L’antica festa patronale di Santa Sofia a Gioia del Colle
Su Santa Sofia, prima Patrona di Gioia, è possibile consultare alcuni articoli presenti su questo sito. Riporto una ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, che ringrazio per il suo contributo, volto ad arricchire la nostra conoscenza sulla Storia e sulla celebrazione della festa di Santa Sofia e delle sue tre figlie Santi e […]
Su Santa Sofia, prima Patrona di Gioia, è possibile consultare alcuni articoli presenti su questo sito.
Riporto una ricerca storica del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, che ringrazio per il suo contributo, volto ad arricchire la nostra conoscenza sulla Storia e sulla celebrazione della festa di Santa Sofia e delle sue tre figlie Santi e Martiri, a Gioia del Colle.
L’antica festa patronale di Santa Sofia, vedova di Milano e delle tre figlie Martiri: Fede, Speranza e Carità a Gioia del Colle 07 settembre.
Secondo la tradizione leggendaria, riportata dall’Abate Losapio, l’antico ed allargato villaggio di Gioia del Colle fu evangelizzato da San Pietro Apostolo e fu consacrato a San Marco Evangelista, che ne divenne il primo protettore.
In seguito il sette Settembre dell’anno 134 d. C. giunse da Roma a Gioia del Colle, Santa Sofia vedova di Milano con le tre figlie Fede, Speranza e Carità, che avevano l’intenzione di raggiungere la Terra Santa, per vivere nei territori frequentati da Gesù. Santa Sofia si trattenne per tre mesi, evangelizzando, aiutando, curando e beneficando la popolazione locale, i cui uomini erano tutti segretamente innamorati della bellissima madre milanese. Le Sante donne abitavano presso le grotte sottostanti all’attuale Chiesa Madre, che vennero chiamate la Casa di Santa Sofia.I Gioiesi persuasero le quattro Sante a non raggiungere la Palestina, in quanto il viaggio era lungo e molto pericoloso.
Intanto San Pietro apparve in sogno alla Santa, che ricevette l’invito di tornare a Roma, perché a Comunità ecclesiale latina aveva bisogno del loro aiuto.
Quindi partirono da Gioia del Colle per Roma, promettendo ai Gioiesi che avrebbe pregato per loro e che li avrebbe protetti da qualsiasi male, malattia e calamità.
Gli antichi Gioiesi rappresentarono le quattro Sante su affreschi rupestri, eleggendo Santa Sofia e le sue tre figlie, quali avvocate particolari.
Secondo la tradizione storica, il culto per Santa Sofia fu introdotto dalle famiglie patrizie di origine greca ed orientale, che la identificarono con quello della Madonna e della Sapienza Divina.
I Bizantini suffragarono il culto delle quattro Sante eleggendole patrone del catapanato territoriale. I Longobardi la identificarono nella dea celtica della fecondità. I Normanni la considerarono una delle sorelle della Madonna. I Monaci Basiliani, devoti alle Sante, giunti nel territorio gioiese, contribuirono alla diffusione del culto, realizzando nell’ipogeo presente sotto l’odierna Chiesa Matrice, una laura dedicandola a Santa Sofia ed alle sue tre figlie. In seguito, l’arrivo a Gioia del Colle degli Albanesi Schiavoni, determinò un impulso notevole della diffusione del culto delle Sante, già venerate in tutto l’Oriente.
Nella precedente Chiesa di Sant’Angelo gli Schiavoni avevano realizzato un altare votivo lapideo con un affresco che rappresentava le quattro Sante oranti, oggi inesistente.
Le famiglie albanesi, greche e di origine orientale, valorizzarono il culto delle Sante, contribuendo alla costruzione di luoghi sacri in loro onore.
Santa Sofia era invocata per allontanare la cattiva sorte alle spose ed alle donne, propiziare un buon matrimonio, scongiurare i cattivi incontri, gli incidenti, le malattie al seno, alle mani, ai piedi e la morte dei bambini e dei figli.
Dove oggi è situata la Chiesa Rettoria di Sant’Andrea, anticamente sorgeva la Chiesa di Santa Sofia con rito greco, in seguito denominata Santa Maria di Costantinopoli e poi Santa Maria del Casale. Al centro dell’attuale Via Santa Sofia, nei pressi della Via per Santeramo in Colle era ubicata ad Ovest, punto in cui tramonta il Sole, una seconda Chiesa dedicata alla Santa ed alle sue figlie, perché in quel luogo era apparsa per scongiurare una terribile siccità.
La Santa delle lacrime, propiziava la pioggia e venne anche identificata con la Madonna Addolorata. Altre tre cappelle rupestri erano intitolate alle figlie della Santa, che erano considerate i punti cardinali della vita religiosa cittadina, infatti una sorgeva a Nord ed era dedicata a Santa Fede, una sorgeva ad Est ed era dedicata a Santa Speranza ed una sorgeva a Sud ed era dedicata a Santa Carità.
Santa Sofia riuniva i Cristiani di rito greco-ortodosso con quelli di rito latino, diventando un ponte ideale tra Oriente ed Occidente, simbolo di tolleranza, emancipazione femminile e cooperazione, avvicinando anche gli altri Credi religiosi e creando un dialogo ecumenico di pacifica convivenza nella Terra di Gioia.
I Gioiesi conoscendo la sua biografia, si affezionarono emotivamente alla Santa, identificandosi nel suo dolore di Madre, simile a quello provato dalla Madonna. Per tali motivazioni la elessero protettrice di tutte le famiglie gioiesi e quindi della città.
La festa popolare divenne solenne e patronale ed era celebrata nell’antica Chiesa di Santa Maria del Casale con rito greco, mentre con rito latino i Chiesa Madre.
Nella primitiva Chiesa di Sant’Andrea, oggi inesistente, era presente un altare privilegiato lapideo con un affresco ritraente Santa Sofia e le tre figlie in gloria. Era presente una grande icona raffigurante le quattro Sante in stile orientale, utilizzata nel rito greco. Nell’antica Chiesa Madre di San Marco, attualmente inesistente, era presente un altare lapideo con un affresco che rappresentava la storia delle quattro Sante. Nelle tre cappelle rupestri extra moenia gli affreschi rappresentavano ognuna il martirio di una figlia della Santa.
Nella Chiesa rurale di Santa Sofia, nei pressi della Via per Santeramo in Colle, c’era l’altare maggiore lapideo con un affresco raffigurante le quattro Sante adoranti la Santissima Trinità. Ai lati c’erano due altari lapidei per parte, affrescati. Il primo altare di destra era dedicato alla Madonna Bambina, mentre il secondo altare di destra era dedicato a Santa Fede. Il primo altare di sinistra era dedicato a Santa Speranza, mentre il secondo altare di sinistra era dedicato a Santa Carità.
La festa patronale, con i relativi oggetti di culto, inizialmente si svolgeva nell’antica Chiesa di Sant’Andrea, già di Santa Sofia.
Con la demolizione e la ricostruzione dell’antica Chiesa di Santa Maria del Casale, la festa venne trasferita nella Chiesa rurale di Santa Sofia nei pressi della Via per Santeramo in Colle. In seguito, con la demolizione della Chiesa rurale, la festa venne trasferita nella Chiesa Madre.
La festa patronale di rito greco era celebrata nell’antica Chiesa di Sant’Andrea l’otto settembre di ogni anno e prevedeva un novenario, con l’offerta dell’olio alle Sante. All’alba del medesimo giorno si assisteva al rito della Rinascita e della Luce, con l’accensione delle candele. Dopo gli offici liturgici orientali l’icona veniva portata in processione nella Chiesa Madre, dove si assisteva alla Santa Messa solenne in rito latino, al cui termine si realizzava la benedizione e d il rientro dell’icona nella Chiesa di Sant’Andrea.
Con l’estensione del rito latino alla Chiesa di Sant’Andrea, i fedeli fecero realizzare un quadro delle Sante ed in seguito quattro statue lignee a manichino.
La festa prevedeva una fiera dell’Estate che durava una settimana, dal primo all’otto Settembre di ogni anno.
Con l’introduzione del rito latino, l’icona venne gradualmente dismessa e si utilizzò per le pratiche devozionali, prima il quadro e poi le statue, che nel giorno della festa, in mattinata, venivano portate in processione una dietro l’altra per il territorio gioiese e poi al termine, prima di rientrare nella Chiesa di Sant’Andrea, sostavano in Chiesa Madre per la benedizione ed il panegirico. Nell’antica Chiesa Matrice fu fatto scolpire il blocco statuario delle Sante in pietra, pesantissimo, opera di Stefano da Putignano, che in seguito venne demolito a causa della sua pericolosità.
Con il rifacimento della Chiesa di Sant’Andrea, la festa di Santa Sofia fu celebrata nella Chiesa rurale extra moenia, dove furono portate solennemente il quadro e le quattro statue. Apriva il corteo il labaro della Vittoria con il Capitolo, poi veniva il quadro, seguito dalle statue di Santa Fede, Santa Speranza, Santa Carità e Santa Sofia con al seguito le autorità e tutto il popolo.
In alcuni periodi le tre figlie della Santa vennero festeggiate anche il primo Agosto ed il cinque Settembre. Per regolamentare i riti religiosi, il Clero locale decise di celebrare in un’unica festa le quattro Sante l’otto Settembre di ogni anno. Con l’istituzione della solennità della Natività di Maria, la festa patronale fu anticipata al giorno sette Settembre, per dare la precedenza liturgica alla Madonna.
All’alba del giorno cinque Settembre, le statue delle tre Sante figlie, venivano portate in processione, dopo la Messe Solenne dalla Chiesa rurale alla cripta della Chiesa Madre, portate a spalla dalle fanciulle non sposate e qui rimaneva per tre giorni fino all’otto Settembre. Nella cripta erano presenti tracce di affreschi rupestri basiliani raffigurante la Storia delle quattro Sante.
All’alba del giorno festivo, dopo gli offici liturgici nella Chiesa fuori le mura, la statua della Santa, portata a spalle dalle vedove, cercava disperatamente in tutto il territorio gioiese le tre figlie. Alle ore nove la statua della Santa giungeva presso la cripta della Chiesa Madre, chiedendo il permesso di entrare, battendo le catene per tre volte sul portale. Il popolo chiamava a gran voce le tre figlie, benedicendo il nome della Santa. Giunta nella cripta la Santa si ricongiungeva, con il pianto unanime dei fedeli, alle tre figlie e le statue venivano esposte in un sontuoso trono effimero allestito in Chiesa Madre, dove si assisteva al rito della consolazione, alla Messa Solenne e alla processione per le vie del borgo antico ed in quelle dell’anello extra murario cittadino, sostando presso le cappelle dedicate alle figlie martiri. Al rientro in Chiesa Madre, si consegnavano alle Sante le quattro chiavi delle porte cittadine e si proclamava l’atto di affidamento con la supplica.
Nel pomeriggio si assisteva alla benedizione delle vedove ed alla consacrazione delle bambine e delle ragazze. La benedizione veniva effettuata con l’aspersione del latte di capra e venivano recitate le formule per allontanare la cattiva sorte alle spose. In serata si assisteva al panegirico, con la sacra rappresentazione della Passio delle Sante.
Oltre alla fiera, il territorio e l’agro gioiese era abbellito con festoni floreali e vegetali realizzati soprattutto con rami di edera simbolo di fedeltà, lumini, lampioncini veneziani, musici e banchetti. A sera si accendeva anche il falò propiziatorio, con danze rituali, fino ad attendere l’alba per salutare un nuovo anno.
La festa patronale rappresentava il natale ed il capodanno della città di Gioia del Colle.
Otto giorni dopo si assisteva alla festa dell’Ottava, in cui a mezzogiorno, dopo la Messa solenne, si assisteva alla processione di ritorno delle Sante presso la Chiesa rurale, con il saluto e la chiusura dei festeggiamenti.
Le chiavi simboliche cittadine, erano lasciate nelle mani delle statue delle Sante per tutto l’anno in modo da assicurare la protezione continua, per poi toglierle in occasione della festa dell’anno successivo.
Nella Chiesa rurale era conservato un grande labaro dedicato alle Sante, munito di sonagli, che veniva fatto ondeggiare in segno di gloria ed apriva tutte le processioni in onore di Santa Sofia.
Con la demolizione della Chiesa di Santa Sofia, i festeggiamenti patronali vennero effettuati in Chiesa Madre, dove vennero modificati, anticipati e pian piano ridimensionati anche in seguito ai successivi impulsi liturgici e devozionali dei nuovi Santi patroni e compatroni.
Nell’antica Chiesa Madre erano conservate all’interno del campanile, le quattro statue lignee delle Sante, mentre non si ebbe più traccia dell’icona, del labaro, del quadro e della statua lapidea. La festa della Chiesa Matrice prevedeva la novena, la Messa Solenne, la consegna delle quattro chiavi di ferro, oggi introvabili, la processione di gala per le vie del borgo antico al mattino e per quelle dell’anello murario extra murario nel pomeriggio.
La festa dell’Ottava concludeva i festeggiamenti con la processione mattutina votiva che percorreva tre giri intorno alla Chiesa Madre.
Nel tempo con la regolamentazione dei sacri riti, la festa di Santa Sofia è stata ridimensionata e pur essendo la patrona e protettrice titolare effettiva della città, il suo culto, anche se presente nella memoria locale, è stato pian piano dimenticato. Nel tempo il culto per Santa Sofia divenne sempre più penitenziale, distaccato e statico, ricalcando la dolorosa vicenda delle quattro Sante. I Gioiesi sentirono l’esigenza spirituale di rinnovarsi e di celebrare un culto più gioioso per venerare le Sante Patrone che presentavano una biografia toccante ed eroica, ma triste e tragica. Pertanto le famiglie notabili cittadine per dare nuovo slancio alla tiepida spiritualità gioiese e cristallizzata in un culto patronale rigido, proposero provvidenzialmente la venerazione di un nuovo santo, San Filippo Neri, il Santo della gioia e dell’allegria. Anche l’immagine di San Rocco di Montpellier, compatrono cittadino, caro al popolo, che più volte aveva salvato la città dalle epidemie, manifestava la sofferenza fisica e quindi il dolore.
Le famiglie nobili Gioiesi, unitamente al Clero, per fronteggiare la crisi spirituale cittadina, proposero un nuovo esempio di santità, più moderno, attuale, lieto, dinamico e con il sorriso di Dio. San Filippo Neri, suffragato da Papa Orsini e da tutta la Chiesa, aveva salvato la città dal disastroso terremoto e pienamente incarnava queste necessità. Gradualmente la festa di Santa Sofia passò in sordina, permanendo unicamente la fiera del sette Settembre. Le statue, i paramenti, il trono e l’apparato effimero vennero dismessi per incuria e con il crollo del campanile della Chiesa Madre risultarono dispersi.
La sola festa liturgica fu spostata al diciotto Settembre per poi essere definitivamente celebrata il trenta Settembre di ogni anno. In caso di mal tempo, le celebrazioni esterne non si svolgevano e si rinviavano al bel tempo, perché la Santa manifestava la volontà di non voler celebrare la festa a causa dei molti peccati. Al contrario il bel tempo confermava la volontà della Santa di permettere di realizzare i suoi festeggiamenti.
San Filippo Neri venerava Santa Sofia e le sue tre figlie, valorizzandole ed indicandole quale esempio di donne cristiane virtuose, pure, coraggiose ed intrepidi testimoni evangelizzatrici. San Filippo Neri studiò accuratamente la biografia delle Sante, riportandola negli Annali Ecclesiastici. Lo stesso cardinale oratoriano Cesare Baronio contribuì alla valorizzazione delle figure storiche delle Santi, fissando la loro festa liturgica al trenta Settembre di ogni anno. Nel suo Oratorio San Filippo Neri celebrava la festa liturgica delle Sante, con la Messa solenne, il panegirico e la benedizione delle vedove, delle spose e delle ragazze, donando loro Rosari o coroncine aventi la Croce, l’ancora ed un cuoricino, simboli delle Sante figlie martiri.
Tracce attuali del culto di Santa Sofia a Gioia del Colle sono presenti nella tela dell’altare del Cappellone patronale della Chiesa Madre, nell’icona che sormontava l’Arco Nardulli ed oggi conservata nella sala consiliare comunale, nella lunetta superiore dell’altare di Sant’Antonio da Padova nella Chiesa Rettoria di San Francesco di Assisi e nell’edicola privata della Masseria Monte.
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6 Settembre 2020