‘I tre amori di Dante’ di don Vincenzo Angelilli
Sabato 17 marzo 2018 nel salone del Circolo Unione di Gioia del Colle i proff. Vito Antonio Lozito e Francesco Giannini, in una serata dedicata a 'Dante e Gioia', hanno presentato il saggio critico ' I TRE AMORI DI DANTE ', di Vincenzo Angelilli, sacerdote, educatore, poeta, saggista. Si riporta di seguito una sintesi della […]
Sabato 17 marzo 2018 nel salone del Circolo Unione di Gioia del Colle i proff. Vito Antonio Lozito e Francesco Giannini, in una serata dedicata a 'Dante e Gioia', hanno presentato il saggio critico ' I TRE AMORI DI DANTE ', di Vincenzo Angelilli, sacerdote, educatore, poeta, saggista.
Si riporta di seguito una sintesi della serata.
In occasione del 55° anniversario della morte di don Vincenzo Angelillo (in arte Angelilli) il prof Vito Antonio Lozito ha fatto stampare a proprie spese il saggio del sacerdote gioiese, dal titolo ‘ I tre amori di Dante’, scritto 95 anni or sono.
Il lavoro è stato presentato sabato 17 marzo nel salone del Circolo Unione di Gioia. Il prof. Lozito, dopo il saluto del presidente del Circolo, dott. Leonardo Marazia, e la lettura del curriculum dei relatori, ha illustrato brevemente l’argomento della conversazione sul saggio di Angelillo. Ha evidenziato il fervore culturale che tra la fine del l’800 e l’inizio del ‘900 investe Gioia e che ruota intorno a don Vincenzo Angelillo e al Circolo culturale-musicale di Marino Rosati.
Tre ragazze, tra studentesse universitarie e laureate, a ricordo di analoga presenza di studenti universitari alla veglia funebre per la morte di don Angelillo, hanno introdotto ‘I tre amori di Dante’.
Il prof. Giannini ha illustrato i temi del saggio: Donna, arte e fede, argomenti tutti al femminile.Presenta don Vincenzo Angelillo come uno dei precursori degli studi danteschi, attratto soprattutto dalla ‘Commedia’, poi definita ‘Divina’ per la sua trama a sfondo religioso e perché i tre elementi, che egli definisce ‘amori’, costituiscono i cardini del pensiero poetico-umano e sociale di Dante.
Come mai l’Angelillo parla di Amore e di Arte, lui che ha consacrato tutta la sua vita per la fede? Non c’è da stupirsi perché tutto il creato e le creature parlano di Dio.
L’Angelillo prende in esame per prima la DONNA, perché è l’elemento per eccellenza che ci richiama l’amore, che dà amore con la nascita di un figlio ed è disposta a dare la vita per lui. La donna è il simbolo dell’amore terreno che accende il cuore dell’uomo per condurlo al vero amore, quello divino. Anche se l’amore di Dante per Beatrice fu il primo ed inestinguibile amore spirituale ed ideale e non fu confortato di un amore più umano e terreno, nondimeno egli amò umanamente la donna, più compiutamente di nessun altro. Nella Commedia Dante incontra spesso le donne: Francesca, Pia dei Tolomei, Costanza, Piccarda Donati, Beatrice, la Madonna…Contrasse il matrimonio, anche se non ebbe una vita felice.
Amò tanto Beatrice che alla sua morte Dante soffrì a tal punto che, a chi lo vedeva, faceva compassione, tanto da desiderare di morire. La morte della donna amata fa sorgere in Dante il desiderio di bearsi ancora al suo cospetto, nel cielo dove aveva preso dimora. Il desiderio della morte si muta in promessa dell’eterno bene, dell’amore spirituale. In attesa di questa pienezza dei tempi Dante nella vita terrena trova l’elemento che lo solleva dalle pene d’amore: l’ARTE. E l’arte, propriamente, per Dante è la poesia, che è un insieme di arti: pittura, musica, scultura. Dante era iscritto ad una delle Arti Maggiori, ma il suo sentimento lo portava alle arti belle, e sommamente alla poesia, che surse in lui primamente per onorare la divinità.
La poesia, cioè l’Arte, per mezzo della Donna (Beatrice) lo porta alla FEDE ( a Dio): l’amore dal piano umano e sensuale ( amore per la Donna) ci porta attraverso il sentimento ( la produzione poetica, cioè l’Arte) al vero amore spirituale ( la Fede in Dio).
L’Arte ( cioè la poesia), creazione umana, ispirata dalla Donna, ci porta al Creatore eterno, che è amore. Dante canta l’amore, canta la Donna, fa del canto un’Arte, come dono da offrire all’amore supremo che è Dio ( la Fede). I tre amori di Dante tornano costantemente a rincorrersi.
E la fede di Dante è una fede convinta, come appare da numerose citazioni della Commedia e della Vita Nova, tanto che alcuni lo chiamavano Poeta, altri Filosofo, altri Teologo. E Dante cantò Dio nel modo più vario, con la maggior perfezione: Dio, giustizia che danna all’Inferno i malvagi; Dio speranza soave dei peccatori che si ricovrono sotto le grandi ali del suo perdono e purgano nell’aspettazione le colpe terrene; Dio luce e amore, nella gloria dei cieli.
L’Angelillo fa proprio e sviluppa il pensiero di Carducci: La fine del Medioevo, età in cui Dante visse, lasciò un vuoto che si protrasse fino al Rinascimento. Merito di Dante, però, è stato quello di aver riempito quel triste intervallo della storia della cultura. Ancora una volta l’Italia del suo tempo con la sua gioiosa operosità riempie questo intervallo e il merito spetta in primo luogo a Dante e alla sua opera.
E ancora oggi il messaggio di Dante è di stringente attualità nella nostra società, nella quale sembra che ci avviamo a vivere una vita senza più i valori saldi di un tempo, su cui fondare la nostra esistenza.
E ciò è dovuto, a parere del relatore, proprio al fatto che ‘ i tre amori’ di Dante: Donna, Arte, Fede, sono in profonda crisi.
La Donna, infatti, spesso è considerata come un oggetto da utilizzare a proprio piacimento, salvo a ricordarsene l’8 marzo, per giungere fino agli abusi, al mobbing, al femminicidio; l’Arte, non più fondata su canoni classici è frutto di correnti estemporanee ed effimere; viviamo in tempi di morta Fede, non tanto perché le chiese si svuotano, ma perché poniamo il nostro credo negli status symbol, nel potere, nella ricchezza.
Il saggio di don Angelillo, che riprende e approfondisce i ‘Tre Amori di Dante’: DONNA, ARTE e FEDE, cade propizio ai nostri giorni, quasi come un invito a riflettere e recuperare attraverso quei tre elementi la vera essenza dell’umano vivere, che si sintetizza in un’unica parola: AMORE. Donna è amore, Arte è amore, Fede è amore.
Gioia dell’anima è la donna, gioia della vita è l’Arte, paradiso dell’anima è la Fede ( Dio).
Un grazie al prof. Lozito per aver voluto caparbiamente recuperare questo attualissimo messaggio che viene dal saggio di don Vincenzo Angelillo e un grazie all’Angelillo per la lezione e le riflessioni che scaturiscono dal suo lavoro; se ne faremo frutto alimenteremo la speranza che nel mondo non ci saranno più l’odio, le guerre, il male, ma nel cuore dell’uomo albergherà l’AMORE, attraverso i ‘Tre amori’ di Dante: Donna, Arte e Fede.
L’incontro è stato chiuso dal prof. Lozito, il quale si è soffermato sul primo dei tre amori di Dante, la DONNA, citando e commentando brani della Divina Commedia riguardanti Francesca da Rimini, Pia dei Tolomei, Piccarda Donati, Costanza d’Altavilla, Beatrice e la Madonna, percorrendo la parabola dell’amore, che spazia da quello terreno per giungere alla pienezza dell’amore, quello divino.
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20 Marzo 2018