodotti alimentari e non, favorendo l’approvvigionamento da produttori locali, provinciali e regionali, ove presenti e allargando le forniture anche a produttori a livello nazionale. Una convenzione con la Coop Emilia-Veneto fu stipulata per rifornimento di prodotti COOP perché, sempre in tema di salvaguardia della salute dei consumatori, la COOP non utilizzava conservanti e coloranti nella preparazione di prodotti alimentari.
Il primo anno di vita della cooperativa, non potendo fare previsioni sul successo dell’iniziativa, fu all’insegna dell’economia massima e si basò sul volontariato puro dei componenti del Consiglio di Amministrazione e di alcuni soci pensionati, che offrirono gratuitamente parte del proprio tempo libero come addetti al rifornimento delle merci, alla cassa e al controllo delle vendite. L’unica figura professionale retribuita fu quella del commercialista, che gestiva la contabilità.
La Cooperativa, per mantenere un contatto stabile con i soci e sollecitare consigli e suggerimenti sulla conduzione della stessa, realizzò un Bollettino di informazione di notizie e cultura a diffusione interna, con cadenza bimensile, SUDCOOP Notizie.
Ad un anno dall’apertura del punto vendita nel marzo del 1977 sul Bollettino SUDCOOP viene pubblicato il seguente editoriale: La Sudcoop dopo un anno di vita avverte la necessità di confrontarsi con tutto l’ambiente gioiese per poter affrontare la II^ fase. La Sudcoop un anno fa nasceva spontaneamente come arma di difesa in periodi di crisi dei bilanci familiari. Fu avvertito subito che la “difesa” soltanto non bastava, era necessario operare “aperture” verso tutta la tematica economica e sociale che ci stava intorno. Possiamo dire che la Sudcoop è il segnale per un risveglio generale del nostro ambiente. Abbiamo visto un mettersi insieme di categorie di lavoratori – dal bracciante, all’operaio, all’impiegato, ai militari, a quadri intermedi, a insegnanti -. Questa unità ha permesso di dare una risposta avanzata a chi invece vuole Gioia del Colle ancora su posizioni conservatrici e direi parassitarie. Oggi i dirigenti della Sudcoop avvertono che per entrare nell’arena dell’economico e del politico è necessario aprire un vasto dibattito che investe tutti coloro che credono nel cambiamento, nel progresso. Se questa II^ fase sarà costruita con la stessa pazienza della prima, allora la speranza del rinnovamento diventerà certezza. Dopo il primo anno di attività la Sudcoop oltre a festeggiare il suo primo traguardo, senza trionfalismi e velleità, cerca di aprire una nuova fase di sviluppo. Infatti sta per essere superata la preziosa struttura volontaristica, non perché il volontariato ha cessato la sua funzione, ma per due ordini di motivi: 1 -per passare ad una struttura che sia un vero e proprio soggetto economico e sociale; 2 – per poter potenziare il lavoro di organizzazione e di sviluppo. Queste due direttrici permetteranno alla Sudcoop una maggiore incisività nel tessuto della economia locale e un efficace inserimento nel processo di rinnovamento della città. Nella Sudcoop è prefigurata una collaborazione unitaria dei lavoratori e anche delle espressioni politiche, si potrebbe dire un’autentica esperienza del pluralismo. È chiaro che questo germe di vita sociale non può esimersi dal lanciare proposte che attraverso una reale organizzazione di tipo nuovo tra le classi, faccia ritrovare alla città una spinta generale per l’uscita dall’immobilismo tradizionale. I dirigenti ed i soci nel futuro saranno impegnati a portare avanti proposte del tipo: – difesa dei redditi familiari, riducendo sempre più al necessario le strutture di vendita; – ampliamento della base sociale; – sviluppo della vita sociale e culturale.
Quando le vendite cominciarono a dare ossigeno alla cooperativa e non potendo i soci volontari garantire la loro presenza in maniera costante, dal momento che le vendite avevano preso il volo, si pensò ad assumere un magazziniere e un cassiere retribuiti a tariffa sindacale, cioè secondo i contratti previsti per il comparto dei lavoratori del commercio.
Il personale aumentò di pari passo con l’aumento delle vendite e dei due successivi ampliamenti dei locali di vendita, adiacenti all’area di vendita precedentemente utilizzata, con l’introduzione di nuovi articoli e nuove tabelle merceologiche.
Dopo una prima apertura la cooperativa si amplia non solo per l’aumentato numero dei soci, per la eliminazione della clausola reddituale e per i prezzi concorrenziali offerti rispetto agli altri negozi similari operanti a Gioia, ma anche per l’accesso alla spesa da parte di non soci. Questi ultimi, però, non fruivano delle campagne di sconto, che a cadenza quasi mensile erano riservate ai soli soci.
Inoltre non essendo la cooperativa una società a scopo di lucro e anche per i benefici tributari di cui godeva per legge, il ricarico sulle merci acquistate era minimo e serviva a garantire il recupero delle spese sostenute per la gestione del punto vendita. Alla fine di ogni anno l’eventuale avanzo di amministrazione veniva in parte investito per migliorare ed ampliare la struttura e la gamma commerciale, mentre un’altra parte veniva ristornata ai soci in base alle spese effettuate in cooperativa.
A questo scopo era stato anche avviato il prestito sociale, che, a un tasso maggiormente remunerativo rispetto a quello praticato dalle banche e senza spese di tenuta conto, consentiva ai soci di depositare su un libretto nominativo una determinata somma in denaro. Questa iniziativa trovò subito consenso tra i soci, al punto che la raccolta del piccolo risparmio tra soci nel 1978 contava quasi 32 milioni di lire, passati a quasi 41 milioni nel giugno successivo e lotre 50 milioni a dicembre del 1979, con un numero di 151 libretti di deposito, a fronte di circa 410 soci. Questa forma di risparmio ha consentito di far aumentare gli investimenti della Sudcoop, di generare l’autofinanziamento e di esprimere al gruppo dirigenziale il riconoscimento di una fiducia reale da parte di tutti i soci.
Agli inizi degli anni ’80 la SUDCOOP, dietro sollecitazione di un consistente numeri di soci residenti a Santeramo in Colle, che effettuavano la propria spesa nel negozio di Gioia ha provveduto a proprie spese ad aprire un discount anche a Santeramo.
Gli scopi della costituzione della SUCOOP sono ben esplicitati in un messaggio pubblicitario ideato dalla dirigenza della cooperativa, in cui si affermava: Un impegno quotidiano contro l’inflazione e per una nuova qualità dei consumi: i discount COOP.
La Cooperativa di consumo SUDCOOP è aperta a tutti coloro che sono disposti ad impegnarsi per la difesa della salute e della qualità dei consumi, per l’effettiva convenienza degli acquisti, per una nuova disciplina del commercio e una legislazione che tuteli maggiormente i consumatori e salvaguardi gli interessi dei cittadini. Essere soci della Cooperativa permette di usufruire delle numerose iniziative rivolte esclusivamente ai soci, del ristorno degli eventuali utili e del servizio prestito da soci.
Una delle linee essenziali su cui, in base allo Statuto sociale, la Sudcoop si è mossa è quella di sviluppare tra i soci proposte di assistenza, previdenza e mutualità. Per questo il Consiglio di Amministrazione, interpretando una esigenza ormai diffusa tra i soci propose di istituire una Commissione formata da alcuni soci con il compito di proporre al gruppo dirigente delle iniziative di assistenza, previdenza e mutualità a favore dei soci stessi, prelevando le risorse dal fondo di Riserva Straordinario che, per Statuto era stato accantonato in previsione di simili iniziative. Fu impostato un accordo con alcuni ospedali di zona per una Banca del Sangue formata da soci della Cooperativa, furono istituite borse di studio a favore di un socio o figlio di socio per una borsa di studio per una tesi di laurea avente come oggetto “La Cooperazione a Gioia del Colle. Storia e prospettive”, furono stabilite delle convenzioni con alcuni negozi di Gioia, che concedevano ai soci della Cooperativa sconti particolari su articoli vari. Una ulteriore borsa di studio fu intitolata alla memoria di Luigi Marotta, indimenticabile amico, deceduto nel 1979, a mente dell’art. 3 dello Statuto Sociale: La Cooperativa si propone di promuovere e sostenere attività sociali, culturali, ricreative e mutualistiche che favoriscano l’organizzazione del tempo libero, l’aggiornamento culturale, lo sviluppo di una democratica vita sociale dei soci, delle loro famiglie e, più in generale, dei lavoratori.
Negli anni ’80 la SUDCOOP è entrata a far parte di una catena di discount Coop di Puglia e Basilicata con sedi in Bari, Noicattaro, Ostuni, Molfetta, Gioia del Colle, Santeramo in Colle, Taranto, Grottaglie, Policoro e Marconia.
Poiché la maggior parte dell’approvvigionamento di prodotti a marchio COOP e a marchi nazionali era effettuato attraverso trasporto su gomma, spesa che incideva notevolmente sul costo finale dei prodotti, si decise di mettere su una Cooperativa regionale con la denominazione COOP Puglia, che avrebbe avuto un deposito regionale di rifornimento per tutti i punti vendita COOP di Puglia e Basilicata.
Mentre i punti vendita di Gioia del Colle e di Santeramo in Colle chiudevano ogni anno i propri bilanci in attivo, la gran parte degli altri punti vendita continuavano a chiudere in passivo i loro bilanci.
Questa situazione portò alla copertura dei deficit di Coop Puglia da parte della COOP Emilia- Veneto per alcuni anni e al disimpegno della stessa verso COOP Puglia. I punti di vendita di Gioia del Colle furono dati in gestione ai rispettivi dipendenti e cambiarono denominazione.
Nonostante la fine di questa esperienza, dovuta in massima parte all’ingerenza della politica nella esperienza cooperativa pugliese (notoriamente la COOP è una costola della sinistra e nel Meridione politica e posti di lavoro erano legati da un file rouge) fin quando la SUDCOOP ha mantenuto a sua autonomia ha prodotto frutti e ha creato gli indispensabili posti di lavoro, regolarmente retribuiti, senza sprechi di costi per esagerata assunzione di lavoratori e di energie.
Resta, comunque, il ricordo di un manipolo di sognatori che hanno fatto vivere, in un periodo di lotte salariali e di crisi economica nazionale, un momento di solidarietà, di servizio e di salvaguardia dei salari ai fini non di un prestigio personale, ma per il conseguimento del bene comune nel settore dei consumi essenziali.
Non a caso quest’esperienza di servizio sarà riproposta un decennio dopo dagli stessi volontari che operarono nella SUDCOOP (Vito Mastrovito, Francesco Giannini, Donato Paradiso, Franco Ferrara, Pino Dentico) allorquando nel 1994 decisero di mettere insieme le loro forze finalizzandole in campo politico, per concorrere anche in quell’ambito al conseguimento del bene comune con spirito di volontariato e di servizio, in un altro momento di grave crisi politica e sociale di Gioia del Colle.
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2 Gennaio 2021