La festa del 1° maggio a Montursi
Il 1° maggio 1886 si tenne a Chicago uno sciopero di lavoratori, che chiedevano migliori condizioni di lavoro e la durata della giornata lavorativa di otto ore. Il giorno 4 maggio successivo, durante un comizio sindacale tenuto allo Haymarket Square di Chicago, si verificò lo scoppio di una bomba, che provocò la morte di una […]
Il 1° maggio 1886 si tenne a Chicago uno sciopero di lavoratori, che chiedevano migliori condizioni di lavoro e la durata della giornata lavorativa di otto ore. Il giorno 4 maggio successivo, durante un comizio sindacale tenuto allo Haymarket Square di Chicago, si verificò lo scoppio di una bomba, che provocò la morte di una decina di persone tra lavoratori e poliziotti. Il movimento socialista dei lavoratori, in onore delle vittime di quell’ attentato, nel 1889 proclamò il 1° maggio come Festa del Lavoro.
Nell’anno 1955 a partire dal 1° maggio, giorno della Festa del Lavoro, papa Pio XII istituiva la Festa di S. Giuseppe artigiano, protettore dei lavoratori.Quel giorno domenicale, parlando in piazza San Pietro nel suo Discorso in occasione della solennità di san Giuseppe artigiano il Papa, tra l’altro, disse:
Poco più di dieci anni or sono, l’11 marzo 1945, in un momento delicato della storia della Nazione italiana, e specialmente della classe lavoratrice, Noi ricevemmo per la prima volta in Udienza le Acli…… Così le Acli entrarono in scena, con l’approvazione e la benedizione del Vicario di Cristo.
Fin dalle origini Noi mettemmo le vostre Associazioni sotto il potente patrocinio di S. Giuseppe. Non vi potrebbe essere infatti miglior protettore per aiutarvi a far penetrare nella vostra vita lo spirito del Vangelo. …Dal Cuore dell’Uomo-Dio, Salvatore del mondo, questo spirito affluisce in voi e in tutti gli uomini; ma è pur certo che nessun lavoratore ne fu mai tanto perfettamente e profondamente penetrato quanto il Padre putativo di Gesù, che visse con Lui nella più stretta intimità e comunanza di famiglia e di lavoro. Così, se voi volete essere vicini a Cristo, Noi anche oggi vi ripetiamo « Ite ad Ioseph »: Andate da Giuseppe! (Gen. 41, 55).
Le Acli dunque debbono far sentire la presenza di Cristo ai loro propri membri, alle loro famiglie e a tutti quelli che vivono nel mondo del lavoro. Non vogliate mai dimenticare che la vostra prima cura è di conservare e di accrescere la vita cristiana nel lavoratore. A tal fine non basta che soddisfacciate e esortiate a soddisfare gli obblighi religiosi; occorre anche che approfondiate la vostra conoscenza della dottrina della fede, e che comprendiate sempre meglio ciò che importa l’ordine morale del mondo, stabilito da Dio, insegnato e interpretato dalla Chiesa, in ciò che concerne i diritti e i doveri del lavoratore di oggi…..
La formazione religiosa del cristiano, e specialmente del lavoratore, è uno degli offici principali dell’azione pastorale moderna.….
Quante volte Noi abbiamo affermato e spiegato l’amore della Chiesa verso gli operai! Eppure si propaga largamente l’atroce calunnia che « la Chiesa è alleata del capitalismo contro i lavoratori »! Essa, madre e maestra di tutti, è sempre particolarmente sollecita verso i figli che si trovano in più difficili condizioni, e anche di fatto ha validamente contribuito al conseguimento degli onesti progressi già ottenuti da varie categorie di lavoratori…. Ma la Chiesa non può ignorare o non vedere che l’operaio, nello sforzo di migliorare la sua condizione, si urta contro qualche congegno, che, lungi dall’essere conforme alla natura, contrasta con l’ordine di Dio e con lo scopo che Egli ha assegnato per i beni terreni. …
La Chiesa non si restringe ad invocare questo più giusto ordine sociale, ma ne indica i principi fondamentali, sollecitando i reggitori dei popoli, i legislatori, i datori di lavoro e i direttori delle imprese di metterli ad esecuzione.
Ma il Nostro discorso si volge ora particolarmente ai cosiddetti «, delusi » fra i cattolici italiani. Non mancano essi infatti, soprattutto fra giovani anche di ottime intenzioni, i quali avrebbero aspettato di più dall’azione delle forze cattoliche nella vita pubblica del Paese….
L’azione delle forze cristiane nella vita pubblica importa dunque certamente che si promuova la promulgazione di buone leggi e la formazione di istituzioni adatte ai tempi; ma significa anche più che si bandisca il dominio delle frasi vuote e delle parole ingannatrici, e che l’uomo comune si senta appoggiato e sostenuto nelle sue legittime esigenze ed attese. Occorre formare una opinione pubblica che, senza cercare lo scandalo, indichi con franchezza e coraggio le persone e le circostanze, che non sono conformi alle giuste leggi ed istituzioni, o che nascondono slealmente ciò che è vero. …
Ecco il fondamento della speranza che Noi esprimevamo alle Acli or sono dieci anni e che ripetiamo oggi con raddoppiata fiducia dinanzi a voi. Nel movimento operaio possono subire reali delusioni soltanto coloro, che dirigono il loro sguardo unicamente all’aspetto politico immediato, al giuoco delle maggioranze. L’opera vostra si svolge nello stadio preparatorio — e così essenziale — della politica. Per voi si tratta di educare ed avviare il vero lavoratore cristiano mediante la vostra « formazione sociale» alla vita sindacale e politica e di sostenere e facilitare tutta la sua condotta per mezzo della vostra « azione sociale » e del vostro « servizio sociale ». Continuate dunque senza debolezze l’opera finora prestata; in tal guisa aprirete a Cristo un adito immediato nel mondo operaio, e mediatamente poi anche negli altri gruppi sociali. È questa l’« apertura » fondamentale, senza la quale ogni altra « apertura » in qualunque senso non sarebbe che una capitolazione delle forze che si dicono cristiane.
Diletti figli e figlie, presenti in questa sacra Piazza; e voi lavoratori e lavoratrici del mondo tutto, che Noi teneramente abbracciamo con paterno affetto, simile a quello con cui Gesù avvinceva a sé le moltitudini fameliche di verità e di giustizia; siate certi che in ogni occorrenza avrete al vostro fianco una guida, un difensore, un Padre.
DiteCi apertamente, sotto questo libero cielo di Roma: Saprete voi riconoscere, tra tante voci discordi e ammalianti a voi rivolte da varie parti, alcune per insidiare le vostre anime, altre per umiliarvi come uomini, o per defraudarvi dei legittimi vostri diritti come lavoratori, saprete riconoscere chi è e sarà sempre la vostra sicura guida, chi il fedele vostro difensore, chi il sincero vostro Padre?
Si, diletti lavoratori; il Papa e la Chiesa non possono sottrarsi alla divina missione di guidare, proteggere, amare soprattutto i sofferenti, tanto più cari, quanto più bisognosi di difesa e di aiuto, siano essi operai o altri figli del popolo.
Questo dovere ed Impegno Noi, Vicario di Cristo, desideriamo di altamente riaffermare, qui, in questo giorno del 1° maggio, che il mondo del lavoro ha aggiudicato a sé, come propria festa, con l’intento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro, e che questa ispiri la vita sociale e le leggi, fondate sull’equa ripartizione di diritti e di doveri.
In tal modo accolto dai lavoratori cristiani, e quasi ricevendo il crisma cristiano, il 1° maggio, ben lungi dall’essere risveglio di discordie, di odio e di violenza, è e sarà un ricorrente invito alla moderna società per compiere ciò che ancora manca alla pace sociale. Festa cristiana, dunque; cioè, giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo degli ideali cristiani della grande famiglie del lavoro.
Affinchè vi sia presente questo significato, e in certo modo quale immediato contraccambio per i numerosi e preziosi doni, arrecatici da ogni regione d’Italia, amiamo di annunziarvi la Nostra determinazione d’istituire — come di fatto istituiamo — la festa liturgica di S. Giuseppe artigiano, assegnando ad essa precisamente il giorno 1° maggio. Gradite, diletti lavoratori e lavoratrici, questo Nostro dono? Siamo certi che sì, perché l’umile artigiano di Nazareth non solo impersona presso Dio e la S. Chiesa la dignità del lavoratore del braccio, ma è anche sempre il provvido custode vostro e delle vostre famiglie.
Con tale augurio sulle labbra e nel cuore, diletti figli e figlie, e con la certezza che ricorderete questa giornata così densa di santi propositi, così fulgida di buone speranze, così promettente per quanto è stato compiuto, invochiamo dall’Altissimo le più elette benedizioni su di voi, sui vostri congiunti, sui degenti negli ospedali e nei sanatori, sui campi e le officine, sulle vostre Acli e sulla loro grande e nobile attività, sui datori di lavoro, sulla diletta Italia e sul mondo tutto del lavoro, a Noi sempre caro. Discenda dai cieli sulla terra, da voi lavorata e fecondata in ossequio al primordiale divino precetto, la Nostra paterna Apostolica Benedizione!
Nel 1958 viene istituita nel Comune di Gioia del Colle la frazione di Montursi.
In detta contrada infatti risiedevano circa 3000 persone e parte della zona era stata da poco rimboschita. A febbraio del 1959 il Commissario Prefettizio di Gioia Emanuele Loperfido delibera un contributo di £. 300.000 per l’erigenda chiesa parrocchiale ” S. Giuseppe ” in contrada Montursi, opera già iniziata a cura della chiesa Matrice di Gioia, precisamente per l’interessamento dell’arciprete don Franco Di Maggio, con l’impresa Michele Donatone di Gioia.
La chiesa fu aperta al pubblico il 1° maggio del 1959, quando fu celebrata la prima messa, a solennizzare la festa che papa Pio XII aveva istituito quattro anni prima, quasi a controbilanciare la festa civile dei lavoratori.
Dal 1959 ogni anno, in occasione del 1° maggio, su iniziativa del “Comitato Pro Montursi”, in questa contrada si festeggia solennemente san Giuseppe artigiano. E’ una festa religiosa e civile che vede la partecipazione di gente non solo di Gioia, ma proveniente anche dai paesi limitrofi.
I festeggiamenti religiosi consistono nella processione con la statua di San Giuseppe, accompagnata da una piccola banda musicale, dalla cavalcata di alcuni abitanti del luogo, che vede la partecipazione di fedeli, di Autorità civili e dei convenuti in occasione della ricorrenza del 1° maggio, processione che, dopo un breve percorso lungo la strada provinciale, si conclude sul piazzale antistante la chiesa, dove si svolge la celebrazione liturgica.
Al termine della celebrazione, nella pineta, attrezzata con tavoli e banchi, i presenti consumano il pasto preparato per l’occasione, piacere che condividono con parenti ed amici. I più piccoli hanno la possibilità di utilizzare il parco giostrine esistente nella zona in cui si pranza mentre i giovani e gli adulti possono sgranchire le gambe e favorire la digestione con una passeggiata all’interno della pineta respirando aria pura di bosco oppure possono utilizzare il percorso ginnico ivi presente per un sano esercizio fisico.
I festeggiamenti civili proseguono con l’esposizione di attrezzi agricoli, mercatini e stands di prodotti alimentari, giocattoli e generi vari. Si possono degustare prodotti della cucina locale, come pupi fritti e pettole, preparati da componenti del Comitato e si svolge una lotteria, i cui proventi vanno a favore del Comitato Pro Montursi per il miglioramento e la manutenzione della zona circostante la chiesa. La giornata è allietata da spettacoli musicali, animazione per i piccoli, balli e sparo di fuochi d’artificio.
Quest’anno, per la prima volta dopo sessanta anni dalla inaugurazione della chiesa, i festeggiamenti in onore di San Giuseppe artigiano non si terranno a causa delle note restrizioni causate dall’epidemia da Coronavirus.
Di seguito riporto la ricerca del nostro concittadino, l’insegnante Giuseppe Montanarelli, pubblicata nel 1997 a cura dell’Associazione Turistica Pro Loco, della Comunità Montana Murgia Sud Orientale e del C.R.S.E.C.-Regione Puglia, sedi di Gioia del Colle, dal titolo La festa campestre di San Giuseppe Artigiano a Montursi.
La festa liturgica di San Giuseppe Lavoratore, istituita da Pio XII il 1°Maggio dell’anno 1955 celebrata per dare ai credenti un significato religioso-cristiano alla festa civile del Lavoro, risale storicamente a quella già istituita da Papa Pio IX nella terza domenica dopo Pasqua sotto il nome di “Patrocinio di San Giuseppe”.
Potente intercessore e protettore nostro presso Iddio (Salmodia), San Giuseppe, già prefigurato dall’antico omonimo Salvatore dell’Egitto (Epistola), meritò di essere in terra l’ombra paterna di Colui che, non ancora trentenne, la voce del Padre Celeste proclamò Figlio Suo (Vangelo).
Per questi motivi la Chiesa lo festeggia, una seconda volta, privilegiando la Sua memoria, con una solennità similare al Dies Natalis Terreno, dedicato esclusivamente a tre sole persone della tradizione cristiana: Gesù, Maria SS. e San Giovanni Battista.
La città di Gioia del Colle onora la memoria liturgica di San Giuseppe Lavoratore con una festa campestre che si svolge nella contrada murgiana chiamata Montursi e posta a dodici chilometri circa dal centro abitato.
La Chiesa dedicata a San Giuseppe Lavoratore, retta dall’Arcipretura di Gioia del Colle, fu edificata a Montursi nel 1959. Nella Chiesa si custodisce una statua marmorea del Santo collocata sull’altare centrale.
Alcune fonti leggendarie appartenenti alle paesane “Vulgata”, riportano che, nei primi giorni di maggio si svolgeva, in epoche più remote, una festa agreste risalente presumibilmente ad un preesistente rito propiziatorio del fuoco e della fertilità (maschile) di origine pagana, che si svolgeva in una piccola acropoli esistente nella medesima contrada. La festa campestre, prima della costruzione della medesima chiesa, si svolgeva nei pressi di una edicola rupestre del Santo. La festa inizialmente prevedeva una caratteristica processione: una piccola immagine di San Giuseppe, appartenente alla Chiesa Madre, veniva portata all’alba su di un carro adorno di fiori in processione, dalla Chiesa di Gioia fino al sagrato della Chiesa di Montursi. Qui veniva officiata la solenne celebrazione Eucaristica con la benedizione del “pane dei poveri”, degli agri e degli animali. Al termine l’immagine del Santo veniva portata in processione per i tratturi circostanti e dopo aver effettuato tre giri intorno alla chiesa veniva collocata al suo interno al lato dell’Altare.
Dopo il rientro della processione, i fedeli si riversavano nelle campagne circostanti per consumare il pasto all’aperto. Nel tardo pomeriggio, dopo l’accensione del tradizionale falò, dei mortaretti e l’esecuzione della bassa banda detta “delle fave bianche”, l’immagine del Santo veniva riportata processionalmente nella Chiesa Madre di Gioia del Colle.
Con il cambiamento canonico della regolamentazione dei Sacri Riti e delle manifestazioni esterne di culto, la suggestiva processione è stata soppressa e la statua del Santo è rimasta perennemente collocata nella chiesa campestre. Pertanto, le manifestazioni odierne prevedono, nella mattinata l’officio della sola celebrazione Eucaristica con la solenne benedizione.
Dopo l’omaggio devozionale al Santo, i fedeli provvedono ad approntare il tradizionale pranzo consumato all’aperto nella pineta circostante.
Riporto un ulteriore approfondimento, sempre a cura dell’insegnante Giuseppe Montanarelli.
Antica festa gioiese e rupestre del Battesimo del Fuoco, presso il Monte dell’Orso, oggi Montursi, in onore del patriarca San Giuseppe, ricordato dal 1955, quale Patrono dei Lavoratori Cristiani. La festa agreste ricordava il miracolo del fuoco, fatto da San Giuseppe, con la presenza dello Spirito Santo, a Betlemme, in occasione della nascita di Gesù.
Su questo sito, al seguente link, https://www.gioiadelcolle.info/index.php?s=Sa+giuseppe+a+montursi è possibile leggere l’articolo: La Chiesa di San Giuseppe Lavoratore e il Parco di Montursi.
© E’ consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte ed i nomi degli autori.
30 Aprile 2020