Primo centenario del Gruppo di Volontariato Vincenziano a Gioia (1919-2019)

Quest’anno ricorre il centenario della fondazione del Gruppo di Volontariato Vincenziano di Gioia del Colle.  Per ricordare questa ricorrenza l'Associazione ha organizzato degli eventi commemorativi concentrati in tre giorni, a partire dal 26 settembre 2019, come da locandina  a fianco riportata. Purtroppo la documentazione presente nell’Archivio dell’Associazione e in quello storico del Comune di Gioia […]

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Quest’anno ricorre il centenario della fondazione del Gruppo di Volontariato Vincenziano di Gioia del Colle. 

Per ricordare questa ricorrenza l'Associazione ha organizzato degli eventi commemorativi concentrati in tre giorni, a partire dal 26 settembre 2019, come da locandina  a fianco riportata.

Purtroppo la documentazione presente nell’Archivio dell’Associazione e in quello storico del Comune di Gioia è scarsa e si riesce a ricostruire ben poco. Non si può comprendere il perché della nascita dell’Associazione e i compiti che ha svolto e svolge tuttora se non inquadriamo il periodo storico in cui si inserisce l’istituzione di cui quest’anno ricorre il Centenario. Il 1919 segue immediatamente quel 4 novembre 1918, data che segna per l’Italia la fine della Prima guerra mondiale. Una guerra disastrosissima non solo per i vinti, ma anche per i vincitori, che è costata in termini di vite umane un bilancio pesantissimo. La stima del numero totale di vittime della Prima Guerra Mondiale non è determinabile con certezza e varia molto: le cifre più accettate parlano di un totale, tra militari e civili, compreso tra 15 milioni e più di 17 milioni di morti, con le stime più alte che arrivano fino a 65 milioni di morti includendo nell' insieme anche le vittime mondiali della influenza spagnola del 1918-1919. In via del tutto approssimativa si può calcolare che la Prima Guerra Mondiale costò alla popolazione italiana, tra civili e militari:

     1.280.000 – 1.780.000 morti,  462.800 – 1.300.000 invalidi permanenti.

     Anche Gioia ha pagato un alto tributo, quantificabile in circa 1000 morti, oltre a dispersi e invalidi.

I gioiesi superstiti della guerra, obbligati a parteciparvi, con la promessa che al rientro avrebbero avuto terre da coltivare, al rientro dal fronte si trovarono più poveri del passato e senza un lavoro. Segno del malcontento cittadino è l’episodio verificatosi a luglio del 1920, quando presso la Masseria Girardi furono uccisi sei gioiesi che chiedevano di lavorarvi.

 Molte famiglie gioiesi erano rimaste orfane di padri, morti in guerra, e privi dei necessari mezzi di sostentamento.

Per venire incontro alle primarie necessità di queste famiglie, come riferisce lo stesso Padre Semeria: Per la Puglia dall'ottobre 1919 abbiamo inaugurato il primo Orfanotrofio maschile a Gioia del Colle. Dopo un anno di vita iniziale in un locale provvisorio, con una ventina di fanciulli, abbiamo nel settembre 1920 posto la prima pietra di un nuovo edifizio capace di 70 alunni con un vasto terreno adiacente da servire per Scuola Agraria Modello. Si tratta di un Orfanotrofio per Orfani di Guerra.

Nello stesso anno, per venire incontro alle esigenze delle centinaia di famiglie povere di Gioia, rese ancor più povere dalla mancanza di forza lavoro maschile in grado di lavorare e portare a casa il pane per la famiglia, si inserisce l’iniziativa del Gruppo delle Vincenziane.

Prima di parlare del Gruppo Vincenziano, che rientra nell’esperienza della famiglia vincenziana, voluta dal suo fondatore, vorrei accennare a San Vincenzo de’ Paoli, un santo che possiamo accostare al nostro Patrono: San Filippo.

Infatti come san Filippo, che visse nel ‘500 (1515-1595) san Vincenzo visse a cavallo del ‘500 e del ‘600 (1581-1660) in un periodo in cui la Chiesa era investita dai problemi causati dalla Riforma protestante. Entrambi sono stati i pilastri della Chiesa del loro tempo ed entrambi hanno combattuto la Riforma con il ritorno ai principi evangelici, in particolare alla carità.

Molte sono le analogie che possiamo trovare da un confronto tra i due Santi. San Filippo nel 1548 fonda la Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti, un ospizio per i poveri pellegrini, si reca in carcere, negli ospedali, fonda l’Oratorio e la Congregazione dei preti secolari, nel 1575 la Congregazione dell’Oratorio, voleva partire missionario nelle Indie, diffonde la pratica della preghiera, delle 40 ore e la Visita alle 7 Chiese, dorme pochissimo, perché la sua giornata di lavoro  si svolge tra missione e aiuto per cristiani e non, e preghiera.

Anche san Vincenzo fonda la Congregazione dei Preti della Missione, i Lazzaristi. Nel 1617 nasceva la prima ‘Carità’, le cui associate presero il nome di “Serve dei poveri”.  Insieme a Santa Luisa de Marillac, fonda le Figlie della Carità (1633), Congregazione che fu approvata nel 1646 dall’Arcivescovo di Parigi e nel 1668 dalla Santa Sede Per lui la regina di Francia inventò il Ministero della Carità e che sostituiva la recedente Associazione Serve dei poveri. e Esse allargarono la loro benefica attività d’assistenza ai malati negli ospedali, ai trovatelli, agli orfani, ai forzati, ai vecchi, ai feriti di guerra, agli invalidi e ad ogni sorta di miseria umana. Ancora oggi le Figlie della Carità, costituiscono la Famiglia religiosa femminile più numerosa della Chiesa.

Una istituzione cittadina importante da lui voluta fu quella detta dell’Hotel Dieu (Ospedale), che san Vincenzo organizzò nel 1634, il più concreto aiuto nelle molteplici attività caritative, che lo videro impegnato: trovatelli, galeotti, schiavi, popolazioni affamate per la guerra e nelle Missioni rurali. san Come san Filippo anche san Vincenzo dava grande importanza alla preghiera; infatti alle Figlie della Carità diceva: Quando lascerete la preghiera per curare un malato lasciate Dio per Dio. Amare un malato è come recitare la preghiera. E come san Filippo dormiva poco; era sveglio dalle 4 alle 21.

La carità è una delle tre virtù teologali, anzi la maggiore di tutti, come ci ricorda l’evangelista Marco (12, 28-31): Allora avvicinatosi uno degli scribi gli domandò: Qual è il primo di tutti i Comandamenti? Gesù rispose: Il primo è: Ascolta, Israele, il Signore Dio nostro è l’unico Signore e tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. Il secondo è questo: Tu amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi.

San Paolo nella Prima Lettera ai Corinti, i quel che viene definito l’inno alla carità (13, 1-13) così dice: Se parlassi le lingue degli uomini e degli Angeli e non ho la carità io sono un bronzo che suona e un cembalo che squilla. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutte le scienze e avessi una fede tale da trasformare le montagne, se non ho la carità io sono un niente. E se distribuissi anche tutti i miei beni ai poveri e dessi il mio corpo ad essere bruciato, se non ho la carità, tutto questo non mi giova a nulla. La carità è longanime, la carità è benigna, non è invidiosa, la carità non si vanta né si insuperbisce, non manca di rispetto, non cerca le cose sue, non si irrita, non tiene conto del male che riceve, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non verrà mai meno.

«La caritade», secondo sant’Agostino, «è un movimento d’animo a servire a Dio, per se, e a se, e al prossimo, per Domeneddio». «La carità quando dimora in un’anima occupa interamente tutte le sue potenze; nessun riposo; è un fuoco che agita continuamente: tiene sempre in esercizio, sempre in moto la persona una volta che ne è infiammata». Ecco perché dorme poco.

Il termine carità deriva dal latino chiarita (benevolenza, affetto, sostantivo di carus, cioè caro, amato). Il Dizionario Treccani definisce la carità: «L’amore che, secondo il concetto cristiano, unisce gli uomini con Dio e tra loro, attraverso Dio. Il termine latino caritas, che implica insieme l’idea di stima e di benevolenza, è stato preferito dagli scrittori cristiani ad amor, e quasi contrapposto a questo, come più preciso equivalente del greco ἀγάπη (contrapposto all’ἔρως)».

Tra le schiere dei Santi che la Chiesa cattolica annovera spicca per la sua adesione al messaggio evangelico, fondato, improntato sulla carità, sull’apostolato e sul compito sociale, educativo e missionario, la figura del fondatore di una Congregazione religiosa, di un pastore zelante: San Vincenzo de’ Paoli, che tra i suoi connazionali francesi era chiamato ‘Monsieur Vincent’.

Vincenzo Depaul nacque il 24-4-1581 a Pouy in Guascogna (oggi Saint-Vincent de Paul. A soli 19 anni fu ordinato sacerdote nel 1600 e nel 1604 si laurea in Teologia. Fu fatto prigioniero dai pirati e venduto come schiavo, dopo un rapimento avvenuto nel 1605. Riuscì a fuggire. Nel 1612 è parroco alla periferia di Parigi. A Parigi fonda l’Oratorio di Gesù e Maria Immacolata e si dedica al catechismo e alla carità. Costituisce una Confraternita per assistere gli ammalati della parrocchia. Il 1617 nasce la prima Carità i cui associati prendono nome di Serve dei poveri. Nel 1629 le Suore dei poveri prendono il nome di Dame della Carità. Esse con il loro alare bianco, che le faceva sembrare degli Angeli, bianco copricapo, mantenuto fino alle nuove disposizioni del 1964 hanno sparso ovunque la loro caritatevole assistenza ai malati negli ospedali, agli orfani, ai carcerati, ai feriti di guerra, agli invalidi e ad ogni di miserie umane. Ancora oggi le Figlie della Carità costituiscono la Famiglia religiosa femminile più numerosa della Chiesa.

Non si può parlare del Gruppo di Volontariato Vincenziano senza inserirlo nel più ampio ambito della  “Famiglia Vincenziana”, espressione che non ha alcun significato giuridico-canonico, ma piuttosto pastorale. Con questa espressione ci si riferisce infatti a quell’insieme di Congregazioni, Movimenti, Associazioni, Gruppi, che in modo diretto o indiretto prolungano nel tempo il carisma vincenziano. E ciò sia che risultino fondati direttamente da San Vincenzo De Paoli, sia che riconoscano in lui la comune fonte di ispirazione e consacrazione al servizio dei poveri.

Il carisma vincenziano contiene proprio nei suoi elementi costitutivi, fermenti di progresso e di rinnovamento continuo. Lo sguardo incessante alla vita, alle opere e alle parole di Gesù, il contatto diretto con le persone e gli ambienti di vita, il senso di Chiesa, l’atteggiamento missionario, la consapevolezza di aver fatto sempre troppo poco di fronte alle necessità dei poveri, sono uno stimolo permanente alla ricerca di sempre nuovi traguardi da raggiungere.

Sono molti gli organismi che possono essere compresi nella Famiglia Vincenziana.

L’A.I.C., è la più antica associazione laica della storia del volontariato. Le sue origini risalgono al 1617, l’anno in cui San Vincenzo De Paoli a Chatillon-les-Dombes (oggi Chatillon-sur-Chalaronne), per la prima volta, ha radunato un gruppo di donne e organizzato le loro prime iniziative d’assistenza alle famiglie povere della Parrocchia. A questo primo gruppo e a quelli che l’hanno seguito San Vincenzo ha dato il significativo nome di Carità.

Dopo la morte di San Vincenzo, le Carità si diffondono in molti paesi per merito dei Preti della Missione e delle Figlie della Carità. Così si sono create le Associazioni Nazionali, legate fra di loro con legami di collaborazione e coordinate dalla Presidente delle associazioni francesi.

Nel 1971 le delegate di 22 associazioni, radunate in Assemblea Straordinaria, hanno votato il nuovo statuto e hanno adottato il nome di Associazione Internazionale della Carità (AIC). Nel decidere di mantenere nel nuovo nome il termine di “Carità”, i membri hanno voluto sottolineare la discendenza diretta dall’opera creata da San Vincenzo e la loro fedeltà all’insegnamento profetico del loro fondatore.

L’AIC è attualmente presente in numerosi paesi d’Europa, dell’America Latina e dell’America del Nord, dell’Asia e dell’Africa. Essa raggruppa 42 associazioni con più di 250.000 membri, tutti impegnati nello sforzo di far vivere, nei modi adatti al nostro tempo, il progetto fondamentale di Vincenzo De Paoli, loro fondatore: Contro la povertà, agire insieme.

In Italia l’Associazione è conosciuta come Gruppi di Volontariato Vincenziano (GVV) i quali sono presenti in tutte le Regioni e sono articolati in sezioni regionali, provinciali (o diocesane) e cittadine.
Svolgono il servizio caritativo soprattutto nei territori parrocchiali (è lo specifico dell’Associazione) o interparrocchiali, individuando i bisogni e le risorse, per realizzare in modo corretto gli interventi e per promuovere nella comunità l’animazione della carità in spirito di servizio ai poveri anche attraverso i “servizi speciali” gestiti direttamente o in collaborazione con altri. Il problema delle donne povere e in situazioni di emarginazione sono oggetto di particolare attenzione. Per assicurare una partecipazione e un servizio aggiornato e competente sono programmati (con obbligo di frequenza) corsi di formazione spirituale, culturale e specifici per i vari settori di intervento (centri di ascolto e di accoglienza, centri per donne in difficoltà, ospedali, centri anziani, ecc.).  Il Volontariato Vincenziano ha pure le Sezioni giovanili, attualmente autonome, ma che lavorano in stretta collaborazione con i gruppi degli adulti.

                                                   LE VINCENZIANE A GIOIA

L’atto di fondazione del Gruppo di Volontariato Vincenziano di Gioia risale all’8 agosto 1919, mentre l’apertura dell’Associazione data il 15 settembre.

Come già detto precedentemente, l’istituzione cade all’indomani del termine della Prima Guerra Mondiale per venire incontro ai bisogni della popolazione povera.

Come ogni istituzione a dimensione nazionale o internazionale prima di dar vita all’Associazione è necessario chiedere l’autorizzazione alla Casa madre. E infatti il nucleo promotore del Gruppo vincenziano di Gioia chiede l’autorizzazione al Superiore Generale della Congregazione della Missione e della Associazione delle Donne della Carità. Il Superiore Generale, in forza dei poteri concessi dalla Santa Sede Apostolica della Missione e previa l’approvazione dell’Ordinario, erige in Confraternita della Carità di S. Vincenzo de Paoli l’aggregazione di donne dedita a curare i poveri infermi, esistente nella parrocchia di Santa Maria Maggiore della diocesi di Bari, rendendola partecipe di tutte le indulgenze che i Sommi Pontefici si sono degnati di elargire alle confraternite di quel tipo.                                                   

Autorizzazione data a Parigi nella Casa Primaria della Congregazione della Missione nell’anno del Signore 1919 nel giorno otto di agosto, esattamente su mandato del Reverendo Superiore Generale.

Il verbale di apertura del Gruppo, che data il 15 settembre 1919 dice: Con patente, qui premessa, rilasciata dall’Onoratissimo Vicario Generale della Congregazione della Missione di Parigi, Sig. Francesco Verdier, in data 8 agosto 1919, veniva data facoltà di erigere in questa città, l’Associazione delle Dame di Carità. Il 14 settembre, invitate da Suor Adessa Superiora di queste Figlie della Carità, intervenivano in questo Asilo Infantile, parecchie Signore e Signorine alle quali il Sig. Romito, Superiore della Casa della Missione di Bari, teneva una Conferenza sulle origini, lo scopo, l’organizzazione e i benefizi dell’Associazione. Delle presenti, 19 espressero il desiderio di essere iscritte. Il mattino seguente intervennero tutte alla S.ta Messa e si accostarono alla S.ta Comunione. Nelle ore pomeridiane, con grande solennità, e con l’intervento di una rappresentanza delle Dame di Carità di Santeramo, ebbe luogo la prima recezione. La Sig.ra Isa Sava, Presidente delle Dame di Santeramo presentò all’Altare le 19 Dame che per le prime entravano a far parte dell’Associazione. Il suddetto Missionario, dopo un discorso di circostanza le ricevette nell’Associazione, e consegnò a ciascuna il Crocifisso benedetto, il diploma ed il regolamento.

Indi, servendosi della facoltà conferitagli dal Regolamento, previo accordo con la suddetta Superiora, proclamò le Dame componenti il Consiglio Direttivo, e cioè: Sig.ra Maddalena Surico, Presidente e Enrichetta Surico, Vice-presidente.

Dalla Visita apostolica nella diocesi di Bari, inviata da Roma ed effettuata del Redentorista Ernesto Bresciani, per quanto riguarda Gioia si sottolinea che vi sono più ombre che luci. Infatti tra le ombre si riporta che sono pochi i bambini che fanno la Prima comunione; meno male che ci sono le Suore di Carità dell’Ospedale (presenti dal 1897) che preparano i bambini alla Prima comunione.

Durante questo secolo il Gruppo ha svolto il compito caritatevole voluto dal suo fondatore e sancito dallo Statuto in modo continuativo e proficuo.

La presenza a Gioia della Famiglia Vincenziana risale però alla fine dell’800. Infatti il 17 luglio 1868 il Consiglio comunale di Gioia delibera che l’Asilo Infantile venga impiantato ed inaugurato i1 ottobre 1868. L’Asilo verrà eretto in Ente Morale con R.D. 21-12-1869.

Il Comune nel 1871 chiese alla Casa Centrale di Napoli delle Figlie della Carità l’invio di alcune suore per l’insegnamento nella Scuola materna ‘Asilo Infantile E. De Deo’.

Ad agosto del 1871 da Ivrea si comunica che le Suore della Carità non è possibile che vengano a Gioia per l’insegnamento nell’Asilo Infantile    perché non vi è un alloggio per le stesse nell’Asilo e quello disponibile è molto distante. La stessa risposta, nello stesso anno, viene dato da Giovinazzo.

Sempre nel 1871 c’è anche una fitta corrispondenza tra la Prefettura di Bari, la Sottoprefettura di Altamura e il Sindaco di Gioia in merito alle Figlie della Carità in procinto di venire a Gioia per la direzione e la gestione dell’Asilo Infantile, con il sollecito di approntare lo Statuto organico dell’Opera Pia Asilo Infantile e di spedire il foglio delle condizioni alla Visitatrice delle Figlie della Carità di Napoli allo scopo di vedere quanto prima inaugurato, al massimo per il mese di novembre, l’Asilo Infantile. Si prega di affrettare la spedizione anche perché era da ritenere che fossero pervenute le notizie necessarie da Santeramo, così come richieste.

Il 16 ottobre 1882 dalla Casa Centrale delle Figlie della Carità di Napoli viene inviata una lettera al Presidente dell’Asilo Infantile De Deo in cui si dice che si spera che entro mercoledì o giovedì di mandare le Suore per l’installazione dell’Asilo e che mandano già le Suore per il Ricovero.

Il 9 ottobre 1884 il Consiglio direttivo dell’Asilo infantile De Deo, V. Favia, scrive al sindaco di Gioia per chiedere alla Visitatrice delle Figlie della Carità un incontro per informarla del licenziamento delle suore, determinazione presa in seguito a parere di competenti Autorità Scolastiche, le quali si sono dichiarate poco soddisfatte per non aver adottato dalle suore né il metodo dell’Aporti né quello del Froibel. Il Consiglio, però, non solo lodava per la buona volontà dimostrata dalla maestra Suor Agnese, ma per il comportamento inappuntabile tenuto dalle Suore durante la loro permanenza nel Comune di Gioia.

Nel 1917 viene firmata una nuova Convenzione tra la Commissione amministratrice dell’Asilo infantile e la Comunità delle Figlie della Carità.

Il 3 giugno 1966 il Consiglio dell’Asilo infantile scrive alla visitatrice delle Figlie della Carità di Napoli che aveva comunicato la decisione di ritirare le suore dall’Istituto, che declinava sempre più per mancanza di soggetti idonei per età e preparazione, circostanza a parer loro non veritiera, come dimostravano i 180 bambini poveri di ambo i sessi che venivano assistiti, ai quali veniva distribuita la refezione e veniva impartita una buona e sana educazione morale e civile. Tutto ciò merito delle Suore Figlie della Carità abbastanza preparate ed idonee che si dedicavano con vero spirito di abnegazione di carità e di amore all’opera di assistenza e di bene a favore dell’infanzia povera del Comune.  Si sottolineava che la loro generosa e lodevole opera era stata sempre apprezzata dalle Superiori Autorità Scolastiche e dalle Amministrazioni Comunale e Provinciale.

Il 7 luglio 1966 la Visitatrice delle Figlie della Carità di Napoli comunicava al Presidente dell’Asilo, all’Arcivescovo di Bari e all’arciprete di Gioia che, in ossequio ai desiderata dell’Arcivescovo di Bari, della benevolenza del Presidente dell’Asilo e del reverendissimo arciprete di Gioia e in vista della costruzione della nuova Scuola materna, aveva deciso di lasciare ancora le Figlie della Carità a Gioia del Colle.

L’8 marzo 1971 il Presidente dell’Asilo scrive alla Visitatrice delle Figlie della Carità di Napoli, che l’1 marzo gli aveva comunicato la disdetta della Convenzione e di ritirare la Comunità delle suore da Gioia del Colle, sottolineando che la loro generosa opera è stata sempre lodevolmente apprezzata dalle Superiori Autorità Scolastiche, da questa Amministrazione comunale che non ci ha fatto mai mancare del suo appoggio morale e materiale, dalle Autorità religiose che la seguono con sempre crescente simpatia ed interesse anche nel campo dell’assistenza e beneficenza a favore di ammalati e derelitti attraverso l’Associazione delle Dame di Carità, e dell’educazione della Gioventù Femminile, attraverso l’Associazione delle Figlie di Maria, nonché da tutte le altre Autorità civili e militari e dell’intera cittadinanza, che ripongono nelle Suore la massima stima, fiducia e rispetto.

Poiché la decisione era anche motivata dalla mancata costruzione della nuova sede dell’Asilo, come promesso, si comunica che il Comune aveva approntato i mezzi necessari per la costruzione di due nuovi edifici da destinare a Scuola Materna, costruzione che non si era potuto ancora realizzare per esaurimento di fondi da parte del competente Ministero.

La Presidente del Gruppo Vincenziano, Bice-Girardi Labellarte, il 15 marzo 1971 scrive al dott. Vincenzo Benagiano e signora a Roma, pregandolo di svolgere tutto il suo interessamento presso loro autorevoli amici e personalità, specie nell’ambiente del Vaticano, perché interponessero i loro buoni uffici direttamente alla Casa Provinciale delle Figlie della Carità, ovvero tramite S.E. l’Arcivescovo di Napoli, al fine di ottenere la revoca del provvedimento di ritiro della Comunità delle Suore Figlie della Carità di Gioia del Colle. Comunica altresì di aver interessato anche l’arciprete di Gioia, che a sua volta avrebbe interessato S.E. l’Arcivescovo di Bari.

Per la penuria di suore e perché quelle operanti nell’Asilo erano di età avanzata e malandate in salute, a dicembre del 1974 la Visitatrice di Napoli comunica al Presidente dell’Asilo di disdetta della Convenzione tra l’Asilo e le Figlie della Carità da giugno del 1975. Il 10 dicembre il Consiglio di Amministrazione dell’Asilo, ritenuto che si reputa doveroso esprimere alla Suora Visitatrice e a tutte le Suore che si sono avvicendate dal 1917 ad oggi, tutta la sua gratitudine e la riconoscenza più viva di questo Consiglio per l’incessante opera svolta con encomiabile spirito di abnegazione, di amore e di carità, e per l’assistenza morale, civile ed educativa prestata a favore dell’infanzia povera del Comune. DELBERA di disdettare la Convenzione stipulata con la Comunità Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, con effetto dall’1-7-1975.

Dal 1933 al 1935 lavora come bidella dell’Asilo Infantile De Deo la signora Stallone Chiara.

Nel 1934 il tesoriere dell’Asilo Infantile De Deo, Marazia can. Don Filippo viene arrestato e sospeso per sottrazioni commesse in danno dell’Asilo.

L’Asilo Infantile De Deo sarà sciolto con Decreto della Regione Puglia del 15-9-1982, n.120.

Una presenza legata all’apostolato specifico praticato da san Vincenzo, da parte di una Associazione avente le stesse finalità la troviamo a Gioia nell’Ospedale, nel Ricovero di Mendicità e nell’Orfanotrofio femminile che avevano sede nel Convento dei Francescani Riformati, istituzioni che erano assistite dall’ordine religioso ‘Suore della Venerabile Capitanio’, con sede centrale a Milano. La Capitanio aveva dato luogo alla Congregazione delle Suore di Maria Bambina, poi trasformata in Suore della Carità di Santa Giovanna Thouret.

La Capitanio, insieme a suor Caterina Gerosa, che prese nome di Vincenza con riferimento a san  Vincenzo de’ Paoli, oltre all’attività educativa alternavano l’attività assistenziale con un piccolo ospedale per poveri che avevano istituito, dove dopo la scuola, vi prestavano i più umili servizi, medicando anche i malati più ributtanti e pericolosi.

Il giorno 26 settembre  'Convegno 100 anni del Volontariato Vincenziano a Gioia del Colle'.

Relatori:

-prof Francesco Giannini 'Le origini del GVV a Gioia del Colle'

– avv. Lucio Romano, Assessore alla Cultura del Comune di Gioia del Colle,  Contributo

suor Maria Casciaro FdC – Assistente v Spirituale per la Formazione dei GGVV Puglia 'Costruttori di dialogo'

Cerimonia di assegnazione  di borsa di studio a tre studenti degli IstitutiSuperiori di Gioia del Colle

Conclusioni: Prof.ssa Gabriella Raschi – Presidente Nazionale GVV 'Modello Vincenziano e nuove povertà'.

Il giorno 27 settembre alle ore 19,00 nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Gioia, Concelebrazione Eucaristica in onore di San Vincenzo, presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari.

Il 28 settembre alle ore 19,00 nel chiostro comunale, Concerto meditato 'I have a dream', eseguito dal coro Jubilate Deo diretto dal maestro Angelo Fasano, testi della prof.ssa Dina Montebello.

Per questi tre giorni, organizzati dal Gruppo di Volontariato Vincenziano di Gioia, in ricordo del primo centenario dell'Associazione, tutta la popolazione è invitata a partecipare.

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20 Settembre 2019

  • Scuola di Politica

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